Anche quella sera Itadori era a
casa Yoshino.
Si era presentato alle sette e mezza in
punto, portando con sé una busta di cibo cinese comprato al ristorante
vicino, e alle sette e trentacinque lui e Junpei erano già seduti sul
divano con il tavolino davanti a loro apparecchiato e una pila di DVD
accanto.
La testa della madre di Junpei fece
capolino dalla porta della cucina. «Buona cena, ragazzi. Tornerò tardi
stasera, quindi non aspettarmi alzato, Junpei».
«D’accordo mamma, divertiti con le tue
amiche». Il ragazzo sorrise e salutò la madre con un gesto della mano.
Itadori fece altrettanto. «Arrivederci,
signora Nagi. Grazie dell’ospitalità come al solito!».
«È un piacere, Itadori. Ormai sei di
casa!». La donna richiuse il portone dell’ingresso dietro di sé,
lasciando i due alla decisione più importante di tutta la serata.
«Junpei, sbrigati a scegliere, i baozi
si fredderanno». Itadori fece sbattere più volte le punte delle
bacchette tra di loro, come fosse un granchio pronto a scagliarsi sulla
preda.
«Non so… Questo è il -B-movie per
eccellenza,» Junpei scosse “Sharknado” davanti al naso dell’altro, «ma
anche questo ha il suo fascino trash». “Piranha 3D” venne messo accanto
alla scatola ancora chiusa di dadini di pollo alla Gongbao. «Quale ti
piace di più tra questi due?».
Itadori sbuffò e afferrò il polso
dell’amico utilizzando le bacchette. «Non saprei, ma parlando di pesci
mangiatori di uomini mi è venuta ancora più fame».
Junpei non fece resistenza e lasciò che
Itadori si portasse il suo avambraccio alla bocca e lo mordicchiasse.
Rise, coccolato da quei leggeri morsetti. «Potresti anche aiutarmi,
scegliere il film è un rito sacro».
Itadori fece scorrere gli occhi alla
pila di DVD, soffermandosi su uno in particolare. «Perché quello è
diverso?», chiese – o, almeno, Junpei capì qualcosa del genere dalla
sua voce contro il braccio.
«Quale? Ah… Quello non è originale».
Prese la custodia di plastica nera e anonima e la aprì, rivelando un
DVD sony con un titolo scritto a pennarello indelebile: “Horror Take
Away”. «L’ho finito di scaricare proprio stamattina, ma non so se è il
tuo genere».
Solo allora Itadori si liberò la bocca.
«Da quando scarichi film anziché comprarli? Hai la casa piena di DVD
originali...».
Le guance di Junpei si tinsero di
rosso. «È un film italiano e non è ancora arrivato in Giappone… Volevo
davvero vederlo, così mi sono scaricato una versione inglese con i
sottotitoli in inglese... in teoria. Non ho ancora controllato».
«Oh, quanto dura?».
«Poco più di un’oretta».
«E non c’è con i sottotitoli in
Giapponese?».
«No, ma è un horror trash, non credo
sarà pieno di discorsoni… Non vi insegnato inglese alla vostra scuola
per stregoni?».
«Non a livelli da capire un film».
Junpei si rabbuiò un po’ e fece per
metterlo via, ma l’altro lo fermò.
«Ohi. Cos’è quell’espressione?».
«Quale?».
Itadori assottigliò lo sguardo. «Ti ho
visto. Non mi piace quando fai quell’espressione». Usò le bacchette
come un’estensione delle proprie dita e tracciò il contorno delle
labbra di Junpei. «Niente broncio. Guarderemo il film».
«Ne ho tanti, sceglierem––».
Itadori si alzò e glielo prese dalla
mano. «Dimmi a grandi linee di che parla, nel caso non capissi
qualcosa».
Junpei gli sorrise, grato. «Allora…
Parla di un pony-pizza serial killer che uccide le persone utilizzando
un tagliapizza elettrico gigante se queste ordinano la “pizza 237”, a
meno che non gli diano una lauta mancia, e tutto ruota attorno a delle
persone che devono stare sole in una casa e qualcuno di loro ordina
proprio quella pizza e non dà la mancia. C’è molto splatter da quanto
ho visto nel trailer».
Itadori inserì il DVD nel lettore e
accese la televisione. «L’idea è buona», disse andando a spegnere la
luce.
