Capitolo 8 – La prima prova
Hogwarts,
14 novembre 2021
Quanto accaduto a Polly aveva
sconvolto Rose.
Improvvisamente la sua scuola
non era più il luogo magico in cui crescere, studiare e divertirsi. Era
diventato un posto pericoloso e minaccioso come lo era stato ai tempi in cui i
suoi genitori lo avevano frequentato. A colazione, seduta a un tavolo di Grifondoro
particolarmente silenzioso, Rose si limitò a sfogliare la Gazzetta del Profeta
con un’aria così demoralizzata che persino Hugo si sedette al suo fianco e le
diede un abbraccio.
Il ritorno dei Mangiamorte a Hogwarts?
Un articolo di Rita Skeeter
Era
inevitabile che accadesse, i segni c’erano tutti, da più parti del Wizengamot
si fossero levate suppliche accorate al Ministro Granger e alla preside
McGranitt affinché il Torneo Tremaghi venisse annullato o rinviato. Tuttavia, la
preside di Hogwarts si è rifiutata, dicendo di non accettare ingerenze
ministeriali nella gestione della scuola (salvo quando si tratta dei consigli e
delle idee del Ministro della Magia, è una curiosa coincidenza l’uniformità di
vedute tra le due streghe).
Eppure,
i tentativi di utilizzare le Arti Oscure (vietate dal Ministro Granger)
continuano ed era una questione di tempo prima che i Mangiamorte si decidessero
ad arrivare a Hogwarts. L’esistenza di una figlia di Voldemort, rinchiusa ad
Azkaban deve aver riacceso gli animi di chi credeva di aver perso tutto e ora
cerca vendetta. Da Azkaban pare che questi attacchi siano stati accolti con
entusiasmo e il Dipartimento Auror ci ha vietato ogni intervista, il che la
dice lunga sul modo in cui Hestia Jones conduce l’ufficio Auror.
Che
si stia avvicinando la fine dell’esperienza politica della Granger?
Rose chiuse il giornale
disgustata da quelle notizie. Hugo la strinse un po’ più forte e le disse: “Lo
sai che la Skeeter scrive sempre cattiverie che fanno arrabbiare la mamma. A
casa papà starà urlando contro quella vecchia scarafaggia rinsecchita…” continuò
con un sorrisetto nostalgico, alzò lo sguardo verso di lei e le domandò serio:
“Credi che siano tornati i Mangiamorte?”
Rose strinse le spalle. Non
aveva risposte né tantomeno certezze, ma al tavolo di Serpeverde c’era
altrettanto silenzio e smarrimento, segno che la preoccupazione era condivisa.
“No, i Mangiamorte avrebbero lanciato in aria il Marchio Nero, avrebbero
attaccato qualcuno di noi, cosa c’entra Polly? Vedrai che sarà stato un
incidente, magari è stata punta da qualche strano animale.”
Cercava di tranquillizzare il
fratello, intercettò uno sguardo incerto e perplesso tra Hugo e Lily. “Voi due,
promettetemi che starete attenti e che se doveste vedere qualcosa di strano
verrete a dirlo a me o a Victoire, intesi?”
Entrambi annuirono.
Lily poi le domandò: “Sai che ha
Albus? È così triste…” Rose alzò lo sguardo verso il tavolo di Serpeverde.
Albus e Scorpius erano intenti a parlare e scuotevano la testa sulle pagine
della Gazzetta del Profeta. “Questa sera ho il turno di ronda con Scorpius,
scoprirò cos’ha Albus, anche se, credo che leggere il riferimento alla figlia
di Voldemort possa avergli peggiorato l’umore. Conoscendo tuo fratello, starà
pensando che i Mangiamorte stanno arrivando per lui.”
“Non sarebbe una teoria così
insolita,” obiettò Lily. “Albus ha fermato il ritorno di Voldemort e mandato ad
Azkaban la figlia, se io fossi un Mangiamorte me la prenderei con lui.”
“Sì, ma il mondo non gira
intorno a voi.”
“Ma i polli morti erano del
signor Potter e nessun altro Babbano aveva un nome così simile, ed erano
cinque. Albus potrebbe avere ragione!” Lily si alzò dal tavolo di Grifondoro e
corse verso quello di Serpeverde per sedersi accanto al fratello e abbracciarlo
nemmeno fosse un condannato a morte. Hugo e Rose sollevarono le sopracciglia
perplessi e Hugo disse: “A quanto pare, il melodramma è nei geni Potter!”
Rose ridacchiò per quella
battuta. Suo fratello le aveva appena strappato il primo sorriso della
giornata. Karl prese posto di fronte a lei, sorrise a Hugo, le domandò se fosse
riuscita a chiudere occhio e l’avvertì che Victoire e Teddy l’aspettavano nel
loro ufficio dopo la colazione. Lo stomaco di Rose si chiuse del tutto al
pensiero di dover rivivere quei momenti, così decise di alzarsi e andare
direttamente a fare la sua deposizione e, se si fosse sbrigata presto, avrebbe
potuto fare un salto in infermeria a trovare Polly.
Entrò nell’aula che la preside
aveva messo a disposizione e vide Teddy e Victoire intenti a ricostruire la
vicenda. Erano presenti anche la preside, Madame Maxime e Viktor Krum, i
presidi delle altre due scuole.
“Stiamo ascoltando tutti gli
studenti che erano presenti in biblioteca. Ci puoi raccontare cosa hai visto?”
Rose annuì e ripeté esattamente
quanto aveva vissuto il giorno prima. Raccontò della ricerca dei libri di
Trasfigurazione, dell’incontro con Cyrille Lestrange e del fatto che entrambi
erano accorsi non appena avevano sentito il tonfo. Purtroppo, non avevano visto
nulla di sospetto, troppo impegnati a cercare di rianimare Polly.
“Pensavamo avesse avuto un
malore,” confessò Rose. “Solo quando Cyrille ha provato a rianimarla con un Reinnerva
abbiamo capito che la situazione era più grave.”
“C’è qualcuno che poteva
avercela con Polly?” domandò Victoire.
“Non più del solito,” disse Rose
cercando di ricordare più dettagli possibili. “Insomma, Polly era molto
diretta, ma non era cattiva, e non ha mai fatto un torto a qualcuno così grave
da poter giustificare un simile attacco. Tra l’altro, negli ultimi giorni
abbiamo frequentato molto poco gli studenti di Hogwarts.”
“Con chi siete state?”
“Spesso studiavamo con i ragazzi
francesi, con Cyrille e Adrien in modo particolare, visto che hanno la nostra
età, Adrien era al tavolo a studiare con Karl e William.”
“Qualcuno l’ha vista parlare con
degli studenti di Durmstrang, sai chi erano?”
Rose scosse la testa. “No, ma in
biblioteca ogni studente di Hogwarts aiutava quelli delle altre scuole ad
orientarsi e recuperare libri. Non era infrequente scambiare qualche parola
anche con gli studenti di Durmstrang. Insomma, è il senso del Torneo, no?”
La preside annuì con un sorriso:
“Sì, lo è.”
Viktor Krum guardò la McGranitt
e le disse: “Dovremo sentire i miei studenti, a questo punto, potrebbero essere
gli unici ad aver visto qualcosa di strano.”
“Chi c’era intorno a Polly?”
domandò Madame Maxime. “Quando siamo arrivati alcuni erano andati via.
“Io e Cyrille siamo arrivati per
primi, poi ci hanno raggiunto Adrien, William e Karl. Sono arrivati anche Albus
e Scorpius e c’erano altri studenti, alcuni di Beauxbatons e altri di
Durmstrang, erano con i loro insegnanti e hanno detto loro di fare aria e
lasciarla respirare, ma non ho seguito tutto,” Rose si torturava le dita mentre
ricostruiva quei momenti, “mi dispiace, ero molto turbata da quanto accaduto a
Polly non ricordo le sequenze con precisione.”
***
“Va bene così, grazie, Rose.”
Teddy la congedò con un sorriso e la lasciò uscire dall’aula. Si scambiò uno
sguardo con i presidi delle scuole.
Krum disse: “La ragazza non
mente.” Madame Maxime annuì al collega: “Mando a chiamare Lestrange?”
“Sì, forse può aver visto
qualche dettaglio in più di Rose,” intervenne Teddy mentre raccoglieva le
dichiarazioni di Rose che la Piuma Prendiappunti aveva trascritto su un rotolo
di pergamena a scorrimento infinito. “Dopo tutto, Lestrange non era così amico
con la Chapman, potrebbe essere rimasto più lucido e aver notato qualcosa che è
sfuggito a Rose.”
