Desperate Times Call for Desperate Measures - A mali estremi, estremi rimedi di Sleepyheadven_ita (/viewuser.php?uid=1023484)
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Eccoci all’ultimo capitolo!
Se avessi dovuto lasciare una recensione scritta a questa storia, avrei
detto che complessivamente l’autrice si era inventata una trama
frizzante, godibile, tenera nel suo genere. Ma avrei dovuto anche
aggiungere che come storia presenta a mio parere anche molti difetti: a
tratti i personaggi sono eccessivamente stereotipati, la stesura non è
precisa e presenta lacune logiche in certi passaggi. Sebbene sia di
ambientazione AU, quindi in un contesto che poteva mantenersi molto
libero,forse lo ha fatto anche troppo.
Considerando che Sleepyheadven doveva avere forse nemmeno vent’anni
compiuti quando l’ha scritta è un buon lavoro, e se avesse continuato a
scrivere probabilmente a quest’ora chissà come sarebbe diventata brava.
Dal suo account su Ao3 mi pare che non l’abbia fatto, peccato, ma le
auguro ogni bene per qualsiasi cosa abbia fatto nella sua vita,
purtroppo l’ho completamente persa di vista da quel periodo lì.
Vi chiederete dunque, ma se questa storia ti è piaciuta relativamente,
perché hai sentito l’esigenza di farne una traduzione?
Semplice: perché qualcuno in questa sezione, in questo sito, ha deciso
deliberatamente quattro anni fa di tradurla sommariamente e spacciarla
per sua, e questo mi ha personalmente indignata tanto, principalmente
per due ragioni
La prima, quella ovvia: da una che scrive a sua volta, so che richiede
impegno e fatica farlo, perché quando scrivi una storia devi fare
necessariamente uno sforzo logico per renderla interessante,
significativa, coerente con le tue idee e per il lettore da leggere, e
chi di voi scrive sa che persino per una semplice fan fiction non è
nient’affatto facile tutto questo. Prendersi questo lavoro
intellettuale già fatto e spacciarlo per proprio, beh, non va bene, ma
proprio per niente.
La seconda cosa che mi ha indignata è che questa persona pensava di
farla franca, forse perché credeva di essere l’unica a leggere da siti
internazionali o addirittura ad avere le competenze linguistiche per
farlo… ci voleva fregare, diciamo le cose come stanno.
Quello che è fatto è fatto, e dopo qualche anno non pensiamoci più. Vi
lascio a questo breve capitoletto finale sperando che, mentre
correggevo quello che considero un torto, di avervi anche fatto
divertire, sebbene ci sia voluto così tanto per vederla finita.
Andate da Sleepyheadven
e riempitela di kudos e di recensioni se potete, anche se è passato un
po’ di tempo sono certa che apprezzerà!
Un saluto affettuoso dalla lenta e rompiscatole traduttrice,
FoolThatIam
“Come sto?”
Hanji aveva fatto un balzo fuori dal bagno con un sorriso luminoso,
facendo goffamente una giravolta per fargli vedere il vestito.
Lo sguardo annoiato di Levi si era addolcito quando si era posato su di
lei, ammirando quanto fosse carina in quel momento. La luce del sole
che arrivava dalla finestra alla loro destra faceva risaltare
delicatamente la sua abbronzatura, e Levi si era rifiutato di ammettere
che il cervello gli fosse andato in pappa a quella vista.
“Bellissima” era stato capace di dire, quasi strozzandosi.
Hanji si era rallegrata al complimento, tirando fuori una risata
rumorosa che aveva colorato le guance pallide di Levi.
“Oddio, non ci posso credere che mi hai appena detto una cosa simile.”
Levi aveva rotolato gli occhi al cielo a quelle parole, avvicinandosi a
lei e afferrando il suo mento spingendola a guardare in basso.
“Ti manca qualcosa, cretina.” Aveva notato, buttandolo lì come un dato
di fatto, guardando i suoi occhi marroni guardarsi intorno in
confusione.
“Cosa?” Aveva chiesto Hanji inclinando la testa.
“I tuoi occhiali di merda”
Si era sorpresa di sentire quelle parole, ma aveva subito fatto
un'espressione disinvolta, almeno esteriormente. “Ah, mi è stato
specificatamente detto di non metterli stasera” aveva detto guardando
in alto, sembrando più che infastidita mentre le parole uscivano dalla
bocca.
“E seguirai queste indicazioni?” Aveva chiesto Levi alzando un
sopracciglio.
Hanji aveva lasciato che un sorriso le ingentilisse le labbra.”No.”
