147 giorni

di DANI1993
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Capitolo 14


 
 
EPILOGO POV SPIKE


 
Quando decidiamo che una situazione debba essere posta perentoriamente alla nostra disamina, bisogna fare in modo che essa ci giunga nella più totale indifferenza. Mi spiego: non occorre che il nostro pensiero sia in qualche modo soggetto a condizionamenti verso un determinato fattore, nel momento in cui noi decidiamo di separarci da esso per sempre. Dobbiamo esserne giudici non di parte, ma esterni.

Così capitò a me, quando decisi di testa mia che non avrei più avuto nulla a che fare con Buffy robotizzata. E infatti, ora, lei non veniva più nella cripta da parecchie settimane ormai. E debbo dire che da quando non lo faceva, mi sentivo meglio.

Di Buffy ce n’era una e una soltanto.

Debbo dire che non accadde poi molto in quei giorni, a parte le volte in cui incontravo Dawn al cimitero, quando lei andava a trovare la sorella e quella giocata che persi con quello sciocco squalo al locale. Dove diamine li avrei trovati quei gattini? Massì…chi se ne frega: ero per forza obbligato a consegnarglieli? Giammai.

Ero abituato che nessuno dovesse darmi ordini! Ero sempre stato una creatura della notte libera, sin dal primo giorno in cui incontrai Angelus che poi si occupò di farmi da maestro.


Ricordo che i primi mesi, in quel frangente, mi piegai anche alla sua volontà. Unica volta nella vita in cui obbedii a qualcuno. Poi però ben presto, iniziai a vedere le cose in un altro modo e i suoi insegnamenti tattici, di eccessivo gioco con la preda, mi risultarono fin troppo pesanti. Ero sempre stato uno che uccideva e basta. Non mi interessava di nulla, giocare con quei disgraziati che mi capitavano a tiro.

Con le cacciatrici era diverso. Tre ne avevo affrontate, di cui due uccise.

La prima fu a Roma. Ero stato tentato di andare a Roma, perché Drusilla aveva sempre sognato di viaggiare in Italia, me lo disse pochi giorni dopo che diventai vampiro. E anche perché ero rimasto ossessionato dal battermi con la Cacciatrice. E quando seppi che questa si trovava proprio in Italia, a Roma, non esitai oltre e accordai a Drusilla, il suo desiderio.

Debbo oltremodo dire che non la ringraziai mai per questo dono che mi aveva concesso e a volte ripenso a quello che sarei stato se fossi rimasto semplicemente William il Sanguinario: un perfetto idiota, che andava nel pallone ogni volta che qualche ragazza gli si avvicinava a più di cinquanta centimetri. E poi, se fossi rimasto William, come avrei potuto conoscere lei?

Perciò la prima Cacciatrice con cui ebbi l’onore di combattere fu a Roma. Era una ragazza che, a distanza di secoli, fu quella che più si avvicinò al carattere che conobbi poi in Buffy Summers. Sfrontata, per nulla impressionata da me, che ribatteva colpo su colpo alle mie battute sarcastiche atte a confonderla. Non funzionò: per due volte ci scontrammo e per due volte persi la battaglia contro di lei. Aveva anche lei un ottimo senso dell’umorismo e spesso lo usava contro di me, con battutine sarcastiche e taglienti che in altre circostanze mi avrebbero sinceramente fatto divertire.

La terza volta, la vidi in pattuglia, nel piazzale del Colosseo, laddove ci scontravamo nelle due notti precedenti e senza volere lo scontro, questa volta mi avvicinai e la sorpresi alle spalle. Non con la forza, ma con un semplice saluto di cortesia. Avevo anche conservato il volto umano, per farle capire che non ero venuto con cattive intenzioni, quella notte.

Volevo solo comprendere. Comprendere il suo stile di combattimento e perché fosse così brava. Dopo un paio di sbraiti che mi rivolse, per essere sbucato all’improvviso, capendo la mia intenzione innocente, quella volta, non mi attaccò. Se c’era un qualcosa che condividevamo era il senso dell’onore: mai attaccare l’avversario, se questo non è in condizioni di potersi difendere. Questo lo sapevo e lo attuavo già al tempo.