La preside di Beauxbatons uscì
dall’aula, spostò il lampadario per farsi spazio e la si sentì domandare in
francese a uno studente della sua scuola di andare a chiamare Cyrille Lestrange
e di portarlo in quell’aula che era importante. Lo studente annuì, Teddy lo
intravide attraverso la porta socchiusa mentre si congedava dalla preside con
un inchino. Rimasero in silenzio per qualche minuto, ciascuno immerso nei
propri pensieri. Victoire continuava a confrontare gli appunti che avevano
preso con la deposizione di Rose. Al momento non c’erano discrepanze. Quando la
porta si aprì, tutti i presenti si voltarono di scatto e furono delusi dal
vedere comparire il Lestrange sbagliato. Roddie era appena tornato
dall’infermeria con l’espressione indecifrabile.
“Novità dai Guaritori?” domandò
Teddy. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi dire che Polly si era svegliata
ed era stata una banale indigestione.
“Purtroppo no,” commentò
amareggiato. Prese posto dietro il banco che aveva eletto come sua scrivania e
scosse la testa nel leggere le notizie sulla Gazzetta del Profeta. Un sorriso
amaro gli incurvò gli angoli della bocca nel leggere la fine dell’articolo
della Skeeter e Teddy gli domandò provocatoriamente: “Ti piace quello che
leggi?”
Roddie alzò lo sguardo,
l’espressione era cambiata, sfoggiava quel sorrisino del cazzo che lo mandava
in bestia e Teddy si era appena pentito della domanda che gli aveva rivolto.
“Non ti nascondo che ci sono ambienti che stapperebbero una buona bottiglia di
champagne per brindare alla caduta del fallimentare governo Granger, e credo
che la Skeeter stia facendo l’occhiolino a quegli ambienti, ma no, non sono
felice di leggere che ci sono fantomatici Mangiamorte che girano per Hogwarts.”
“Beh uno è in questa aula, o
sbaglio?” domandò Teddy.
“Io non sono un Mangiamorte, e
non vado in giro ad attaccare studenti. Dovresti saperlo.” Lo sguardo di
Rodolphus era diventato duro, gli occhi scuri saettavano tutto il loro
disprezzo. Madame Maxime intervenne dicendo: “Basta, non è il momento per le
vostre questioni personali.” La McGranitt annuì dando ragione alla collega e
aggiunse: “Rodolphus ha sempre dato dimostrazione di correttezza. Non credo
minimamente che possa fare una cosa del genere.”
Teddy, però, era l’Auror
incaricato delle indagini e non voleva farsi zittire dalla preside come un
ragazzino, domandò: “Dov’eri quando la Chapman è stata male?”
“In quest’aula, con te, Lupin,”
la risposta secca e senza esitazioni di Lestrange gli risvegliò il ricordo di
quel momento. “Avevo ricevuto da poco il gufo di Roland, mi aspettava a
Hogsmeade avvisandomi che doveva dirmi qualcosa di importante. Quando tu sei
uscito sono andato da Rabastan e abbiamo raggiunto Roland ai Tre Manici di
Scopa, dove ci hai trovato poco dopo.”
Il confronto venne interrotto
dall’arrivo di Cyrille Lestrange. Il ragazzo salutò i presidi con un inchino,
fece un cenno di saluto a Roddie e prese posto alla sedia dando le spalle al
cugino. Teddy pensò che in questo modo Lestrange non avesse modo di influenzarlo.
Roddie parve intuire i suoi pensieri, chiuse la Gazzetta del Profeta e si
allontanò dall’aula dicendo che avrebbe fatto un’altra perlustrazione della
scuola. Non voleva che la sua presenza mettesse in difficoltà il cugino e Teddy
apprezzò il gesto. Lasciò che fosse Victoire a condurre l’interrogatorio, gli
fece ricostruire l’accaduto e il ragazzo confermò la ricostruzione di Rose.
Teddy lo scrutava attentamente mentre parlava. Non gli piaceva che girasse
intorno a Rose, osservava il modo sicuro, per nulla preoccupato, con cui
rispondeva alle domande, i sorrisi che ogni tanto rivolgeva a Victoire e che
Teddy trovava irritanti. Si passò una mano tra i capelli e bevve un sorso di
succo di zucca per calmarsi. Non doveva partire prevenuto e non doveva
lasciarsi dominare dalle antipatie.
Victoire gli parlava in modo
professionale e cortese, più di quanto lui sarebbe stato in grado di fare. “Hai
visto qualcosa di strano mentre provavate a soccorrerla?”
Cyrille alzò gli occhi al cielo
nel tentativo di ricordare: “Nulla di strano. Ricordo che la professoressa
Fournier mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto di allontanarmi e
farla respirare, poi c’era una professoressa di Durmstrang con degli studenti.
Sono spuntati fuori il corridoio di Erbologia, o Pozioni, non ricordo bene, poi
si è creata un po’ di folla ed è arrivata la preside di Hogwarts e ci ha detto
di tornare ognuno ai propri alloggi. Insieme ad Adrien e altri studenti siamo
tornati alle carrozze.”
“Grazie, Cyrille. Ti ricordi com’era
la professoressa di Durmstrang?”
“Sì, è una strega molto bella,
dai capelli biondo scuri e gli occhi azzurri, ma non so cosa abbia detto ai
suoi studenti.”
“Va bene così, grazie, Cyrille,
puoi andare.”
Lestrange si passò le mani sulle
gambe prima di alzarsi e fu il primo gesto di nervosismo che fece, alzò lo
sguardo verso Victoire e le chiese con l’aria innocente che Teddy aveva visto un
sacco di volte sul volto di Roland e che lo aveva sempre innervosito perché gli
dava l’idea che fosse una messinscena: “Posso sapere come sta Polly?”
“Purtroppo non abbiamo novità,”
rispose Victoire. Il ragazzo, tuttavia, sembrava sinceramente preoccupato.
Rivolse un’occhiata alla sua preside che gli fece cenno di poter andare e
salutò tutti con un inchino che Teddy trovò troppo pomposo.
“Sono molto disciplinati i tuoi
studenti,” disse la McGranitt.
Madame Maxime annuì: “I genitori
tengono molto all’educazione e al galateo. Facciamo dei corsi speciali
extracurriculari.”
“E li frequentano?” domandò
Krum.
“Certamente, non frequentarli è
indice di non voler essere accolti in società. Ogni tanto capita qualche
ribelle, ma poi finisce per iscriversi per non essere tagliato fuori dalle
amicizie.” Teddy si lasciò sfuggire uno sbuffo sarcastico che strappò un
sorriso a Victoire. La mano di lei gli sfiorò il braccio per sostenerlo in quello
che sapeva essere un momento complicato.
Krum annuì e disse: “Faccio
chiamare la professoressa Lindberg. Forse un adulto ha visto qualcosa.”
“Sì, io mando a chiamare anche
la professoressa Fournier. Speriamo che una delle due abbia notato qualcosa di
strano,” gli fece eco Madame Maxime.
Teddy dovette dare ragione a
Cyrille Lestrange, la professoressa Lindberg era una gran bella donna. Sedeva
dritta sulla sedia, i lunghi capelli tra il biondo e il castano le scendevano
in lunghi boccoli e mettevano in risalto gli occhi azzurri e il sorriso gentile
che rivolgeva a tutti loro. Indossava una lunga veste da strega blu. Si slacciò
il pesante mantello foderato di pelliccia di volpe bianca prima di iniziare a
parlare. Krum le sorrideva dal tavolo. Chissà in che rapporti erano, lei
sembrava più grande di lui.
“Come posso esservi d’aiuto?”
domandò loro.
Teddy decise di condurre lui
l’interrogatorio e le chiese di partire da una sua ricostruzione dei fatti. La
professoressa Lindberg annuì e iniziò il suo racconto: “Ero tra gli scaffali
del reparto di Erbologia. La biblioteca di Hogwarts è famosa anche al di fuori
del mondo magico inglese e ne approfittavo per alcune ricerche. Avevo
incontrato due dei nostri studenti, Hansson e Berg, li avevo sorpresi a
pomiciare nascosti tra gli scaffali e le finestre, ho ordinato loro di seguirmi
e portarmi i libri e in quel momento abbiamo sentito un tonfo provenire da un
corridoio accanto al nostro.” Fece una breve pausa per prendere fiato e
raccogliere le idee di quel momento: “Siamo corsi a vedere cosa accadesse, abbiamo
visto un ragazzo di Beauxbatons che tentava di rianimare la ragazza senza
successo. Sono corsa sulla nave alla ricerca di un Bezoar perché se non si
risveglia dopo un Reinnerva può essere solo un veleno, o una
maledizione, ma io insegno Pozioni e il mio primo pensiero è andato ai veleni.
