Guardians

di BeaterNightFury
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ATTENZIONE – SPOILER per il FINALE DI UNION X.
 
Lettore avvisato, mezzo salvato.

 
 
 
- 13 Anni Prima -
 
Se c’era una cosa di cui Chirithy non si sarebbe mai finito di stupire, era di come potesse apparire solitario il Mondo Finale nonostante fosse sempre affollato.
I cuori che arrivavano lì avevano tutti le loro storie, il loro bisogno di venire ascoltati prima di lasciarsi andare… e molti di loro non lo facevano nemmeno.
Ephemer era uno di loro.
 
Il Maestro Ephemer.
 
Chirithy non sapeva cosa fosse successo all’amico del suo amico prima che lo raggiungesse là – era già tanto se riusciva a percepire Ventus, e soltanto quattro o cinque anni prima era riuscito di nuovo a sentire il cuore del suo amico attraverso i mondi.
Quello di cui era certo, era che Ephemer – non riusciva a chiamarlo Maestro, il suo cuore lo ricordava ancora come l’adolescente riccioluto che aveva cercato di aiutare Ventus a crescere – sentiva di aver fallito in qualcosa, in qualche modo, e non accennava a voler lasciare il Mondo Finale, ancora no, dopo anni, perché sapeva che qualcosa di tremendo stava per accadere.
E Ventus era ancora lì. Aveva compiuto quindici anni, era più forte di quanto Chirithy lo avesse mai visto, ma era ancora incredibilmente simile al bambino sulle cui ginocchia Chirithy si era addormentato più volte.
«Posso farti tornare.» Chirithy si avvicinò a Ephemer e agitò una zampetta nella sua direzione. «Basta piangerti addosso! C’è un cuore accessibile nello stesso castello dove Ventus vive. Preferisci restare qui ad aspettare il disastro, o vuoi fare qualcosa di concreto?»
Farmi… tornare…? La stella continuava nel suo giro ritmico, ma la voce nella testa di Chirithy aveva un tono diverso. Per fare cosa?
«La differenza!» Chirithy si appoggiò le zampette sui fianchi. «Ava non ti ha insegnato nulla? A volte, la differenza è tutto quello che un eroe può fare, anche se è un semplice battito di manine.»
Scosse la testa.
«Non posso tornare da Ventus. Non adesso che è felice. I suoi ricordi lo distruggerebbero.» Guardò il mare sotto i suoi piedi. «Ma se l’oscurità può controllare le persone, chi può dirti che non può farlo anche qualcuno che cammina nella luce?»
E privare qualcuno della propria vita? Ephemer ribatté. Chirithy, ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo di fare?
«Non ti sto mica chiedendo di prendere i comandi!» Il Dream Eater scosse la testa e si lasciò sedere. «Prendi il sedile passeggero. Osserva. Parla qualche volta, aiuta. Sarebbe sempre meglio di aspettare il cattivo finale senza fare nulla.»
Toccò la stella con una zampetta, e la luce prese la forma di una figura umana traslucente – un ragazzo con i capelli in disordine, una giacca e un paio di calzoni alle caviglie, seduto sul mare solido, disorientato e sorpreso.
«Niente di quello che è successo è realmente colpa tua. Hai fatto del tuo meglio… e Ventus è ancora là fuori. Possiamo aiutarlo… se solo tu aiuti me.»
«Come hai…?» Ephemer si fissò le mani.
«Così è come ti ricordo.» Chirithy lo guardò negli occhi, lieto di poterlo finalmente fare.
«Immagino di non avere molta scelta, dico bene?» Ephemer fece un sorriso stiracchiato. Nonostante la sua aria rassegnata, c’era quasi speranza nel suo sguardo.
«Abbraccia forte Ven anche per me.»
 
 
«… volevo un gatto nero, nero, nero, siccome sei un bugiardo con te non gioco più…»
Il pavimento di vetro sotto i piedi di Ephemer si stava riempiendo di luoghi, di persone, di ricordi. Intravedeva un castello con corridoi luminosi, un prato sotto il più azzurro e terso dei cieli, un giovane uomo e una giovane donna che dovevano essere i genitori della bambina. Un uomo avanti con gli anni… e lì, in un angolo del vetro… Ventus. Più grande, più sicuro, ma inequivocabilmente lui.
Ebbene sì, Chirithy, mi hai fatto finire nel cuore di una BAMBINA.”
Ovviamente quel pasticcione di un Dream Eater non avrebbe potuto sentirlo. Quanto tempo sarebbe dovuto passare perché Shiro imparasse a parlare… e quanto ancora perché capisse di avere una voce nella testa, e se sarebbe stata creduta se ne avesse iniziato a parlare…
… ecco, mi sa che adesso vuole anche il latte. O forse si è scocciata pure lei di questa pessima scusa per una ninna nanna…

 

