Ringrazio
infinitamente chi mi ha recensito, anche solo con un piccolo
incoraggiamento!
Questo, prima di tutto. Secondo, passo a rispondere alle recensioni.
Terzo,
date un’occhiata alle note in fondo capitolo, se vi va.
@Hel_Selbstmord:
Ciao! Dovrai spiegarmi
l’origine del tuo nick, che mi intriga molto. Sa di mitologia
norrena, uhm. Ti
ringrazio per i complimenti, che mi hanno davvero fatto piacere.
Sentirsi
definire da una persona poco affascinata dal Potterverse che la tua
fiction è
una tra le migliori lette è… wow! :)
@Ombra:
Ciao! Beh, vedremo
qui se per Rosie è meglio un’acromantula o un
lucertolone. Io, con la mia
aracnofobia, preferisco quest’ultimo. XD Il misterioso amante
Lily? Uhm, tu ce la vedi? Chi vivrà,
vedrà. XD Comunque l’arcano verrà
svelato
nel prossimo capitolo.
@Cloto:
Ah, sono
assolutamente d’accordo! Di schifezze scritte con i piedi, ce
ne sono fin
troppe! (leggiti Poisonus Bites, archivio di critica, e fatti due
risate).
Specie nel Potterverse.
1)Oh,
insomma pensate tutti che sia Lily la fortunata?! XD Beh,
vedremo se nel prossimo capitolo avrete ragione o meno. 2) Su Scorpius
e Rose,
credimi, dovremmo sudare, sono due testoni. Voglio dire, lei
è figlia di Ron
‘Non mi accorgo di un tubo’ Weasley. 3) Il legame
tra Albus e Tom, sì, non è
trai più ‘lineari’, ma ha le sue buone
ragioni. Ah, per l’ultima cosa. Doppelgaengen
è un termine tedesco che
letteralmente può essere tradotto con ‘doppio che
se ne va’. Nella cultura
tedesca può essere vista anche come un
‘doppio’, il concetto di ‘gemello
malvagio/gemello buono’? una cosa simile. È un
po’ complicato spiegarlo, ed io
faccio schifo, quindi se ti interessa ti rimando alla definizione di
wikipedia
qui .
@JakieBlack:
Ciao! Come al solito
fai un’analisi puntuale e perfetta del capitolo. Ti adoro,
davvero! XD Sulla
rivalità tra Case, ho pensato che fosse bello per una volta
che le disparità
smettessero di essere così velenose, anche se vedrai che non
sono del tutto
scomparse. Ma possono farlo solo gli studenti. Piazzare Scorpius a
Grifondoro
non è stata una scelta casuale, tanto per fare scena. ;P Poi
vedrai. Grazie
ancora per la recensione!
****
Capitolo VII
Show
me
what it's for. Make
me understand it.
I've
been crawling in the
dark looking for the answer.
Is there something more than what I've been
handed?
I've been crawling in the dark looking for the
answer.
(Crawling in the dark, Hoobastank)
L’essere
fissò Rose, mentre, pietrificata, non si muoveva di un
millimetro.
“Dove è?” chiese
sibilando. L’accento era
terribile e Rose fece fatica a capire cosa le stesse chiedendo. Che era
evidente le stesse chiedendo qualcosa.
Non
riusciva a ragionare. Quel… mostro… era alto come
due se stesse. E aveva due
lunghe zanne da cui gocciolava un liquido verdastro. Veleno, forse.
Abbassò
lo sguardo e le venne da vomitare. Al posto delle gambe aveva un lungo
tronco
serpentino che terminava con una coda sfumante nel verde pallido, che
frustava
a terra impaziente.
Voleva
scappare,
ma non riusciva a muoversi. Era come se tutto il suo corpo pesasse come
piombo.
Aprì bocca per inghiottire aria.
Panico. Terrore.
“Dove è?” chiese
ancora il Naga,
scoprendo le zanne.
Rose urlò. E pochi secondi dopo si sentì
afferrare per un braccio e strattonare
indietro.
“CORRI IDIOTA!” le urlò qualcuno.
Solo
dopo
un centinaio di metri, in cui le gambe le si muovevano per inerzia, si
accorse
che Malfoy la stava trascinando via. Correvano come se ne andasse della
loro
stessa vita.
E
probabilmente era così.
Si
concentrò solo nell’azione, solo nel fuggire via
il più lontano possibile. Dopo
un po’, non seppe quantificare quanto, si fermarono, ansanti.
Rose si appoggiò
al tronco di un albero, inghiottendo aria a boccate. Scorpius era
piegato sulle
ginocchia, la camicia macchiata di sudore. La fissò. Ci mise
qualche attimo
prima di riuscire a parlare. Ansimava troppo forte.