Aveva risposto scuotendo la testa, abbassandosi appena e dandogli un
bacio veloce sulle labbra. “Penso di essere stata abbastanza insultata
e fatta oggetto di prepotenza. È il mio turno di ribellarmi, sai?”
Levi avevano annuito, nascondendo la sua soddisfazione con cura mentre
si staccava da quell'abbraccio. Si era guardato nell'alto specchio che
stava nell'angolo della stanza, aggiustandosi la cravatta.
”È pronta?”* Aveva chiesto senza espressione, giusto per chiudere
quella conversazione.
“Penso di sì” aveva risposto Hanji non troppo convinta, camminando
verso l'armadio per prendere i suoi occhiali dalla montatura nera. Gli
aveva messi frettolosamente sul naso, le macchie di colore confuse
avevano riacquistato un contorno.
“Che dici, ci avventuriamo di sotto mio caro?” Gli aveva detto
offrendogli il braccio, che lui aveva preso dopo un momento di
contemplazione.
~
La cerimonia matrimoniale era stata lunga e stancante. O perlomeno lo
era stata dal punto di vista di Levi. Si era seduto controvoglia vicino
a Jean, il ragazzino chiacchierone del coffe shop, e all'umorale zia di
Hanji. I suoi occhi chiari avevano visto Eren dondolare le gambe avanti
indietro impaziente, ogni tanto gli usciva un lamento a voce alta,
prima che suo padre lo sgridasse per farlo stare zitto. Sua madre,
Carla, sedeva in silenzio vicino a Elizabeth, un caldo sorriso le
illuminava il volto mentre la cerimonia andava avanti. Più importante
di tutti era la donna con cui si era ritrovato incredibilmente in una
relazione, che stava dritta e graziosa accanto a lei.
Il vestito le si era sgualcito ad un certo punto, la pettinatura
intrecciata che Elizabeth le aveva fatto fare stava cominciando a
disfarsi. Gli occhiali spessi che sua madre le aveva intimato di non
mettersi se ne stavano orgogliosamente sulla sua faccia, ingrandendo i
suoi occhi color cioccolato.
Con abilità raffinata dall’esperienza, era riuscito a eliminare nella
sua testa il suono della voce di Nick ed Elizabeth. Quelle che
sembravano delle promesse infinite continuavano, straparlavano ancora e
ancora di quanto si adorassero l’un l'altra.
Hanji lo aveva salutato con la mano, non troppo discretamente, l'uomo
con i capelli corvini gli aveva restituito uno sguardo senza
particolare espressione, scuotendo la testa a quel gesto.
Era raggiante mentre se ne stava lì in piedi. Aveva un sorriso luminoso
mentre guardava la coppia con un misto di genuina felicità per la madre
e di sollievo per non dover avere a che fare con lei, nel caso tutto
fosse andato a rotoli.
Adesso, dopo la cerimonia, sarebbero potuti entrambi volare a casa il
giorno dopo. Levi non aveva una grande esperienza in proposito di
relazioni amorose, quindi si chiedeva se la sua lingua tagliente lo
avrebbe messo nel guai ad un certo punto. Sarebbe stato capace di
gestire il disordinato modo di vivere che Hanji aveva fatto suo?
L'aveva guardata, e il modo in cui esasperatamente gli faceva
l'occhietto gli aveva dato una risposta; assolutamente sì.
“E adesso vi pronuncio marito e moglie, puoi baciare la sposa.” Aveva
detto l'officiante alzando la voce per farsi sentire, e Levi aveva
osservato annoiato mentre la coppia si abbracciava e si concedeva un
breve bacio. L'eccentrica risatina di Elizabeth aveva risuonato nella
chiesa non appena si erano staccati, insieme ad incitazioni gioiose
applausi. Levi aveva guardato alla sua destra dove Melanie sedeva e
guardava la scena con un'espressione stoica, mentre Sasha sorrideva e
applaudiva.
Il ragazzino con i capelli biondo cenere seduto accanto a lui stava
applaudendo riluttante, gli occhi fissi su un particolare ragazzino con
i capelli biondi, prima di chinarsi lentamente verso l'uomo capelli
corvini.
“Quanto pensi che dureranno?” Aveva riso, la sua voce usciva con un
forte accento francese. Levi aveva ruotato gli occhi al cielo, non
voleva essere disturbato da queste facezie.
~
“Non ci posso credere che non ti sei portato qualcosa per tenerti
occupato durante il volo. Di nuovo.” Hanji aveva scosso la testa, e
Levi aveva spostato gli occhi dal finestrino per metterli sulla
scomposta brunetta che gli sedeva accanto.
“Non mi sembra che ci sia niente nemmeno tra le tue mani, faccia di
merda.” Aveva osservato Levi come a dire una cosa ovvia.