 
Guardians – Capitolo 13
Andiamo Insieme
 
«Ephemer era il nome del primo Maestro del Keyblade dopo la Guerra.» Aqua spiegò. «Probabilmente, chiunque fosse il nostro amico, mente. Stiamo parlando di un ragazzino, non di un Maestro… ed è raro, quasi impossibile, che a un Custode del Keyblade venga dato il nome di un Maestro importante.»
«Beh, potrebbe anche stare usando uno pseudonimo. Il Maestro Eraqus non aveva anche detto, quando eravamo piccoli, che alcuni Custodi del Keyblade non usavano il loro nome di nascita ma si nascondevano dietro nomi di battaglia?» Terra ipotizzò mentre camminavano lungo il corridoio. Stava tenendo la mano destra recentemente curata premuta contro il muro mentre camminava.
Ventus ricordava ancora quando Terra gli aveva insegnato quel trucco. “Così non ti perderai mai.”
«Xigbar gli aveva dato del genietto quando gli ha parlato, nei Mondi Dormienti. Credo stesse comunque parlando di un ragazzino.» Shiro azzardò, dopo alcuni istanti di silenzio. «Ma in effetti… Xigbar non ha fatto il suo nome. Ha detto di chiamarsi Ephemer solo a Sora e Riku.»
«E me. Ero là anche io.» Ventus concluse.
Dopo che Ephemer aveva difeso Sora da Vanitas e incitato Ventus a continuare a combattere, non aveva più dato segni di vita.
«Non ha senso.» Aqua mormorò. «Se stiamo parlando di un ragazzino, come avrebbe potuto muovere quei Keyblade?»
«Lo ha fatto anche Vanitas, a onor del vero.» Ventus intervenne di nuovo.
«Ascoltatemi un momento.» Terra staccò la mano dal muro, si girò e si fermò davanti a loro. «Lo so che tutto questo non ha senso. Ne capisco meno io di voi che mi avete spiegato tutto negli ultimi cinque minuti. Quello che so è che al momento Sora e Riku sono andati avanti, verso il Maestro Xehanort, e sapendo quello che ha fatto a noi, non mi sento sicuro a restare qui o tornare a casa.»
Lanciò un’occhiata a Shiro, che mentre lui parlava gli aveva preso la mano sinistra.
«Anche se tu forse avresti dovuto.»
Per certi versi, sembrava quasi più maturo. Ventus gli avrebbe chiesto che cosa gli fosse successo, ma una domanda simile era quasi inutile.
«Non è finita.» Aqua asserì, mentre Terra riprese a tenere la destra. «Se è vero quello che ha detto Shiro e gli altri stanno tutti bene, vuol dire che Xehanort ha interesse a farci andare avanti.»
Oppure c’era lo zampino di Ephemer. Oppure entrambe le cose, e se Xehanort aveva una trappola pronta, forse Ephemer era pronto a riceverlo.
Ventus cercò di riportare alla mente la conversazione che lui e Roxas avevano avuto con Ephemer il giorno prima.
Aveva detto che Xigbar sapeva di lui, ma Xigbar secondo Sora era fuori dai giochi.
Aveva previsto la trappola di Terra prima della Marea Oscura, collaborato con qualcuno di nome Chirithy per salvarli dalla distruzione (perché il nome era familiare?), orchestrato la fuga di Shiro e Roxas dalla scuola, non aspettandosi soltanto che il capoclasse anziché ostacolarli li avrebbe aiutati.
«Eccoli! Sono laggiù!»
Era la voce di Kairi, e dopo un po’ fu Kairi stessa a girare l’angolo, il Keyblade stretto in una mano e l’aria guardinga. Paperino e Pippo, che erano rimasti indietro con Yen Sid prima del labirinto, la seguirono a ruota, e dopo di loro, ancora visibilmente stanchi, Lea e Roxas, e una ragazza con i capelli neri che non poteva essere che Xion.
«Ven, oltre a un amico avevi anche un fratello perduto?» Terra guardò Roxas, stupito, e poi fissò Ventus.
«Storia lunga…» Fu Shiro a rispondere. «Papà, loro sono Roxas e Xion, sono i miei migliori amici. E lui è Lea, si è preso cura di me per tutto questo tempo. Kairi è sua sorella.»
Sembravano quasi tutti un po’ senza parole – Lea era quasi spaventato nel vedere Terra – ma Roxas andò quasi subito da Ventus e gli chiese come stavano andando le cose e se sapeva cosa avrebbero dovuto fare a quel punto.
«Non lo so. Ephemer sembra sparito, non parla più nemmeno con Shiro.» Ventus rispose, stringendosi nelle spalle.
«Va bene, se siamo tutti direi di fare il punto della situazione.» Aqua lanciò un’occhiata verso il corridoio alla loro sinistra, in fondo al quale si vedeva finalmente una via d’accesso alla Torre.
Sora, Riku e Re Topolino erano ai piedi della parete.
«Ascoltami, Riku, se non andiamo là subito, Xehanort avrà tempo di combinarne un’altra…» Sora stava dicendo. Evidentemente sembrava più che deciso ad arrampicarsi, ma Riku lo stava letteralmente tenendo per il cappuccio. «… l’ho visto, aveva rapito Kairi e aveva intenzione di…»
«Sora, ma sei il solito scemo?» Kairi corse verso i due. Nel sentire la sua voce, Sora parve quasi calmarsi.
«Siamo tutti qui e stiamo tutti bene.» Aqua troncò la discussione. «Immaginate cosa potrebbe esserci lassù?»
«Xehanort. Assieme alle sue versioni non ancora sconfitte, quindi Ansem, Xemnas e la sua versione giovane.» Sora contò sulle dita. «Ma Riku è convinto che sia una trappola.»
«Non sono convinto, è una trappola.» Riku scosse la testa.
«Riku ha ragione, è una trappola.» Terra disse ad alta voce quello che Ventus e sicuramente anche Aqua pensavano. L’attenzione di Riku cadde su chi aveva appena parlato, e il ragazzo si fece pallido come un cencio. Poi Terra si guardò nuovamente attorno.
«Aqua, sono… siamo tutti, vero? Non c’è nessuno che è stato allontanato o sconfitto?»
«Tutti presenti, Sup… ehm, signore!» fu Lea a rispondere. «Ammesso e non concesso che dobbiamo contare anche Ephemer.»
«Pensi possa accadere qualcosa?» Aqua chiese a Terra. Ventus poteva immaginare che la domanda implicita fosse se sapeva qualcosa e fosse riuscito a captare i pensieri di Xehanort.
«Troppa grazia.» Xion intervenne, scuotendo la testa. «Non ci è stato praticamente detto nulla, soltanto un paio di ordini.»
«Comunque non c’è molto da fare riguardo alla trappola.» La voce di Ephemer ruppe il silenzio dopo Xion, e la sagoma traslucente del ragazzo comparve davanti a loro. «Non c’è molto da fare, bisogna farla scattare.»
Tutti lo guardarono, ma nessuno parve avere il coraggio di parlare.
«L’unico modo di fermare Xehanort una volta per tutte è… eliminarlo.» Ephemer si picchiò la mano aperta con un pugno in un gesto che lasciava poco spazio ad interpretazioni. «Ma se uno qualsiasi di noi lo attacca, specialmente se intanto fossero stati sconfitti tutti i suoi alter ego, il X-blade comparirà nelle mani del Maestro più potente tra i coinvolti. Che in questo caso sarebbe lui.»
Ephemer alzò un sopracciglio.
«Non a caso l’ultima volta che ci ha provato si è disfatto del suo unico pari. Ma non parliamo del passato, adesso. Non è facile capire quello che sta succedendo, quindi ho bisogno di spiegarlo.»
Prese a camminare avanti e indietro.
«Questo posto è l’ultimo lascito del mondo che fu. Diciamo che è… un posto sacro? Maledetto? Come lo vogliamo chiamare. Qui le battaglie hanno conseguenze. Uno scontro preciso tra luce e oscurità, con un esito ben chiaro a favore di una o dell’altra… e il X-blade percepisce lo squilibrio e si presenta da sé al Maestro più potente perché usi Kingdom Hearts per riportare le cose esattamente com’erano. Strappa la pagina e ricomincia la storia. Abbiamo quella finestra di tempo per fermarlo per sempre.»
«Non capisco. Dovrebbe essere sette contro tredici, non potrebbe essere evitata se adesso siamo di più? E Terra e Xion non sono stati realmente sconfitti…» Sora esordì.
«Magari fosse così facile cambiare le cose.» Aqua scosse la testa. Ventus non aveva bisogno di chiederle a cosa si riferisse – Vanitas.
«Beh, forse un modo c’è.» Riku intervenne. «Xehanort si è diviso in tredici, andandosi a spargere nel tempo e nelle persone. E Sora, non dirmi che ti sei scordato il vecchio adagio di tua madre.»
«Quale? Chi la fa l’aspetti? Perché lo vedo un po’ troppo…»
«No, non quello.» Riku gli diede una pacca sulla spalla. «Spargiti troppo in là e finirai per strapparti
«Come il Signore Oscuro con l’Anello, che è senza potere senza l’anello?» Shiro ipotizzò. «Quindi Xehanort deve essersi creato un punto debole
«Esatto, e quel punto debole è che rendendosi atemporale e impersonale ha fatto di sé stesso un portale. Come quello che utilizzammo per liberarti dagli incubi, Shiro.» Riku concluse. «Io e Sora abbiamo ancora il Potere del Risveglio. Possiamo letteralmente intrappolarlo nel suo stesso cuore quando ce ne sarà uno solo, come ha cercato di fare con te.»
«Questa…» Ephemer guardò Riku, scosse la testa e rise. «Dove ti è venuta un’idea del genere?»
«Se Xehanort è stato quasi capace di farlo con Sora, che ha trasceso il tempo una volta e le persone due, e ci è riuscito con Shiro semplicemente con la trappola del computer…» Riku cercò di spiegare. «Sarà anche il Maestro più potente nelle vicinanze, ma è molto più vulnerabile di Sora e Shiro messi assieme!»
«E noi siamo superiori di numero.» Ephemer concluse la frase. «Allora, ci sono prima quei tre e poi il vecchio maestro.»
«Cerchiamo di equilibrarci per quanto possiamo, e qualcuno deve tenere Shiro d’occhio.» Aqua disse, lanciando un’occhiata a Terra per l’ultima frase. «Chi di voi ha avuto a che fare con questo Ansem
Sora e Riku alzarono immediatamente la mano.
«Va bene, voi vi occupate di lui. Topolino, non mi sentirei in pace a lasciarli fare da soli, quindi aiutali.»
«Io prendo Xemnas.» Xion, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, prese la parola. «Ho un conto in sospeso con lui.»
«Potrei dire la stessa cosa.» Inaspettatamente, fu anche Terra a parlare. «Al solo pensiero di quello che ha cercato di fare… di quello che avrebbe potuto fare…»
«Immagino che toccherà a me comandare la formazione contro Xehanort.» Aqua tirò un sospiro. «Qualcuno dovrebbe aiutare Xion e Terra. Per come siamo adesso, non siamo ancora in equilibrio.»
«Direi che la risposta sia ovvia.» Roxas alzò la mano. Lea gli lanciò un’occhiata, quasi offeso, ma poi guardò immediatamente dall’altra parte.
«… Mamma?» Shiro intervenne prima che Aqua potesse chiedere se fossero tutti pronti. «Io… che devo fare? Resto qui indietro?»
Fu Terra ad intervenire prima che Aqua lo facesse.
«Senti, gattina, che ne dici di dare una mano al tuo papà?»
Non ci voleva un genio a indovinare quale fosse l’intenzione di Terra – nessuno voleva che Shiro rischiasse la pelle, ma sicuramente Terra voleva tenersela vicino.
«Mi raccomando, voi due.» Aqua li fissò. «Allora, se siamo tutti pronti, io direi di andare. Siamo pronti?»
 