“…
Cosa …
diavolo… era…?” sillabò.
“Hagrid… è … impazzito?
Dannato… mezzo-gigante.” esalò
infine, in un’imitazione del padre che però Rose
non criticò. Se non avesse
visto la
Gazzetta
quella mattina avrebbe chiesto lei stessa l’espulsione di
quel pazzo di Hagrid
dalla scuola.
“Non
l’ha…” inspirò, lasciandosi
scivolare a terra. “Non ce l’ha portato il
professore. Quello è un Naga. È.. indiano.
È…” chiuse gli occhi. Dio, ma
l’avevano seminato?
Scorpius sembrò chiedersi la stessa cosa perché
comincio a guardarsi intorno,
con la bacchetta sguainata.
Nonostante
tutto non poté non pensare che fosse quasi… interessante,
con quell’espressione tesa e maschia.
Maschia?
Merlino. Stupidi ormoni
adolescenti.
“E
come
ci è finito qui se è indiano?”
ringhiò distogliendola da pensieri ben poco consoni alla
situazione.
“Una delegazione è venuta in visita…
dal suo paese.” La voce le stava tornando,
e con essa la razionalità. Ma decise che per il momento non
si sarebbe alzata
in piedi. Stava troppo bene abbracciata a quel tronco, grazie.
“Hanno fatto
tappa ad Edimburgo… e si sono persi.”
“Quello non si era perso.” Sibilò il
ragazzo, avvicinandosi a lei. “Quello era
qui per un motivo. Edimburgo è a miglia
da qui. Non può aver camminato…” fece
una pausa, seguita da una smorfia
disgustata. “… strisciato,
pardon,
fin qui.”
Rose
guardò in alto, il sole che si nascondeva tra le fronde
degli alberi. La foresta
era immersa in un silenzio pacifico, sereno. Era quasi incredibile
credere che
quell’incontro terrificante fosse accaduto davvero.
La foresta
nasconde molti segreti…
L’aveva
sentito dire da suo padre una volta, quando bambina, gli aveva chiesto
di
raccontargli l’ennesima avventura del fantastico trio.
“Weasley!
La vuoi finire di guardare il cielo e vuoi deciderti a darmi delle
risposte?”
sbottò Malfoy riportandola alla triste realtà.
Cioè che era distrutta dalla
fatica e probabilmente a pochi passi da una creatura terrificante con
denti
avvelenati grossi quanto quelli di un Basilisco.
Grazie
Malfoy.
“L’ho
letto oggi sul giornale, Scorpius, non ne so tanto più di
te.” Si rialzò con
fatica, sentendo la caviglia urlare. Probabile che se la fosse storta
in quella
corsa forsennata. “Dobbiamo tornare dal professor Hagrid e
dirgli che quel … coso…
è in giro a piede libero. Qualcun
altro potrebbe incontrarlo.” Fece per azzardare qualche
passo, prima di
emettere un lamento, e fermarsi.
“Che c’è?” si
informò Scorpius, avvicinandolesi. “Ti fa male da
qualche parte?”
“La
caviglia. Credo di essermela storta mentre correvo. Tutte quelle
radici…”
mugugnò. Il ragazzo annuì, prima di chinarsi e
abbassarle il calzettone
dell’uniforme. Rose, nonostante la situazione critica, si
sentì avvampare come
una scolaretta.
“Che cavolo fai Malfoy?”
“Controllo che non sia rotta, Weasley.”
Replicò scocciato. “Sai, dovremmo correre
nel caso che quella bestiaccia
ci raggiunga.”
Rose deglutì. “E tu come fai a sapere se
è rotta o meno?” trovò comunque la
forza di ribattere Scorpius alzò gli occhi, fissandola.
Sembrava incerto se
essere divertito o esasperato.
“Gioco
a
Quidditch. Hai idea di quante fratture ho visto in vita mia?”
Touchè.
Rose
non
replicò stavolta, lasciandosi esaminare. Incredibile come
avesse le mani
fresche anche dopo una corsa del genere.
“No, è solo slogata.” Sospirò
“Ma camminare in queste condizioni non puoi.”
“Okay, allora tu torna indietro, io…”
“Tu verrai con me. Non
torno indietro
da solo, Weasley.” Disse sbrigativo e quando provò
a protestare la guardò irritato.
“Ti ho fatto il favore di salvarti la vita prima, tu fammi il
favore di non
metterla a rischio adesso.”
“Non
mi
hai salvato la vita!”
Oh, sì che l’hai fatto
maledizione.
