We sort of missed each
other
Riapre
gli occhi e l’oscurità che lo circonda è così profonda e nera da essere quasi
tangibile, rendendo difficile da capire se sia in grado di vedere o meno.
Ha
la sensazione di essere sdraiato per terra e prova a rialzarsi, ma la
consistenza del suo corpo è confusa e la sua mente galleggia scomposta
all’interno della sua coscienza.
Un
silenzio assordante lo avvolge insieme a un freddo così intenso da farlo
tremare fin dentro l’anima.
Vorrebbe
piangere, vorrebbe gridare ma non una lacrima scende dai suoi occhi e le sue
urla vengono inghiottite da quel silenzio incessante, muto di fronte a ogni
grido.
Gli
sembra di iniziare a correre – verso dove non è in grado di dirlo -, ma il buio
che lo inghiotte sembra essere senza fine.
I
ricordi riaffiorano lentamente e, improvvisamente, sa dove si trova e rammenta
di essere nuovamente morto in quella centrale nucleare.
Il
dolore lo sommerge a ondate, facendolo crollare a terra di nuovo.
È
tornato in quel posto.
Ci
resterà per sempre, intrappolato nella sua coscienza e nel suo destino segnato
dal dolore e dall’oscurità. Sente rumori che lo fanno scattare, che gli fanno
venire la pelle d’oca e vorrebbe solo morire ancora una volta per non sentire
più – finalmente – alcun dolore e godersi un’eternità di oblio.
Ma
sa che non potrà avere nulla di tutto questo e ciò che lo attende è solo quel
buio sconfinato con la paura e la sensazione perenne che qualcosa si muova
nell’oscurità, pronto a ghermirlo e inghiottirlo.
Di
colpo, il pensiero corre a Torchwood, a Jack, a Ianto, a Gwen, a Tosh. Si ferma
su di lei, cercando di ricordare quanti più dettagli possibili del suo viso e
rammaricandosi di essere stato così stupido. Neanche ritornare in vita – se
tale poteva definirsi - gli aveva fatto realizzare cosa stava perdendo e quanta
felicità avrebbe potuto dargli Toshiko. Ci aveva provato, ci stava per riuscire
e il destino beffardo aveva deciso nuovamente di allontanarli.
Sa
che Tosh non stava bene, nel momento in cui lui stava morendo. Spera di no, ma
dalle sue parole aveva capito benissimo che qualcosa di grave le stesse
succedendo.
Ricomincia
ad urlare, portandosi le mani sulle orecchie come se quel suono muto lo stesse
frastornando e pregando di impazzire per perdere ogni consapevolezza.
«Smettila,
altrimenti mi spezzi il cuore.»
La
frase di Toshiko gli torna in mente come un fulmine, insieme al ricordo delle
sue lacrime e della sofferenza che aveva sentito nella sua voce. Se potesse
sentirlo adesso, gli direbbe esattamente la stessa cosa.
Aveva
cercato di far finta che tutto andasse bene per lei, per non farla soffrire
ancora e per poter morire con la sua voce che lo accompagnava. Tutti gli uomini
muoiono soli, questo lui lo sa fin troppo bene, ma pochi possono andarsene con
il suono della voce della persona che più li ha amati in vita.
Vorrebbe
concentrarsi così tanto su di lei da poterla raggiungere, come nei film, ma l’oscurità
è l’unica cosa che lo circonda e che sempre lo accompagnerà.
Non
c’è neanche la remota speranza che Toshiko possa raggiungerlo quando – il più tardi
possibile – morirà anche lei, perché sicuramente non finirà in quell’inferno
con lui.
Chiude
gli occhi, provando ad addormentarsi, come se fosse possibile. Il tempo non ha
più alcun senso, per cui non sa dire se sia passato un minuto o un anno da quando
sente un leggero rumore di passi attorno a sé.
Si
tira su, agitato e spaventato, per quella presenza che avverte sempre più vicina,
incapace di distinguere qualsiasi cosa. Gira attorno a se
stesso, confuso e disorientato, finché una debolissima luce gli si fa incontro
diventando sempre più intensa.