 
«… e Xemnas fu l’ultimo a cadere.» Sora raccontò, togliendo un bastoncino dalla cima del castello di sabbia che Finn e River avevano costruito durante la mattinata.
«Avevate vinto?» River si azzardò a chiedere. Non era stato facile seguire tutta la storia – aveva solo capito che alcuni dei cattivi poi erano passati dalla parte dei buoni, ma i conti non gli tornavano – Vanitas era sparito? Ma Vanitas era… e pure Isa, e…
«Sora, mi sa che River ha perso il filo di nuovo.» Finn si strinse nelle spalle. Aveva nove anni, due più di River, e a volte già pensava come i grandi. Soltanto un’ora prima, aveva giurato di aver visto un fantasma in quello che Sora chiamava il posto segreto, ma non era stato in grado di provarlo quando entrambi erano stati quasi portati via di peso.
«Oh? Potevi dirlo, Riv.» Sora sembrava quasi triste alla notizia. Si concentrò sul castello di sabbia, dove aveva disposto alcune foglie verdi e un solo ramo secco, e prese a indicare il ramo.
«I Cercatori di Oscurità erano stati quasi tutti sconfitti. Io, Riku e il Re sconfiggemmo l’Heartless, che sparì nel buio, augurandoci di non smettere mai di cercare le risposte. Aqua, Ventus, Lea e Kairi ebbero la meglio sullo Xehanort dei tempi passati, che li lasciò col monito che altri sarebbero arrivati. E alla fine, Terra, Shiro, Roxas e Xion fecero svanire Xemnas nel nulla, e soltanto allora Xemnas si rese conto di quanto solo si fosse sempre sentito.»
River fece sì con la testa.
«Papà dice fhempre che fhtare fholi è la cofha più brutta di tutte. Come ha fatto a non renderfhi conto?»
«River, sai quante cose ancora non so io che ho ventitré anni?» Sora fece un sorrisetto imbarazzato. «E in tutta onestà, non credo che nessuno di noi abbia mai capito Xemnas… o Xehanort.»
Fissò di nuovo l’ultimo ramo secco sul castello di sabbia.
«Eravamo là, in cima alla torre, noi undici davanti a lui.» Indicò le foglie che aveva appoggiato davanti al ramo. «Sapevo che se non avessimo fatto qualcosa, sarebbe stato lui a farlo. E avevo delle visioni, come Zack o Luna, di Xehanort che faceva del male a Kairi. Volevo impedire che accadesse, ma non sapevo che era un tempo che non sarebbe mai stato… e che erano visioni di un tempo in cui Shiro non era mai esistita, ed Ephemer non era rimasto con noi.»
River ricordava quella parte della storia – se non altro perché a volte era argomento delle conversazioni dei grandi.
Xehanort aveva preso Shiro e l’aveva fatta sparire.
 