Scorpius
scosse la testa. “Ingrata e Weasley. Ancora mi chiedo
perché mi ostini a
rivolgerti la parola.”
“Va’ al diavolo.” Mugugnò,
facendolo sorridere. “Allora cosa facciamo?”
“Facciamo che ci facciamo salvare il culo. In fondo siamo
sotto la
responsabilità del corpo insegnanti, no?”
alzò la bacchetta da cui si sprigionarono
scintille rosse che finirono ad esplodere in cielo.
“Segnale di pericolo.” Spiegò
strizzandole l’occhio.
Diavolo, non ci avevo pensato.
Si sentì profondamente scema.
“Verranno
a prenderci, dobbiamo solo star fermi e guardarci attorno. Fortuna che
da qui
si ha una bella panoramica.” Si arrampicò su un
agglomerato roccioso, tenendo
la bacchetta ben salda in pugno. Quando fu sicuro che ci fosse posto
per
entrambi l’aiutò a arrampicarsi.
“Perché
ci siamo arrampicati qui?” chiese dopo un po’.
“Perché
due occhi sono meglio di due. E quella bestiaccia sarà
grossa, ma hai mai visto
un serpente arrampicarsi su un sasso?”
…
Non è del tutto idiota, devo
ammetterlo.
“Non
tornerà…”
mormorò Rose, sedendosi con una smorfia. “Non era
né me né te che cercava.”
“Cercava qualcuno?” chiese l’altro
attento. “E chi?”
“Non lo so. Ma continuava a ripetere ‘dov’è?’”
“Spero
allora che non gli venga voglia di chiedercelo di nuovo.” Si
allentò
ulteriormente la cravatta, sbuffando. “Io con i rettili non
ho un buon
rapporto. Non ci piacciamo a vicenda, è evidente.”
Rose lo guardò stupita, prima di mettersi a ridacchiare.
Okay, questa era buona.
“Scorpius?”
“Mmh?” Non distolse neanche lo sguardo, continuando
a monitorare il bosco.
Avrebbe potuto andarsene, scappare a cercare aiuto o semplicemente
mollarla lì.
Ma non l’aveva fatto.
“Sei un vero Grifondoro, lo sai?”
mormorò. Si sentì scema: avrebbe dovuto
ringraziarlo per averle salvato la pelle, e invece le era uscita quella
frase
senza senso.
“I
soli a
pensarlo siete tu e quello straccio sudicio e
bislacco…” replicò beffardo. Ma
Rose fu quasi sicura di leggervi sorpresa, e piacere, nella sua
espressione.
“Tu
non
lo pensi?”
Si strinse nelle spalle. “A volte.”
“Dovresti farlo più spesso.”
Esitò. Gli sorrise. “Mi hai salvato la vita.
Grazie.” Riuscì
finalmente a dire,
soddisfatta.
Stavolta
fu sicura di vederlo sorridere di autentico piacere.
Scusa
papà. Ma sono una
Grifondoro. Sono onesta.
Se
solo
fosse stata onestà, certo.
****
Thomas
stava
finendo di ricopiare nella propria pergamena la lista completa di tutti
le
creature avvistate. Erano più di cinquanta. Potevano
ritenersi soddisfatti.
Al
era
seduto sotto un albero, con la testa appoggiata su una radice: si erano
fermati
in una piccola radura baciata dal sole settembrino per fare il punto
della
situazione e riposarsi.
Lasciò
filtrare la luce dalle dita socchiuse, sbuffando appena.
“Pensi che vinceremo?”
“Temo proprio di sì.”
Ironizzò Tom con un sorrisetto. Al ridacchiò.
Ora
era tutto
apposto.
Prima…
non tanto. Erano rimasti silenziosi e in imbarazzo per un bel pezzo,
prima che
l’avvistamento delle tracce di un unicorno li distraesse.
Era
stato… strano.
Thomas,
certo, amava le freddure. Però quella battuta era
stata…
Al
non
sapeva definirla bene, ma sapeva come si era sentito:
incredibilmente… ansioso.
…
Gay.
Non
ci
aveva mai pensato. Certo, non era improbabile.
Si
sentì
arrossire e fu sollevato dal costatare che il cugino era totalmente
assorto nel
ricopiare.
Non
l’ho mai visto parlare con una
ragazza, se non con Rosie ogni tanto. O Lils, ma solo perché
lo assilla lei. E
poi non ha mai invitato nessuna ad Hogsmeade. Eppure non avrebbe
problemi.
Thomas
era magnetico. C’era
qualcosa in lui
che spingeva la gente a guardarlo, a considerare la sua opinione, a
stimarlo. E poi non
si scomponeva mai.
