NOTA:
Uno dei
personaggi che comparirà nella storia, ovvero
Luca, non mi appartiene: è frutto della fantasia di
evelyn80, sua unica
ideatrice e mamma letteraria. Per la sua caratterizzazione e ogni altra
informazione che lo riguarda, mi sono liberamente ispirata alle storie
contenute nella serie Luca,
che vi consiglio di leggere.
A Evelyn,
uno
dei motivi
per cui ogni giorno accedo a EFP col sorriso,
autrice
capace di
trasportarmi in mille mondi diversi,
amica
in grado di
rendere migliore la realtà –
lettrice
che
riempie ogni mia storia di parole troppo buone ed entusiasmo,
sorella
in grado
di capirmi al volo anche attraverso uno schermo.
Grazie
per aver
incrociato il mio cammino,
buon compleanno ♥
Ti
insegnerò
Il vento gelido di gennaio premeva con forza sui vetri
sottili della finestra, ma l’aria all’interno della
scuola di musica era
abbondantemente riscaldata e io avevo cominciato a sudare sotto la
camicia
pesante che indossavo. Mi passai una mano sulla fronte per scacciare
alcune
ciocche che vi si erano depositate e ripresi ad accordare la mia
adorata
Stratosambora, fedele compagna di avventure a sei corde. Generalmente
il
martedì dalle cinque alle sei del pomeriggio avevo sempre
un’ora buca, che di
solito utilizzavo per perfezionare la mia tecnica o strutturare le
lezioni che
mi avrebbero occupato per il resto della serata.
Ancora con la chitarra a tracolla, mi accostai al tavolo
su cui avevo poggiato la mia cartella di appunti e spartiti e cominciai
a sfogliare
le pagine. Quel giorno avevo intenzione di proporre a Giacomo, il
ragazzino che
seguivo dalle sette alle otto, un nuovo brano da imparare che non fosse
troppo
difficile. Avevo selezionato alcune canzoni degli AC/DC, ma ancora non
avevo
scelto quale fosse la più adatta alla situazione.
Mentre consultavo gli spartiti che avevo stampato quella
mattina, udii la porta della stanza aprirsi piano e rompere il
silenzio.
Sollevai di scatto il capo con sorpresa: non aspettavo nessuno.
Sulla soglia aveva fatto capolino un ragazzo dal volto
pallido che non avevo mai visto prima; i suoi occhioni nocciola
saettavano in
ogni direzione ed esaminavano l’ambiente, riflettendo lo
spaesamento del loro
proprietario.
Allora improvvisamente mi ricordai che, qualche giorno
prima, Marilena mi aveva comunicato che finalmente si era presentato un
nuovo
allievo alla Factory Music interessato a imparare la chitarra, quindi
l’ora
buca del martedì sera sarebbe stata colmata a partire da
quella settimana.
Peccato che mi ero totalmente scordato di segnarlo in agenda!
Sorrisi al nuovo arrivato, mi sfilai la chitarra che
avevo ancora appesa addosso e mi alzai, facendo cenno al ragazzo di
entrare.
“Ciao! Sei tu il nuovo allievo? Vieni, accomodati!”
lo invitai cordialmente.
Lui annuì e accennò un sorriso, poi mosse qualche
passo
avanti e si richiuse con delicatezza la porta alle spalla. Solo allora
mi resi
conto che in spalla aveva una custodia, contenente con tutta
probabilità una
chitarra classica.
Mi accostai e gli tesi la mano. “Molto piacere, Luca,
l’insegnante di chitarra. Tu invece
sei…?”
Lui me la strinse. “Laerte. Sono qui per…
perfezionare
alcune cose” spiegò con un leggero imbarazzo.
Aveva parlato a voce bassa, come
se fosse incerto sulle sue stesse parole, ma la vena di gentilezza nel
suo
timbro mi fece sorridere.
“Vieni, siediti e poggia pure le tue cose.” Feci
cenno
verso una sedia esattamente davanti a quella che avevo occupato io poco
prima.
“Sai già suonare qualcosa?”
“Sì, cioè, non proprio…
giusto le basi, e da autodidatta
ho imparato qualche cover molto semplice, ma non so fare
tanto.”
Lo osservai mentre si sfilava il pesante giubbotto
grigio, rivelando un abbigliamento semplice e decisamente insolito per
un
ragazzino della sua età. Doveva avere all’incirca
diciassette anni, ma più che
un adolescente aveva l’aria di un caotico mix tra un bambino
e un adulto: i
suoi movimenti misurati e timidi tradivano un autocontrollo che neppure
io ero
certo di avere, e andavano del tutto in contrasto col suo viso
arrotondato, dai
lineamenti ancora fanciulleschi e incorniciato da capelli castano
chiaro mossi
e lunghi fin quasi alle spalle.
Tutto sommato mi faceva una gran tenerezza e non potei
fare a meno di pensare che un po’ mi assomigliava.
Una volta che Laerte si fu accomodato, imbracciai
nuovamente la mia chitarra e gli rivolsi un sorriso. “Allora,
che musica ti
piace?”
