Chi
sa correre sulla sabbia?
La parte terminale della grande spiaggia era una delle
meno frequentata, specialmente al tramonto: Conor, Phil, Dom e Price
l’avevano
scoperto quando, qualche giorno prima, si erano messi alla ricerca di
un punto
poco popolato per poter disputare la loro partita a beach volley. Erano
rimasti
piacevolmente sorpresi quando si erano resi conto di avere
un’abbondante
distesa di sabbia a loro completa disposizione, fatta eccezione per
qualche
coppietta che si aggirava da quelle parti per avere un po’ di
privacy.
“Non voglio più stare in squadra con Price, non sa
giocare!” si lamentò Dom che, col pallone
sottobraccio, scalciava via le
infradito in gomma e immergeva i piedi nella sabbia intiepidita dal
sole del
tardo pomeriggio.
“Ehi!” si difese subito il diretto interessato,
incrociando le braccia al petto. “È difficile
correre sulla sabbia, non sono
abituato!”
“Non è facile per nessuno, ma tu hai i riflessi di
un
bradipo morto” continuò a punzecchiarlo il
moretto, facendo rimbalzare la palla
e lanciandola in aria.
“E poi ho paura che mi arrivi una pallonata sugli
occhiali e che si rompano! Così mia madre mi
ammazza!”
“Faccio io squadra con te, Price!” intervenne Phil
in
tono pacato. Quest’ultimo si stava già adoperando
per disporre le sue ciabatte
e quelle dei suoi amici in modo da delimitare il campo da gioco; era
l’unico
modo che avevano per delineare i confini, non possedendo una vera e
propria
rete.
Il ragazzino con gli occhiali gli lanciò
un’occhiata
grata, poi si voltò verso Dom e lo fulminò con lo
sguardo.
Lui si strinse nelle spalle. “Che c’è?
Io sono una
persona sincera e questo non viene mai apprezzato!”
“Guardate cosa ho trovato, possiamo usarli per tenere il
conto dei punti!” Conor, che si era allontanato di diversi
metri, raggiunse in
fretta i suoi amici e mostrò loro una manciata di sassolini
che stringeva in
pugno.
“Ottimo” commento Phil.
“Ehi Conor, siamo in squadra insieme!”
esclamò invece
Dom, avvicinandoglisi e battendogli una pacca sulla spalla.
“Pronto a
stracciare questi due principianti?”
Conor incrociò il suo sguardo, poi lo spostò su
Phil –
che tra i quattro sembrava essere il più prestante
– e non rispose. Non era
così sicuro che lui e Dom avrebbero vinto.
Una volta che le coppie si furono posizionate nella
rispettiva metà del campo improvvisato, la partita
poté cominciare.
Per i primi cinque minuti tutto filò liscio: Conor e Dom
erano in leggero vantaggio, per somma gioia e orgoglio del moro.
“Punto! Sette a quattro per noi!”
esclamò con un sorriso
che andava da un orecchio all’altro, quando la palla
finì sulla linea di
confine della rete senza che Phil e Price riuscissero a prenderla.
“Veramente è ancora nel vostro campo, non
vale!” obiettò
Price, avvicinandosi e controllando il segno che il pallone aveva
lasciato
sulla sabbia.
“Oh no, è nel vostro!”
ribatté il più giovane, accennando
alle ciabatte – una a destra e una a sinistra – che
erano state posizionate a
mo’ di rete.
“Anche secondo me” si intromise Conor, puntando le
mani
sui fianchi.
“Ma veramente è atterrata in questo
punto!” insistette
Price, indicando col piede una piccola fossetta indistinguibile dagli
altri
segni sulla spiaggia.
“Appunto!” Dom si diresse verso destra,
afferrò
l’infradito di gomma e tracciò una linea sulla
sabbia fino al punto indicato
dal suo amico. “Vedi? È dalla vostra
parte!”
“Questa linea è storta”
constatò Phil, lanciando
un’occhiata scettica al cugino che tuttavia sembrava convinto
della sua
affermazione.
“È dritta e il punto è
nostro” lo contraddisse Conor,
accostandosi ancora di più per vedere meglio.
“E se invece il punto non se lo prende nessuno?”
propose
Phil.
“Ma non è giusto…”
protestò Dom con delusione.
“Dovremmo trovare una rete migliore”
commentò Price,
guardandosi attorno con aria pensosa.