Avvicinandosi,
Owen riesce a scorgere i lineamenti di una lanterna e della piccola fiamma che
divampa in essa e cerca di andargli incontro a sua volta.
Nel
buio e con il cuore che sembra scoppiargli nel petto, ammesso che sia
possibile, Owen riconosce il volto sorridente e apprensivo di Toshiko,
illuminato dal debole riverbero della fiammella.
Resta
fermo, di fronte a lei, piegandosi sulle ginocchia e giungendo alla più ovvia
conclusione.
Toshiko
è morta, altrimenti non potrebbe trovarsi lì. Non ha potuto proteggerla e ora
anche lei, per un inspiegabile motivo, è imprigionata in quel buio senza tempo
e senza confini.
Tosh
si abbassa, tenendo la lanterna che adesso illumina i due visi uno contro l’altro
e, in un gesto che ha sempre desiderato, allunga la mano libera verso la
guancia di Owen, accarezzandolo leggermente.
Sobbalzano
entrambi a quel contatto così flebile, mentre la fiamma della lanterna sembra
farsi più forte.
«Non
dovresti essere qui.» pensa Owen, incapace di comunicare con la voce, ma
consapevole che lei lo sentirà comunque.
«Lo
so.» gli risponde lei, con grande calma.
«E
allora perché sei qui?» quasi gli grida lui, con l’impazienza che lo ha sempre
contraddistinto.
«Sono
venuta a prenderti. Non è troppo tardi, per questo.»
Tosh
lascia scivolare la mano e la tiene aperta contro di lui, in un invito a
stringergliela.
Owen
sgrana gli occhi, confuso: «Ma non posso seguirti. Io appartengo a questo
posto.»
«E
se ti chiedessi di fidarti di me? Potremmo provarci?»
Owen
le stringe la mano, sentendo irradiarsi da quel contatto un calore che, credeva,
non avrebbe provato mai più. Piange senza rendersene conto, consapevole che
Tosh lo abbia salvato anche in quell’occasione.
«Mi
sono sempre fidato ciecamente di te. Sono stato così stupido.»
«Non
ha più importanza, ormai. Siamo insieme.»
La
fiamma nella lanterna divampa sempre di più, illuminando le figure di Toshiko e
Owen, inginocchiate una di fronte all’altra con lei che sorride e lui che
piange, travolto dalle sue emozioni.
«Andiamo?» chiede
Tosh, allungando la testa verso Owen che segue il suo movimento e fa collimare
le loro fronti.
«Grazie
per non avermi lasciato da solo.»
«Non
avrei mai potuto.»
E
in quell’oscurità senza fine, una luce bianca divampa quasi con ferocia
avvolgendo i corpi di Toshiko ed Owen, portandoli via da quel buio sconfinato,
uniti in un abbraccio che non avrà mai fine.
Fine!
Buonasera
a tutti. Ho da pochi giorni finito la seconda stagione di Torchwood e non potevo
esimermi dallo scrivere un piccolo tributo per questa coppia che ha fatto
battere il mio cuoricino.
Mi
è dispiaciuto moltissimo per la loro fine e per il fatto che si siano
incrociati tante volte, senza mai riuscire a incontrarsi davvero. Sono sicura
che Owen l’ha amata nel suo modo e credo che l’avesse capito, come l’aveva
capito Toshiko.
In
un modo un po’ favolistico (ma, del resto, in Doctor Who succedono cose ben più
strane e miracoli altrettanto felici) ho immaginato che Owen fosse finito nel
suo inferno, incapace di uscirne da solo, e che Toshiko l’abbia raggiunto per
salvarlo, come solo lei ha sempre saputo fare.
Il
titolo è ripreso dalla frase che Owen dice a Tosh poco prima di morire, nella
puntata 2x13.
Spero
che la fic vi sia piaciuta, spero vogliate lasciarmi
un commentino.
Baci.
EclipseOfHeart