E se Magic...?

di BeautyLovegood
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In una sola settimana, Crowley e Aziraphale si resero conto della grande fatica nella gestione di due figli piccoli. Magic era un po’ invidiosa delle attenzioni dei suoi papà sul piccolo Darcy, soprattutto da parte di Aziraphale che se lo teneva quasi sempre in braccio, mentre quest’ultimo passava quasi tutto il suo tempo a piangere, tranne quando mangiava e dormiva, anche se per poche ore a notte.

“Io non capisco. Magic non ha mai pianto così tanto quand’era una neonata”, commentò Aziraphale mentre cambiava l’ennesimo pannolino al piccolo.

“Ogni bambino è diverso, angelo, ma non per questo è un male”, disse Crowley in difesa del figlio, ma il suo nuovo capriccio gli fece quasi cambiare idea.

“Papà Azi! Papà Cro! Non riesco a colorare!”, protestò Magic sbucando nella camera del fratellino con le mani sporche di colori dei pennarelli.

“Magic, non vedi che stiamo facendo una cosa più importante dei tuoi disegni?”, la sgridò Crowley e lei tornò in camera sua piangendo. Sbatté persino la porta.

“Non era il caso di sgridarla così, Crowley!”, gridò Aziraphale per farsi sentire sopra le grida di Darcy.

“Angelo, ti prego, ho mal di testa, non ho la forza di chiedere scusa a nessuno al momento!”, gridò anche Crowley e se ne andò nella stanza delle piante. Schioccò persino le dita per far diventare le porte pezzi di muro.

L’angelo sospirò e, nonostante avesse anche lui il mal di testa, prese in braccio Darcy e lo cullò per l’ennesima volta.

“Credo che non basterebbe neanche un piccolo miracolo demoniaco per farti stare buono, piccolo mio”.

 

*

 

Aziraphale si svegliò di colpo. Aveva di nuovo dormito con il libro appoggiato sul petto.

Guardò l’orologio luminoso sul suo comodino.

Erano le tre di notte.

La casa era completamente silenziosa.

Ma mancava qualcuno.

“Crowley? Crowley, svegliati”, disse al suo compagno bussandogli sulla spalla.

“È il tuo turno per la poppata, angelo, il mio latte è acido stanotte”, rispose lui ancora addormentato e Aziraphale lo svegliò con un pizzicotto.

“Ahio!”, protestò lui spalancando gli occhi.

“Darcy è sparito!”, disse l’angelo indicando la culla ai piedi del letto vuota.

“Oh cazzo!”.

“Crowley, vacci piano con le parole! Magic potrebbe sentirti!”.

“E se fosse sparita anche lei?”.

I due papà si alzarono dal letto e corsero a guardare nella camera di Magic. La luce della lampada sul comodino era ancora accesa.

“Per tutti i dischi dei Queen…”, mormorò uno sbalordito.

“Dimmi che non sto sognando…”, mormorò l’altro dopo essersi strofinato gli occhi.

Non solo i loro figli non erano scomparsi, ma stavano anche dormendo insieme.

Magic stringeva a sé Darcy come era solita fare con la sua anatra di peluche, ma senza soffocarlo, e lui sembrava sereno tra le braccia della sua sorellona, le sfiorava persino una guancia con la manina.

“Come angelo ha fatto Magic?”, bisbigliò Crowley ad Aziraphale che si stava asciugando le lacrime di commozione.

“Non lo so, caro, ma giuro sul mio papillon di tartan che domani al parco le comprerò il cono gelato più grande di tutta Londra”, disse commosso.

Una volta avvicinatisi al letto, Crowley scattò una foto ai suoi figli con il cellulare facendo attenzione a non usare il flash e Aziraphale schioccò le dita per far apparire una barriera di legno dal lato di Darcy per evitare incidenti.

“Buonanotte, cherubini nostri”, disse dopo essersi baciato due dita e averle posate delicatamente sulle teste dei suoi bambini. Crowley lo imitò e i due tornarono a letto tenendosi per mano.

Dormirono abbracciati a cucchiaio per tutta la notte.

 

*

 

“Svegliatevi, dormiglioni!”, esclamò Magic entrando in camera loro con un grande vassoio pieno di cibo tra le mani.

I due si svegliarono di colpo e scoprirono di aver dormito fino alle dieci e venti di mattina.

“Oh, accidenti, sono in ritardo! Devo aprire la libreria!”, esclamò Aziraphale e si alzò dal letto per vestirsi in fretta, dimenticandosi della presenza di sua figlia che rideva per i suoi boxer di tartan.

“Oh no, angelo, non puoi lasciarmi solo a badare a Darcy!”, protestò Crowley, ma poi si accorse che Darcy stava dormendo di nuovo nella sua culla e guardò Magic che posava il vassoio sul letto e gli porgeva la sua tazza nera piena di caffè caldo.

“Un momento”, disse e svuotò la tazza tutto d’un fiato, poi fece sedere Magic sulle sue ginocchia.

“Magic Crowley-Fell, dicci come hai fatto a far dormire tutta la notte tuo fratello, per favore”.

Aziraphale lasciò perdere la sua camicia sbottonata e si avvicinò a Magic.

“Ti porteremo dovunque vorrai questo weekend, tesoro, anche sulla Luna, se ce lo dirai, promesso”, disse facendosi una croce sul petto scoperto e Magic rise divertita.

“Ieri sera Darcy stava piangendo, ma non avevate fatto niente per farlo smettere perché stavate dormendo, così sono venuta a prenderlo e l’ho portato in camera mia”.

“Wow, dovevamo essere proprio cotti come delle pere per non sentirlo piangere”, commentò Crowley.

“E come lo hai fatto addormentare?”,

“Gli ho cantato una canzone”.

“Quale canzone?”, chiesero i due padri in coro, ma Magic incrociò gli indici e se li posò sulle labbra.

“È un segreto tra me e Darcy”.

E scese dalle ginocchia di Crowley, lasciando i suoi papà più curiosi di prima, ma almeno erano entrambi riposati. Almeno per un secondo, fino a quando Darcy ricominciò a piangere.

I due si guardarono sconsolati, ma Magic prese il biberon dal vassoio e fece sparire un lato della culla con un battito di mano per poter sfamare il fratellino.

“La nostra Magic… che brava sorella maggiore”, disse Aziraphale con grande gioia.

“Scusami per averti sgridata ieri, principessina”, disse Crowley e baciò Magic sulla fronte.

“Grazie, Papà Cro”, disse lei senza togliere gli occhi da Darcy che si stava godendo il suo biberon e intanto guardava uno dei suoi papà che finiva di vestirsi per andare al lavoro e l’altro che mangiava una fetta di pane e marmellata come se non mangiasse da poco più di seimila anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono contenta che mi abbiate chiesto altri capitoli perché ho tante altre idee. Dopotutto, i maschi si crescono in modo diverso rispetto alle femmine e due come Azi e Cro ne hanno tante di esperienze da vivere ancora! Al prossimo capitolo!





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