Lapidi

di JeanGenie
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Il fischio dei proiettili nelle orecchie non riesce a risvegliarlo dallo stato di torpore in cui si trova.

Restare lucido, sempre, è la prima regola. Ma lui non si chiede nemmeno come sia potuto succedere. Ha una ferita superficiale alla gamba destra e un foro di proiettile alla spalla. Perché sa benissimo come è potuto succedere.

007 non avrebbe dovuto trovarsi lì. 007 avrebbe dovuto essere un codice morto e sepolto. O passato a qualcun altro.  

James Bond, niente altro  che James Bond, avrebbe dovuto trovarsi su una spiaggia esotica, in cima a una montagna a respirare aria limpida e gelata, o semplicemente in un angolo della campagna inglese a sorseggiare del tè. In congedo perenne. Felice, come non lo è mai stato.

Invece è lì, sotto il fuoco incrociato di avversari che, una volta, avrebbe liquidato in meno di venti minuti. 

Perché è tornato troppo presto. È  tornato, nonostante fosse un capitolo chiuso. Ne uscirà. Ne uscirà perché è nella sua natura. Ma non cambierà nulla. Perché lui è cambiato. E non ha più tutto il tempo del mondo. Come non lo ha avuto Tracy. Tracy. Un vestito da sposa. E una tomba. Non sarebbe dovuto tornare. Perché Tracy è morta e il suo assassino è vivo. 

Ne uscirà. È ora di svicolare. Di lasciare che qualcun altro completi la missione. Di curarsi le ferite. E poi trovare Blofeld e ucciderlo come lui ha fatto uccidere Tracy. 

Anche se non servirà a nulla. Perché le aveva promesso tutto il tempo del mondo. 





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