Lui cercò di sostenere il mio sguardo, ma non mi
sfuggì
il dettaglio delle dita che giocherellavano con la tracolla della sua
custodia.
“Non tanta roba in realtà. Ed Sheeran, Coldplay,
Bastille… cose del genere.”
Musica decisamente più pop rispetto ai miei soliti
ascolti, ma non era un problema: ero abituato a seguire allievi con le
più
disparate preferenze musicali. Annuii e mi sedetti di fronte a lui.
“D’accordo.
Senti Laerte, per capire come muoverci devo capire da che base stiamo
partendo,
quindi che ne dici di farmi sentire come suoni? Se preferisci puoi
anche
scegliere qualche canzone che hai già provato, se non la
ricordi posso cercare
le partiture su internet” gli proposi, sperando di riuscire a
metterlo a suo
agio.
“In realtà” ribatté lui non
appena conclusi col mio
discorso, per poi arrestarsi di botto e abbassare lo sguardo.
“In realtà?” mi
incuriosii, incitandolo a
continuare.
“No, niente, è che…”
Mi sporsi appena in avanti e lo scrutai con fare
rassicurante. “Ehi, che c’è? Che volevi
dire? Puoi parlare tranquillamente con
me, non mordo mica!” ridacchiai appena sulle ultime parole.
Le guance di Laerte si imporporarono appena, ma dopo un
respiro profondo prese coraggio e tornò a guardarmi.
“In realtà a me servirebbe
qualcosa di preciso. So che può sembrare una fesseria,
perché qui si viene per
imparare passo dopo passo e senza le basi non si va da nessuna parte,
ma… mi
servirebbe imparare a comporre.”
“Comporre?” ripetei, effettivamente spiazzato da
quella
richiesta. La scrittura di brani era qualcosa a cui prima o poi si
arrivava,
alcuni dei miei allievi avevano composto interi album insieme alle
rispettive
band, ma che qualcuno si presentasse da me con quell’esigenza
non mi era mai
capitato prima.
“Già.” Sorrise imbarazzato. “E
avrei anche una certa
fretta. Lo so, non dovrei permettermi di fare richieste del genere
ma…”
“Okay” lo interruppi, riflettendo sul da farsi.
“Se ciò
che ti spinge è un motivo importante, vedremo di fare
qualcosa. Entro quando ti
servirebbe comporre il pezzo?”
Lui mi lanciò un’occhiata stranita –
forse non si
aspettava una risposta affermativa da parte mia – e si
portò indietro i capelli
con un gesto nervoso. “Diciamo… due settimane,
circa.”
Allora capii.
Gennaio stava volgendo al termine, il che significava che
una quindicina di giorni più tardi ci sarebbe stata la festa
più attesa da
tutti gli innamorati.
Sorrisi, mi sfilai nuovamente la chitarra di dosso e mi
sporsi ancor più verso il mio allievo, poggiando gli
avambracci sulle cosce e
assumendo un atteggiamento complice. “Di chi si
tratta?”
“Come?” ribatté lui, cadendo dalle
nuvole.
“Voglio dire… chi è lei?
O eventualmente lui?”
Il volto di Laerte andò completamente a fuoco e i suoi
occhioni da bimbo ricominciarono a saettare da una parte
all’altra della
stanza, come fossero in cerca di una via di fuga.
Ridacchiai, intenerito e al contempo soddisfatto di aver
indovinato quale fosse il suo obiettivo; il ragazzo non aveva bisogno
di
aggiungere altro per confermare la mia ipotesi.
“Ma veramente io…” balbettò
dopo qualche secondo.
Gli strizzai l’occhio. “Non
c’è niente di cui
vergognarsi, te lo posso assicurare! Dovresti essere contento di avere
una
persona dentro il cuore talmente speciale da volerle dedicare una
canzone, è un
pensiero bellissimo da parte tua e sarà un regalo magnifico
per la fortunata o
il fortunato. E poi, te lo dico per esperienza, la musica funziona
sempre per
queste cose!”
Forse stavo esagerando, non avevo il diritto di ficcare
il naso nei fatti di quel ragazzo che avevo appena conosciuto, ma ce la
stavo
mettendo tutta per farlo uscire dal suo guscio di timidezza: mi piaceva
instaurare un rapporto amichevole con i miei alunni, soprattutto quando
si
trattava di lezioni individuali con persone che reputavo mie pari.
“Veramente io mi sento soltanto patetico” si
lasciò
sfuggire, lo sguardo puntato sulle mani che teneva abbandonate in
grembo.
Mi faceva una tenerezza incredibile.
“Non dovresti. Sai per caso che musica ascolta? È
utile
saperlo per comporre qualcosa di adatto!” Ormai mi ero messo
in testa di
aiutarlo a scrivere la canzone per San Valentino, la mia parte
più sentimentale
non poteva restare indifferente.
“Non so nemmeno se le piace della musica, non la conosco
quasi per niente. Solo che è l’unica cosa che
più o meno so fare, per questo ho
pensato a una canzone.”
Sorrisi per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti.
“Sei venuto dalla persona giusta. Sarò ben lieto
di aiutarti a conquistarla!”