Fece
un sorrisetto,
tirandosi a sedere: per questo era stato strano, prima. Si era agitato.
Era
la
prima volta che l’aveva messo in difficoltà.
In un
certo senso era stato soddisfacente.
Comunque,
anche se fosse stato gay. Beh. Non gliene sarebbe importato.
Tom
è Tom. Fosse anche giallo e
con la coda.
Non
gli
sarebbe importato, no, anche se in quel momento aveva sentito come un
cucchiaio
che gli scavava la pancia. Essì. Proprio quella, la
sensazione.
Come
panico, ma simile al magone che gli prendeva poco prima della
riconsegna di un
compito.
“Uno
zellino per i tuoi pensieri.” Disse Tom, sorprendendolo. Gli
fece un mezzo
sorriso, alzando lo sguardo, quando non sentì risposta.
“Avido. Vuoi un
galeone?”
Al
scosse
la testa, sentendosi il cuore in gola. Realizzò in quel
momento quanto gli
volesse bene. Quanto fosse fortunato
ad avere la sua amicizia. Tom non la offriva spesso, anzi, tolti Zabini
e Nott,
con cui comunque aveva un rapporto più blando, non
l’aveva proprio offerta a
nessuno.
Era
una
bella sensazione, essere il primo.
Non lo sono
stato neanche quando
sono nato. C’è sempre stato prima Jamie.
“Mi
sei
mancato quest’estate…” disse di slancio.
L’altro inarcò un sopracciglio.
“Pensavi
a questo?” Replicò senza troppo sentimento. Era
fatto così, non bisognava
arrabbiarsi. Però non poté evitare di sentirsi
deluso.
“Anche.
E
a chi sarà il nuovo professore di
Trasfigurazione.” Mentì. “Loki ha detto
che
Vitius ha già una rosa di candidati.”
“Nott ne sa più del reparto degli
Indicibili.” Commentò finendo di appuntare
l’ultimo animale, un vermicolo che si era arrampicato sulla
spalla di Al
cadendo da un ramo.
“Già.
Però
c’è da dire che deve trovarlo in fretta. Domani
dovremmo avere Trasfigurazione.
Due ore. Non che mi spiacerebbe passarle a non far niente.”
“Io andrò in biblioteca.” Fece
spallucce. Al sospirò.
“Sei
peggio di zia Herm. Neanche Rosie è così
secchiona!”
“Non sono affatto secchione.” Replicò
con sufficienza, alzandosi. “Semplicemente,
stasera prevedo trenta centimetri sulla rivolta dei Goblin.”
“Cazzo, Ruf.” Esalò Al scornato.
“Tre ore. Abbattimi.”
“Mi dispiace, non conosco pietà.” Si
spazzolò il mantello da residui di foglie
e terra. “Andiamo.”
Camminarono
per un po’, ognuno preso dai propri pensieri. A Tom il cugino
piaceva anche
perché era qualcuno con cui stare in silenzio.
Non cercava di ciarlare ogni tre per due, terrorizzato da non sapere
cosa dire.
A volte semplicemente si poteva non dire.
Albus
era
cresciuto nel baccano di un fratello iperattivo e di una sorellina in
cerca di
perenne uditorio. Sapeva quindi gustarsi il rumore dei propri pensieri.
Tom
improvvisamente
sentì qualcosa che non andava. Non capì subito.
Allora tese le orecchie. E
comprese.
Non
c’erano rumori. O meglio, c’erano i loro passi, il
fogliame che frusciava… ma nient’altro.
Niente
uccelli, niente cespugli mossi da animali furtivi. Niente di niente. Al
sembrava non essersi accorto di nulla.
Lasciò
passare qualche altro attimo, prima di fermarsi. L’altro fece
lo stesso,
perplesso.
“Che c’è?”
“Ascolta.”
“… Ehm. Cosa?”
“Appunto.” Lo guardò. “Non si
sente nulla.”
Al rimase un attimo in silenzio, poi deglutì.
“Cazzo.” Disse semplicemente.
Apprezzava
il cugino anche per la prontezza con cui si uniformava al suo pensiero.
“…
Ma
siamo ancora nell’area protetta dall’incantesimo,
giusto?”
“Sì. Ma credo che qualcosa
si sia
introdotto…”
“Cazzo, non dire così che mi spaventi!”
“Cosa dovrei dire? Ci dovrebbe
essere
un incantesimo che respinge le creature più pericolose, ma
pare che non funzioni?”
“Meno agghiacciante.” Borbottò Al
tirando fuori la bacchetta. “Che ne dici di
darcela a gambe verso l’uscita?”