 
Era successo tutto più in fretta di quanto potessero reagire.
Con la coda dell’occhio, Ventus aveva visto Xemnas cadere, e poi per una frazione di secondo, tutto era diventato buio.
Lea era stato il primo a reagire, protestando con un: «Chi ha spento le luci?», poi Roxas girò la testa a scatti e gridò che Shiro era sparita.
«Al centro! Al centro!» Xion sembrava aver capito cosa stesse accadendo, e fece cenno agli altri di correre verso il centro del pilastro. «State uniti!»
Non aveva finito di parlare che Sora prese Kairi e Riku per le mani, visibilmente pallido come un cencio. Gli altri fecero come Xion diceva, ma Terra aveva lo sguardo fisso sul pilastro più in alto.
«No…»
Il suo volto era una maschera di cera, e la sua voce un sussurro.
Tredici figure nere, con delle maschere metalliche che davano quasi loro l’aspetto di altrettante, identiche bestie, li circondavano fluttuando nell’aria.
«Ed ecco la trappola…»
Era la voce di Ephemer che ringhiava. Era ancora lì? Allora voleva dire che Shiro stava ancora bene… ed eccola, una delle tredici figure nere la teneva tra le sue grinfie, la stava portando verso il pilastro dov’era Xehanort…
«Ed eccovi qua, proprio dove avevo previsto.» Il vecchio stava ghignando. «Oh, ma noto ci sei anche tu, Maestro
Il suo sguardo si puntò sulla figura traslucida di Ephemer, in piedi davanti a tutti, come in un vano tentativo di proteggerli.
Cosa? Aveva appena dato del Maestro a un ragazzino?
Non aveva senso. Che stava succedendo?
«Lascia andare la ragazza, lascia quel Keyblade e vattene a fare l’eremita per quel che ti resta.» Ephemer stava fulminando Xehanort con lo sguardo. «E forse avrai salva la vita.»
«Oh, ma senti un po’ chi parla.» Xehanort non fece una piega, continuando a puntare il suo Keyblade nero verso Shiro. Dismise le tredici figure, ma Shiro era ancora immobile a mezz’aria. «Mi chiedo che cosa succederà se la tua àncora sparisce. Hai già fallito una volta, Maestro Ephemer, primo leader dei Denti di Leone, e non contento di averlo fatto adesso vuoi impedire di nuovo che il mondo possa esistere libero dalle tenebre?»
Schioccò le dita, e Shiro fluttuò verso di lui.
«Pietà e amici sono soltanto parole vuote, e guarda dove ti hanno condotto. Dove vi hanno condotto. Nessuno di voi si muove perché ho qui la mocciosa. Oh, ma questa storia l’ho già sentita… quando è successo, illuminami, Ephemer.»
Ephemer fece due passi in avanti.
«Io devo dirti come è finita? Lo sai meglio di me. Arrenditi e lasciala andare
Xehanort non si mosse.
«Va bene. La lascio andare
Un momento prima, alzò il Keyblade nero che Ventus conosceva fin troppo bene.
Lo abbassò.
Shiro era sparita.
Prima che avesse il tempo persino di pensare a cosa aveva appena visto, qualcosa spinse Ventus di lato – Terra si era fatto strada, e aveva raggiunto Xehanort in due balzi.
Ventus aveva appena ripreso l’equilibrio e riportato Evocavento alla mano quando Terra attaccò, e l’aria del Cimitero fu di nuovo invasa dal clangore di Geoflagello contro l’arma nera in mano al maestro corrotto.
 