Quando sono tornata, però, la biblioteca era deserta e la bibliotecaria mi ha
detto che avevano portato la ragazza in infermeria e che aveva ricevuto
istruzioni di raccomandarsi che tutti gli studenti e il personale delle scuole
tornasse nei propri alloggi. Così sono tornata sulla nave.”
“Non ha visto nulla di strano?”
La professoressa Lindberg scosse
la testa e disse: “Non c’erano estranei, solo studenti, io e un’altra
insegnante, Colette, se non sbaglio.”
“Grazie, professoressa Lindberg,
stiamo cercando di mettere a fuoco ogni dettaglio.”
“Novità dai Guaritori?”
“Purtroppo nessuna.”
La professoressa Lindberg uscì
dall’aula e ascoltarono la professoressa Colette Fournier, insegnante di Difesa
contro le Arti Oscure a Beauxbatons. Davanti a Teddy prese posto una strega di
mezza età decisamente affascinante, che lui avesse un debole per le bionde di
origine francese era un dato di fatto, considerando quanto fosse innamorato
della sua Victoire e quanto durante l’adolescenza avesse sentito l’influsso dei
poteri da Veela di Fleur che, ogni tanto, gli avevano provocato qualche gaffe e
bisticcio con Victoire. Adesso, tuttavia, era molto più bravo a controllarsi ed
era certo di trovarsi di fronte una strega sofisticata che non fece altro che
confermare le ricostruzioni della giornata. Alla fine dell’audizione, quando
anche la professoressa Fournier lasciò l’aula, la McGranitt disse: “È evidente
che chiunque sia stato non era in biblioteca”
“O che si tratti di uno
studente,” aggiunse Krum, “magari controllato con una maledizione.” Tutti gli
sguardi si soffermarono sull’ex campione di Quidditch che disse con un tono di
amarezza nella voce: “Non posso dimenticare cosa ho fatto durante il Torneo
quando sono finito vittima della maledizione Imperius. Ognuno di noi può
diventare un’arma.”
***
Dopo cena, Scorpius si avvicinò
al tavolo dei Grifondoro mentre Albus tornava in sala comune. Aveva la ronda
con Rose e sperava di riuscire a mettere fine alla guerra fredda che era sorta
tra i due cugini.
“Ti aspetto a letto,” gli aveva
sussurrato Albus facendogli capire che si sarebbe chiuso dietro le tende del
baldacchino a leggere per evitare contatti con gli altri studenti. Scorpius
annuì, avrebbe voluto posargli un bacio sulle labbra davanti l’intera Sala
Grande, ma dopo quanto accaduto nei bagni del dormitorio e le prese in giro che
si erano susseguite nei giorni seguenti, aveva preferito lasciar perdere. Non
voleva mettere in difficoltà Albus ora che sarebbe stato da solo ad affrontare
i compagni di Serpeverde.
Si strinse nelle spalle mentre
gli sguardi dei Grifondoro si posavano su di lui. Rose era seduta di spalle e
non lo aveva visto arrivare, così annunciò la sua presenza picchiettando sulla
spalla della sua amica. Rose gli rivolse un sorriso sopra una tazza fumante e
gli fece cenno di sedersi mentre terminava la sua bevanda. “È un filtro
calmante,” gli spiegò. Scorpius annuì stringendosi nelle spalle, senza ben
sapere come comportarsi. “Mi dispiace per quanto è accaduto a Polly. I nostri
rapporti non erano dei migliori, ma di certo non meritava di essere aggredita
in biblioteca.”
“Grazie, Scorpius,” le dita di
Rose afferrarono la mano che lui teneva sul ginocchio. Si scambiarono un
sorriso imbarazzato e lui avrebbe dovuto dirle di quanto era accaduto da quando
lei aveva iniziato a frequentare i francesi, ma quel contatto, quelle dita
sottili che lo stringevano senza alcuna forza fecero morire ogni proposito, il
cuore accelerava sempre il suo battito quando Rose lo guardava e fu impossibile
reprimere il calore che saliva verso le guance.
Più tardi, mentre camminavano in
un corridoio deserto dei sotterranei, Rose gli domandò: “Come va in
Serpeverde?”
Scorpius si strinse nelle spalle
e sospirò: “Beh, sai, le notizie della Gazzetta del Profeta hanno portato un
po’ di scompiglio tra i compagni di Casa. Nessuno ha idea di cosa possa essere,
i figli o nipoti degli ex Mangiamorte sono terrorizzati. Il solo pensiero del
ritorno di Voldemort, dopo i processi e l’amnistia è terrificante, ma la cosa
più strana è che la Gazzetta del Profeta non riporta gli attacchi che le
famiglie Purosangue hanno subìto. Tua mamma lo sa perché mio padre è andato da
lei su tutte le furie, pare che siano morti tutti i pavoni del nonno.”
Le sopracciglia di Rose si
alzarono e poi scoppiò a ridere. Scorpius la guardò serio, ma non riuscì a
trattenere la risata mentre diceva: “Non è divertente, Rose, non lo è affatto!”
Rose però ridacchiava e lo sguardo era tornato ad accendersi, così le aveva
concesso: “D’accordo, forse è un po’ divertente, la fissazione del nonno per i
pavoni è piuttosto nota.”
Un rumore interruppe la loro
chiacchierata. “Chi è?” domandarono in coro. Nessuna risposta.
“Lumos!” sussurrò Rose e la
bacchetta proiettò una luce nel corridoio che andò a focalizzarsi su una
maniglia che si muoveva. Scorpius l’aprì di scatto e si trovò davanti Hugo con
una pila di dolcetti e l’espressione sorpresa. “Hugo!” esclamò Rose, “Cosa ci
fai in giro dopo il coprifuoco?”
“Ma James…” mormorò Hugo.
Scorpius assottigliò lo sguardo ma non comprese, il corridoio era deserto.
Rose, però, sembrava sapere bene cosa stesse accadendo. “Homenum Revelio!”
corse verso un punto del corridoio urlando: “Non costringermi a Schiantarti,
James Potter! Cinque punti in meno a Grifondoro!”
Scorpius si scambiò uno sguardo
perplesso con Hugo e sentirono Rose urlare: “dieci punti in meno a Grifondoro!
Potter vieni qua altrimenti svuoto la clessidra e sarà tutta colpa tua!”
James Sirius Potter e Andrew
McLaggen comparvero da sotto quello che doveva essere un Mantello
dell’Invisibilità. “McLaggen, anche tu!” esclamò Rose indignata. “Venti punti
in meno a Grifondoro per ciascuno di voi! Siete due studenti dell’ultimo anno!
Come vi salta in mente di andare in giro per la scuola di notte e di portare
con voi Hugo per le vostre incursioni in cucina?”
“A lui danno più dolci!” spiegò
McLaggen, mentre Hugo guardava Scorpius con un sorriso divertito, annuiva orgoglioso
dell’ascendente che aveva sugli elfi domestici. Scorpius gli fece cenno di non
farsi vedere dalla sorella così compiaciuto. Era incredibile assistere ai
Grifondoro che si toglievano i punti da soli, pensò che se l’avesse raccontato
in sala comune non gli avrebbero creduto.
“Tornate immediatamente in sala
comune! Polly è stata aggredita in biblioteca e voi andate in giro la notte!”
gridò Rose.
“Ma siamo in tre!” obiettò
James, “E abbiamo il mantello, nemmeno ti saresti accorta della nostra
presenza.”
“Non costringermi a chiamare la
professoressa Robins, James! In sala comune! Adesso!” Rose puntò la bacchetta
contro i tre Grifondoro e delle scintille rosse uscirono dalla punta.
“Forse è meglio che andiate,”
disse Scorpius mentre portava via Rose. Era sorpreso da quella reazione nervosa
che ricordava quella di Albus. Voltato l’angolo, Rose scoppiò a piangere,
proprio come era accaduto con Albus. Si aggrappò alla sua giacca e singhiozzò
contro la spalla. “Quegli incoscienti!”
Scorpius non sapeva bene cosa
fare, diede una leggera pacca sulla spalla a Rose e lei si strinse ancora di
più a lui. Si sentiva in imbarazzo, diviso tra la preoccupazione per lei, il
bisogno di dirle di Albus e il suo cuore che aveva accelerato il battito,
nonostante tutto. Provò a smorzare il clima con una battuta: “Su, Rose, non è
successo niente, Serpeverde ti farà una statua per aver tolto ben sessanta
punti a Grifondoro.”
Gli occhi azzurri di Rose si
sollevarono verso di lui, erano lucidi per il pianto, cercava di ricomporsi.
“Scusami, è per via di Polly… Se dovesse accadere qualcosa a Hugo…”
“Non è accaduto e non accadrà,
vedrai che ha imparato la lezione,” le sorrise rassicurante, “Hugo non è uno
stupido e nemmeno James e Andrew lo sono, hanno capito che la situazione non è
semplice.”
