Il primo a toccare il pavimento - Capitolo 1
CAPITOLO 1 ▪
Ore 10.45 – Central City –
28 aprile, 1918.
Il fischio del treno segnò l'arrivo del veicolo alla
stazione ferroviaria di Central City.
Lucidi e appena mossi capelli non troppo lunghi e di una
tonalità color caramello, spiccavano in mezzo alla folla
di persone che si accingeva a scendere sgomitando dai
vagoni.
Era una giornata particolarmente calda e soleggiata per
essere ancora in quel periodo dell’anno, ma d’altronde,
era ormai da un po’ che l'estate pareva essere arrivata
prima del previsto.
Si spostò svogliatamente dalle scapole la chioma che
pareva avere il peso di una coperta sulle spalle, e si
liberò dal fastidio di qualche ciuffo cadutole sul viso
coperto di lentiggini. Iniziò allora a guardarsi attorno
con le sue iridi di un color cioccolato che pareva
essersi mescolato col rosso aspro dell’autunno,
camminando attenta, nel frattempo, a ciò o chi stava
cercando, finché non sentì finalmente qualcuno che la
chiamava per nome.
Una voce si impose allora sulla confusione generale
tipica di ogni stazione.
«Sig.na Orwell! Sig.na Serah Orwell!»
Sbuffò, tra il fastidio e l’accettazione, avvicinandosi
così al suo interlocutore.
«Ti ho già detto che Serah e basta, è sufficiente.»
L’uomo che si ritrovò davanti era lo stesso trentenne
dagli strani e scuri capelli corti che troppo spesso le
rubava tempo prezioso tra i corridoi del Quartier
Generale – e questo solo perché al loro primo
incontro di mesi addietro gli si era addirittura
presentata.
Di tutta risposta questi strinse i suoi occhi muschiati
dietro la montatura chiara degli occhiali, manifestando
in allegato un sorriso che dava più nell’occhio della
divisa blu dell’esercito che lo vestiva – e quella era
già sufficiente per esser notati da tutti, senza
aggiungere il bianco brillante della sua dentatura
perfetta e fin troppo amichevole per i suoi gusti di
difficile apertura confidenziale, ma se c’era una cosa
che Serah aveva capito di Maes Huges fin da subito, era
che per lui tutti erano suoi amici. Anche solo
dopo un giorno.
«Lo so, lo so» le rispose infine e con eccessiva
allegria, «ma è sempre giusto rendere omaggio alla
formalità! Bentornata a Central City, seguimi pure,
l’auto ci sta aspettando qui dietro.»
Serah si lasciò scappare un mezzo sorriso laterale; un
po’, forse – e non lo avrebbe ammesso mai – gli si era
affezionata, nella sua piccola percezione e comprensione
dei rapporti sociali.
Il tenente Huges fece dunque strada alla ragazza.
Era stato mandato a prenderla dal ritorno del suo
viaggio di tre giorni ad Hazel, cittadina posta sul
confine desertico della parte est di Amestris.
Serah studiava all'accademia del Quartier Generale di
Central City, e questo era un privilegio di pochi, ma
lei si era sempre dimostrata da subito molto diligente e
dedita nel seguire la sua amata facoltà di
'Scomposizione della scomposizione'.
Non era una scienza semplice: implicava un elevato
approfondimento della scomposizione delle materie che
componevano ogni singolo elemento, scomposizioni che
andavano oltre un primo livello di disgregazione –
nonché ciò che scompone l'apparenza di un oggetto nelle
varie materie di cui è composto. Si trattava
molto più di tutto questo, si studiavano molteplici
altre scomposizioni, di secondo, terzo, quarto grado e
anche più. Scomposizioni che andavano a dividere,
scompaginare a loro volta ogni singolo elemento primo
che componeva l'oggetto iniziale.
L'obiettivo era quello di arrivare a scoprire nuove
formule di alchimia utilizzabili in combinazione con gli
elementi più scomposti, nonché quelli più nascosti e
impercettibili, al fine di fare nuove scoperte
scientifiche alchemiche, utili anche e soprattutto in
campo medico.
