hana
- Lady Tsunade, ho una richiesta
ufficiale da sottoporle. -
L'Hokage, intenta a vergare caratteri
neri su un qualche documento, non si disturbò nemmeno a sollevare lo
sguardo. - Di che si tratta? -
Sakura strinse i pugni, raddrizzò la
schiena e si stampò sul viso un piglio determinato. Finalmente aveva
trovato in se stessa la grinta e la volontà per intraprendere il suo
cammino. Era fermamente intenzionata a lasciarsi alle spalle la
ragazzina petulante e piagnucolona dei vecchi tempi per abbracciare
una nuova versione di sé: più forte, più coraggiosa, più
risoluta. Voleva diventare una persona e una kunoichi migliore, per
se stessa e per tutti quelli che credevano in lei. Era la sua chance
ed era perfettamente conscia di doversela giocare al massimo delle
sue possibilità. Non poteva permettersi di ottenere un rifiuto.
- Vorrei che diventasse il mio Maestro
e mi insegnasse le Arti Mediche. -
La donna fermò il movimento della mano
che reggeva il pennello sul rotolo, spostò lo sguardo sulla giovane,
intrecciando le dita sotto il mento e squadrandola con i suoi
penetranti occhi nocciola.
Era al corrente dei trascorsi
turbolenti della Squadra 7 e sapeva che Sakura Haruno non si era mai
distinta particolarmente nel corso delle missioni assegnate a quel
team. Del resto, riuscire ad emergere quando i propri compagni erano
nientemeno che due presenze formidabili e ingombranti come il
Jinchuriki dell'Enneacoda e l'erede del clan Uchiha poteva rivelarsi
assai complicato per chiunque. Tuttavia, era stata anche informata
delle pregevoli qualità della kunoichi, alla quale non sembravano
mancare una spiccata intelligenza, una buona dose di coraggio e
tenacia, nonché la disponibilità ad impegnarsi al massimo per
perseguire un obiettivo. In più la fermezza che le leggeva negli
occhi mentre attendeva la sua risposta era molto promettente.
Alla fine, le sue labbra si inclinarono
in un sorriso. - Molto bene, Sakura Haruno. Accetto la tua richiesta.
Ti prenderò come mia allieva. -
Un misto di sollievo e soddisfazione
illuminò il volto della ragazza.
- Ma ti avverto: sarò inflessibile.
Dovrai lavorare molto duramente e da parte tua pretenderò il massimo
dell'impegno. Sarà tutt'altro che una passeggiata. -
Sakura batté i tacchi e si produsse in
un inchino rispettoso. - Sissignora! -
Tsunade fece un cenno d'approvazione. -
Provvederò a informare Kakashi che d'ora in poi, il tuo
addestramento proseguirà sotto la mia diretta supervisione. -
Ma la ragazza scosse la testa. - Mi
scusi, Quinto Hokage, ma preferirei parlare al Maestro Kakashi di
persona. È stata una mia decisione ed è giusto che sia io a
comunicargliela, anche in quanto elemento della Squadra 7. -
L'Hokage sorrise di fronte alla
maturità dimostrata dalla sua neo-allieva. La ragazzina iniziava col
piede giusto. Indubbiamente, la missione dalla quale era appena
rientrata aveva smosso qualcosa ad un livello psichico molto
profondo, innescando un cambiamento che forse si era fatto attendere
fin troppo a lungo. Ma, d'altra parte, chi poteva giudicare quale
fosse il momento più opportuno perché una persona decidesse di dare
una svolta alla propria vita?
Tsunade si lasciò andare contro lo
schienale della sedia, incrociò le braccia al petto e annuì. -
D'accordo, Sakura. Lascio a te quest'incombenza. Quando avrai parlato
con Kakashi, ci occuperemo delle pratiche ufficiali e poi potremo
iniziare il tuo allenamento. -
La giovane ringraziò e fece un altro
inchino, prima di ritirarsi.
Quando la porta dell'ufficio si
richiuse dietro la kunoichi, Tsunade sorrise nuovamente, oscillando
sulla sedia. Aveva un ottimo presentimento riguardo a quella
giovinetta dai capelli rosa. Kakashi l'aveva informata delle sue doti
eccezionali per quanto riguardava il controllo del chakra e questo
era senza dubbio un requisito indispensabile per un buon ninja
medico, ma era piuttosto certa che anche la sua personalità ben si
conciliasse con quel ruolo. Aveva solo bisogno di qualcuno che la
spronasse e la mettesse un po' sotto pressione per spingerla a
manifestare tutte le proprie potenzialità, che forse nemmeno credeva
di possedere.
