La
luce argentea della luna piena addolciva il colore blu cobalto del
cielo notturno e si diffondeva sul lussureggiante giardino attorno
all’accademia Wu Shi, come un sottile velo di seta.
I
richiami degli uccelli, ora deboli e malinconici, ora forti e
improvvisi, rompevano il silenzio, simili a richiami di spiriti
fuggiti dall’Oltretomba.
Raiden,
a passo calmo, lento, percorreva le strade di pietra dell’accademia.
In quel posto, scrigno di grate memorie, aveva conosciuto l’autentico
significato dei sentimenti.
E,
immerso nella quiete di una notte primaverile, si velava d’una
struggente bellezza.
Si
appoggiò ad una statua e chiuse gli occhi. Dopo un aspro,
crudele combattimento era riuscito a vincere Kronika, sua fiera
nemica e padrona del Tempo.
Si
era impadronito della sua Clessidra e della sua corona.
Con
il suo tuono, aveva posto termine a eterne e crudeli guerre.
Eppure,
quella vittoria, pur a lungo bramata, non aveva placato il suo senso
di avvilimento.
Ella,
col suo potere, aveva plasmato il suo destino e, ad ogni ripristino
del tempo, la sua collera era divampata.
Si
era tramutato in un crudele, sanguinario tiranno e Liu Kang, suo
amato allievo, era condannato a morte.
Tale,
fosco scenario si ripeteva, con crudele puntualità, in ogni
dimensione.
Per
non cadere nella trappola della rabbia, aveva deciso di liberare il
suo cuore dal gravame delle emozioni.
Sollevò
le labbra in un sorriso ironico. Aveva creduto di affrancarsi da
quelle suggestioni così umane.
Ma
quella magia, per quanto forte, non aveva annientato la sua umanità.
E
quella commozione, che illanguidiva il suo cuore, ne era prova
cristallina.
La
sua anima si smarriva nell’antica beltà di quel luogo e
si commuoveva davanti a quella luna fulgida.
E
quell’emozione, così vivida, gli rimembrava la radice
primigenia delle sue azioni.
L’amore,
in qualsiasi sua forma, era la fiamma degli esseri umani e
consentiva loro di andare oltre qualsiasi ostacolo.
Con
una deliberazione, potevano scegliere di elevare se stessi verso la
virtù o di precipitare nel fosco abisso del vizio.
Aveva
veduto tanti eroi spendere le loro vite per il prossimo, arsi da un
gagliardo sentimento di giustizia.
Quella
luce viva soverchiava, col suo fulgore, le ombre delle loro anime.
–
Sono
felice di avere fallito. Per la prima volta, sono contento di avere
sbagliato. – sussurrò. La sua umanità non era un
difetto.
L’amore,
in ogni suo colore, gli permetteva di vedere aspetti della realtà
che sfuggivano alla comprensione della razionalità.
E
gli dava la possibilità di provare gioie che, nei lunghi
millenni della sua esistenza, non aveva mai conosciuto.
Dei
passi interruppero le sue meditazioni.
Raiden
si girò e vide avanzare Liu Kang.
Accennò
ad un sorriso. In quella nuova realtà, nata dalla sconfitta di
Kronika, anche egli era rinato.
Lo
aveva veduto sbocciare nel suo splendore di combattente e il suo
cuore ardeva di gioia.
Si
compiaceva della sua forza e del suo cuore umano, lontano dagli
egoismi.
Il
giovane monaco si avvicinò al dio e, per alcuni istanti,
rimase silenzioso. Tante domande vorticavano nella sua mente, come
foglie secche sollevate dal vento.
Si
era avveduto di uno strano, artificioso riserbo nel contegno del suo
mentore.
Quel
sorriso, quando lo aveva veduto, era privo di affettazione, ma era
singolare una simile manifestazione.
Raiden
non cessava mai di proteggere il regno della Terra, ma sembrava
volere frapporre tra lui e loro un alto muro.
Cosa
lo aveva portato ad una simile risoluzione?
Perché
non si lasciava sfiorare da loro?
–
Hai
bisogno di chiedermi qualcosa, Liu Kang? – domandò il
dio del tuono.
–
Cosa
ti succede? – chiese, a sua volta, il monaco guerriero. La sua
domanda si era concretizzata.
Cosa
avrebbe risposto il suo maestro?
Per
alcuni istanti, la divinità tacque, quasi cercasse le parole
adatte.
–
Questo
non è il tempo originario, Liu Kang. In un’altra realtà,
io, semplice semidio, sono riuscito a sconfiggere Kronika, signora
del Tempo. – rispose Raiden.
–
Sui
libri dell’Accademia, ho letto di lei e della sua isola…
E così ora tu sei il sovrano del Tempo? – domandò
il giovane, stupito.
–
Sì.
Su di me, è ricaduto il compito di creare una nuova storia,
capace di donare la pace la Terra e agli altri regni. Ho avuto paura
di fallire, visti i miei penosi risultati nelle precedenti linee
temporali. – sospirò.
Abbassò
un poco le palpebre e le sue ciglia candide brillarono, come fossero
ricoperte di rugiada. Il suo dispotismo e la sua brama di sangue
avevano condannato a morte la Terra, malgrado i suoi sforzi tenaci.
I
suoi indomiti combattenti erano caduti e la colpa opprimeva il suo
cuore.
E
la ferita più profonda era Liu Kang.
Il
suo campione moriva in ogni realtà, per sua mano.
Tale
evento, per lui, era dilaniante, quasi gli avessero inflitto una
ferita nel petto.