 
«Ma non era esattamente quello che Xehanort voleva?» Finn interruppe Sora.
«Finn, cosa faresti se qualcuno attaccasse tuo padre o tuo fratello?» Sora lo guardò negli occhi. «Anche se fosse soltanto per farti arrabbiare?»
«Beh, io…» Finn si portò una mano al mento. «Sora, che domande sono? E poi Isa è più forte di me.»
«Okay, okay, paragone sbagliato… Finn, River, se qualcuno decidesse di fare del male ad Altaïr e Aera, e lo facesse soltanto per farvi arrabbiare e voi lo sapeste, cerchereste comunque di difenderli?» Sora chiese di nuovo.
Non c’era molto da pensarci – Altaïr e Aera avevano cinque e sei anni, ed erano loro amici, se qualcuno avesse voluto far del male a loro due River avrebbe fatto quasi tutto – anche buttarsi in mare? – perché i suoi amici stessero bene.
«Li aiuto.» Rispose come se fosse la cosa più logica del mondo.
«Beh, è la cosa giusta.» Finn si strinse nelle spalle. «Loro non hanno mica il Keyblade.»
«Xehanort si aspettava una nostra reazione perché sapeva che avremmo fatto la cosa giusta.» Sora spiegò, togliendo il ramo e le foglie dal castello di sabbia con una mano e livellandolo al suolo con l’altra. «Ma l’intervento di Terra fu il tredicesimo scontro – l’ultimo che mancava perché il X-blade venisse forgiato. Eravamo spaventati, e arrabbiati, e sapevamo di dover agire in fretta… sapevamo quello che dovevamo fare, e lo facemmo. Sigillammo Xehanort nel suo stesso cuore, e mi offrii volontario con Paperino e Pippo per essere il primo ad andare là e dargli il colpo di grazia.»
«Ma Ffhiro?» River si decise a chiedere.
«Beh… Ephemer non era sparito, Riv.»
 
 
Il ragazzo – il Maestro – diede un’ultima occhiata al cielo.
«Prima che tu vada, Sora.» Ephemer fece gesto di prenderlo per la manica.
A Sora faceva un po’ strano pensare che stava parlando con il fondatore. Che il fondatore era stato a osservarlo per tutto quel tempo, nascondendosi dietro Shiro come Roxas, Xion e Ventus avevano fatto con lui.
«… Maestro?»
«Ephemer e basta. Così mi fai sentire vecchio.» Si strinse nelle spalle. «Volevo solo dire che… mi dispiace. Sono stato io a… creare Xehanort.»
«Xehanort è una persona, Ephemer. Non puoi darti la colpa delle sue scelte.» Ventus intervenne nel discorso.
«Dici così perché non puoi ricordare cosa accadde, Ven.» Ephemer scosse la testa. «Lo conobbi… prima che fosse Xehanort. Era mio amico. Il mio migliore amico. Lo portai via in fin di vita dal campo di battaglia, lo accomunai ai Denti di Leone nonostante non fosse stato scelto dai Veggenti. E quando le Oscurità presero il possesso del suo corpo, non ebbi il cuore di ucciderlo e mi limitai ad esiliarlo nel regno dei dati, sperando che qualsiasi fosse stata la sua fine, non sarebbe stata per mano mia.»
«Era la cosa giusta.» Kairi gli disse.
«Lo era davvero?» Ephemer abbassò lo sguardo. «Esiste un libro in cui era scritto il futuro fino a questa giornata. Immaginate la mia sorpresa… quando lessi che il mio amico sarebbe rinato, e sarebbe rinato Xehanort perché io non avevo avuto il cuore di ucciderlo. Ma allora ero già un uomo adulto, e Auropoli era diventata Scala ad Caelum. E tutto quello che posso dire adesso è… mi dispiace. Mi dispiace di avere messo su di voi questo peso.»
Rimase in silenzio, guardando Sora negli occhi. Sora avrebbe voluto dire qualcosa – forse rassicurarlo, come Kairi aveva fatto. Ed era pronto a scommettere che chiunque su quel pinnacolo, se si fosse trovato nella stessa situazione di Ephemer, avrebbe fatto la stessa cosa…
insomma, Xehanort aveva o non aveva minacciato la sua sparizione se avesse esagerato nell’utilizzo del Potere del Risveglio per salvare i cuori dal Lich?
«Va bene, avrai anche fatto la frittata, ma sei anche tornato per rimediare, o no?» Riku intervenne. «Avresti potuto fare… beh, qualsiasi cosa dovrebbe fare un fantasma normalmente. E se non fosse stato per quell’amichetto che hai mandato a salvare Sora…»
«Chirithy.» Sora precisò.
«O quel trucchetto con le chiavi. O come hai protetto Sora da Vanitas.» Ventus prese a contare sulle dita. «E vogliamo parlare di tutti gli anni che hai passato a fare da coscienza a Shiro? Ephemer… perché dovremmo avercela con te? È grazie a te se siamo ancora qui.»
Ephemer alzò lo sguardo e sorrise a Ventus.
«Allora sei davvero cresciuto, Ven.»
Si fece nuovamente serio.
«Sora, cerca di fare in fretta. Sento la presenza di Shiro, ma… come se stesse dormendo. Tutti gli altri, è l’ora di chiudere Kingdom Hearts. Poi, uno per uno, seguiremo Sora, man mano che la situazione torna sotto controllo. Riku e Kairi dopo Sora…»
 
