Caro me del futuro,
ti scrivo perché ho bisogno di sfogarmi e so che tu, il
giorno che leggerai questa lettera potrai capire.
Oggi è stata veramente una
giornata terribile, per tutto il giorno mi è sembrato di
essere
ritornato indietro nel tempo, ritornato a quando avevo undici anni e la
pubertà aveva preso il via rovinando la mia vita.
Corro in camera, prendo la mia, ormai, inseparabile Reflex che al solo
tenerla tra le mani mi fa sentire più sicuro, dietro di lei
posso proteggermi; lascia gli altri davanti all'obiettivo mentre io me
ne sto dietro vedendoli tutti senza essere mai guardato davvero.
Eppure ci sono stati, e ci sono, momenti in cui l'obiettivo era puntato
su di me, spesso non ero io a volerlo ma era la vita che decideva
così. Scatti di ricordi che non vorrei mai aver vissuto, o
meglio, li vorrei aver vissuti in un corpo diverso e per quanto mi sia
impegnato per photoshoppare quelle foto e renderle più
accettabili da mostrare a chi mi conosce oggi, in realtà
è solamente una copertura, una farsa. Però io so
cosa
davvero si nasconde sotto a quelle difficoltose modifiche, dietro
a quelle notti passate attaccato al computer per cercare di
farle
sembrare reali, tentando di non lasciare nemmeno una minima traccia,
anche ad un occhio esperto, di ciò che era prima. Tanto
lavoro
per poterle riguardare e immaginarmi come sarei potuto essere e come
sarebbe potuta essere la mia vita se fossi davvero sempre stato
così, se non avessi mai dovuto combattere per una cosa che
la
maggior parte delle persone da per scontata, non avrei mai dovuto
combattere per essere uomo.
Mentre scrivo scorro le foto che ancora devo scaricare, controllo
velocemente che non
ci siano stati strani problemi e poi faccio partire il download sul PC.
Ci vorrà un po' e quindi tanto vale scorrere tra le cartelle
di
foto già pronte. Operazione che faccio quasi tutti i giorni,
navigo tra le foto più disparate in base al "vento che
tira".
Adesso vorrei tirarmi un po' su per smettere di pensare alle
problematiche della giornata appena trascorsa ma sembra che il mio
corpo non sia d'accordo. Le mie mani, come se avessero vita propria,
vanno ad aprire proprio quella cartella piena di mie foto, da quando
ero bambino ad oggi. Molte di quelle foto le
ho modificate con tanto impegno, hanno però ancora accanto
l'originale che non ho
mai avuto il coraggio di cancellare o non ho mai davvero voluto farlo.
Rivedendo alcune di queste foto, quelle di "una ragazzina", non posso
fare a meno
di tornare agli anni delle medie, dove tutto è iniziato a
cambiare, dove tutta l'inadeguatezza del mio corpo ha iniziato a farsi
sempre più preponderante.
Avendole lì, sotto gli occhi, riesco a notare davvero il
momento
in cui da un* bambin* felice mi sono trasformato in una ragazzina in
lotta con il mondo. Si riesce a percepire molto meglio di quanto io
stesso abbia fatto in quegli anni. Ero ingenuo, ignorante e non sapevo
perché mi sentivo così sbagliato. Eppure è così palese, ora, rivedendo le foto, che un qualcosa mi aveva fatto cambiare quasi completamente carattere e atteggiamento. Con il passare degli anni ci sono arrivato, ho capito che la pubertà aveva scatenato quella devastante reazione a catena ma che il tutto era partito a monte, dalla nascita. Quante volte poi, dopo aver preso coscienza del motivo per il quale mi sentivo così, ho maledetto
"quel giorno". Tante volte mi sono chiesto perché? Perché
sono nato in questo corpo e non in uno adatto a me. Certo è
sempre
stato forte e in salute e fino a che non l'ho trattato male io era
anche in forma. Adesso mi pento di non essermene preso adeguatamente
cura.
L'ho
buttato sopra una poltrona senza cura, come fosse di un'altra persona.