In quel periodo la ragazza si stava nello specifico
occupando di una ricerca riguardante la scomposizione
dei singoli granelli di sabbia, assegnatale giustappunto
per l'esame che avrebbe dovuto tenere di lì a due mesi e
che, se portato a termine con eccellenza, sarebbe stato
inserito nell'archivio pubblico della biblioteca del
Quartier Generale – nella quale lei inoltre lavorava tre
giorni alla settimana – come testo ufficiale di
consultazione.
Era un grande premio e ci teneva veramente molto a
completare correttamente tale progetto, e quella sua
permanenza ad Hazel pareva averle fruttato buoni
risultati.
Giunti al veicolo, Huges la fece accomodare sul veicolo
aprendole la portiera.
«Sono serviti a qualcosa questi tre giorni?» le domandò.
Serah si accomodò con eleganza; la sua corporatura
slanciata le consentiva l’innata capacità di muoversi in
maniera delicata e piacevole, e al tempo stesso ogni suo
gesto appariva così naturale da non risultare mai
forzato o costruito, come forse sarebbe apparso su
chiunque altro si fosse sforzato di emularlo.
«Non totalmente,» replicò legandosi i capelli in una
coda alta e imprecisa, «dovrò approfondire meglio quel
che sono riuscita a ottenere, ma ho in mano una buona
quantità di materiale.»
Huges sorrise. Fin da quando l’aveva incontrata per la
prima volta, aveva sempre avuto spassionata fiducia in
lei.
«Sono sicuro che avrò il piacere di venire in biblioteca
a ritirare il tuo scritto, fra un paio di mesi».
Sorrise, in fondo Huges era davvero un amico anche per
lei.
«Ti ringrazio, Maes».
•••
Per un attimo non seppe che reazione avere alla notizia,
non se lo aspettava davvero di tornare e ritrovarsi una
sorpresa simile.
Sul volto scioccato di Serah vi era un miscuglio di
emozioni che cercavano di primeggiare tra di loro senza
successo, manifestandosi così tutte quante con egual
spessore e intensità.
«Come sarebbe a dire che è crollato il soffitto della
mia stanza?»
Sebbene al cospetto del Colonnello Roy Mustang – un uomo
affascinante sui trentacinque anni – si fosse già
ritrovata qualche volta, la fattispecie di quella
circostanza era del tutto inaspettata.
Era stata convocata in quell'ufficio per informazioni
differenti dal solito, ovvero riguardanti la critica
situazione attuale del suo alloggio, e a questo non era
assolutamente preparata.
La grossa finestra alle spalle dell’uomo era
completamente spalancata, e le bianche e trasparenti
tende che ne coprivano la visuale fuori stante, erano
lievemente mosse dal vento tiepido che riempiva la
stanza, soffocando palesemente la circolazione
dell’ossigeno di conseguenza – o forse quella sensazione
era tutto frutto della notizia appena ricevuta.
A contrario suo, infatti, il Colonnello non pareva
accusare nulla di quella che a lei sembrava ormai essere
una gabbia d’aria calda, anzi, con tutta calma sistemò
alcune penne e timbri sul tavolo per poi rispondere alla
sua domanda di prima.
«Un cedimento del pavimento della stanza sovrastante.
Sono in fase di ristrutturazione al momento.»
Serah si aspettava un continuo a quella che sembrava una
soluzione oltre che ad una precisazione, ma ciò che ne
seguì furono solamente gli occhi del dirimpettaio che
decisero di dedicarle una breve analisi senza apparente
motivo, e pochi secondi di silenzio dopo quest’ultimo si
proferì nuovamente aggiungendo ulteriori dettagli
sull’accaduto.
«L'ala destinata agli alloggi dell'accademia aveva una
limitata disponibilità di posti letto, solamente uno per
essere precisi, e in sua assenza l’abbiamo dunque
assegnata al ragazzo della stanza sopra la sua. Non ci è
stato dunque possibile trovare collocamento immediato
anche per lei nella stessa area, tuttalpiù, tra gli
alloggi militari, vi erano un paio di stanze libere a
seguito di recenti trasferimenti, e ci siamo presi la
libertà di trasferire ogni suo effetto personale in una
di queste, sperando che ciò non le crei disagio
eccessivo».