“Beh, speravo che ti fossi portato un libro o un film perché mi sono
dimenticata pure io.” Aveva ammesso con una risatina, la luce che
arrivava da fuori si rifletteva sulle sue lenti.
“Mi sa che sono bloccato a socializzare con te per le prossime undici
ore. Meraviglioso.” Aveva detto stancamente e senza un’espressione
particolare Levi.
Hanji aveva colto l'ironia nel suo tono e aveva riso alle sue parole,
andando a scompigliarli i capelli neri.
“Tu mi ami, nanetto! Ammettilo, non vorresti niente di diverso.” Aveva
detto con sicurezza, mentre lui la guardava accigliato tentando di
sistemarsi capelli.
“Ma che cazzo sei, fuori?” Le aveva sibilato, entrambi avevano notato
lo sguardo che la madre seduta davanti a loro si era voltata per
rivolgerli. Hanji le aveva sorriso come per scusarsi, Levi invece
l’aveva guardata malissimo.
“Occhio alle parole, caro” lo aveva ammonito scherzosamente Hanji. “E
per rispondere alla tua domanda di prima, no, sono ancora dentro
l'aereo.”**
“Sei una scema” aveva ribattuto Levi prontamente.
“Inoltre, essere fuori di sé dalla contentezza conta qualcosa?” aveva
aggiunto Hanji, ignorando del tutto le parole di quel brontolone del
suo ragazzo.
“No,” le aveva risposto Levi asciutto. “Ohi, almeno hai mangiato
qualcosa prima di lasciare l’hotel?” le aveva chiesto, ricordandosi di
come era scappata sotto la doccia mentre lui ordinava la colazione in
camera.
“Ho mangiato un sacchetto di patatine. Perché, sei preoccupato per me
amore mio?” lo aveva preso in giro, dandogli un colpetto con il gomito.
“Certo che lo sono, scema” le aveva risposto con un tono addolcito.
Hanji gli aveva rivolto un caldo sorriso, gli aveva afferrato il mento
e posato un bacio sulle labbra. “Apprezzo che ti preoccupi per me, ma
sto bene. Credimi, sono stata senza consumare un pasto decente anche
per molto più tempo.”
“Questo dovrebbe farmi stare più tranquillo?” aveva chiesto alzando un
sopracciglio.
“Certo che dovrebbe!”
All’improvviso, una voce calma era uscita dall’interfono istruendo
tutti i passeggeri di allacciarsi la cintura e di spegnere i
dispositivi elettronici che avevano portato con loro. Entrambi avevano
seguito le indicazioni e Hanji si era accomodata nel suo sedile
aderendo allo schienale, aspettando il decollo.
Levi aveva messo una mano tra le sue, si era voltata verso di lui
vedendo i suoi occhi chiari diretti al finestrino, il mento appoggiato
al palmo della sua mano. Guardarlo le suscitava un sentimento di
tenerezza, gli aveva stretto la mano.
Una cosa era certa, sarebbe stata per sempre grata a sua madre per i
suoi modi invadenti, perché se non fosse stato per lei era sicura che
quel momento sarebbe stato diverso da come effettivamente era. Forse
sarebbe stata seduta accanto ad un bambino in lacrime, o un vecchietto
puzzolente, e per questo era grata.
Avrebbe mai confessato a sua madre i suoi che l'aveva ingannata?
Probabilmente no. La loro altalenante relazione era migliorata nel
corso delle due settimane appena passate? No, non lo era - semmai, era
persino peggiorata. Ma per una volta non aveva rimpianto di essere
andata a trovarla, ed era qualcosa che poteva finalmente ammettere.
“Lo sai, sei un figo a modo tuo” gli aveva detto all’improvviso, il suo
tono era addolcito da una risata.
Levi l’aveva guardata di rimando, un sorrisetto gli increspava le
labbra. “Tu sembri a posto.”
No, aveva pensato Hanji, nessun rimpianto alcuno.
*Immagino si riferissero alla sposa, ma Sleepyheadven non lo specifica,
quindi non lo faccio nemmeno io.
**Qui c’era una battuta che tradotta in italiano preciso non avrebbe
avuto senso: "Are you fucking high?”, letteralmente: “Sei fottutamente
in alto?”, ma intendendo la parola high nel significato di strada,
quindi “Ma che ti sei drogata?” La risposta di Hanji era stata qualche
battuta dopo “[]no, seeing as we haven't taken off yet”, ovvero “no,
dato che non siamo ancora decollati”. In inglese ha un senso, in
italiano ho cercato di rendere la battuta come meglio potevo.
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