L'ho rovinato facendolo ingrassare, non prestando attenzione alle sue
esigenze, non curandone l'aspetto. Meno lo guardavo e meno le altre
persone mi guardavano meglio era, volevo essere invisibile ma lui era
sempre lì, presente. Era il mio corpo eppure, allo stesso
tempo,
non lo era.
Clicco su una delle prime foto, in modo da aprirla e ingrandirla.
È l'unica foto, pre T, dell'album che non ho modificato.
Sono in
spiaggia, seduto, non proprio in modo composto, su una sedia intento a
giocare con il Game Boy. A vederla chiunque direbbe che quello
è
un bambino accecato dal sole e forse un po' scocciato perché
lo
hanno interrotto per fargli una foto. In effetti mi presentavo con
capelli a spazzola e il mio costume era solo un paio di slip. Ecco
lì avevo dieci anni e ancora le cose andavano bene, insomma,
sì, non capivo perché non potessi proprio fare
tutto
quello che facevano gli altri maschi o perché
là
sotto ero un po' diverso da loro e soprattutto non mi andava
giù
il fatto che mia madre correggesse le persone che mi davano del
"maschietto" dicendo loro che invece ero una "femminuccia". Tutto
sommato però la vita era ancora semplice, non avevo
preoccupazioni e me ne fregavo quando persone che nemmeno conoscevo mi
guardavano strano o mi dicevano cattiverie, me ne fregavo
così
tanto che nemmeno me ne accorgevo, anche perché non le
percepivo
rivolte a me. Ad esempio i papà dei miei avversari sul campo
da
calcio diverse volte hanno utilizzato il fatto che fossi nato femmina
per insultare me o deridere i propri figli, io non capivo che
problemi avevano, perché dovevo andare a fare la calza o
perché il tale bambino doveva vergognarsi di aver preso goal
da
me più che da un altro mio compagno. Erano comunque cose che
non
mi toccavano minimamente, mia madre invece si incavolava sempre e ci
litigava, così un giorno le ho proibito di continuare a
venirmi
a vedere, dopo qualche anno le avevo dato la possibilità di
ricominciare se però prometteva di stare zitta, beh
non
è praticamente mai venuta perché non ci riusciva
proprio
a tenere la bocca chiusa.
Soltanto un paio di anni dopo però il mio corpo ha iniziato
a
ribellarsi. Scorro le foto ed ecco che sullo schermo appare una nuova
immagine in spiaggia, questa volta chiunque la guardi direbbe che sta
osservando un gruppo di ragazze che saltano in riva al mare, ecco
quella più a destra, con il due pezzi militare, sovrappeso e
con
un finto sorriso tirato ero io. Lì avrò avuto
già
quindici o sedici anni e stavo male ma non lo davo a vedere. Stavo male
ma non capivo perché, stavo male ma non sapevo nemmeno io di
stare male.
Ho riflettuto spesso sul mio passato, su quegli anni. Ho tentanto di
scovare dei momenti nei quali ero consapevole di ciò che
stava
accadendo dentro di me se c'era qualcosa in più del
malessere
generale e del non piacersi, insomma diciamoci la verità,
durante l'adolescenza sono ben poche le persone che si piacciono
davvero per come sono, chiunque vorrebbe cambiare qualcosa del proprio
aspetto, e, il fatto che io volessi cambiare tutto
ciò che
di me vedevo, escludendo il colore degli occhi, era di certo un
campanello che però non ero in grado di cogliere e nessun
altro
poteva farlo al posto mio perché era tutto dentro di me.
Avevo rinchiuso tutto. I miei sentimenti li avevo incatenati, nascosti
dietro un muro altissimo in un luogo remoto e buttato via la chiave.
Con gli altri non ne parlavo, né con gli amici né
con la
famiglia e, a dirla tutta, non non lo facevo nemmeno con me stesso. Se
non esponevo il problema, se non ci pensavo, allora non esisteva.
Insomma cercavo il più possibile di fare finta di nulla e di
andare avanti, di continuare a vivere. Quella però non era
davvero vita, era semplicemente lasciare che il tempo scorresse, che
facesse il suo corso e io ero lì, lasciavo che il mio corpo
proseguisse il suo viaggio nel mondo, che invecchiasse fino a morire.