 
«… poi Topolino, Lea, Roxas e Xion, e infine Terra, Aqua e Ventus, che essendo i veterani avrebbero potuto fare in modo che Kingdom Hearts si chiudesse definitivamente. Ephemer era con loro.» Sora continuò a raccontare. «Ora, quando qualcuno entra nel cuore di una persona, quello che vede cambia a seconda della persona. Se volessi vedere il tuo cuore, Finn, vedrei Radiant Garden. Se fosse quello di River o anche di Shiro, la Terra di Partenza. Nel mio caso sarebbe questa stessa spiaggia. D’altra parte sapete quel che si dice, no? Casa è dove si trova il cuore.»
«Che cosa c’era in quello di Xehanort? Il Reame Oscuro?» Finn commentò sarcasticamente.
Sora scosse la testa.
«Scala ad Caelum, la città dei Maestri del Keyblade. La città che Ephemer aveva fondato, e dove Xehanort aveva imparato ad usare il Keyblade e aveva trovato degli amici…»
Fece un sorrisetto, e seppellì il ramo secco che aveva usato per impersonare Xehanort sotto la sabbia.
«… e dove adesso, si era nascosto. Dove nessuno di noi avrebbe potuto pensare di cercarlo.»
 
 
Kingdom Hearts si stava chiudendo dall’altra parte, ma Aqua era più che convinta che non fosse finita.
Anche intrappolato, Xehanort era pericoloso – ci avrebbe forse messo più tempo a tirare le fila dei suoi piani, ma lo avrebbe fatto, esattamente come aveva fatto negli undici anni che erano passati per tutti tranne che per lei.
E Shiro era ancora in mano sua.
«Stiamo setacciando la città. Palmo a palmo. Ma Xehanort sembra essere sparito.» Sora spiegò. «Potrebbe essere scappato?»
«Ne dubito, servirebbe un aiuto dall’esterno per quello che gli abbiamo fatto.» Riku abbozzò un sogghigno. «No, è qui. Non ha né un Sora né un Ephemer a salvargli il sedere. Bisogna solo vedere dove
Fu allora che Terra intervenne.
«Forse non sapevate dove cercare.»
Chiuse gli occhi un momento, come se stesse ascoltando qualcuno. Poi li riaprì, e il suo sguardo si volse verso uno dei vicoli.
«Con me!» annunciò, alzando una mano come a farsi seguire, poi prese a correre.
Ad Aqua tornò subito in mente Shiro con Ephemer, o Sora con Ventus. Era come se avesse appena ascoltato qualcuno nella sua testa, ma… Xehanort era andato. O lo era veramente?
«Cosa c’è, qualcosa ti preoccupa?» Appena davanti a lei, Terra le lanciò un’occhiata, senza smettere di camminare. «Ti spiego tutto quando sarà finita. Adesso c’è poco tempo.»
E aveva davvero ragione. Ogni minuto che passava, c’era più probabilità che Xehanort finisse di leccarsi le ferite e contrattaccasse, ed erano attimi preziosi che non potevano arrischiarsi di perdere.
Terra condusse tutti fino alle mura di quello che sembrava l’edificio principale – una torre? Un castello? – fino a trovare la griglia di un tombino.
Con un tocco che sembrava quasi esperto, il giovane divelse la grata e si calò all’interno dell’apertura. Il primo a calarsi dopo di lui fu Riku, poi Kairi.
«Si direbbe quasi che qualcuno stia guidando lui, dico bene?» Ventus si lasciò scappare con Ephemer mentre la ragazza scendeva.
«Qualcuno che potrebbe uscire allo scoperto.» Ephemer commentò. «Onestamente, però, non saprei dire chi fosse. Questa era la città dei Custodi del Keyblade fino alla scorsa generazione… se c’è qualcuno che saprebbe come muoversi, è un Maestro anziano. E onestamente sapevo di questa fogna, porta all’interno del castello…»
Dopo Kairi, fu Sora a scendere. Sotto di loro, Aqua sentì Terra gridare istruzioni a Riku sulle direzioni da prendere.
«… beh, ce l’ho un’idea.» Ephemer concluse.
La strada che Terra aveva trovato aveva percorso un tratto delle fogne quando una figura nera incappucciata con una maschera metallica, quasi demoniaca all’apparenza, sbarrò loro la strada.
«Loro!» Sora digrignò i denti ed evocò immediatamente il Keyblade. «Di nuovo!»
Terra, che era in cima alla fila, fu il primo ad aggredire la figura in nero. Quello rispose con un Keyblade identico a quello che Aqua aveva visto tante volte nelle mani del Maestro Oscuro, ma i suoi movimenti sembravano quasi uno specchio di quelli di Terra.
«Mi chiedevo dove fosse finito.» Sora commentò. «Io, Paperino e Pippo ci siamo imbattuti negli altri, ma… era come se questo sapesse che saremmo passati di qua?»
«O forse era l’ultima difesa.» Terra distrusse l’ombra quasi senza fatica e indicò una porta. «Ci siamo. Questo passaggio porta ad una stanza nell’edificio principale. Una vecchia aula.»
 