Sakura arrivò al parco che affiancava
l'Accademia Shinobi di Konoha. Dal cortile giungevano le voci e gli
incitamenti degli studenti che si esercitavano nelle tecniche ninja.
Sedette su una panchina di pietra
sovrastata da un magnifico ciliegio in piena fioritura. Il profumo
delicato e dolce dei fiori di cui la ragazza portava il nome
ingentiliva il venticello tiepido che faceva fremere i rami,
provocando quella che sarebbe potuta apparire come una fitta e rosea
nevicata. Sakura intercettò con il palmo della mano uno dei petali
impalpabili che danzavano con grazia intorno a lei. Rimase per un
attimo a contemplarlo prima di soffiarlo via dolcemente.
Si stiracchiò e reclinò la testa
all'indietro per offrire il viso a un raggio di sole che faceva
breccia nella trama intricata di rami, in attesa che il Maestro
Kakashi si presentasse all'appuntamento. Era preparata all'idea che
le sarebbe toccato aspettare non poco su quella panchina: era sempre
così con il Sensei. Fin dal giorno in cui lei, Naruto e Sasuke
l'avevano conosciuto proprio tra le mura dell'edificio che sorgeva lì
accanto. Anche allora si era fatto vivo con un ritardo spudorato.
In effetti, aveva scelto di incontrarlo
in quel luogo perché, in un certo senso, era proprio lì che tutto
era iniziato e aveva l'impressione che non esistesse posto migliore
per chiudere quel ciclo così importante della sua vita.
Si perse per un momento tra i ricordi
di quel giorno lontano, quando, dopo aver superato l'esame finale ed
essersi diplomata all'Accademia, era stata assegnata alla Squadra 7
insieme a Naruto e Sasuke. Il primo incontro con il Maestro Kakashi
era stata un'esperienza alquanto bizzarra, per non parlare del test
dei campanelli al quale l'uomo li aveva sottoposti per stabilire se
accettarli come allievi.
Da quel momento, era stato tutto un
susseguirsi di avventure incredibili. Le missioni che portavano a
termine, banali o impegnative che fossero, consolidavano non solo le
loro singole abilità di ninja, ma anche il loro spirito di squadra e
la fiducia reciproca. Sakura aveva vissuto intensamente ogni attimo
ed era certa che non avrebbe mai potuto dimenticare nulla di tutto
ciò che aveva condiviso con quella che era diventata a tutti gli
effetti la sua seconda famiglia.
Sembrava passata una vita intera e la
nostalgia per quel periodo spensierato l'assalì come il morso di un
serpente velenoso.
Sasuke, Naruto. Cos'è cambiato da
allora? Che cosa ci è successo? Come abbiamo fatto ad arrivare a
questo punto?
- Hey, Sakura. Che aria pensierosa. -
La ragazza venne riconsegnata alla
realtà dalla voce del suo maestro che, contro ogni previsione, si
era presentato all'appuntamento in perfetto orario.
Scattò in piedi per la sorpresa. -
Maestro Kakashi, lei... lei è... è arrivato puntuale! -
L'uomo fece una risatina imbarazzata e
si portò una mano ai capelli d'argento, arruffandoseli ancora di
più. - Be', sai com'è: oggi non ho incontrato vecchiette da aiutare
o gattini da salvare, quindi... - lasciò in sospeso la frase e il
suo atteggiamento traslò dalla burla a una cupa serietà. - E poi,
ho il sospetto che volessi parlarmi di una cosa importante. Ho
indovinato? -
Sakura fece un cenno di assenso con il
capo e tornò a sedersi sulla panchina. Kakashi la raggiunse con
calma e prese posto accanto a lei.
Maestro e allieva rimasero in silenzio
per qualche istante; l'uno in paziente attesa, l'altra in cerca delle
parole più adatte per metterlo al corrente della sua scelta e delle
ragioni che l'avevano condotta ad essa. La sua decisione ricadde
infine sul metodo più sincero e diretto.
- Maestro Kakashi, - esordì la
giovane. - Ho chiesto a Lady Tsunade di prendermi come allieva, e lei
ha accettato. Inizierò l'addestramento per diventare un ninja
medico. -
Il Jonin non disse nulla né lasciò
trasparire alcuna reazione, concedendole il tempo di proseguire il
discorso.
Sakura lasciò ricadere lo sguardo
sulle proprie mani abbandonate in grembo ed esalò un greve sospiro.