Probabilmente avrei anche proseguito con questa modalità di
non-vita se non fossi venuto a conoscenza della
transessualità.
Con il passare del tempo ho capito che questo nascondermi e farmi
scorrere la vita addosso senza espormi, o semplicemente vivere
attivamente, è stato un meccanismo di difesa che per un po'
ha
effettivamente retto ma poi, inevitabilmente, si è spezzato.
Ora
il mio
corpo ha una storia di paure addosso e lo vedo chiaramente in ogni gesto.
L'essermi nascosto non mi ha permesso di vivere gli anni formativi nel
modo standard, non ho fatto esperienze naturali per i miei coetanei,
né dal punto di vista psicologico né dal punto di
vista
fisico.
Non so come ci si sente a rompere con qualcuno, non so come ci si sente
a tenere la mano, ad abbracciare o dare un bacio alla persona della
quale si è innamorati, o almeno si crede di esserlo.
Non ho mai fatto stupidi tentativi di rimorchiare una così
tanto
per fare, magari in discoteca da ubriaco sperando poi di combinarci
qualcosa. Non mi interessava nulla di tutto questo, in
realtà il
rimorchiare ragazze a caso non mi interessa nemmeno adesso,
però
a ventisei anni sento tutto il peso di quelle mancate esperienze. La
paura di non essere abbastanza, di non essere adeguato unitamente alla
pochissima autostima mi tengono sempre frenato e più passa
il
tempo più il peso delle esperienze mancate, degli anni persi
che
non potrò mai più recuperare si fanno sempre
più
pesanti e "invalidanti".
Proseguo con la carrellata di foto, ormai l'adolescenza è
finita, mi sono appena maturato e sono al mio primo Pride. In questa
foto sono in gruppo con altre persone che conosco a malapena ma che mi
hanno permesso, soprattutto una di loro, di incominciare a vivere.
Diciamo che questa foto rappresenta l'inizio della svolta, l'inizio
della mia rinascita. Ho conosciuto un mondo per nuovo, ho ascoltato
tante condivisioni, ho confrontato le esperienze che loro raccontavano
con le mie e di similitudini ne ho trovate molte, ho iniziato ad
informarmi sulla transizione, forse avevo trovato la mia strada, forse
avevo un modo per essere felice.
Continuo a scorrere le foto, sono sempre uguale, né carne
né pesce, ho forme da donna che ho iniziato a nascondere
dietro
un binder, mi fa sentire più a mio agio, più
sicuro ma
non basta. Non sento ancora mio il mio corpo. Attendo che il
testosterone faccia il suo effetto. Scorro nuovamente, ecco che si
iniziano a vedere i primi cambiamenti. Cambiamenti che sul momento non
ho percepito particolarmente, non ho visto lo stacco dal prima al dopo,
nelle foto il tutto è sempre più chiaro,
più
definito e poi è per sempre. Fisicamente
sto vivendo una
seconda pubertà, questa volta che modificherà il
mio
corpo verso quello che ho sempre voluto, verso quello che avrei dovuto
avere fin dalla nascita, dato che han voluto farmi nascere. La voce si
abbassa, i linementi del viso si induriscono, la massa muscolare inizia
leggermente ad aumentare, la barba piano piano prende piede sul viso,
prima i baffetti, poi il pizzetto, poi inizia sotto il mento e per un
periodo sembro un caprone, infine, finalmente si uniforma il tutto.
Dopo quattro anni di testosterone credo che i cambianti grossi siano
fatti, quello che poteva succedere semplicemente con il suo utilizzo
è tutto. Sono abbastanza soddisfatto dei risultati, anche se
magari mi aspettavo un aumento un pelo più consistente nella
parti basse ma, ovviamente, non sono rientrato tra gli FtM fortunati.