 
«Era la stanza più normale che potessimo pensare di immaginare.» Sora raccontò, facendo ampi gesti con le mani come a cercare di descriverla. «Il pavimento era a lastre di marmo bianche e nere, e le mura erano bianche con enormi pilastri dorati. C’era una scrivania piena di libri, con sette sedie attorno, e una cattedra in un angolo, rialzata rispetto al resto della stanza. Dei ventilatori giravano sul soffitto, e la luce entrava da un’enorme finestra. Mi ricordava quasi la mia classe, a scuola, lasciata vuota durante l’intervallo. La lavagna era ancora coperta da scritte, i gessi sparsi in fondo come se un maestro si aspettasse di usarli di nuovo.»
Finn fece un sorrisetto sornione. «E Xehanort era lì.» Interruppe Sora.
«Ma che fai? Fhtava raccontando!» River protestò.
Sora strizzò gli occhi e scosse la testa, come se lo avessero appena distratto o infastidito. River aveva quasi immaginato la stanza bellissima, luminosa, di cui Sora aveva raccontato, ma la presenza del cattivo forse la rovinava di più nella sua immaginazione dell’interruzione di Finn.
Era come una macchia su un foglio bianco – no, peggio, come uno strappo in un disegno.
Sora riprese fiato e guardò i due bambini.
«Sì, Xehanort era lì. Era seduto sul ciglio della finestra, davanti ad una scacchiera. Sembrava quasi non essersi accorto di noi.»
 