- Vede, da quando la Squadra 7 è stata formata, io sono sempre stata
l'elemento più debole. Naruto e Sasuke riuscivano a cavarsela anche
nelle situazioni più disperate, io invece ho sempre avuto bisogno di
aiuto e protezione. Ormai ho perso il conto di tutte le occasioni in
cui non sarei riuscita a uscirne viva se non fosse stato grazie a lei
o ai miei compagni. La mia presenza non è mai stata decisiva per il
successo delle missioni e, anche se credevo di conoscere i miei
compagni di squadra, col tempo mi sono resa conto di quanto mi
sbagliassi. La verità è che non ho mai compreso la sofferenza e il
dolore che Naruto e Sasuke hanno dovuto sopportare nella loro vita,
né le motivazioni che li spronavano a dedicarsi all'addestramento
dando anima e corpo. Non ho potuto impedire che la rivalità fra loro
degenerasse e non sono neppure riuscita ad evitare che Sasuke
lasciasse il villaggio per unirsi a Orochimaru. -
Malgrado si fosse ripromessa di non
farsi sopraffare dalle emozioni e di mostrarsi salda davanti al
Maestro, il pensiero dell'allontanamento di Sasuke le spezzò la voce
e la indusse a stringere i pugni e a serrare i denti. Due piccole
perle luccicanti si erano già formate ai lati dei suoi occhi di
giada.
Kakashi emise un sospiro amaro
vedendola così abbattuta e una volta di più si domandò come
potesse essere finita in quel modo. Nonostante lo strabiliante potere
dello Sharingan che abitava il suo occhio sinistro, era stato cieco
proprio nel momento in cui vedere il quadro generale, oltre il velo
dell'apparenza, si sarebbe rivelato fondamentale.
Se la Squadra 7 aveva finito per
smembrarsi, la responsabilità, in quanto leader e Maestro, era solo
sua. All'epoca, aveva tentato di confortare la giovane assicurandole
che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che la squadra sarebbe
tornata unita come una volta. Col senno di poi, si era reso conto di
essersi comportato da vero stupido, dando prova di un'ingenuità al
limite del puerile. Quella che aveva cercato di seminare nella mente
della sua allieva era una speranza alla quale lui per primo non osava
credere. Ciononostante aveva tentato di persuaderla del contrario,
verosimilmente anche per convincere se stesso.
Ma non avrebbe permesso che Sakura si
assumesse una colpa che non le spettava. Almeno da quel peso, poteva
sollevarla. Era il minimo che potesse fare per lei dopo averla illusa
inutilmente.
Sbirciò di sottecchi oltre i capelli
che le ricadevano sul viso e scorse una sottile scia umida e
scintillante solcarle la guancia.
- Ehi, - sussurrò, allungando una mano
per prenderle delicatamente il mento tra le dita ed esercitando una
lieve pressione per indurla a guardarlo dritto in volto. - Ascoltami
bene, Sakura. Non è stata colpa tua. - scandì, serio. - Quello che
è successo con Sasuke non ha niente a che fare con una tua mancanza
o debolezza. Non ha voluto dare ascolto neanche a me e ha deciso da
solo di incamminarsi sul sentiero della vendetta e della ricerca del
potere. Era il suo obiettivo da anni e l'influenza di Orochimaru ha
fatto il resto. Nessuno avrebbe potuto trattenerlo. Naruto ci ha
provato con la forza e ci ha quasi rimesso la pelle. Non biasimarti
per come sono andate le cose. Non ne hai alcun motivo. Non farti
carico di fardelli che non ti spettano. -
La ragazza lo ascoltava con occhi
spalancati, dissetandosi di quelle parole di conforto che pur se
impotenti contro la dura realtà dei fatti, almeno contribuivano ad
alleggerirle un po' l'animo dal groviglio di sensi di colpa che vi si
era insediato come un ragno che, di giorno in giorno, tesseva una
tela di amarezza e rimpianti.
Un'ultima lacrima le sfuggì dalle
ciglia e Kakashi la intercettò gentilmente con il pollice,
sfregandola via con delicatezza prima di interrompere il contatto con
il viso di lei.
Sakura si asciugò gli occhi con il
dorso delle mani e un sorriso triste e imbarazzato affiorò alle sue
labbra. - Sono una sciocca, non è vero? Non faccio altro che
piangere. È davvero un comportamento patetico per uno shinobi. -
Kakashi non rispose e si limitò a
fingere un distratto interesse verso una farfalla che volteggiava
leggiadra tra i fiori per dare il tempo a Sakura di ricomporsi.
Quando incrociò di nuovo il suo sguardo, intravide in fondo
all'iride smeraldina un luccichio non di lacrime, piuttosto di una
neonata risolutezza.