–
Pur
di fermare questa ripetizione, ho preso una decisione estrema, che,
ora, mi appare ridicola. – continuò.
–
Quale?
– domandò il monaco combattente.
Il
sorriso sulle labbra del dio del tuono si accentuò.
–
Ho
creduto di potere allontanare la mia umanità con la magia. Ma
non è stato così. Un incantesimo, per quanto potente,
non è bastato. – continuò.
–
Ed
è sbagliato? – lo interrogò Liu Kang.
Raiden
si girò e, con un gesto deciso, si tolse il cappello.
I
suoi lunghi capelli candidi, come un’onda, scesero sulle
spalle, fin quasi a metà della schiena.
Un
sussulto, come una scossa, percorse il corpo del monaco. Quella
lunga e opulenta capigliatura accentuava la nobiltà del viso
del suo mentore…
Non
riusciva a non essere indifferente all’armonia di quel viso dai
lineamenti decisi, addolcito dal bagliore ceruleo delle iridi.
–
Ho
creduto che fosse sbagliato, ma non è così. I
sentimenti mi hanno permesso di vedere la realtà nella sua
completezza. L’amore e la compassione, senza razionalità,
sono distruttive, ma la razionalità, senza amore e
compassione, è fredda e crudele. E io sono felice di averlo
compreso. – concluse, sereno.
Liu
Kang aprì la bocca per parlare, ma la richiuse. Quante prove
aveva sopportato il suo mentore?
Tanti
errori, anche dolorosi, gravavano sulle sue spalle, ma le sue
decisioni erano state spinte dall’amore per l’umanità.
Non
giustificava diverse sue scelte, ma le colorava d’un senso meno
crudele.
Il
bene della Terra era stata la sua stella polare, oltre i suoi pur
forti e vivi sentimenti personali.
E
confermava la saggezza del suo mentore.
In
quel momento, aveva acquisito una serenità inattaccabile,
eppure non aveva smarrito la sua empatia per gli esseri umani e le
loro ombre.
Chinò
la testa. In lui, si mescolavano gli aspetti migliori della natura
divina e di quella umana.
Ed
egli non poteva essere imperturbabile, dinanzi ad una simile
meraviglia.
Liu
Kang poggiò la mano su quella di Raiden. Il suo animo si
riempiva di compassione per le prove sopportate dal suo maestro.
Gli
aculei acuminati delle prove avevano ferito il suo animo, eppure non
si era arreso.
Aveva
cercato e trovato un equilibrio spirituale che gli permettesse di
proteggere la Clessidra del Tempo.
Ma
non aveva perduto il contatto con loro.
D’istinto,
aumentò la stretta della sua mano su quella del dio del tuono.
Raiden,
colto di sorpresa da quel tocco, si girò e i suoi occhi
cerulei si specchiarono nelle iridi cupe di Liu Kang.
Il
monaco guerriero sussultò e il suo respiro accelerò,
sollevandogli il petto. Sotto quello sguardo interrogativo, si
sentiva indifeso e vulnerabile.
Eppure,
non era una sensazione sgradevole.
Anzi,
la voluttà si irradiava lungo tutto il suo corpo.
Bramava
un contatto più intimo con il suo mentore.
–
Che
cosa c’è, Liu Kang? – chiese.
Il
silenzio, per alcuni istanti, serrò le labbra del monaco.
No, non poteva ingannare se stesso.
Solo
una parola illuminava la realtà del suo cuore, pervaso da un
potente turbamento.
Non
desiderava più negare a se stesso quel sentimento vigoroso.
In
quella realtà, il suo animo era legato al suo mentore.
–
Raiden,
hai detto delle cose magnifiche, che mi hanno commosso. Ma io voglio
mostrarti il lato dolce dell’irrazionalità. Me lo
permetti? – chiese.
Un
sorriso sollevò le labbra del dio.
–
Certo.
Voi umani mi avete insegnato tanto. – rispose, gentile.
Liu
Kang si sollevò sulle punte dei piedi e le sue labbra,
gentili, si posarono su quelle del dio del tuono.
Sorpreso
da quel gesto, Raiden sbarrò gli occhi, poi le sue mani si
posarono sui fianchi di Liu Kang. Quel contatto era per lui fonte di
piacere.
Le
sue dita, leggere, si spostarono sul viso del suo allievo e
disegnarono le linee diritte della sua mascella e della sua
mandibola.
E’
magnifico…, pensò,
inebriato. La sua mente era
estasiata.
Aveva
creduto di avere raggiunto l’equilibrio, ma quel contatto aveva
ringagliardito desideri e brame a lungo taciuti.
Desiderava
quel contatto. Adorava Liu Kang.
Anzi,
ne era innamorato.
Il
suo affetto per Liu Kang si era venato di colori più accesi e
perturbanti.
Era
sorpreso dalla sua vibrante umanità, che scorreva in ogni
anfratto del suo corpo divino.
E
non voleva rinunciare a quell’emozione appena rivelata.
Qualche
istante dopo, i loro volti si separarono e la mano di Liu Kang,
leggera, sfiorò il viso di Raiden, come una foglia caduta da
un albero durante una giornata d’autunno.
–
Rimpiangi
qualcosa? – chiese.
Il
dio del tuono scosse la testa e i lunghi capelli d’argento
ondeggiarono attorno al suo capo.
–
No.
Non rimpiango nulla. Anzi, aiutami a conoscere meglio questa
irrazionalità dolcissima. – replicò, prima di
catturare le labbra di Liu Kang in un nuovo, ardente bacio.
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