Sogno infranto

di PerseoeAndromeda
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Fanfic scritta per la challenge “Dammi tre parole” del gruppo Facebook Parole tra le dita
 
Autrice: PerseoeAndromeda, Heather-chan
Fandom: Attack on titan
Prompt: Oceano, sogno, futuro
Titolo: Sogno infranto
Personaggi: Eren
Generi: introspettivo, angst, malinconico
Rating: verde
Note: Missing moment dopo la scoperta dell’oceano

 
SOGNO INFRANTO


 
La delusione negli occhi di Armin, la tristezza con la quale aveva infranto il sogno di una vita, era una delle tante cose che Eren non si sarebbe mai perdonato.
Il sogno, il loro sogno, quello che apparteneva solo a loro e che aveva visto splendere negli occhi di Armin quando, per la prima volta, gli aveva mostrato il libro, quel sogno che lui aveva rischiato di dimenticare, mosso solo dalla vendetta e dall’istinto di uccidere… e che Armin aveva contribuito a mantenere vivo…
Quel sogno si era materializzato davanti ai loro occhi, aveva preso vita in quella distesa di acqua salata che aveva costretto anche i più scettici a tornare sui propri passi: Armin, che era stato giudicato prima un eretico, poi un pazzo visionario, aveva vinto su tutti.
E proprio lui lo aveva deluso, lui, l’unico che gli credeva da sempre e che insieme a lui aveva sognato…
Trovarsi davanti a quel mare, per Eren, non aveva significato la realizzazione del sogno di libertà per il quale aveva lottato, che aveva condiviso con l’altra metà del suo cuore: si era trattato, piuttosto, della più terribile delle conferme.
Le sue visioni erano reali, il passato di suo padre era reale, l’orrore che viveva dentro di lui era tutto troppo reale e spaventoso, insopportabile: il mondo che sognava Armin non esisteva e nessuno di loro sarebbe mai stato felice.
Non sapeva se fosse più cocente la sua stessa delusione o la consapevolezza che quella luce che era tornata a brillare, per qualche minuto, negli occhi di Armin, sarebbe stata destinata a spegnersi molto presto.
La loro libertà, quella che avevano sognato, per la quale si erano specchiati occhi negli occhi, per la quale si erano tenuti per mano e per la quale… da sempre si amavano…
Non esisteva…
Non esisteva nulla di tutto quel bello che avevano avuto dentro.
Così, quando Armin aveva teso le sue mani, per mostrargli, insieme a quella conchiglia, tutta la bellezza che credeva di avere trovato, lui non era riuscito a condividere nulla: il loro sogno si era infranto.
Si era allontanato da tutti, nessuno aveva provato ad avvicinarsi a lui: Eren era consapevole dell’aura che emanava, quella che teneva a distanza e respingeva, persino le due persone che più amava al mondo.
Nemmeno loro avevano tentato un approccio, Armin non l’aveva più cercato dal momento in cui le loro reciproche delusioni si erano intrecciate l’una all’altra.
Lui si era messo a camminare sull’orlo di quella distesa salata, i piedi nudi affondati nella schiuma che andava e veniva e non si era voltato indietro.
A dire la verità, la voce di Mikasa l’aveva udita, il suo nome sulle sue labbra, che provavano a richiamarlo, per cercare di capire.
Si era limitato a fermarsi, l’istante necessario per rispondere “Devo stare un po’ da solo” e i suoi passi erano ripresi, lenti, quasi assenti, come lui era assente a se stesso e a tutto ciò che lo circondava.
Da quel momento più nulla, aveva semplicemente camminato, non sapeva per quanto: quel litorale sembrava infinito, aveva raggiunto delle rocce che protendevano una loro estremità al largo e vi si era arrampicato, si era seduto e il suo sguardo era rimasto così, immobile, su quell’orizzonte lontano, chiedendosi cosa stesse provando, se realmente stava provando qualcosa e continuando a ripetere, dentro di sé:
“Combatti… se non combatti non puoi vincere, vai avanti e combatti, solo così potrai essere libero… solo così loro potranno essere liberi”.
 




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