“Direi che è una buona idea. Fermo!”
lo prese per un braccio, mentre stava per mettersi a correre,
sufficientemente
suggestionato. “Se ti agiti, qualsiasi cosa ci sia, se
c’è, capirà che sappiamo
che è qui.”
“Ma potrebbe essere solo una nostra impressione
no?” tentò “Meglio…”
“Nostra e del resto della foresta?”
Al
non ribatté
ma annuì semplicemente, prendendo a camminargli a fianco,
con la bacchetta ben
stretta nel pugno. Non era un coraggioso lui, affatto.
O sarei
finito a Grifondoro come
Jam e Lily.
Si
sentiva teso come una corda di violino e aveva solo voglia di scappare
il più
lontano possibile.
“Tom,
cosa credi…”
Non riuscì a finire la frase, perché
sentì come una gigantesca spinta,
violentissima, colpirgli la schiena. Per un attimo, ironia a parte, gli
sembrò
quasi di volare, prima di impattare duramente contro il suolo,
fortunatamente
erboso e pieno di foglie marce, un paio di metri più in
là.
Stordito,
gli ci volle qualche attimo per mettersi in ginocchio e voltarsi per
controllare cosa l’avesse colpito. Rimase senza fiato quando
vide cosa ora era affianco al
cugino.
Un
orrendo uomo-serpente, alto quasi due metri, vestito di una corazza di
ossa e…
Dio, aveva due zanne grosse quanto due mazze da battitore.
Sentì
la
mente bianca. Pura paura.
L’essere
afferrò Tom per un braccio facendo sibilare una lingua
serpentina, nerastra.
Vide Tom impallidire e cercare di alzare la bacchetta.
Il
mostro
gli colpì la mano, facendolo urlare di dolore, mentre la
bacchetta volava via
lontana.
“TOM!” trovò la forza di gridare,
alzandosi in piedi.
“VA VIA! VATTENE!” urlò di rimando il
ragazzo, mentre la bestia rimaneva stranamente
immobile. Semplicemente, lo guardava. Ma tenendolo saldamente per un
braccio.
Per liberarsi avrebbe dovuto strapparselo, probabilmente.
“VA’ A CHIAMARE AIUTO
AL!”
Scappò.
Non riuscì a fare altro se non girare i tacchi e correre
via.
Una
parte
di lui gli stava urlando di rimanere, cercare di fermare quel mostro,
salvare
Tom. Ma i suoi piedi non gli obbedivano. Era come se mente e fisico
facessero
stato a sé.
Tom
vide
Al scappare via, e provò sollievo. Prima di rendersi conto
che era un po’ fuori
luogo. Guardò in faccia la creatura, e represse un conato di
vomito quando
sentì una zaffata di marcio soffiargli addosso.
“Tu…”
sibilò la creatura. “Ora. Corri.”
Scandì lentamente, per avere la certezza di
essere capito. E lo lasciò. Tom rimase fermo, incredulo.
Mi ha chiesto
di scappare?
L’essere
ghignò. “Caccia.”
E capì. Il gatto col topo.
Con
la
coda squamosa gli porse qualcosa. La sua bacchetta. Dopo una breve
esitazione
la prese. “Non sono una preda…”
mormorò, trovandosi piuttosto temerario. L’altro
non sembrò neanche averlo ascoltato. Squadernò le
fauci da cui gocciolò una
sostanza vischiosa. Era acido, a giudicare da come corrose il fogliame
sottostante.
E Tom
stavolta diede retta all’istinto. Fuggì.
****
“Ragazzi!
Eccovi qua!” esclamò il buon mezzo-gigante,
arrivando con un festoso Odino,
figlio di Thor il cane, non il dio. “Che
v’è successo?”
Rose sospirò di sollievo, quando l’omone la prese
per le braccia e la tirò giù
come se non pesasse niente. “Professore,
c’è un Naga nella Foresta!”
Scorpius
scese da solo, nonostante l’aiuto fosse stato offerto anche a
lui. “Un enorme
uomo-serpente velenoso. Sa. Abbastanza spaventoso.”
Sibilò con sospetto. Rose
gli rifilò un’occhiataccia. Che testardo!
Va bene che
Hagrid tende ad avere
un’opinione un tantino miope sulla pericolosità di
certe creature, ma da qui a
piazzare un guerriero assetato di sangue nella Foresta
Proibita…
Hagrid
corrugò le folte sopracciglia. “Un uomo-serpente?
Ma non ci sono robe del
genere nella foresta, ragazzi!”
“Beh, Weasley ci ha sbattuto
contro.
E le assicuro che era molto reale. Ora, vuol fare qualcosa?”
