Passato e presente si intrecciano con nastri spezzati

di Duchessa712
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La guerra è orribile, entra nelle ossa e si insinua nelle crepe dell'anima, rivive negli incubi e dietro le palpebre chiuse come frammenti di sangue e di vite spezzate.
Non è questo che si aspettavano. Immaginavano la gloria e le canzoni e le ballate, si vedevano i vincitori contro i barbari, i nemici millenari. Invece dei loro sogni é rimasto solo l'eco spezzata. Combattono con valore e senza risparmiarsi eppure non è sufficiente, perché cadono nella neve come insetti e la terra beve il loro sangue.
Rickon guarda la notte calare e pensa a sua madre, alle sue parole, ai suoi insegnamenti. Pensa a Catelyn che è sempre stata la sua preferita, che quando era bambino gli rimboccava le coperte e gli portava di nascosto una fetta di torta, che forse è morta e lui nemmeno lo sa. Pensa a Violet, al terrore nei suoi occhi quell'ultima sera, gemello di quello di Shireen quella fatidica notte, alle sue lacrime e alla sua forza perché non si è ritratta, é rimasta ferma a implorarlo di ragionare anche mentre loro figlio le scivolava via lungo le gambe. Pensa a Sansa e alla corona che le ha regalato, una sciocchezza, adesso che ci pensa, perché cosa se ne fa una bambina tanto piccola di un fardello tanto pesante? Forse non è mai stato tagliato per fare il padre, forse nemmeno per fare il Re. Ecco che arriva Shireen a tormentarlo, con gli occhi di ghiaccio e le parole di fuoco, il sorriso di chi ha sempre un asso nella manica ed è sempre un passo avanti.
Le ha deluse tutte e non sa se avrà mai la possibilità di rimediare. Non in questo inferno che ha creato con le sue stesse mani.
Sente lacrime silenziose solcargli le guance e si affretta ad asciugarle: fa talmente freddo che si cristallizzano in ghiaccio.

Urla, grida, ordini e suppliche. Non riesce a distinguere più nulla in mezzo al caos.
Corre, veloce come il vento, la spada sguainata che fende l'aria e colpisce precisa il bersaglio.
L'adrenalina lo sprona a non fermarsi, a muoversi e combattere, veloce, veloce, veloce, sempre più veloce e...
-No!-.
L'urlo trapassa la coltre di nebbia che sembra avvolgerlo, il campo di battaglia che sembra essersi fermato (é un miraggio, ovviamente: una guerra non si ferma solo perché è caduto un uomo), persino il dolore che si propaga a ondate dalla ferita alla schiena dove la freccia lo ha colpito a tradimento.
-No, no, no!- sente ancora, mentre qualcuno lo solleva e gli carezza i capelli e lo supplica di non farlo, di aspettare, di non lasciarlo da solo perché "abbiamo bisogno di te, ti prego, ti prego, non lasciarci, non lasciarmi"....
-Fratello- articola a stento, mentre il sangue gorgoglia e abbandona il suo corpo.
È stanco e rimanere sveglio gli costa tanta di quella fatica che si chiede se ne valga davvero la pena.
È stanco e l'abbraccio di Rickon sembra una gabbia da cui sarebbe fin troppo facile scappare.
È stanco e la Morte lo accoglie prendendogli la mano. Ha il viso di sua madre, prima che la malattia la uccidesse. Ha gli occhi chiari scintillanti di stelle e i capelli di bronzo brillanti di fuoco e Benjen si lascia cullare dal suo abbraccio.
Rickon piange sul suo cadavere e qualcosa si incendia dentro di lui. Prende la spada che suo fratello ha lasciato cadere a terra e ordina di occuparsi del suo cadavere.
I soldati lo guardano, questo Re d'Inverno dai cui occhi si sprigionano fiamme, e sentono i brividi correre lungo la schiena. Rickon trema di rabbia e dolore e dimentica i pensieri che solo la sera prima lo tormentavano: dimentica la moglie, la zia, la figlia e persino Shireen, perché c'è posto solo per la vendetta adesso, solo per il cadavere di suo fratello, che era un ragazzino, che aveva tutta la vita davanti, che era sempre stato migliore di lui.
Il nome di Benjen diventa il suo grido di battaglia e corre, la spada in mano e la voglia di uccidere. É una belva feroce e arrabbiata e ferita: i Lupi proteggono il branco, ma se falliscono, lo vendicano.




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