Rose annuì rincuorata, soffiò il
naso e asciugò le lacrime. Poco dopo, mentre il silenzio era tornato tra loro
due, Rose gli confessò: “Mi manchi, Scorpius. Tu e Albus mi mancate
tremendamente, erano belli i nostri incontri del club del libro.”
“Ti stiamo aspettando,” le disse
Scorpius, “abbiamo visto che i francesi ti hanno monopolizzata.”
“Non mi farai una scenata come
Albus?” domandò diffidente. Scorpius scosse la testa e le sorrise: “No, nessuna
scenata, anzi, ecco,” le porse la pergamena con il suo orario delle lezioni. “È
lo stesso di Albus, segna pure il nostro prossimo incontro del club del libro.”
Mostrarsi accoglienti era l’unico modo per non allontanarla del tutto, Scorpius
l’aveva imparato negli anni precedenti, quando la sua cotta per lei aveva monopolizzato
i suoi pensieri. Sospirò mentre Rose segnava il prossimo incontro per il
martedì alle cinque, nell’ora prima di cena. Era un ottimo orario per il loro
incontro.
“C’è una cosa che ti sei persa
in questi giorni,” le confidò. Rose alzò subito lo sguardo verso di lui,
incuriosita. Scorpius si morse il labbro, esitante, “Non abbiamo avuto modo di
parlare dei baci e di quello che è successo.” Il sopracciglio di Rose si
incurvò sospettosamente e Scorpius la rassicurò: “Non è di questo che voglio
parlare, però, anche se in qualche modo i baci c’entrano pure.”
Fece una pausa, il corridoio era
silenzioso e deserto, i loro respiri erano il solo suono che si poteva udire
insieme al leggero russare dei quadri. Guidò Rose in un corridoio senza quadri
e si sedette su una panca di legno.
Rose prese posto al suo fianco e
gli disse: “Se esiti così è perché hai trovato un’altra ragazza.”
“Albus,” disse Scorpius facendo
scuotere la testa a Rose per la sorpresa: “Albus ha trovato un’altra ragazza?”
Scorpius si lasciò sfuggire un risolino nervoso, aveva paura di fare una
confessione del genere, eppure era un passo su cui lui e Albus erano d’accordo,
Rose doveva saperlo ed entrambi erano consapevoli del fatto che lasciare il
compito ad Albus avrebbe significato dirlo nel modo peggiore, così Scorpius si
era preso il compito di cercare le parole giuste, che non esistevano, perché
come fai a dire alla ragazza di cui sei innamorato che ti sei preso una cotta
anche per suo cugino? Era tutto incredibilmente folle.
“Ho trovato Albus,” confessò.
Lasciò il tempo a Rose di metabolizzare l’informazione. Scosse la testa sorpresa,
alzò le sopracciglia e disse: “Credevo che fossi innamorato di me.”
“Lo sono,” ammise Scorpius, “da
sempre, lo sai, e anche Albus lo è.”
“È la prima volta che i due
litiganti finiscono per fuggire insieme…”
“Non fuggiamo, c’è stato un
bacio e poi ce ne sono stati altri e nemmeno noi sappiamo che cos’è, e ci sei
anche tu che però sei irraggiungibile.”
“A quanto pare il problema è che
sono fin troppo raggiungibile,” mormorò abbandonando la schiena contro la
parete di legno. Scorpius la imitò, incontrò il suo sguardo e la trovò
bellissima mentre le spuntava un sorrisetto divertito e gli domandava un po’
civettuola un po’ sarcastica: “Cosa sono? Un’icona gay?”
“Al massimo bisessuale,” la
corresse stando al gioco. “Il fatto è che siamo entrambi innamorati di te e
sappiamo che è tutto un gran casino. Non vogliamo farti pressioni.” Scorpius
accarezzò la mano di Rose, intrecciarono le dita e si lasciò sfuggire un
sospirò: “Io e Albus ci siamo promessi che la nostra amicizia non verrà meno
qualsiasi cosa accada, e che saremo sinceri l’uno con l’altro, ti saremo
vicini.”
“Non credo che Albus mi starebbe
vicino se scegliessi Cyrille…” Rose si lasciò sfuggire evocando il terzo,
quarto, incomodo in quella competizione fin troppo affollata. Scorpius non
riuscì a nascondere lo stupore: “Cyrille è in gara?”
Albus ci aveva visto giusto e
lui non aveva capito niente. Aveva giustificato Rose, dicendo che era gentile,
che il francese presto sarebbe partito, che loro erano il suo futuro e così
facendo aveva lasciato campo libero a Lestrange. Si diede dell’idiota da solo.
“Lui crede di esserlo,” rispose
Rose con un sorrisetto indecifrabile.
Scorpius rischiava di impazzire,
come poteva rimanere in attesa che lei scegliesse? Non era come rinunciare a
combattere per lei? Ma poi, combattere non era mai stato il suo forte, lui era
uno stratega e quindi avrebbe dovuto elaborare un piano per eliminare la
concorrenza del francese. Karl era gestibile, ma Cyrille rischiava di alterare
tutto il loro equilibrio. “Karl cosa dice di Cyrille? A lui sta bene?”
“Karl è talmente sicuro di sé da
non vedere nemmeno il pericolo. Non coglie le battutine e le allusioni che
Cyrille fa continuamente.”
Scorpius si lasciò sfuggire la
domanda che si era imposto di non rivolgerle: “A te lui piace?”
“La verità è che non lo so,”
ammise Rose, “abbiamo alcune cose in comune, come il fatto che molta gente ci
frequenti per via del nome che abbiamo.”
“Andiamo Rose, anche io e Albus
siamo nella stessa situazione,” commentò spazientito. Era così confusa che
bastava così poco per turbarla?
“E poi è così sicuro di sé, e
sfrontato, e charmant.”
“Sì, è proprio un’idiota,”
concluse Scorpius mentre sentiva di odiarlo.
“Ma non dovevi restarmi vicino
qualsiasi scelta facessi?” domandò Rose.
“Sono pronto a ricredermi, ma
sono certo che Lestrange stia recitando. Insomma, è in vacanza dalla Francia,
in una scuola straniera e si trova vicino di posto la figlia del ministro della
Magia, chi non ti farebbe gli occhi dolci? E poi, per fingere indifferenza
gioca al figlio del Mangiamorte perseguitato! Beh, io so cosa si prova e non
attacca.”
“Sei geloso come Albus?”
“Te l’ho detto, sono disposto a
ricredermi e accettare che tu sia il suo grande amore, ma siccome temo che
voglia solo divertirsi, non vorrei che finissi con il cuore spezzato. Di idiota
basta Jenkins.”
Rose abbozzò un sorriso e si
strinse di più a lui, Scorpius riusciva a sentire il profumo dei capelli di lei
mescolarsi con l’odore della Sala Grande che aveva impregnato le divise di
entrambi. Accarezzò la testa di lei, rimasero per qualche minuto in quel
corridoio prima di doversi alzare per ritornare nelle rispettive sale comuni.
Fu proprio quando erano all’ingresso della scuola, prima che Rose prendesse le
scale per raggiungere la torre di Grifondoro, che nel darsi la buona notte,
mentre Scorpius provava a darle un bacio sulla guancia, incontrò le labbra di
Rose che si schiusero e ricambiarono quel bacio. Fu dolce, lento e lo stomaco
di Scorpius si contrasse in un modo doloroso e piacevole.
***
Hogwarts,
19 novembre 2021
Era trascorsa circa una
settimana da quando Polly Chapman era stata aggredita e ancora i Guaritori non
erano riusciti a trovare una soluzione per risvegliarla. Il ministro Granger
aveva convocato d’urgenza un incontro con i referenti ministeriali presenti a Hogwarts
e i presidi delle tre scuole per decidere come affrontare una crisi che era,
soprattutto, mediatica.
“Siamo sommersi da gufi di
genitori preoccupati,” riassunse Minerva McGranitt, “io continuo a rispondere
che non c’è traccia della presenza di Mangiamorte tra le pareti di Hogwarts, ma
converrete che la situazione è delicata, quella parola è in grado di scaldare
gli animi.
Roddie annuì dando ragione alla
McGranitt, sospirò: “Il Ministro scandinavo e quello francese mi hanno scritto
per chiedere conferma della sicurezza della scuola. Ministro Granger, la
situazione è delicata anche a livello diplomatico.”
“Cosa hai risposto, Lestrange?”
“Non ho ancora risposto. Le
richieste sono arrivate stamattina e confidavo in un confronto con una versione
unitaria. In questi casi non ha senso andare per ordine sparso e a un alleato
straniero non possiamo mentire.”