"Perfetto", pensò Serah. Gli alloggi militari si
trovavano ad ovest dell'edificio mentre l'accademia era
nella zona est, dove appunto vi erano i dormitori
dedicati.
Questo avrebbe comportato sì qualche disagio, ma non
tanto da manifestarlo. Almeno non era stata messa nella
condizione di dover trovare un appartamento fuori dallo
stabile, in città. Quello sarebbe stato decisamente
peggio.
Mandando dunque giù il rospo, anche se non prima di fare
un ultimo tentativo.
«È sicuro che non ci siano soluzioni altern–».
«No».
«Ma–».
«Ecco le chiavi della stanza.»
La interruppe ancor prima che potesse davvero aprir
bocca, tirando fuori due chiavi in ottone con un
cartellino in cuioio attaccato.
Il tono secco le fece capire che quella discussione era
ormai da considerarsi chiusa così, con una decisione che
non avrebbe potuto contestare in altra maniera –
mettendo inoltre in chiaro l’autorità di chi per
gerarchia si trovava purtroppo al di sopra di lei e,
volente o nolente, doveva rispettarlo.
Girava voce che oltre alla carica di Colonnello, Roy
Mustang si fosse conquistato anche il suffisso 'di
merda', e dopo quel particolare incontro, a Serah non
venne difficile immaginare il perché ti tale qualifica.
«Bene... se non ci sono conclusioni migliori suppongo
che dovrò farmi andare bene la cosa» si sforzò almeno di
ribattere, accettando però le chiavi e, quindi, tutte le
condizioni, ma forse aveva avuto troppi pochi incontri
con Roy Mustang per capire che aveva il dono della
risposta pronta e che l’ultima parola doveva essere
sempre la sua, e il botta e risposta che seguì quella
sua provocazione le diede prova di quanta esperienza di
dialogo doveva ancora fare con lui, prima di poter anche
solo pensare di zittirlo.
«Può sempre affittare un appartamento in città.»
«Direi che sarebbe ancora peggio.»
«Potrebbe essere un'esperienza.»
«Piuttosto scomoda.»
«La temprerebbe!»
«Non è nei miei progetti.»
«Lavora anche alla biblioteca, vero?»
«Ma basta!»
Sbottò esasperata, era assolutamente impossibile vincere
e continuare quella conversazione sarebbe stato
probabilmente solo controproducente. Il Colonnello, in
fondo, era una delle personalità più importanti lì
dentro e, consapevole di ciò, quest’ultimo si lasciò
infatti scappare una risatina sotto i baffi che Serah
trovò parecchio fastidiosa.
Alzò le mani in segno di resa. Per quanto amasse vincere
nei dibattiti, decise che probabilmente in quel caso
sarebbe stato meglio mantenere la calma e accettare quel
risultato.
«Se non c'è altro, andrei.»
«Nient'altro, infatti. Via dai piedi.»
Liquidata con cinismo, la ciliegina sulla torta.
Quantomeno non mancò di scandirgli con lo sguardo e con
la voce un irritato e non tanto speranzoso "arrivederci" di
cortesia.
Girò quindi i tacchi e si diresse verso la porta
d’entrata, pronta ad uscirne, ma proprio nel momento in
cui piegò la maniglia, riuscì a udire un beffardo e
divertito
"arrivederci" di rimando del Colonnello.
Scosse la testa – maledicendo quel senso dell'umorismo
che per niente apprezzava – e incalzando dunque una
camminata rigida che fu però spezzata dopo nemmeno un
passo.
«Ah, un'ultima cosa» le si rivolse distrattamente Roy
Mustang da dietro la scrivania, intento ancora a
sistemare senza reale attenzione diverse cose sulla
scrivania – col fare di chi aveva il proprio tempo
sempre impegnato in questioni importanti e fuori dalla
portata degli altri.