Dopo qualche istante il suo sguardo venne catturato da un
dettaglio: la spiaggia terminava con una struttura in legno diroccata,
forse si
trattava di un vecchio stabilimento o una rimessa per le barche; la
struttura,
su cui era appeso un cartello che vietava chiaramente
l’accesso, sorgeva nella
parte più lontana dal bagnasciuga e davanti a essa si
estendeva una porzione di
sabbia sgombra, delimitata da una catena che divideva la spiaggia
perpendicolarmente alla riva.
Si voltò verso i suoi amici e notò che tutti
guardavano
nella sua stessa direzione.
Sorrise. “State pensando a quello che sto pensando
io?”
“Lì però non possiamo
entrare” commentò Conor con un
leggero nervosismo.
“Non possiamo entrare nel capanno…
ma noi abbiamo
bisogno solo della catena, no?”
Phil fece qualche passo in quella direzione e si schermò
gli occhi dal sole con una mano per riuscire a leggere il cartello.
“Qui c’è
scritto che non si può superare la catena.”
I quattro si lanciarono occhiate deluse e sconfortate:
quella sembrava proprio la soluzione perfetta!
Dopo qualche istante Dom si strinse nelle spalle e prese
a camminare nella direzione dell’edificio. “Beh,
chi se ne importa! Dobbiamo
solo metterci dall’altra parte e restare sulla sabbia, non
stiamo facendo
niente di male! E poi da queste parti non passa mai nessuno, chi se ne
accorgerebbe?”
“No, Dom, non fare stupidaggini! E se fosse
pericoloso?”
protestò Conor, correndogli dietro allarmato.
“E cosa potrebbe succedere? Esplode la spiaggia? Dobbiamo
solo fare una partita di beach volley!” lo liquidò
il moro, che intanto era
giunto presso la catena. Quest’ultima era sospesa a circa un
metro da terra ed
era fissata a due paletti di ferro, uno in concomitanza con la
struttura
abbandonata e l’altro nelle vicinanze della riva. Dom la
sfiorò, poi si
accovacciò e vi passò sotto per poter giungere
dall’altra parte.
“Mi sembra perfetto” commentò Price,
annuendo
soddisfatto.
Dom si rimise in piedi e osservò i suoi amici con un
sorrisetto. “Visto? Non è successo niente, non mi
ha dato la scossa e non è
esploso niente! È un pezzetto di spiaggia come un
altro.” Ruotò su se stesso
per esaminare meglio l’ambiente attorno a sé.
“Se fosse davvero un posto
pericoloso, l’avrebbero chiuso con qualcosa di meglio di una
catena
arrugginita, no?”
“Io però non sono molto convinto”
borbottò Conor,
raggiungendo con riluttanza il suo compagno di squadra nel loro nuovo
campo.
“Magari il capanno è infestato dai fantasmi, per
quello
l’hanno chiuso!” suppose Phil con un sorrisetto
ironico.
“Smettila!” sbottò il più
minuto, lanciando un’occhiata
terrorizzata all’edificio che gli stava accanto.
Price e Dom scoppiarono a ridere, poi quest’ultimo
lanciò
la palla in aria. “Siete pronti?”
“Sì, ma la partita la ricominciamo
perché prima avete
barato per tutto il tempo” affermò il ragazzino
con gli occhiali, scacciando
qualche ricciolino dalla fronte.
“Solo perché eravate in svantaggio!” lo
punzecchiò Conor.
“Tanto avremmo recuperato tutto!” Phil accorse in
difesa
del suo compagno di giochi.
“Ah sì?” Dom si mise in posizione e
tirò con forza il
pallone nel campo avversario, sancendo l’inizio di una nuova
sfida.
La partita proseguì indisturbata per diverso tempo,
condita da qualche diatriba e una pallonata sulla fronte alle spese di
Conor.
Ogni tanto Phil e Price si divertivano a sbeffeggiare il
bambino dai capelli biondo scuro con la storia dei fantasmi che
infestavano il
capanno abbandonato, facendogli notare che il sole stava cominciando a
tramontare e presto gli spettri si sarebbero palesati; allora lui si
voltava a
osservare il piccolo edificio con sospetto e timore, distraendosi e
regalando
punti alla squadra avversaria. Ma, nonostante quei piccoli battibecchi,
grazie
alla presenza della catena che divideva nettamente il campo in due
furono
evitati disaccordi sui punti vinti nei pressi della rete.