“Nemmeno alla stampa possiamo
mentire, Lestrange, ho giurato che avrei inaugurato un governo basato sulla
trasparenza e la fiducia. Non ho intenzione di venire meno a questa promessa.”
“Allora a cosa serve Ginevra
Potter qui?”
“A scrivere la verità,
Lestrange, Rita Skeeter tra queste mura peggiorerebbe la situazione. Ginny ha
il merito di confezionare articoli che vadano incontro alle richieste
editoriali del direttore e che non mettono in difficoltà le indagini interne.
So che è stata scortese con i campioni Tremaghi, ma è il suo lavoro.”
“Solo con un campione, quello di
Beauxbatons, e la circostanza è oggetto delle lamentele del ministro francese,”
la corresse. Era su tutte le furie per il modo in cui era stata apostrofata sua
cugina, per quel maldestro tentativo di metterla in cattiva luce per via di zio
Rabastan.
Hermione alzò gli occhi al cielo,
sembrava stanca: “Io non ho potere su quello che scrive la Gazzetta del
Profeta, Lestrange! Non datemi compiti che non mi competono, è già… impegnativo…
guidare il Ministero senza che si aggiunga anche la linea editoriale della
Gazzetta del Profeta.”
“Ed è un errore, Ministro.” Hawk
gli diede una gomitata, ma Roddie continuò: “Lo so che molti preferiscono
blandirla con i complimenti e i comportamenti ossequiosi, e sono consapevole
che ci troviamo politicamente su fronti opposti, ma i suoi predecessori hanno
sempre esercitato il potere di influenzare i media. Abbiamo bisogno di alleati
che non amplifichino quanto sta accadendo e non alimentino le preoccupazioni di
genitori e governi. È una questione di credibilità istituzionale.”
Hermione si irrigidì: “Grazie
per il suggerimento, Lestrange, ma non ci sono prove che quanto accaduto sia
collegabile ai Mangiamorte. Potrebbe benissimo essere un tragico incidente e
non ho intenzione di espormi e ammettere cose di cui non ho evidenza. Ai
governi scriverà esattamente questo: che la scuola è sicura, che l’Ufficio
Auror ha accertato che tra le sue mura non ci sono estranei e che sono in corso
delle indagini sulla natura del malessere della signorina Chapman. Mi aspetto
questo dall’Ufficio Cooperazione Magica Internazionale.”
Roddie abbassò la testa
sospirando: “Come vuole, Ministro, sarà fatto.” Era assolutamente perplesso
sulla linea di intransigenza adottata e sulla comune volontà dei presidi di
continuare come se nulla fosse accaduto, come se la Chapman avesse avuto un
incidente durante l’ora di Pozioni.
Utilizzò dei gufi della scuola
per mandare quelle missive e, mentre vedeva gli animali volare via con le
comunicazioni ufficiali dell’Ufficio Cooperazione Magica Internazionale, con
tanto di carta intestata, numero di protocollo e sigillo di ceralacca, si fermò
a guardare il panorama sotto di sé. Era inevitabile non sentire l’aria mancare,
come diceva sempre Rabastan. Ripensare agli anni in quella scuola gli causava
sempre un misto di angoscia collegato a quel senso di solitudine che solo i
suoi fratelli e poi Alexandra, Corban e pochi altri erano riusciti a mitigare.
“Sempre da solo, Lestrange?”
Sorrise nel sentire la voce
profonda del Barone Sanguinario, il fantasma di Serpeverde. “Come vede, certe
cose non cambiano mai, Barone.”
“C’è molta dignità anche in un’esistenza
solitaria,” ammise il fantasma.
“Non sono solo, Barone, solo tra
queste mura finisco per esserlo, gli alleati e le persone che amo sono sempre
altrove.”
“Capisco anche questo stato
d’animo. Chi vive oltre i secoli ha un’esperienza dell’animo umano notevole.
Salazar stesso ha sperimentato questa condizione di solitudine, prima di
decidersi a lasciare questo posto per sempre.”
Roddie sorrise: “Fortunatamente,
non insegno qui, la mia presenza è legata al torneo e spero che presto possa
concludersi. A proposito, Barone, tra i fantasmi cosa si dice di quanto
accaduto a Polly Chapman?”
“Una vera e propria disgrazia.
Sir Nicholas non fa altro che magnificare il coraggio della sua giovane
studentessa, ma come ho detto agli Auror, la biblioteca è un territorio che
solitamente non frequentiamo per non disturbare lo studio degli allievi.”
Roddie annuì pensieroso. “Se
dovesse notare qualcosa di strano, me lo farà sapere?”
“Un’altra ragazza!” la voce
trafelata di Hawk Flint li interruppe. Roddie e il Barone si voltarono verso
Hawk che cercava di riprendere fiato. Lo seguirono lungo le scale che portavano
verso il corpo principale della scuola. Scendevano velocemente e Roddie dovette
reggersi al corrimano per non perdere l’equilibrio sui gradini consumati che
erano diventati scivolosi. Le sue scarpe su misura, in morbida pelle di drago,
non erano fatte per quei luoghi così spartani. Avrebbe dovuto comprare delle
banali scarpe dalla suola in gomma per non scivolare. Un brivido gli scese
lungo la schiena al pensiero di infilare i suoi piedi in scarpe tanto
dozzinali.
Flint li condusse in infermeria,
dove il Ministro della Magia, i tre presidi e i Guaritori, formavano un
capannello intorno un letto. Si avvicinò cautamente, intercettò lo sguardo del
Ministro Granger e osservò la ragazza le cui lunghe trecce ramate si erano
scomposte. Agitò la bacchetta e le trecce tornarono ordinate. La preside le
rivolse uno sguardo sorpreso e lui disse: “Se non possiamo vegliare
sull’incolumità della ragazza, almeno il decoro.”
La Preside gli diede una specie
di carezza sul braccio e lo guardò con lo stesso sguardo con cui una volta gli
aveva detto che lei sapeva che lui non era cattivo, che preferiva rinchiudersi
dietro l’etichetta di figlio di Mangiamorte per non dover affrontare il rifiuto
e i pregiudizi degli altri, una frase incredibilmente simile a quella che gli
aveva detto sua madre. Il Ministro Granger, al contrario, sembrò piccata dal
riferimento all’incolumità, mentre lui si sentiva furioso per la missiva che
era stato costretto a inviare. Un secondo studente vittima minava la tesi
dell’incidente. Il gufo era partito mentre trovavano il corpo di quella ragazza
e la notizia sarebbe giunta prima dell’arrivo del gufo ufficiale causando un
incidente diplomatico. Il Ministero della Magia britannico mentiva
spudoratamente, questo avrebbero detto i colleghi francesi e scandinavi. Poteva
solo mandare una seconda comunicazione per dare la notizia del secondo
incidente e delle indagini in corso: dimostrare correttezza era l’unico modo
per non minare la fiducia di rapporti già traballanti.
“Clara Higgins è una studentessa
del terzo anno appartenente alla Casa di Tassorosso,” sintetizzò Minerva
McGranitt. “Questo spiega perché il suo corpo sia stato trovato vicino le
cucine,” disse la Granger. “Gli Auror stanno indagando. Al momento, la speranza
è che qualche elfo domestico abbia visto qualcosa, a parte il corpo svenuto
della piccola Clara.”
Il Barone Sanguinario fluttuò
via dicendo che avrebbe portato i suoi omaggi al Frate Grasso e cercato
informazioni.
Teddy e Victoire arrivarono poco
dopo scuotendo la testa: “Gli elfi sono agitati, non sono in grado di parlare
al momento. Sono sconvolti per la piccola Clara, pare che fosse molto gentile
con loro.”
Teddy lesse la cartelletta del
San Mungo in cui erano stati annotati gli esami, i sintomi, le pozioni
somministrate e gli esiti dei controlli, nulla sembrava riuscire a funzionare.
Guardò Victoire e la McGranitt scuotendo la testa. Propose: “Potremmo chiamare
Roland. Dominique dice che il San Mungo lo chiama quando non sanno cosa fare.”
“Vero, ma dovremmo avere
l’autorizzazione di Hermione. Sai quanto lei sia fiscale sulle procedure.”
Roddie non disse niente, si
limitò ad alzare gli occhi al cielo e poi spostarlo sul Ministro Granger che si
limitò a dire: “Lasciamo ancora un po’ di tempo ai Guaritori.”
***
Hogwarts,
23 novembre 2021
Rabastan era intento a scrivere
i suoi appunti quando aveva visto i gemelli Scamander correre verso la Foresta
Proibita. Li osservò attentamente e mise da parte piume, inchiostro e taccuino per
seguì i due studenti del primo anno. Era curioso di sapere cosa avessero in
mente. Nei giorni passati li aveva tenuti d’occhio, non solo perché erano i
figli del suo magizoologo preferito, o perché la moglie gli aveva dato quella
collana allontana-Nargilli che aveva avuto il potere di far sparire il senso di
oppressione che provava, ma anche perché quei ragazzini non erano disturbanti
da vedere, come scriveva la Skeeter, e nemmeno incontrollabili come
vociferavano alcuni insegnanti, specie il professor Longbottom.
