Diario di bordo di Anna Kornikov

di Cami_01
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Ännå Kœrnįkºv, ࡊࡀ/𐊌𐊋𐊜/𐊙𐊚

Sono atterrata sul pianeta Thoprix in perfetto orario. Tutto non era che un’enorme distesa d’acqua con alcune piccole isole verdi, ricoperte da soffice erba. L’aria era pulita e l’acqua dolce così cristallina da poter vedere le varie creature marine, intente a divorare altri microrganismi luccicanti. La superficie rifletteva le nuvole mosse dal vento, ma pareva non esistere alcuna creatura terrestre. Ero così intenta ad osservare quegli strani esseri dai mille colori quando vidi qualcosa muoversi sul fondo: era qualcosa di più grande rispetto agli altri, aveva una coda simile a quella di una balena mentre il resto del corpo pareva essere umano. Mi sporsi ulteriormente per cercare di distinguerne chiaramente la figura, quando all’improvviso spuntò dall’acqua: era una sirena. Aveva una lunga chioma bianco latte che le copriva a malapena i seni rotondi, gli occhi parevano due zaffiri, che mettevano ancor più in risalto le labbra rosse come il sangue, mentre la pelle squamosa si confondeva col colore azzurro dell’acqua. Non sembrava spaventata, piuttosto era incuriosita: prima si soffermò sulla tuta, dopodiché passò a studiarmi il volto, concentrandosi sui capelli, sulla bocca e infine sugli occhi, soffermandosi parecchio su di essi, come a voler comunicare. Non riuscivo a muovere un muscolo, persino le palpebre; ero come ipnotizzata, tant’è che quando mi prese per mano non mi ritrassi né mi spaventai, ma la seguii nell’acqua. Attraversammo banchi di pesci e creature varie tenendoci per mano, il mio cuore era stranamente calmo e la mia mente per niente perplessa, nonostante stessimo scendendo di parecchi metri, al punto tale che la luce iniziava a scarseggiare. Poiché i miei polmoni non erano in grado di respirare sott’acqua, dopo qualche tempo fui costretta a farle capire che avevo bisogno di aria, ma lei non sembrava affatto perplessa: si avvicinò al mio volto, lo prese tra le mani palmate e poggiò le sue labbra sulle mie. Con mia grande sorpresa, mi resi conto che ero perfettamente in grado di ricevere ossigeno, nonostante non mi fossero spuntate le branchie ai lati del collo, come le aveva lei. Riprendemmo il nostro viaggio, finché non giungemmo davanti ad un palazzo brillante, popolato da altrettante creature simili. Non so come né perché, ma fu in quel momento che mi resi conto di non poterla seguire e che ci saremmo dovute separare. Con suo grande dispiacere, mi riaccompagnò in superficie e, prima di sparire per sempre nelle profondità, mi donò un ultimo bacio in segno di addio, mentre le lacrime scendevano umide sulle guance di entrambe.




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