Erano giunti a ventiquattro punti su ventidue a favore di
Phil e Price, Dom stava per rispondere a una pallonata indirizzatagli
da suo
cugino, quando alle orecchie dei quattro ragazzini giunse una voce
lontana,
acuta e dal tono per niente conciliante. Si paralizzarono di botto e il
pallone
ricadde mollemente tra i piedi di Dom e quelli di Conor.
“Ehi, voi!”
Si voltarono di scatto verso l’edificio diroccato e
notarono con orrore che, sul marciapiede che delimitava la spiaggia, si
trovava
un ometto tozzo e pelato che li scrutava con aria minacciosa.
“Cosa dice il cartello, ragazzini? O non sapete nemmeno
leggere? Non superare la catena, non è
così complicato! Razza di
teppisti, aspettate che arrivi la polizia e poi vediamo se vi passa la
voglia
di giocare a pallone!”
I quattro si scambiarono occhiate terrorizzate e confuse.
“La polizia?!”
squittì Conor con un filo di voce,
immaginando già lo scenario apocalittico di se stesso e i
suoi amici dietro le
sbarre con i loro genitori in preda alla disperazione.
“Correte!” strillò a quel punto Dom,
afferrando la palla
e tuffandosi sotto la catena per poterla superare.
Conor lo imitò e, senza curarsi nemmeno di recuperare le
loro ciabatte, i due filarono via più veloce che poterono,
appena dietro Phil e
Price.
Il signore dall’aria minacciosa intanto continuava a
sbraitare alle loro spalle, ma man mano che si allontanavano la sua
voce si
faceva sempre più lontana.
“Io ve l’avevo detto!” urlò
Conor, incespicando sulla
sabbia.
“Risparmia fiato e corri!” gli intimò
Dom, rendendosi conto
che quella volta era lui a essere nel torto.
Ma non ebbe nemmeno il tempo per terminare la frase che
si ritrovò a inciampare in una fossa più profonda
delle altre e ruzzolare a
terra, rotolando sulla sabbia; il pallone gli sfuggì di mano
e finì a qualche
metro da lui.
Il primo ad accorgersene fu Phil, che arrestò di botto la
sua corsa e si accostò al cugino con preoccupazione.
“Dom! Tutto bene?”
Lui si rialzò borbottando e calciò il pallone in
preda
alla frustrazione. “Sto bene, sto bene…”
Price lo osservò attentamente per qualche secondo
– il
suo amico era ricoperto di sabbia dalla testa ai piedi, aveva dei
granelli
dorati perfino tra i capelli – e scoppiò a ridere
sonoramente.
I suoi amici gli lanciarono un’occhiata basita,
soprattutto Dom, che lo fulminava con lo sguardo con tanto di
sopracciglia aggrottate.
Il ragazzino dai capelli rossicci, ancora col fiato
corto, cercò di darsi un contegno.
“Così impari a prendermi in giro perché
non
so correre sulla sabbia! Intanto sei caduto tu, non io!”
esclamò, continuando a
ridacchiare in direzione del suo amico.
“Ma che stro… che stupido!”
bofonchiò l’altro, scuotendo
via la sabbia dal suo costume blu scuro.
“Ehi, però abbiamo seminato quel tizio!”
fece notare Phil,
voltandosi e scrutando verso la struttura diroccata ormai lontana.
“Ma vi rendete conto? Voleva chiamare la polizia! E se
fossimo finiti in prigione?” disse Conor in tono leggermente
melodrammatico.
“Sì, certo, e secondo te ci mettevano in galera
perché
avevamo superato una catena? Andiamo, Conor! Secondo me la polizia non
l’avrebbe chiamata per davvero, l’ha detto solo per
spaventarci, ma tu credi a
tutto!” lo prese in giro Dom, assumendo l’aria di
chi la sa lunga.
Conor non replicò, ma scambiò
un’occhiata complice con
Price.
Quest’ultimo si aprì in un sorrisetto beffardo.
“Ehi Dom,
sei ancora pieno di sabbia.”
“Bisogna trovare una soluzione” aggiunse il
biondino,
mettendo su la stessa espressione.
Il moretto spostò lo sguardo dall’uno
all’altro, confuso.
“Che cosa…”
Ma i suoi amici non gli diedero nemmeno il tempo di
concludere la frase: Conor lo afferrò per un polso, Price
cominciò a
spintonarlo e nel giro di pochi secondi Dom si ritrovò
immerso in acqua.
Quando riemerse, si passò le mani sul volto e si
tirò
indietro i capelli, per poi trucidare con lo sguardo i suoi tre amici
che se la
ridevano sulla riva.