No, quei due bambini erano
curiosi e avevano un linguaggio e interessi tutti loro e Rabastan li trovava
interessanti. Nell’anno di insegnamento a Durmstrang aveva imparato che gli
studenti del primo anno potevano insegnare nuovi modi di osservare il mondo e
questo era un aspetto dei bambini che lo affascinava ogni volta.
Si nascose dietro un albero per
non farsi vedere e rimase in ascolto.
“Ho visto Hagrid felicissimo a
colazione!” esclamò Lorcan, il Corvonero.
“Il professor Longbottom era
preoccupato! Secondo me ha paura…” ridacchiò Lysander, il Tassorosso. I due
fratelli si guardavano e ridevano. Poi, Lysander domandò a Lorcan: “Ma secondo
te, è così spaventosa come si vede nei libri?”
“Molto di più!” esclamò Lorcan
entusiasta. Allargò le braccia e disse: “È grandissima e cattiva e se ti prende
ti uccide! Nessuno è mai riuscito ad addomesticarne una!”
Lysander sembrò un po’ incerto:
“Tu vuoi andare a vederla?” Lorcan annuì convinto: “Sì, è in una gabbia, non
può mangiarci! Non ci ricapiterà più!” Prese per mano il fratello e si
avventurò nella Foresta Proibita. “Ma tu sai dove andare?” pigolò Lysander. Il
gemello annuiva scuotendo i capelli biondi. Rabastan li seguì pensando che
dovesse essere giunta la creatura che i Campioni Tremaghi avrebbero dovuto
affrontare.
Da lontano scorse un Centauro
che scosse la testa non appena incrociò il suo sguardo. Durante gli anni di
scuola aveva conosciuto qualche Centauro, aveva provato a confrontarsi con loro
sulla profezia su Delphini Riddle, ma discutere di Divinazione con un Centauro
era peggio che farlo con sua mamma e Roland, i Veggenti della famiglia. I
Centauri parlavano di pianeti, forze misteriose e strani allineamenti di
costellazioni che Rabastan faticava a seguire. Lui aveva sempre preferito
tenere gli occhi puntati su ciò che era raggiungibile e concreto.
Seguì i due gemelli lungo quel
sentiero reso riconoscibile dalle enormi impronte lasciate da Hagrid nel
terreno, arrivò in una radura dove era presente una grande gabbia coperta da un
telo lacero. I gemelli si avvicinarono ad Hagrid che domandò loro come avessero
fatto a trovarlo, li avvertì che era pericoloso avventurarsi nella Foresta
Proibita da soli e Lorcan esclamò: “Non eravamo soli, c’era Rabastan che ci
seguiva!”
Rabastan scoppiò a ridere,
mentre Hagrid si voltava verso di lui, più sollevato.
“Non credevo che vi foste
accorti della mia presenza!”
Lorcan gli restituì un sorriso
furbetto: “Secondo te perché siamo passati davanti a dove stavi scrivendo
facendo un gran baccano?”
“Molto astuto, te lo concedo!
Potevate chiedermi di accompagnarvi, però!”
Lysander scrollò le spalle e
disse: “Così è più divertente, però!”
Raggiunse i due gemelli e il
vecchio Hagrid la cui barba aveva iniziato a colorarsi di grigio e insieme osservarono
la gabbia. “È per la prova di domani?”
Hagrid annuì: “Un esemplare
meraviglioso, non ne avevo mai visto uno così da vicino. Direi che ha anche un
bel caratterino!”
“Smettila di vantarti, stupido
Mezzogigante e portami da mangiare!” una voce roca tuonò un ordine dall’altro
lato della gabbia. Hagrid prese un vassoio di bistecche fumanti che gli elfi
domestici della scuola dovevano aver fatto Materializzare da poco e, alzando
gli occhi al cielo, le portò verso la gabbia. Prima di tirare giù il drappo
disse: “Mi raccomando, voi non sapete niente! È una sorpresa per domani!”
Quando Hagrid tirò giù il
drappo, uno splendido esemplare di Manticora comparve davanti i loro occhi. Non
appena infilò il vassoio di carne, la bestia si avventò sulla preda e iniziò a
canticchiare mentre divorava la carne. Era uno spettacolo impressionante.
Rabastan osservò il pelo lucido del corpo che ricordava quello di un leone
gigante, la coda, simile a quella di uno scorpione, si muoveva a scatti, pronta
ad attaccare nel caso qualcuno si fosse avvicinato pensando di approfittare
della distrazione della Manticora. Il volto della bestia era simile a quello di
un uomo ed era terrificante, sembrava una trasfigurazione riuscita male, un
accozzaglia di animali feroci messi insieme. La mente umana non era meno
pericolosa della forza del leone e del veleno dello scorpione, sapeva
ingannare, distrarre, sedurre e poi attaccare.
La prova era dannatamente
pericolosa.
Rabastan pensò di aver visto
giusto nelle sue previsioni. Aveva detto ad Olag che tra le bestie che
avrebbero potuto scegliere al torneo una Manticora era assente da troppi anni.
Tuttavia, sperava di sbagliarsi perché era un animale decisamente pericoloso e
imprevedibile, ben diverso dai draghi della passata edizione che si potevano
addestrare. Non esisteva mago che fosse riuscito ad addomesticarne una.
Rabastan pensò a Philomène, al pericolo che sua cugina, la sua adorabile e
delicata cugina, correva con quella bestia e un brivido gli corse lungo la
schiena. Philomène era la prima Lestrange femmina del ramo inglese, era nata
dopo un secolo in cui nascevano solo maschi, se le fosse accaduto qualcosa,
tutti loro ne sarebbero usciti devastati. Doveva avvisare anche lei.
***
Era una Manticora.
La prima prova consisteva
nell’affrontare una Manticora. Philomène camminava nervosamente per i prati.
Suo cugino Rabastan le aveva dato una soffiata, lo avrebbe detto anche ad Olag
Huggorm ed era certa che anche il campione di Hogwarts lo avrebbe saputo. Alzò
lo sguardo e vide Louis Weasley uscire dalla Foresta Proibita insieme a James
Potter che si era sfilato quello che doveva essere un Mantello
dell’Invisibilità.
Continuò a camminare
nervosamente, indifferente alla presenza di quei due che andavano verso il
Castello.
“Puoi farcela, Phi, io credo in
te,” le sussurrò Eric. Philomène annuì, inspirò il profumo del fidanzato e per
un breve istante si concesse di appoggiare il viso contro il suo petto, sentì
il tessuto morbido dell’uniforme celeste dei ragazzi, così diversa dalla sua
veste di seta leggera. Le braccia di Eric la strinsero a sé e rimasero per
qualche istante abbracciati.
“Vorrei dormire con te questa
sera, lo sai?” gli domandò stringendo un po’ più forte. Una parte del suo
cervello le sussurrava che domani avrebbero visto il bluff, quanto lei non
fosse una strega talentuosa, e che quella era l’ultima volta che abbracciava
Eric, poi sarebbe morta, giovane e vergine.
Eric le prese il viso tra le
mani e si chinò a posarle un bacio sulle labbra, le sorrise dolcemente: “Sei
nata per questo momento, il Calice di Fuoco ti ha scelto e stanotte devi
riposare. Non capita tutti i giorni di vedere una strega talentuosa sfidare una
Manticora.”
“Sono pochi i maghi che sono
sopravvissuti all’incontro con una creatura del genere.”
“Vero, ma non devi
addomesticarla o ucciderla, dovrai solo dimostrarti più abile di lei. Vedrai
che ce la farai, sai essere molto astuta!”
Philomène strinse più forte
Eric, sentire la fiducia cieca che lui mostrava nei suoi riguardi le riempiva
l’animo di gioia e di terrore al tempo stesso, le ricordava che la caduta
sarebbe stata più forte, la delusione ancora peggiore, il fallimento senza
rimedio.
Occuparono un angolo del tavolo
dei Corvonero, si allontanarono dai Grifondoro che continuavano a far festa
intorno al loro campione e mangiarono tra di loro. Philomène sentì il calore
dei suoi amici, Eric, Cyrille e Nadine le stavano vicini. Fu poco prima del
momento del dolce che qualcosa di strano accadde, come un fosco presagio in grado
di toglierle ogni forza: Jean Paul, il ragazzo di Nadine, iniziò a tardare dal
bagno.
“Si sarà perso,” disse Adrien.
