Amore tra le righe

di clairemonchelepausini
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Prologo
 
 
 La sua vita non era di certo stata una passeggiata, avrebbe potuto riempire quotidiani, riviste e molto altro raccontandosi. Non che questo non fosse già accaduto.
Rebecca aveva sempre saputo tirar fuori il suo carattere, non aveva permesso a ciò che le era successo di determinare che tipo di persona sarebbe diventata.
Era sempre stata forte, coraggiosa e determinata, nonostante ciò le bastava chiudere gli occhi la sera per far si che il passato tornasse a tormentarla. E alcune sere erano più difficili di altre, e quella… quella sembrava una di quelle sere. «Non può essere tornato» si disse, iniziando a insaponarsi per poi sussultare ad ogni minimo rumore.
«Sarei già stata informata» continuò ancora a convincersi invano, ma quando del sapone finì nei suoi occhi e rimase accecata per qualche minuto, i battiti del cuore iniziarono ad aumentare e lei incominciò a tremare, mentre il fiato si fece sempre più corto.
«Ricomponiti» s’impose burbera con se stessa mentre passava a sciacquarsi il viso, il corpo e i capelli.
Uscì dal vano doccia ancora scossa, ma aveva la quasi certezza che fosse solo una sua paranoia.
Doveva essere così.
Non poteva rivivere di nuovo tutto.
Non un’altra volta.
Rebecca s’infilò le pantofole e poco dopo fu raggiunta dalla sua dolce amica a quattro zampe. Trilly iniziò a miagolare, a girarle intorno fino a quando lei non si chinò e prese ad accarezzarla. Quella piccola palla di pelo l’aveva seguito da Cervesina, non riusciva proprio a staccarsi e, sì, in qualche modo riusciva sempre a capire quando starle vicino.
Non era ancora pronta per rompere la sua bolla di pace, ma sapeva che doveva riprendersi in fretta perché la nonna sarebbe arrivata di lì a poco.
Si era appena rivestita quando sentì dei passi farsi sempre più vicino; sulle labbra si accentuò velocemente un sorriso.
«E’ pronto in tavola paperella» affermò la nonna davanti alla porta sorridendo, mentre si passava le mani sul grembiule che stava ancora indossando.
«Carla» la chiamò lei per infastidirla, sapeva quanto odiava sentirsi chiamare così, tuttavia quella sera decise di non ribattere.
Rebecca sperava di iniziare una piccola lotta, ma il viso della nonna le sembrò tirato e preoccupato e non sarebbe stata lei a chiederle. Dopotutto sua nonna meritava di avere i suoi segreti, soprattutto se ciò riguardava il suo cuore ancora dolorante. «Sì, arrivo» replicò lei, lanciandole un’occhiata per il nomignolo con cui ancora si ostinava a chiamarla.
L’anziana si avviò sorridendo, lasciando Rebecca in camera ad alzare gli occhi al cielo, circondata dai ricordi che quel nomignolo conservava. Era una donna adulta, eppure non era riuscita a farle smettere di chiamarla in quel modo.
Si alzò e si diresse in cucina, ma prima di oltrepassare la porta il suo sguardo cadde sulla fotografia che teneva sulla scrivania.
Un ricordo che custodiva gelosamente.




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