- Ma ora ho capito, Maestro. - dichiarò
in tono deciso. - Non voglio più essere una palla al piede per chi
mi sta accanto. Non sono una stupida: ero consapevole fin dall'inizio
che Naruto e Sasuke avevano molto più potenziale di me come shinobi.
Eccellere nel controllo del chakra non potrà mai portarmi al loro
livello, lo so benissimo. Ma voglio comunque provare a migliorarmi.
Voglio capire fino a dove posso arrivare con le mie capacità. Voglio
scoprire i miei limiti e provare a spingermi oltre, come hanno sempre
fatto Naruto e Sasuke. E credo che imparare le Arti Mediche da Lady
Tsunade possa essere il modo in cui finalmente potrò riscattarmi e,
quando verrà il momento, supportare e proteggere le persone che mi
stanno a cuore. -
Kakashi annuì in segno
d'incoraggiamento. - Sono sicuro che sotto la guida del Quinto
Hokage, diventerai un ninja medico eccezionale. Ho sempre creduto in
te, Sakura. E sono molto fiero di essere stato il tuo Maestro. -
La ragazza chinò il capo, grata e
commossa. - E io non potrò mai ringraziarla a sufficienza per
quello che mi ha insegnato. Essere sua allieva e far parte della
Squadra 7 è stato un onore. Mi dispiace se, a volte, non sono stata
all'altezza delle sue aspettative. -
Kakashi le pose una mano sulla testa. -
Non dire sciocchezze. - la rassicurò. - Mi hai reso orgoglioso di te
in molte occasioni e in tutto questo tempo sei cresciuta moltissimo
sia come kunoichi che a livello personale. Lo dimostra il fatto
stesso che tu abbia preso questa decisione e che abbia trovato la tua
strada, come Naruto e Sasuke hanno trovato la loro. -
Fece una pausa e lo spettro dell'oscuro
percorso intrapreso dall'Uchiha aleggiò per un momento intorno ai
due come una tetra presenza. Ma durò solo qualche secondo, prima che
Kakashi riprendesse la parola in tono più disteso. - Certo che ora
mi annoierò parecchio senza i miei tre genin, anche se, come Sensei
temporaneamente disoccupato, avrò più occasioni di dedicarmi ad
altre attività, tipo la lettura o andare alle terme. Ma naturalmente
dovrò continuare ad allenarmi anch'io e perfezionare le mie tecniche
se non voglio rischiare che fra qualche anno voi ragazzini mi
sorpassiate. -
Kakashi ridacchiò e le diede una
tenera scrollatina ai capelli.
Sakura scosse la testa con un sorrisino
triste. - No, credo che questo sia impossibile, Maestro. Inoltre,
Naruto e Sasuke hanno già fatto passi da gigante durante il periodo
di allenamento che abbiamo trascorso insieme. - Un'ombra tornò a
incupire i suoi lineamenti delicati. - Temo di essere io, quella
rimasta indietro. -
- Mmm. -
Kakashi guardò intensamente la sua
allieva, poi accavallò le gambe con disinvoltura e appoggiò i
gomiti allo schienale della panchina, fissando lo sguardo sul tetto
roseo e profumato sopra di loro, che ondeggiava pigramente nella
brezza lieve del primo pomeriggio.
- Hai visto questi ciliegi? - chiese
senza preamboli, come se avessero parlato di futilità fino a un
attimo prima. - Siamo nel cuore della stagione di fioritura.
Quest'anno, trovo che siano particolarmente belli. - commentò il
Jonin con voce casuale. - Ma guarda là, proprio su quel ramo dietro
di te. -
Puntò l'indice verso una frazione di
spazio alle spalle di Sakura. La ragazza sbatté le palpebre,
incapace di immaginare dove potesse andare a parare quel discorso sui
ciliegi; ad ogni modo seguì la direzione del suo dito fino ad
incontrare un singolo bocciolo non ancora schiuso che faceva
timidamente capolino tra le corolle vistose dei suoi fratelli.
Eclissato, timoroso, quasi vergognandosi di mostrarsi al mondo ancora
richiuso su se stesso.
La kunoichi aggrottò le sopracciglia e
rivolse un'occhiata interrogativa al suo maestro, che le sorrise con
dolcezza da sotto la maschera. - Quel fiore è in ritardo rispetto
agli altri, ma scommetto che quando sarà il suo momento, sboccerà e
diventerà il più bello di tutti. -
Sakura si sentì gonfiare il cuore di
commozione e avvertì un'ondata di intenso affetto per il suo Sensei.
- Grazie, Maestro Kakashi. -
*Ogni riferimento a Mulan è
spudoratamente intenzionale.*
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