«Sì, ma dicono che la trama non sia
abbastanza solida, e nemmeno la regia». Junpei attese che l’altro
si sedesse di nuovo al proprio posto sul divano del soggiorno, prese il
telecomando, fece partire il film e recuperò il proprio baozi dalla
scatola.
«Dopotutto è la nostra serata
B-movie!», esclamò Itadori, prendendo a propria volta il panino al
vapore con ripieno di carne di maiale.
Solo la luce del televisore li
illuminava.
Il film partì e già dalle prime
immagini si poteva vedere che era in qualità ottima – niente
registrazioni in sala cinema di nascosto. Entrò in scena il pony-pizza
killer, a bordo del suo scooter per la consegna.
Il sesto senso di Itadori iniziò a
punzecchiarlo. Quel film era davvero troppo luminoso per essere un
horror, anche la fievole musica di sfondo era troppo allegra. Diede la
colpa alla nazionalità del lungometraggio e continuò a mangiare.
Afferrò
il cartone con le uova centenarie, ne prese una e l’altra la porse a
Junpei.
Appena il pony pizza scese dal suo
mezzo di trasporto disse qualcosa in inglese, ma non apparve nessun
sottotitolo.
«Cavolo...». Junpei prese il
telecomando e controllò le impostazioni, ma non c’erano sottotitoli
sciolti. «Itadori, mi dispiace. Interrompiamo».
«No, no. Lascialo, va bene. Tanto tu
capisci l’inglese, no?». Lo stregone si mangiò l’uovo di anatra in un
sol boccone.
«Sì, ma...».
«Dura poco, dopo di questo sceglierò io
l’altro film».
Junpei gli sorrise e Itadori si
sciolse. Il sorriso del suo amico era la cosa più dolce ed emozionante
del mondo. «Grazie. Te lo traduco in diretta».
Ripresero a guardare il film.
Colei che aveva ordinato la pizza aprì
la porta e il campanello di allarme di Itadori iniziò a suonare. La
donna indossava una fine vestaglia da camera rosa shocking con una
scollatura da capogiro ed era truccata in maniera molto pesante –
troppo, per essere un trucco da casa. «Junpei, sei sicuro che sia il
film giusto?».
«Il titolo è quello e la trama mi pare
coincidere».
Itadori sbuffò; il suo sesto senso
continuava a insistere sul fatto che quello non fosse un horror.
Dopotutto era un giovane adolescente in piena tempesta ormonale che
aveva vissuto anni con il nonno duro d’orecchi: un’ottima scusa per
potersi sparare un sacco di pornazzi. Ne aveva visti davvero parecchi,
e i seni a forma di palloncino taglia XXL proprio come quelli
dell’attrice erano molto comuni nell’industria della pornografia. «Temo
non sia un horror, sai?».
«Dagli il tempo di carburare...».
Junpei rispose un po’ piccato. Non gli piaceva quando l’amico parlava
durante i film.
La donna prese il cartone della pizza,
i due ebbero uno scambio di battute, che il ragazzo più grande tradusse
alla buona: «La tipa non ha i soldi per pagare e l’altro le ha detto
che può pagarla con il suo corpo… Ora la squarterà, vedi?».
Itadori ghignò. «Sicuramente...».
La donna del film si aprì la vestaglia
e la fece calare oltre le spalle; essa cadde a terra con un piccolo
tonfo, mostrandone il corpo nudo, formoso e perfettamente depilato.
Dappertutto.
Gli occhi di Junpei diventarono della
stazza delle uova d’anatra mangiate poco prima, quando il pony-pizza si
aprì i pantaloni e una prepotente, mastodontica erezione saltò fuori
dalla sua biancheria.
I suoni umidi e affannati dei due che
condividevano un rapporto orale riempirono la stanza. Junpei era così
sconvolto e rosso da non riuscire a muoversi.
Itadori ancora ghignava. «Mi sa che
anziché squartarla la aprirà in due!». Si stiracchiò e stese le
braccia sulla spalliera imbottita del divano. «Qualcuno deve aver fatto
uno scherzone on-line e ha messo un porno anziché il film originale!».
Junpei era così imbarazzato che pregò
di essere mangiato vivo dal divano. «Scusa, io… non avevo
controllato...».
«Ah, non scusarti, mi pare un pornazzo
più che valido per una serata tra maschi…».
Condividere un porno con il ragazzo che
gli piaceva sembrava essere un’ottima improvvisata.