“Che simpatici…” Si diresse verso di
loro con passo
strascicato.
“Niente più sabbia!” commentò
Conor facendogli la
linguaccia.
“Zitto! Tu tra l’altro sei stato un pessimo
compagno di
squadra, hai dato retta alle leggende sugli spettri e ci hai fatto
perdere! La
prossima volta faccio squadra con Phil!” si
indignò Dom, stringendosi le
braccia al petto per fermare i brividi di freddo. Non avevano un telo
da mare
appresso, non poteva far altro che aspettare di asciugarsi.
“E chi ti dice che io voglio fare squadra con te?”
ribatté suo cugino con un sorrisetto ironico. “Io
preferisco Conor.”
Il biondo sgranò gli occhi, sorrise apertamente a Phil e
poi corse verso di lui, stringendolo in un abbraccio. “Anche
tu sei il mio
compagno di squadra preferito!”
“Conor… così perdo
l’equilibrio…” bofonchiò
Phil,
tentando disperatamente di stare dritto sulla sabbia cedevole.
Ma non fu sufficiente: entrambi barcollarono per qualche
istante e, ancora stretti in quel goffo abbraccio, caddero in acqua tra
le
risate.
L’impatto provocò degli enormi schizzi che
giunsero fino
a Price. Quest’ultimo rabbrividì, poi si sedette
sulla sabbia umida e si tirò
gli occhiali sulla fronte – alcune goccioline si erano
depositate sulle lenti e
gli ostruivano la visuale. Osservò per alcuni istanti Conor
e Phil che ancora
ridevano, si rincorrevano e si schizzavano a vicenda, poi
spostò lo sguardo su
Dom che stazionava a fianco a lui.
“Comunque…”
“Sì?” Il moretto prese a sua volta posto
sulla riva.
Price sorrise. “Eravamo ventiquattro a ventidue: la
partita l’abbiamo vinta noi!”
♥
♥ ♥ ♥ ♥
Prompt per la challenge
“Seasons Die One After Another”:
[Estate] Spiaggia
– Comico / Beach Volley
Salve a tutti e benvenuti in questa… cosa XD non saprei
nemmeno come definirla AHAHAHAHAHAH
Allooora, da dove cominciare? Questa storia nasce per via
della sfida “On Holiday”, lanciata qui su EFP dalla
mia adorata evelyn80 e a
cui io e Kim abbiamo aderito. L’iniziativa consiste in
questo: ognuna delle
partecipanti sceglie una delle sue band del cuore (io ho scelto i NBT
perché
sono coloro su cui mi viene più semplice scrivere,
soprattutto in un momento in
cui non sono ancora uscita del tutto dal blocco dello scrittore) e
scrive
quattro storie a tema vacanze. Ogni storia presenta una diversa
ambientazione
(questa riguardava il mare, le prossime saranno sulla montagna, la
città e la
campagna)… ma non finisce qui! Per ognuno di questi scenari
verrà suggerito un
prompt, ne forniremo uno a testa; siccome siamo in tre a partecipare e
non in quattro,
abbiamo chiesto il primo – che consisteva in
“catena” – a mia madre, ormai
famosa per inventarsi prompt sempre originali e interessanti XD
La sfida è davvero carinissima e stimolante, sono
felicissima di averla accolta nonostante tutto *-* nonostante, lo devo
ammettere, mi abbia messo parecchio in difficoltà
AHAHAHAHAH! Infatti la mia
idea originale per questo prompt e questa location era
un’altra, l’ho anche
cominciata a scrivere e quasi portata a termine, ma mi faceva talmente
schifo
che ho lasciato perdere e ho cambiato idea all’ultimo
AHAHAHAHAHAH lanciandomi
in una tipologia di storia grazie a cui riesco sempre a tirare fuori
qualcosa:
le kidfic! E insomma, non sarà la storia dell’anno
ma sono felice di averla
scritta, e magari tutto ciò pian piano mi aiuterà
a sbloccarmi sempre più!
Spero che abbiate apprezzato anche il mio modo per
utilizzare il prompt :D e, visto che avevo immaginato la catena come
rete per
il beach volley, perché non sfruttare anche il prompt della
meravigliosa
challenge di Laila? Mi era mancato sviluppare quei pacchetti *-*
Grazie a chiunque sia giunto fin qui, spero di aver
strappato almeno un sorriso :3
E ci vediamo prestissimo con la nuova storia dedicata
alla montagna! ♥
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