“Scorpius!”
sbottò Rose esasperata.
Anche se
avrei dovuto usare il
cognome, per quanto sembra posseduto dall’arroganza della
sua famiglia!
Il
ragazzo non replicò, anche se non abbandonò
l’aria riottosa. Rose fece un
profondo respiro, prima di continuare. “Oggi sul giornale
c’era scritto che sei
Naga, in vacanza, si sono persi vicino ad Edimburgo. Potrebbe essere
uno di
quelli.”
Hagrid
si
rabbuiò. Se non altro, la caratteristica che lo rendeva
tanto amato presso gli
studenti era la fiducia che accordava loro. “Uhm,
d’accordo. Vado a
controllare.” Diede una carezza ruvida al grosso cane.
“Voi andate con Odie. Vi
riporterà alla capanna. Ormai sono tornati quasi tutti, a
parte voi due e…”
esitò, poi scosse il testone. “Andate.”
“E chi, professore?” chiese Rose, con un orribile
presentimento. “Chi?”
“Albus e Thomas.” La guardò impallidire,
e si affrettò ad aggiungere. “Ma ci
sta Grop in giro, sai. Per monitorare le cose. Li troverà
prima di me, e se
quel coso sta dando loro fastidio vedrai che ci dirà di
lasciarli perdere.” Le
sorrise. “E’ in gamba, sai, il mio
fratellino.”
Entrambi evitarono di fargli notare che il
‘fratellino’ aveva l’abitudine di
giocare a ‘sradica l’albero’ e che gli
schianti si sentivano di solito fino
alla Torre di Grifondoro.
Rose
vide
che Scorpius si stava mordendo la lingua. Letteralmente.
“Su,
andate. E non vi preoccupate, che li ritroviamo subito. Magari son
già tornati!”
Quando Hagrid si fu allontanato, Rose guardò la propria
caviglia.
Diavolo,
continua a farmi male.
“Vuoi
che provi a
…”
“Senza offesa, ma preferisco zoppicare che trovarmi senza un
pezzo di gamba.”
“Esagerata. Comunque come conti di camminare?”
le chiese con un sorriso beffardo, scostandosi perché Odie
tentava di leccargli
una mano.
“Conto
di
appoggiarmi a te.” Sibilò, arrossendo e notando
con orrore che Scorpius se
n’era accorto. “Niente commenti o ti infilo la
bacchetta su per il naso.”
“Sei
sempre deliziosa. Avanti, prova ad appoggiarti con il tuo dolce pe- Non tutto! Rischi di azzoppare me,
Weasley!” si finse dolorante.
“Malfoy!”
lo minacciò con un ringhio.
“Sì.
E’
il mio cognome.” confermò con un sorriso. Rose lo
guardò male, poi lanciò
un’occhiata verso la foresta. Si morse un labbro.
Al…
dimmi che sei fuori di qui.
“Credi
che…” esitò. Avrebbe detto qualcosa di
cretino?
Stranamente
Scorpius scosse appena la testa, guardando nella sua stessa direzione.
Serio.
È
incredibile come cambia
facilmente stato d’animo.
“Dursley
non è un
cretino, ed entrambi sono Serpeverde. Conosco il genere. Saranno
già tornati al
campo-base con una pergamena di quaranta centimetri.”
“Ma se…”
“Se l’hanno
incontrato… beh, in certi
casi l’unica cosa da fare è scappare il
più lontano possibile. Auto-conservazione.
Me l’ha insegnata mio padre. È nel decalogo del
perfetto Serpeverde. Molto
utile.”
“E
tu?
Prima non sei scappato. Dov’è la tua
auto-conservazione?” lo canzonò, grata.
Scorpius
sospirò teatrale. “Grifondoro. Capisci
perché mio padre è tanto disperato
adesso?”
Rose
ridacchiò, e non trovò più
così disdicevole appoggiarsi un po’ di
più a lui.
****
Tom
si
sentiva mancare il fiato. Ma non si fermava. Non poteva
fermarsi.
Si
era
liberato del mantello centinaia di metri prima, dato che gli impacciava
i
movimenti. Correva, in preda al puro istinto.
Sentiva
i
sibili della bestia dietro di sé. Che fosse suggestione o
meno non ne aveva
idea.
Stava correndo al massimo delle sue forze, gli occhi gli bruciavano, i
polmoni
sembravano scoppiargli. Decisamente non era atletico.
Decisamente
non aveva una resistenza inumana.
Si
fermò
solo quando cadde, inciampando su una radice sporgente o un sasso, non
sapeva.
Crollò
a
terra, rotolando per parecchi metri di un pendio ben poco dolce.