Cyrille ridacchiava e prendeva in giro Nadine che, proprio come sua sorella, si
era trovata un fidanzato tonto. Eric lanciò un’occhiataccia a Cyrille, si alzò
di scatto e disse che sarebbe andato a cercare l’amico.
“Attento a non perderti anche
tu!” ridacchiò Cyrille mentre Adrien si fece venire il singhiozzo per il troppo
ridere. Erano impegnati a cercare di far passare il singhiozzo ad Adrien quando
Eric arrivò trafelato con il volto pallido. “C’était Jean Paul, le prochain était
Jean Paul!”
“Mon Dieu!” esclamò Nadine.
Corsero da Madame Maxime al tavolo dei professori, la trovarono impegnata in
una conversazione con quell’orrendo guardiacaccia, Hagrid, furono costretti a
interrompere quel momento imbarazzante e la pregarono di seguire tutti loro
fuori dalla Sala Grande: era accaduto qualcosa di terribile a Jean Paul. Gli
sguardi preoccupati che si scambiarono i professori delle varie scuole diedero
a Philomène la misura di quanto fosse critica la situazione.
“Chi lo ha trovato?” domandò.
“Io, Madame,” disse Eric.
“Bene, allora voi tornate
immediatamente nelle carrozze con il professor Dubois e la professoressa Petit,
mentre monsieur Legrand ci condurrà da monsieur Blanc. Mademoiselle Lestrange,
lei vada a dormire immediatamente e prenda una pozione tranquillante. Domani
dovrà essere in forze.”
“Ma Jean Paul…” protestò
Philomène. Come poteva rimanere tranquilla se il ragazzo della sua migliore
amica era stato aggredito come gli altri studenti?
“Non è un suo compito,
Lestrange, vada immediatamente nelle carrozze e riposi. L’Accademia conta su di
lei per il torneo, resti concentrata sull’obiettivo.”
Philomène venne trascinata via
dalla Sala Grande dalla professoressa Petit, l’insegnante di Divinazione e solo
una volta nella carrozza il professor Dubois le diede una pozione: “Con questa
farai un sonno senza sogni, ti riposerai e domani sarai in forma, pronta per
affrontare la prima prova.” Prese la pozione e si addormentò pensando a Eric e
al fatto che lei non potesse stare accanto al suo fidanzato e alla sua migliore
amica, mentre erano entrambi preoccupati per Jean Paul. Si era scambiata un
abbraccio con Nadine, un attimo prima di prendere la pozione, si erano strette
forte e cercate di fare coraggio. Gli occhi divennero improvvisamente pesanti,
sotto il ricordo della stretta di Nadine, Philomène scivolò nel sonno.
L’indomani l’intera delegazione
di Beauxbatons non parlava d’altro che di Jean Paul, ricoverato nell’infermeria
di Hogwarts insieme agli altri studenti, e del torneo. Nadine ed Eric
l’aggiornarono su come erano andate le cose la sera precedente, sulle domande a
cui avevano dovuto rispondere, sul fatto che fosse arrivato un altro esperto
che si chiamava proprio come lei.
Philomène cercò Roddie con lo
sguardo per saperne di più, il tavolo dei professori era in subbuglio e il
giorno della prima prova del torneo Tremaghi i volti erano tirati. Tre studenti
feriti prima dell’inizio del torneo, uno dei quali era appartenente a un’altra
scuola, doveva essere una bella gatta da pelare per gli organizzatori. Sobbalzò
quando una mano si posò sulla sua spalla, voltandosi vide gli occhi scuri di
Roddie e si alzò per abbracciarlo.
“Sono venuto a augurarti in bocca
al drago!”
“Crepi il drago!” rispose
pronta. Appena si sciolse dall’abbraccio con il suo cugino preferito, dietro di
lui, incontrò un altro paio di occhi scuri, quelli di Roland che la osservavano
con il suo sorriso obliquo e la solita luce ironica nello sguardo.
“Allora sei tu l’esperto che
salverà Jean Paul!” esclamò felice di vederlo e abbracciandolo forte.
“A quanto pare, il ministro
Granger ha dovuto piegare la testa,” commentò divertito. “Questo intervento mi
frutterà un bel po’ di Galeoni e potremo essere riabilitati, un po’ come tu con
il Torneo.”
Philomène gli sorrise e lui le
disse: “Lo so che questa è stata la mia scuola, ma noi facciamo il tifo per te,
la famiglia viene prima di tutto! Rendi grande il nome dei Lestrange!” Annuì
titubante, sentendo nuovamente l’ansia stringerle lo stomaco e frullare la
colazione appena fatta.
“Campioni, seguitemi,” li
interruppe Flint. Roddie salutò il fratello e seguì Philomène, gli insegnanti,
gli Auror e gli altri campioni fin dentro una tenda al cui interno c’era ad
attenderli il ministro della magia in persona.
“La prova di oggi è molto
complessa. Ognuno di voi sarà chiamato ad affrontare una creatura estremamente
pericolosa. Dovrete far ricorso a tutta la vostra abilità magica e furbizia per
riuscire ad affrontare quello che vi aspetta là fuori. Dovrete recuperare una
sfera di cristallo, non romperla, ma custodirla per avere un indizio di quella
che sarà la seconda prova del torneo.”
I campioni si lanciavano
occhiate nervose. Louis Weasley, il campione di Hogwarts, sembrava meno
spavaldo, lo sguardo di Olag, invece, era indecifrabile. Avevano chiacchierato
un po’, lei e il campione di Durmstrang e si era sorpresa dallo scoprire che i
suoi avi erano navigatori che avevano girato il mondo. Dietro l’espressione da
soldato c’era un esploratore, una mente curiosa, segno che era un avversario da
non sottovalutare.
Il ministro della Magia porse
loro dei bastoncini: “La creatura che vi attende là fuori è una Manticora,
dovrete andare nell’arena e recuperare una sfera di cristallo che conterrà l’indizio
per la seconda prova. Sarete valutati sulla base delle vostre abilità nel
recuperare la sfera. Prendete uno di questi bastoncini: inizierà chi ha il
bastoncino più corto, terminerà chi ha quello più lungo. Buona fortuna.”
Philomène pescò insieme agli
altri: Olag sarebbe andato per primo, poi lei, ultimo il campione di Hogwarts.
Il ministro Granger rivolse uno sguardo incoraggiante al nipote e gli diede una
leggera pacca sulla spalla.
L’attesa del proprio turno fu
sfibrante. Philomène pensò a una strategia per attaccare la Manticora: doveva
essere veloce, sfuggire al suo pungiglione, recuperare la sfera e uscire viva.
Il pubblico da fuori si lasciava andare ad applausi, grida preoccupate e
sospiri di sollievo come un corpo unico. Avrebbero fatto lo stesso per lei?
Avrebbero riso di lei? Non poteva pensarci.
Applausi, boati, risate. “Olag
Huggorm ce l’ha fatta! Ha preso la sfera di cristallo ed è riuscito a uscire
dall’arena! La Manticora è molto arrabbiata!”
Grandioso, pensò
dentro di sé Philomène mentre stringeva l’impugnatura della bacchetta tra le mani.
Si scambiò uno sguardo con Louis Weasley e poi dovette entrare.
“La campionessa di Beauxbatons,
Philomène Lestrange, sfida la Manticora. Vediamo quale sarà la sua strategia!”
Philomène studiò l’arena: un
prato recintato con sassi a formare un’aiuola già distrutta dalla furia della
Manticora. In una specie di giaciglio c’era la sfera di cristallo da
recuperare. La coda di scorpione della Manticora scattò a colpire un corvo che
aveva avuto l’ardire di posarsi sul terreno. Philomène deglutì al pensiero che
i corvi erano il simbolo dei Lestrange. Si disse di non farsi condizionare, di
rimanere lucida. Quel corvo le aveva appena suggerito un’idea che, se fosse
riuscita, sarebbe stata geniale. Puntò la bacchetta contro un sasso ed eseguì
un complicato incantesimo di trasfigurazione. Lo tramutò in una Chimera delle
dimensioni più grandi del solito. Lo guidava con la bacchetta, in modo che
potesse distrarre la Manticora.
“Bisogna essere proprio
sconsiderati per infilarsi in un’arena con due creature pericolose!” esclamò il
cronista. Philomène inscenò un combattimento tra la sua Chimera e la Manticora.
Le due bestie iniziarono a mordersi, attaccarsi, gli zoccoli da capra della
Chimera scalciavano contro le zampe della Manticora. Philomène corse a
recuperare la sfera di cristallo, si avvicinò all’uscita, fece una piroetta
soddisfatta e agitò la bacchetta. La Chimera scomparve, la Manticora era
furiosa, urlò e ruggì in un modo che fece tremare tutti i presenti. Le
dispiaceva per il campione di Hogwarts che avrebbe trovato una Manticora su
tutte le furie, ma lei aveva raggiunto il suo obiettivo. Andò a sedersi nella
tenda in cui trovò un Olag con lo sguardo perso nel vuoto.