Ancora però non sono arrivato, adesso tocca a me e alla
chirurgia, io ho il compito di rimettere davvero in forma il mio corpo,
di allenarlo, di farlo prima tornare in carreggiata e poi potenziarlo,
con impegno e costanza posso arrivare ad avere un fisico desiderabile e
poi, la parte che più attendo e che spero mi farà
liberare dal peso della paura che mi porto addosso è la
mastectomia, il vedermi finalmente senza le tette. Vedermi per davvero e
non come nei vari photoshop che ho fatto. Poter tornare in spiaggia a
petto nudo.
Speranza, ecco quello che mi aspetto dal futuro, un futuro ormai non
troppo lontano. Un paio d'anni ancora, considerando che ne ho aspettati
venti per capirmi, altri due per iniziare a prendere testosterone e non
so nemmeno più quanti per avere la rettifica dei documenti,
ancora qualche tempo di attesa posso affrontarlo, anche se alle volte
è davvero dura e non ne posso più.
Come oggi, ad esempio, sì perché oggi
è stata una
giornata davvero pessima. Il caldo soffocante crea sempre problemi
perché c'è quella voglia di spogliarsi, di
restare in
mutande, ma non si può perché se tolgo il binder
poi il
petto non è più piatto, al mare o in piscina la
canottiera o la maglia da surf non possono mancare e soprattutto la
seconda fa ancora più caldo e poi non ci si gode nemmeno un
bagno perché non si sente davvero l'acqua sulla pelle e poi
tutti ti fissano e spettegolano. Non che mi interessi ma comunque non
è bello perché non fanno altro che aumentare il
disagio
che già spinge prepotentemente da dentro.
La speranza, la speranza è l'unica cosa che aiuta nei
momenti di
disforia pesante. La speranza che domani sia migliore e che
domani sarò libero di poter vivere più
intensamente,
perdonando il passato e non permettendogli di influenzarmi ancora
negativamente, è importante però non
dimenticarlo. Non
posso cancellare quello che è stato perché in
fondo
è ciò che sono, nel bene e nel male
il mio corpo è una
casa che mi porto addosso, sopra i muri ha scritto quello che
è successo. Sì
il mi corpo è la mia casa, adesso l'ho capito, l'ho
accettato e
ho iniziato a prendermene più cura, il mio corpo
è una
casa da costruire, una tela da dipingere, lavoro per questo, lo alleno
e lo abbellisco con l'inchiostro. Sulla pelle scrivo la mia storia, la
storia del mio corpo, una storia che non so come si evolverà
o
come finirà ma solo come vorrei che andasse e
farò tutto
quello che mi è possibile per terminare questa mia storia
nel
migliore dei modi.
Sono sicuro che quando mi leggerai saprai se le speranze riposte nel
futuro sono state soddisfatte o meno.
Ora però ti lascio e per ricordare una canzone che ascoltavo
in
questo periodo ti lascio un piccolissimo pezzettino di quello che mi
sta passando ora nelle cuffiette. Nel testo ci sono diversi versi di
quella che invece ascoltavo prima, sta a te trovarli.
A presto me del futuro.
-Trattieni il futuro
pensandolo adesso/perdona il passato e fai tutto più
intenso.
Polaroid, Riki
Alex
Note:
Note:
Mi scuso anticipatamente per i possibili e probabili errori che ci
possono essere, soprattutto di battitura ma sono arrivato estremamente
lungo per la consegna e, anche se non sono pienamente soddisfatto e non
era esattamente quello che volevo fare, ho deciso di provare a
consegnare lo stesso la storia, in futuro, probabilmente la
riprenderò con più calma ma per il momento va
bene
così. Spero che possa in un qualche modo essere carina lo
stesso
Questa storia partecipa al contest "La Geografia del Buio" indetto da
Asmodeus sul forum di EFP e al contest "A Reality contest: Amici
edition - contest fiume" indetto da BessieB sul forum.
Glossario:
FtM= Da Femmina a Maschio, indica una persona di genere femminile che
transita per diventare di genere maschile
Pre T= sta ad indicare un periodo prima dell'inizio della transizione
e/o dell'inizio della Terapia ormonale, in questo caso mi riferisco ad
un periodo prima della Terapia ormonale.
Binder= canotta contenitiva, può essere lunga o corta e serve ad appiattire il seno