Atterrò
di schiena, sentendo come se tutta l’aria gli fosse uscita di
colpo dai
polmoni.
Rimase
immobile per qualche secondo, stordito.
Poi
capì
che sarebbe stato quello ad ucciderlo. La paura.
Si
rialzò
lentamente. Fortunatamente la caduta non aveva avuto conseguenze. Si
controllò
le caviglie, e provò a mettersi in piedi. Si
guardò attorno.
Nessuno
in vista.
No, non mi ha
lasciato perdere.
Forse mi ha dato un vantaggio.
Gli
venne
quasi da ridere all’idea che la bestia fosse stata in qualche
modo sportiva.
Inspirò
ed espirò un paio di volte, finché
sentì il cuore rallentare i battiti.
Doveva
fare il punto della situazione. Doveva razionalizzare.
È
l’unico modo che ho per tirarmi
fuori da questa situazione.
Non
era
ferito, punto primo. E cosa più importante: aveva ancora la
sua bacchetta.
Anche
se
non aveva idea di dove si trovasse.
Si
guardò
attorno, muovendo cauti passi, frugando con lo sguardo ogni cespuglio,
ogni
minimo angolo. Si trovava sotto un lieve dirupo, che digradava
bruscamente fino
a terminare con alberi fitti, da cui era difficile intravedere qualcosa.
Poteva
trovarsi ovunque. Non aveva nessun
punto di riferimento e correndo aveva sentito l’ululato
dell’incantesimo. Era
quindi uscito dalla barriera protetta dalla magia.
Perfetto.
Siamo io, il Naga e una
mezza dozzina di altre creature mortifere.
Il
Naga…
sì, non c’erano dubbi. Era lo stesso essere che
aveva visto nella Gazzetta di
quella mattina.
Impossibile
dire come ci fosse finito, nella Foresta Proibita, a miglia da
Edimburgo.
Ma
non
era questo il punto.
Il
punto
è che stava cacciando
lui.
Serrò
la
presa sulla bacchetta. Era terrorizzato, certo, ma c’era una
parte di lui che
era irrazionalmente furiosa.
Io non sono
una preda.
Gli
uscì
dalle viscere, quella frase. Forte, chiara.
Era
folle
quello che stava per fare. Sì, da pazzi. Ma anche
razionalmente, non aveva
nessuna speranza di fuggire in eterno da quel Naga: era veloce, era
grosso, era
un guerriero, come avevano letto quella mattina.
Pensare
di batterlo sul suo stesso terreno, credere di potersi nascondere
finché
qualcuno – non ben precisato – fosse venuto a
salvarlo era ancora più idiota.
Si
era
perso in mezzo ad una foresta che si estendeva per chilometri, a lui
sconosciuta. E più si sarebbe addentrato più i
pericoli sarebbero aumentati.
Doveva
fermarsi.
E capire.
Perché
me? Perché non ha inseguito
Al? Ha un istinto animale. E gli animali attaccano sempre la preda
più debole.
Puntò
la
bacchetta di fronte a sé.
“Vieni fuori. Sono stanco di scappare.”
Pronunciò con voce ferma. La mano che
reggeva la bacchetta pregava di tremare, ma Tom glielo
impedì.
La
paura,
era la paura che aveva spinto
quella
bestia a giocare con lui.
Sentì
un
fruscio. Tese i sensi e ripeté. “Vieni fuori! Vuoi
me? Sono qui! Non scappo
più. È chiaro? Non
scappo più!” urlò
furioso.
Questo mi
farà diventare membro
onorario dei Grifondoro.
Pensò
con
amara ironia.
Sentì
un
sibilo e si sentì scaraventato contro un albero.
Serrò la presa sul manico
della bacchetta, che fortunatamente non gli sfuggì dalle
mani.
Il Naga si palesò, con un orrendo ghigno. Sembrava
soddisfatto.
“… Combattere?” Chiese stentato.
Tom inspirò bruscamente. Respirare, era quello il segreto.
“Non credo di avere molta scelta.” rispose di
rimando. Poi non gli diede tempo
o nessun vantaggio. “Stupeficium!”
Gridò. La luce rossa partì dalla bacchetta. Ma il
Naga rimase in piedi.
Tom
sgranò gli occhi.
L’incantesimo.
Cosa…
Sentì
un suono
sgradevole, come se qualcuno raschiasse su una lavagna. Il Naga stava
ridendo. “Le
tue inutili… magie… sono
più… resistente.”
Grandioso. Era immune agli incantesimi. O forse quella sua pelle
squamosa, come
quella dei draghi, era dannatamente resistente.