“È tremendo,” le disse mentre
osservava la sfera di cristallo. “Tutto per questa inutile sfera, io non sono
nemmeno bravo in Divinazione”.
“Non credo che sia una sfera per
la Divinazione come tutte le altre, ci sarà un indizio da scoprire per la
seconda prova. Insomma, nella storia del Tremaghi è sempre così.”
***
James era seduto sugli spalti
insieme ad Andrew, Ruth, Lily e Hugo per sostenere Louis. Allungò lo sguardo
qualche fila più in basso e riconobbe la chioma rossa di Rose, seduta tra Karl
Jenkins e Scorpius, Albus era come sempre accanto a Malfoy. Gli occhi
attraversarono l’intera platea, come per controllare che ci fossero tutti: sua
mamma era seduta in tribuna, Teddy e Victoire erano in piedi sul livello
superiore degli spalti a controllare che non accadesse nulla e, dopo
l’incidente occorso a Jean Paul, l’amico di Philomène, era stato convocato suo
padre, Capo dell’Ufficio Applicazione Legge Magica. Aveva sentito i suoi
genitori parlarne e sua madre aveva commentato che Hermione doveva essere
proprio disperata se era giunta a giocare la carta Harry Potter per garantire
la sicurezza del torneo.
Harry aveva minimizzato, detto
che questo caso stava diventando troppo grosso per Teddy e Victoire, che
c’erano di mezzo rapporti internazionali e oppositori politici che non vedevano
l’ora di speculare politicamente sul fallimento del torneo. Zia Hermione non era
solita arrendersi a battaglie che riteneva giuste e questo torneo serviva per
voltare pagina e dimostrare che la guerra era un capitolo definitivamente
chiuso.
James aveva provato a riflettere
su chi avesse interesse a mantenere la guerra magica come un capitolo aperto e
non era giunto a nessuna soluzione. I figli e i nipoti dei Mangiamorte, come
Scorpius, desideravano che la guerra venisse dimenticata tanto quanto i figli e
i nipoti dei vincitori che volevano consolidare le conquiste ottenute.
I pensieri sugli incidenti
vennero spazzati via non appena quell’enorme esemplare di Manticora entrò
nell’arena. James e Louis erano stati allertati dagli Scamander e Hagrid stesso
aveva fatto sapere quale fosse la creatura oggetto della prima prova. Il
campione di Durmstrang aveva scelto un approccio molto concreto: un incantesimo
scudo eseguito alla perfezione che gli permise di arrivare alla sfera
rispedendo al mittente i tentativi di attacco della Manticora. James ammirò la
capacità di concentrazione di Olag: sarebbe bastata una minima distrazione e
quell’incantesimo si sarebbe dissolto lasciandolo cadere vittima della
Manticora. L’espressione di sollievo del ragazzo, il modo in cui sospirò
scuotendo la testa e si passò una mano tra i lunghi capelli biondi prima di
uscire dall’arena tradì il nervoso che doveva aver provato durante la gara.
Persino i combattenti più duri non potevano fare a meno di provare un po’ di
paura di fronte una Manticora.
James notò lo sguardo sorpreso
della professoressa Robins e della McGranitt quando Philomène Lestrange
trasfigurò il sasso in una Chimera. James sapeva benissimo quanto fosse
complicato eseguire un incantesimo del genere nella tranquillità di un’aula
scolastica, farlo in un’arena con una Manticora pronta a sbranarti doveva richiedere
un’abilità fuori dal comune. Philomène non era un avversario da sottovalutare,
come aveva immaginato. Era astuta nell’utilizzare la Chimera per distrarre la
Manticora e avvicinarsi alla sfera di cristallo. Il sorrisetto e la piroetta
che aveva rivolto al pubblico prima di uscire dall’arena, mentre la bestia
urlava la delusione per essere stata raggirata, rivelavano un’indole sarcastica
che finì per intrigarlo. Aveva sempre immaginato che non fosse solo una bella
fanciulla, vederla in azione fece stringere ancora di più lo stomaco di James.
Gli occhi si spostarono tra gli studenti di Beauxbatons, Eric e Cyrille
sostenevano Philomène con tutto il fiato che avevano nei polmoni.
L’ingresso di Louis cancellò
ogni pensiero su Philomène e quelle confuse sensazioni che la presenza di lei
provocava in James. Si domandò che piano avesse in mente il cugino. Louis era
in piedi nell’arena con la bacchetta di sambuco in mano e studiò il campo.
Dalla sua posizione James vedeva solo la chioma bionda del cugino, ma riusciva
a intuire il modo in cui assottigliava gli occhi azzurri e rifletteva. Puntò la
bacchetta contro dei sassi. Chissà, forse aveva avuto la stessa idea di
Philomène, li trasfigurò in tre piccole Manticore che iniziarono a correre e
giocare con la creatura più grande. Louis evocò anche un incantesimo scudo e
James sorrise al pensiero che suo cugino fosse stato sempre il più previdente
di tutti loro, specie di lui e Andrew. Corse verso il giaciglio su cui era
comparsa la terza sfera di cristallo, l’afferro e uscì dall’arena. Nessuna
piroetta, nessun saluto, nessuna spacconata, in perfetto stile Louis Weasley:
diretto, pulito, veloce.
James e Andrew scattarono in
piedi nell’applaudirlo. Era stato perfetto, bravissimo, senza saperlo aveva
unito le strategie di Olag e di Philomène, le aveva perfezionate e migliorate.
La giuria avrebbe dovuto tenere conto della difficoltà delle magie eseguite.
Così fu, in effetti, alla fine
della prima prova, Louis Weasley era arrivato primo con 36 punti: Oliver Baston
gli aveva assegnato un dieci, Rodolphus Lestrange e Minerva McGranitt un nove,
Madame Maxime e Viktor Krum otto. Seguito da Olag e Philomène che avevano
ricevuto parimerito 33 punti. Lo scarto era ridottissimo e la seconda prova
avrebbe potuto ribaltare il vantaggio di Louis.
James scese nella tenda ad
abbracciare il cugino, notò lo sguardo infastidito di Philomène intenta a
raccogliere le sue cose e parlare in francese con suo fratello. Cyrille gli
rivolgeva sguardi carichi di disprezzo più che al resto del mondo. Decise di affrontare
la situazione, lasciò Louis alle attenzioni di Andrew che lo riempiva di
domande e commenti entusiasti e raggiunse i due francesi: “Sei stata molto
brava, Philomène, mi hai sorpreso.”
“Faccio sempre questo effetto,”
rispose freddamente. James non capì. “Scusaci, Potter, ma dobbiamo proprio
andare,” disse Cyrille che circondò le spalle della sorella con un braccio e la
portò via. Philomène si voltò a guardare James, il suo sguardo era dispiaciuto
e James, che non aveva mai avuto un grande intuito con le ragazze, restò ancora
più spiazzato.
“È arrivata seconda dopo il
campione di Hogwarts,” gli suggerì Andrew, “probabilmente deve smaltire la
delusione.”
“Io sarei solo felice di essere
sopravvissuto a una Manticora, non sono molti i maghi che possono raccontare il
loro incontro con una creatura del genere,” osservò James. Anne lo aveva sempre
accusato di non saper vedere e decifrare i segnali che lei gli mandava. In quel
momento sapeva di essere davanti un segnale, ma non riusciva a capire cosa
fosse accaduto tra loro. Sperò di poterlo chiarire nei giorni successivi.
Note:
Ciao a tutti!
Sto approfittando delle ferie
estive per portarmi avanti con questa storia che languiva da troppo tempo. Ho
finito di plottare i capitoli e salvo divisioni di capitoli in due o strane
complicazioni, dovremmo essere intorno ai 17/18 capitoli, quindi non sarà una
long infinita, siamo quasi a metà.
Come potete vedere, la
situazione si è complicata, a Polly si sono uniti la piccola Clara e il povero
Jean Paul Blanc, chissà se Roland riuscirà a risolvere la vicenda e far
risvegliare i ragazzi.
Sul fronte pipacchioni: Scorpius
ha aggiornato Rose che è ancora più confusa, la situazione è complicata con questi
interessi contemporanei e sinceramente non credevo che Karl resistesse tanto.
Deve essere molto determinato per essere nelle grazie di Hermione che lo adora.
In relazione alle disavventure
sentimentali di James, secondo voi, perché Philomène ce l’ha con lui? Leggo le
vostre deduzioni molto volentieri!
Un abbraccio,
Sev