Magari chissà...

di supersara
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 Magari chissà...
 

Era una mattina come tante altre, suo padre lo stava accompagnando a scuola, ed erano fermi al solito incrocio. Sesshomaru guardava le palazzine fuori dal finestrino.
Ma quel giorno era diverso…
A volte sembra che la vita giri attorno a una serie di coincidenze, che portano nel posto sbagliato al momento sbagliato o nel posto giusto al momento giusto.
Sesshomaru era poco più che un ragazzino quando capì che, se fosse arrivato in tempo, avrebbe fatto la differenza.
Una donna stava picchiando una bambina su un terrazzo al terzo piano. Lui non si era scomposto troppo, non era così strano vedere una madre che infieriva sulla figlia, ma una brutta sensazione lo aveva invaso. Sentiva come se stesse per succedere qualcosa. Il semaforo non scattava, suo padre continuava a tenere gli occhi fissi sulla strada. A volte l’istinto impone di essere seguito, e Sesshomaru non stette troppo a pensarci. Semplicemente si tolse la cintura e uscì dall’auto per correre sotto il balcone. Nello stesso istante, la donna aveva sollevato la bambina da terra e l’aveva sospesa nel vuoto, buttandola giù come se fosse una bambola di cui disfarsi.
Sesshomaru allargò leggermente le gambe, per sentirsi più saldo sul terreno, e aprì le braccia spostandosi sotto la bambina. Tutto si era giocato in un istante: se il semaforo fosse scattato prima, se fosse sceso un secondo dopo dall’auto, se non avesse alzato lo sguardo in quel preciso momento, non sarebbe andata così.
Nell’impatto era caduto e si era rotto un braccio, ma aveva evitato la tragedia. Era un eroe, o almeno così dichiararono i notiziari.
Pochi giorni dopo andò a trovare quella bambina in ospedale. Non se lo sapeva spiegare, ma fra loro era nato qualcosa, un legame indissolubile. Voleva che fosse al sicuro, che fosse felice perché, in qualche modo, si sentiva responsabile di quella vita che aveva salvato. Nel tempo continuò a starle vicino, vegliando su di lei.
Dieci anni erano passati da quel giorno. Rin, così si chiamava, ora aveva quattordici anni. Era cresciuta con una famiglia affidataria ed era felice, anche se un pensiero fisso l’attanagliava.
-Smettila- la rimproverò cercando di restare freddo.
-No! Ti ho chiesto soltanto un bacio!- replicò, cocciuta come solo una ragazzina sapeva essere.
- Dovresti pensare alle cose importanti! Quando la finirai con questa storia?- Sesshomaru aveva ventiquattro anni, l’aveva sempre vista come una sorellina da proteggere.
-Mai!-
-Quando riordinerai la tua stanza, per esempio? Quando farai i compiti?-
-Quando, quando, quando…- lo vezzeggiò Rin -Mi chiedi sempre quando farò questo, quando farò quello, ma chi se ne frega! Non importa quando!- era indispettita per l’ennesimo rifiuto.
Il ragazzo sospirò pensando che invece il momento, il quando, fosse fondamentale. Soprattutto per loro.
-Il tempo è molto importante, Rin- le disse seriamente, così seriamente da zittirla per qualche istante -Magari un giorno lo capirai-
Rin non gli chiese più nulla, si limitò a riflettere sul tempo e su cosa stesse cercando di dirle.
Sembrò quasi sollevata nell’abbracciarlo affettuosamente.
-Magari quando sarò più grande!- disse.
Magari chissà…




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