“Ma non ho nessuna intenzione di farle sapere che sono io
il mittente” precisò subito lui.
“Come sarebbe a dire che non vuoi firmarti?”
Lui si strinse nelle spalle e abbozzò un sorrisetto.
“Non ci siamo, Laerte.” Ripresi in mano la mia
chitarra e
feci un cenno verso la custodia poggiata al lato della sedia.
“Mettiamoci a
suonare ora. E vedrai che alla fine verrà fuori qualcosa di
così bello che vorrai
metterci la faccia.”
Lui si chinò per tirare la cerniera e liberare il suo
strumento. “Non ci giurerei.”
“Facciamo così: se mi prometti che renderai palese
la tua
identità a questa ragazza, alla fine di ogni lezione ti
racconterò un aneddoto
in cui la musica mi ha aiutato ad avere successo con le ragazze. Ci
stai?”
tentai di negoziare allora.
Laerte, una volta imbracciata la sua chitarra classica in
legno chiaro, sostenne il mio sguardo per qualche secondo con
espressione seria
e infine scoppiò a ridere. “No!”
Risi a mia volta, felice di vederlo finalmente a suo agio.,
convincerlo non sarebbe stata impresa facile, ma mi ero affezionato
subito a
quel ragazzino dal viso arrotondato e volevo assolutamente un lieto
fine per
lui.
“Oggi non ho portato la classica, ma ci arrangeremo in
qualche modo” affermai, picchiettando piano con due dita sul
legno della mia
sei corde elettrica. “Sei pronto?”
Lui si assicurò che il suo strumento fosse ben accordato
– dimostrava già una gran dimestichezza in questo
passaggio – e poi mi sorrise,
il primo vero sorriso da quando aveva fatto il suo ingresso nella
stanza.
Avremmo lavorato alla grande insieme, ne ero certo.
♥
♥ ♥
AUGURI EVELYYYYYYYYYYYYYYN!!!!!!!!! *_______________*
Sorella mia, SORELLA MIA! Ti ricordi quando, tempo
addietro, abbiamo parlato di unire le nostre serie e io ti avevo
accennato al
fatto che un mio personaggio si adattava benissimo al tuo Luca? Ecco,
ho
approfittato del tuo compleanno per dare vita a quest’idea
che mi frullava in
mente da SECOLI e contemporaneamente omaggiare il tuo fantastico OC,
che ho
imparato ad amare proprio grazie alle tue storie *-*
So che non è un granché come regalo, ma spero
almeno che
ti abbia fatto piacere e soprattutto di non aver stravolto la
caratterizzazione
di Luca!
Abbiate tutti quanti pietà di me, ho l’ispirazione
di una
pietra fossile in questo periodo T.T
Ma bando alle ciance, passo subito alle spiegazioni e
alle notine!
Innanzitutto, Luca è l’OC di Evelyn e il
principale
protagonista della sua serie “Luca”, di cui ho
fornito il link a inizio storia.
Vi consiglio caldamente di andare a dare un’occhiata alle
storie che ne fanno
parte, perché sono una più bella
dell’altra (sarà che dietro
c’è un’autrice
super talentuosa) *________*
Non voglio dilungarmi con spiegoni chilometrici che
finirebbero per spoilerare tutta la serie, ma per capire la shot vi
basterà
sapere che Luca è un ragazzo di circa trent’anni
che ama profondamente suonare
la chitarra, è insegnante dello strumento alla scuola di
musica Factory Music e
tra le altre cose suona in una tribute band assieme a suo fratello e
due suoi
amici. La sua chitarra nella storia (e nella serie di Evelyn) viene
chiamata
Stratosambora dal suo proprietario perché è una
Fender Stratocaster Richie
Sambora, appunto ^^
Per quanto riguarda il suo carattere, spero abbiate
trovato abbastanza esaustiva la mia storia!
Passando a Laerte…
Ora, chi di voi ha seguito la mia raccolta di drabbles
“Ventiquattro passi che ci separano dal Natale”
forse si ricorderà due drabble
tra loro collegate, ovvero San
Valentino
e La
ragazza girasole. Per chi non le avesse lette, la
prima parla di
una ragazza che frequenta il liceo e il giorno di San Valentino riceve
una
micro SD da un mittente anonimo, contenente una canzone registrata solo
con
voce e chitarra e dedicata a lei; la seconda invece, dal POV del
ragazzo,
racconta ciò che prova lui nel comporre la canzone e pensare
alla ragazza che gli
ha rubato il cuore.
ECCO, QUEL RAGAZZO È ESATTAMENTE LAERTE, VE LO PRESENTO!!!
E non so voi, ma io lo amo già con tutta me stessa, bimbo
*_______*
Perché l’ho inserito proprio nella serie Anime
sorelle?
Who knows, eheheheh ;)
Vi ho già annoiato abbastanza, quindi non mi resta che
ringraziarvi per essere arrivati fin qui e fare ancora TANTISSIMI
AUGURI DI
BUON COMPLEANNO a Evelyn, autrice fenomenale, amica preziosa e
sorellona
acquisita :3
Alla prossimaaaa! ♥
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