Seppur decidendo di mantenere una certa distanza tra noi, iniziammo a camminare, formando quella che, a quel tempo, mi sembrava la più strana coppia che mai si fosse vista: un vampiro e una cacciatrice di vampiri. E mentre camminavamo, si lasciò andare. Mi raccontò come aveva scoperto di essere una cacciatrice, come aveva conosciuto il suo Osservatore, come fu il suo primo combattimento e anche alcuni trucchi del mestiere che mi fece giurare di non rivelare a nessuno dei miei simili. E dopo che lei mi ebbe raccontato ogni cosa, anche io le parlai di me. Le dissi tutto della vita di William e come ero diventato vampiro. Mi chiese anche perché fossi a Roma, e io le dissi di Drusilla e del mio desiderio ossessivo di provare a battermi con la Cacciatrice. Lei fu soprattutto stupita da questa seconda motivazione, asserendo che fossi probabilmente l’unico vampiro esistente che avesse tale desiderio, poiché tutti gli altri, temevano la Cacciatrice più di ogni altra cosa.

“Io no” le dissi, semplicemente. “Il pericolo mi esalta, invece. Lo cerco, lo voglio e quando ce l’ho di fronte, faccio di tutto, fino a quando non lo vinco”.

Lei mi guardò, e notai l‘ombra di un sorrisetto.

La notte successiva e quella ancora dopo, andai a cercarla e la trovai, stavolta in pattuglia in un’altra zona della città, ma sempre nel centro. Capii sin da subito, che anche quella volta e quella ancora dopo, le mie intenzioni non erano bellicose. Non posso dire di esserle diventato amico, però notavo che lo stesso atteggiamento ce l’aveva anche lei nei miei confronti. Quando era con me, abbassava il paletto e stavamo insieme, quasi sempre in silenzio, a camminare. Conobbi quindi un’altra persona, una lei diversa. Non più tagliente e sfrontata, ma gentile e umana. Disse di chiamarsi Aurora. Mi presentai quindi anche io a lei, usando il nome da vampiro.

Lei, però, mi sorprese quando mi rivelò di conoscerlo già.

“Ho fatto ricerca insieme al mio Osservatore, su di te. Dopo la prima notte. Sei già famoso, si può dire” mi spiegò, sorridendo.

Sinceramente ne rimasi orgoglioso, pensando anche a quello che avrebbe pensato Angelus qualora si fosse reso contro che, nel giro di qualche anno, l’allievo aveva già superato il maestro. Avrebbe dimostrato nuovamente quanto lui, di fatto, fosse una nullità al mio confronto e la sua convinzione che senza i suoi insegnamenti, sarei morto nel giro di qualche mese, stava già cominciando a vacillare.

Non parlammo molto, ma quando fu il momento di rientrare, mi fece una considerazione sibillina che risultò profetica, vedendo anche quello che mi accade oggigiorno: “sai, Spike? Io credo che tu sia un vampiro diverso da tutti gli altri che ho incontrato. Secondo me, hai la stoffa per impressionare una Cacciatrice”

E questo fu il suo saluto.

Ciò che accadde la notte successiva, fu quasi traumatico per me, quando lo venni a sapere. Aurora era morta. Stroncata da un infarto, nel sonno. Non era morta in battaglia, non lo sarebbe mai stata. Perché lei, come anche Buffy d’altronde, era troppo più brava delle altre Cacciatrici che hanno calpestato questa terra. Solo il fato, avrebbe potuto toglierla dal mondo. La mia reazione, però, mi fece comprendere che realmente ero un vampiro diverso. Anche senza l’anima, avevo conservato parte dell’uomo che ero stato. E ciò che provai la notte in cui venni a sapere la verità su Aurora, lo provo ora, mille volte più accentuato, per Buffy.



Stavo ancora pensando al mio primo scontro con Aurora, riflettendo sulle coincidenze con Buffy, quando sentii bussare alla porta. Era Willow.

“Spike, ti disturbo?” chiese, con una certa apprensione.

“No, tranquilla. Riflettevo per conto mio”

“Allora ti ho disturbato” fece lei, evidentemente preoccupata.

Sbuffai dall’impazienza.

“Senti, se devi dirmi qualcosa, bene. Altrimenti se resti lì, ti dico: si, mi stai disturbando”.