Serah ad ascoltarlo ormai fuori nel corridoio,
guardandolo appena e tenendo la porta ancora aperta con
la mano.
«Ho letto diverse delle sue tesi. Davvero brillanti,
complimenti.»
Il sorriso utilizzato per quell’inaspettato complimento
era lo stesso che gli aveva decorato il volto durante
l'intera conversazione appena avuta, ma in questo caso
l’impudenza e quello che aveva catalogato come un muto
abuso di potere, erano spariti lasciando spazio ad una
sfumatura realmente colpita e sincera.
Sul volto di Serah comparve il medesimo ghigno e non lo
riuscì a trattenere.
Consapevole di quel gesto di debolezza, si congedò a
quel punto senza dire parola alcuna, lasciando che la
porta si richiudesse da sola dietro di sé.
All'interno del suo ufficio, ormai solo, il colonnello
Mustang scosse la testa, probabilmente compiaciuto da
quell'incontro approfondito con una delle studentesse
che meglio conosceva per sentito dire.
Prese poi in mano un grosso plico di fogli un po’
disorganizzato, picchiettando e sistemando così alcune
carte riguardanti ricerche firmate S. O.
[ Continua...
]
» N o t e A U
T R I C E ;
A fine estate ho sempre un po' di nostalgia
riguardo EFP e quanto bene ci sia stata sopra nella mia
adolescenza.
Reduce di un periodo nel quale mi sono resa conto che
non ho più sedici anni – nonché età in cui ho scoperto
Fullmetal Alchemist e ho dunque iniziato a scrivere
fanfiction – riapprodo dunque in questa sezione dopo
moltissimo tempo con una storia a più capitoli che in
realtà ho scritto nel corso degli anni ma che non ho mai
voluto pubblicare.
Non so bene che dire, è un primo capitolo introduttivo
dove potete notare alcuni accorgimenti che ho voluto
inserire per creare uno stampo un po' personale senza
però alterare la trama originale – sperando di farla
risultare diversa da altre storie probabilmente già
esistenti.
Prima modifica fra tutte, è indubbiamente l’introduzione
di una sezione di studio, l'accademia, all’interno del
quartier generale – che in versione originale, come
tutti sappiamo, non esiste.
Con un vecchio account avevo già scritto diverse storie
con original character (ormai cancellate), ma
ricalcavano sempre la solita tarantella trita e ritrita
di nuovi alchimisti che spesso e volentieri utilizzavano
anche l'alchimia allo stesso modo di Edward – facendogli
così perdere la peculiarità di questa caratteristica
unica –, ed è per questo con questa nuova idea ho voluto
creare qualcosa di differente, qualcosa che non si era
ancora mai visto ma che ho pensato potesse funzionare
per accompagnare i fratelli Elric nelle vicende della
storia originale facendola rimanere la stessa e
stravolgendola allo stesso tempo.
Un’altra modifica che ho apportato, come potrete vedere
dalla data inserita proprio nella prima riga del
capitolo, è che ho spostato di qualche anno le età dei
protagonisti; Serah ha difatti un anno in più di Edward
e dunque due in più di Alphonse.
Non amando trattare infatti personaggi particolarmente
giovani, ho voluto assegnare rispettivamente ai due 18 e
17 anni, ne consegue dunque che Serah ne ha 19.
In ultimo, sarà mia premura mescolare un po’ la storia
di Brotherhood/manga con la prima serie
animata, perché io sono cresciuta con
quest'ultima – il manga non era ancora finito e
Brotherhood non esisteva – e onestamente non posso
davvero accettare che Wrath della prima serie non
esista. Non nella mia storia almeno, quindi
SPOILERSSSZVDJKFNB, vi dico già che ve lo beccherete.
Ebbene, questo è e questo farò – credo, il destino di
questa storia è incerto. Ho voluto pubblicare più per
senso nostalgico che per vera voglia di avere costanza,
ma vedremo.
Intanto, un saluto e buona giornata a tutti!
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