Probabile.
“Ora…
a
me…” Non gli diede tempo. Con la gigantesca coda
sferzò nel terreno,
colpendogli le gambe. Crollò a terra, una seconda volta.
Stavolta sentì un
dolore acuto al gomito. Tentò di rialzarsi ma un secondo
colpo di coda lo
spinse di nuovo al suolo.
Il
Naga torreggiava
sopra di lui.
“Debole… così debole…
possibile?” sembrava divertirsi un mondo.
Bastardo
malato di etica guerriera.
Ti diverti? Vediamo se ti diverti con questo.
“Recido!” urlò
alzando la bacchetta al
cielo. L’incantesimo sfrecciò trai rami degli
alberi. Il Naga capì cosa stava
succedendo solo quando sentì un ramo, o meglio, una fronda,
piombargli in
testa. Crollò al suolo, mentre Tom scattò in
piedi.
Ma
l’aveva
sottovalutato. Lo capì quando con quella sua dannata coda si
rimise in piedi e
gli circondò il braccio, stringendo con forza.
Udì uno schiocco e un dolore
lancinante. Lasciò cadere la bacchetta, piegandosi in due.
“Piccolo… sciocco…” lo
sollevò da terra, tenendolo per il polso fratturato. Tom
sentì il dolore esplodere in milioni di schegge.
Urlò.
“Mostrami…
mostrami quello che sei…” sibilò,
scuotendolo. Tom serrò i denti per il dolore.
Cosa
voleva? Cosa diavolo voleva quel
mostro da lui?
Non
gli
diede tregua. Lo sbatté contro un albero, premendocelo
contro.
Tom
tossì.
“Mostrami…”
Cosa? Cosa dannato bastardo? Come so
gridare? Come crepo?!
Non riusciva neanche a parlare, tanto era il dolore e la
paura. Impotente,
ecco cos’era.
Uno
stupido ragazzino impotente.
Sentì
la
collera montargli dentro come un mare impetuoso. Partirgli dallo
stomaco,
esplodere, irradiarsi negli arti, fino alla punta delle dita.
Per
la
prima volta odiò.
Nessuno,
nessuno poteva permettersi di farlo sentire così.
Nessuno.
A
posteriori capì di aver agito come in preda ad una forza
sconosciuta. Afferrò
il Naga per la selva di collane che portava al collo. Strinse.
Muori.
Vide
il
ghigno del Naga spegnersi, e la faccia aggrottarsi mostruosamente. Vide
il
dolore nel suo volto mentre lanciava un urlo disumano, prima di
lasciarlo
andare.
Crollò
al
suolo, mentre il Naga si allontanava da lui, con le mani serrate sulla
testa,
come se un’emicrania spaventosa lo stesse lacerando.
Muori.
C’era
solo quella parola nella sua testa. La ripeteva all’infinito,
come una
preghiera. Come un ordine. Non riusciva a smettere.
Poi
sentì
come se qualcosa di enorme gli fosse atterrato accanto. Il rimbombo, la
terra
scuotersi. Vide una gigantesca ombra afferrare il Naga per la coda e
sbatterlo
al suolo. Sentì un ruggito.
Arriva la
cavalleria…
- pensò stancamente.
Poi
il
buio lo inghiottì.
****
Note:
E poi
non
dite che non vi do l’azione… :P
Comunque,
ecco una piccola precisazione sulle età dei nostri eroi e
l’anno che
frequentano, visti i casini che ho fatto nei precedenti capitoli.
Adesso
siamo nel 2022. Anno scolastico 2022-2023.
7°
anno
(17-18 anni): James/ Gemelli Scamandro/ Roxanne.
6°
anno
(16-17 anni): Thomas/Albus/Rose/Scorpius/Michel/Loki/Dominique (a
Beaux-Batons).
4°
anno
(14 anni): Lily/Hugo.
1°
anno
(11 anni a Beaux-Batons): Louis.
Teddy
ne
ha ventiquattro invece, mentre
Victoire ne ha ventidue.
Tutte le età sono state estrapolate da HP
Wiki e la pagina di HP di Wikipedia in italiano. Per alcune
ho un po’
abbozzato dato che non c’erano riferimenti precisi nella timeline.
Gli
altri
cugini, come Fred Jr, Molly e Lucy (le figlie di Percy), li ho
già fatti
diplomare oppure sono bambini. In fondo non si vede da nessuna parte le date di nascita.
Licenza
scrittoria. U_U
Per
chi
volesse vederla, ecco Roxanne:
Roxanne . Essendo figlia di Angelina, di colore sia
nel libro che nel
film, l’ho voluta immaginare così.
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