Lei deglutì ed entrò.

In verità era quantomeno insolito che la strega entrasse nella mia dimora. Di solito ero sempre stato io ad andare a casa Summers, in tutto quel tempo. Evidentemente si trattava di un qualcosa di urgente.

“Senti Spike, abbiamo un favore da chiederti”

“E sarebbe?” domandai, non aspettandomi nulla.

“Dopodomani notte abbiamo una riunione tra me, Tara, Anya e Xander. La faremo a casa di Anya, abbiamo deciso”. Fece un respiro e vidi in lei tutta la speranza che riponeva in un mio cenno di assenso. “Perciò la casa di Buffy, quella sera rimarrà vuota. Te la sentiresti di stare con Dawn e controllare che non accada nulla?”

Riflettei un attimo. In verità non mi sembrava chissà cosa. Avrei anche potuto accettare, ma prima volli sapere di cosa si trattasse, nello specifico, che Willow e gli altri stavano combinando.
Willow, però, negò con la testa.

“Mi dispiace, Spike. Ma non credo sia una buona idea. Lo vedrai, spero…”.

“Va bene” le dissi, semplicemente. Lei si illuminò.

“Grandioso!” disse. “Ti ringrazio, Spike. Ehm…ah, sì. Dimenticavo. Giles, ci ha detto che stanotte siamo di pattuglia. Se vorresti unirti a noi…”

“Chi siamo?”

“Io, Anya, Xander, Giles e il robot” rispose.

Al suono del robot, provai un senso di fastidio. Ad ogni modo, decisi di unirmi anche io. In fondo, senza di me, come le altre volte si sarebbe finiti molto male per gli altri.

Quando Willow se ne andò, le ricordai di cambiare i programmi del robot, in modo che non mi importunasse con le sue occhiatine che, oramai, detestavo. Willow mi ringraziò di averle ricordato una cosa che, ammise, di essersi completamente dimenticata. Al che io, dubitai che anche stavolta se lo sarebbe ricordato.

Il resto della giornata, passò quindi piuttosto tranquillo. Mi feci una maratona di Passioni alla tv ed essendo domenica pomeriggio, prima giornata di Premier anche il Manchester United di cui ero sfegatato tifoso. Perse la partita, e ciò contribuì al mio umore un po’ tetro per quando mi preparai a partire.

L’accendino con le sigarette, fu l’unica cosa, insieme alla mia inseparabile giacca di pelle nera, che portai con me.

Quando arrivai al cimitero, avevano già predisposto tutto e, non vedendo Willow con loro, Tara mi informò che quest’ultima avrebbe monitorato la situazione, dalla cima della cappelletta.

Avevano appena dettomi queste cose che subito, Giles fu preso dal collo e sollevato da un vampiro ciccione, il cui peso avrebbe potuto tranquillamente superare il quintale, scuro di pelle. Tara mise subito mano alla tasca e estrasse una manciata di quella che mi parve della polvere e glielo fece annusare al vampiro. Il quale starnutì e, nel farlo, fu costretto a lasciare la presa su Giles, che cadde a terra, piuttosto scosso.

Il vampiro, allora prese a scappar via, con un’andatura alquanto rapida per uno della sua costituzione corporea. Io, Giles, Xander, Anya e Tara ci lanciammo al suo inseguimento.

La caccia era cominciata.


 

 
NOTE DELL’AUTORE


 
 
Ed eccoci qui alla fine. Ringrazio calorosamente tutti voi che avete letto questa storia, mi ha fatto davvero molto piacere! 😊 spero davvero vi sia piaciuta!
Due righe su quanto è scritto qui: ho deciso di inserire per ultimo un piccolo incipit su un qualcosa che non è presente nella serie tv, riguardo Spike e la sua prima lotta contro una Cacciatrice. La scelta di Roma, mi sembrava tra tutte quante, quella più appetibile, spero vi sia piaciuta.
Riguardo l’ultima parte, essa si ricollega subito a come ricomincia la stagione ufficiale, con il gruppo che combatte contro questo vampiro.
Ancora vi ringrazio tantissimo per aver letto e spero presto di poter scrivere un’altra storia su questo fantastico mondo!! :D
 

 


 


 




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