 
«Scacco al re, Xehanort.» Terra si fermò al centro della stanza e gli puntò il Keyblade contro.
Sora passò la soglia e si guardò meglio attorno nella stanza. Shiro era addormentata in una delle sedie – priva di sensi, ma sembrava stare bene… Ephemer fu più svelto e corse da lei, poggiando una mano sulla sua spalla.
«Shiro, parlami. Apri gli occhi.»
«… stanno portando gli Hobbit a Isengard…» Shiro mugugnò e scosse la testa.
«Davvero?» Dietro Sora, Roxas scosse la testa, in pieno sconcerto.
Gli altri Guardiani della Luce irruppero nella stanza, ognuno di loro in posizione di guardia. Sora si affrettò a portare lui stesso Catena Regale alla mano, mentre Ephemer prese Shiro per la mano e la portò dietro di loro.
Un momento. Poteva toccarla?
«Davvero pensavate di potermi contenere qui… dopo tutto quello che sapete sui legami?» Xehanort li fissò, mentre il cielo fuori dalla finestra si faceva immediatamente scuro.
«Pezzo di strudel…» Ephemer si lasciò scappare. Mentre lui parlava, Xehanort aveva teso una mano ad artiglio, e non il Keyblade ma il X-blade gli era comparso tra le dita contorte.
«Vuol dire che lo romperemo di nuovo!» Ventus fu il più rapido ad attaccare. Appena prima che Evocavento colpisse il bersaglio, Xehanort svanì nel nulla e la lama del Keyblade andò a infrangere i vetri della finestra. Ventus riuscì a fermarsi appena in tempo per non guadagnare altre ferite con i vetri rotti, ma Xehanort riapparve fuori, su una delle torri.
«Cercherà di arrivare al punto più alto.» Aqua concluse rapidamente. Finì di sfondare la finestra con un Firaga, poi saltò fuori lei stessa e prese a balzare di tetto in tetto. Gli altri presero a seguirla.
«Io penso a Shiro, voi andate!» Ephemer asserì, prendendo Shiro per mano – di nuovo! – e sparendo in un corridoio.
Non c’era molto a cui pensare – i tetti sembravano essere l’unica via per arrivare in cima, se non altro per quanto era intricato quel labirinto di una città.
Assieme agli altri Guardiani, Sora seguì i passi di Aqua sui tetti, casa dopo casa, balzo dopo balzo, fino a quando non giunsero alla torre più alta.
Là, su una terrazza con un pavimento che ricordava il quadrante di un orologio, Xehanort aveva puntato il X-blade al cielo, dove la forma familiare di Kingdom Hearts aveva ripreso a stagliarsi.
Le mattonelle del pavimento sembravano quasi come una guida per loro – dopo alcuni tentativi di colpi andati se non a vuoto, addirittura quasi a colpire degli alleati, si erano divisi in più gruppi usando il pavimento come riferimento.
Probabilmente, erano Terra, Aqua e Ventus quelli che se la stavano cavando meglio. Sora si chiese quanti anni avessero avuto per cavarsela così bene nel combattere… anche perché non sembrava bastare. Nonostante combattessero in tre come una sola persona, compensandosi e alternandosi con la grazia esperta di guerrieri allenati, Xehanort era in grado di difendersi dalla loro formazione e di spingerli più volte sulla difensiva.
Quando sembrò che li stesse mettendo davvero alle strette, una fiammata costrinse Xehanort a girarsi. Lea, Roxas e Xion sembravano aver intuito qualcosa, e adesso stavano sfruttando il loro anno di esperienza per consentire a Terra, Aqua e Ventus di riprendere fiato.
Dal lato opposto, Topolino partì alla carica con Paperino e Pippo. Alternandosi con Lea, Roxas e Xion, sembrava stessero riuscendo a prendere tempo.
Non senza un certo grado di paura, Sora si rese conto che lui, Riku e Kairi sarebbero stati i prossimi.
E non avevano mai combattuto insieme. Non come trio.
Ci stava ancora pensando quando…
Xehanort sparì, e comparve quasi dal nulla davanti a loro, fece per tirare un fendente…
… e Riku pensò in fretta, e una barriera impedì al nemico di toccarli.
Sora lanciò un’occhiata alla sua destra e alla sua sinistra, cercando lo sguardo di Riku e Kairi, e quando la barriera prese a sparire sferrò un contrattacco.
Stavano tutti iniziando a prendere un ritmo, ma Xehanort, nonostante lo svantaggio numerico, nonostante i primi segnali di stanchezza, non sembrava dare segni di resa… e a giudicare dall’aspetto del cielo sopra di loro, del cuore dei mondi che sembrava essersi riaperto, quella non poteva essere una battaglia di logoramento.
Xehanort avrebbe vinto soltanto tenendoli occupati. Soltanto restando vivo fino a quando il rituale non fosse concluso.
Ma non potevano arrendersi.
«Hey, Xehanort!»
Era la voce di Ephemer.
«Arrenditi e lasciali andare!»
Ephemer comparve da una scalinata nascosta, con Shiro appena dietro di lui.
Xehanort si fermò e lo fissò, un ghigno dipinto sul volto.
«Quante altre volte devo sentirti latrare senza mordere, Maestro Ephemer?» Lo schernì.
Ephemer si mise in una posizione di guardia, pur non stringendo nulla nelle mani, e sogghignò a sua volta.
«Non stavolta
Tese la mano destra, come ad evocare un Keyblade.
Un ricordo affiorò alla mente di Sora – di come aveva richiamato Catena Regale alla sua mano alla Fortezza Oscura, dopo che Paperino e Pippo avevano sfidato Riku per difenderlo. Esattamente come Catena Regale aveva abbandonato Riku, il X-blade svanì dalle mani di Xehanort per materializzarsi nel palmo teso di Ephemer.
Xehanort fece per borbottare qualcosa, ma Sora non riusciva a sentirlo. Sentiva soltanto il tuono del suo cuore nelle orecchie, e ricordò che Ephemer aveva detto, minuti prima che però sembravano secoli, che il X-blade poteva essere evocato dal Maestro più potente.
Xehanort poteva essere vecchio, ma Ephemer? Ephemer aveva fondato l’Ordine per come lo conoscevano. Aveva creato lui quella città, scritto le regole del gioco.
E ora che erano nel cuore di Xehanort, poteva interagire con gli altri, come era successo nel cuore di Shiro.
«Ora, Xehanort, vogliamo parlare della tua resa?»
Nessuno sulla terrazza osava parlare. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato.
«Ammetto che sia un pensiero allettante. Rifare tutto da zero, sperando che stavolta le cose vadano bene.» Ephemer abbassò il X-blade. Il suo labbro stava tremando. «Ma per quanto crudele, per quanto tenebroso, questo è il solo mondo che abbiamo. Quando il mondo è finito avevo degli amici. E li ho persi quando l’arca ci ha mandati avanti nel tempo, sì, ma ognuno di noi in un dove e un quando che non è mai stato uguale. Una ragazza è morta perché l’Oscurità aveva cercato comunque di sfuggire alla purga. E altri sono andati persi perché non c’era un modo di uscire che non contasse su una mano i sopravvissuti. Quanti avrebbero meritato la vita quella volta? Quanti la meritano questa? Nessuno di noi è in grado di giudicare. Possiamo solo proteggere chi ci sta a cuore…»
Ephemer guardò i presenti, passando gli occhi da una persona all’altra.
«… e io credo di averlo fatto.»
Sfregò un piede sul pavimento.
Xehanort sbuffò.
«Ancora qualche minuto, e ci sarei riuscito. Avete soltanto avuto fortuna nel ritrovarmi.»
«Io non la chiamerei fortuna.» Terra si staccò dal gruppo e camminò verso di lui. Si fermò a pochi passi dal vecchio, sostenendo il suo sguardo.
Un’altra sagoma traslucida emerse dal corpo di Terra, e fece un altro passo verso Xehanort. Era un uomo adulto, con i capelli neri striati di grigio, lunghe vesti bianche, un accenno di baffi e barba, e il volto sfregiato da due cicatrici.
«È finita, Xehanort. Non li toccherai mai più.»
«Quindi c’eri tu dietro. Vecchia volpe… avrei dovuto immaginarlo.» Il tono di Xehanort era ancora di sfida, ma chinò il capo in segno di resa.
Chi era quell’uomo? A Sora non veniva in mente nessuno, ma Ephemer sgranò gli occhi – e anche Terra, Aqua e Ventus parvero capire chi era.
L’uomo diede un’occhiata dietro di sé – verso Terra.
«Mi dispiace, ragazzi. Tutto questo è successo perché io mi sono fatto ingannare.»
Aqua scosse la testa.
«Abbiamo tutti colpe in questa storia.» Fece un passo in avanti. «Avevamo paura. Abbiamo agito di impulso.»
«Siete ancora in tempo per cambiare le cose. Terra, Aqua, Ventus… ho sempre avuto grandi speranze su di voi. Su tutti e tre. Se sono stato duro con voi…»
Non ebbe il tempo di finire – Ventus era scattato in avanti e lo aveva abbracciato forte.
«Mi dispiace per quello che ho detto,» Ventus singhiozzò, il volto premuto contro le vesti del maestro.
«Ssh. Va tutto bene.» Il maestro gli mise una mano sulla spalla. «Perdona me per essermi fatto prendere dal panico. Non avrei dovuto comportarmi così.»
Alzò lo sguardo verso Terra e Aqua, e tese una mano verso di loro. I due ragazzi più grandi lo raggiunsero e lo abbracciarono a loro volta.
«Siete ciò che mi rende più fiero di aver vissuto.»
Ephemer stava ancora tenendo Xehanort sott’occhio, ma fece un cenno con la testa a Shiro, come a dirle di andare da loro.
«Avanti. Vai dal nonno.» La incoraggiò.
Shiro andò avanti a passetti, quasi timorosa di avvicinarsi a una persona che visibilmente non ricordava. Quanti anni aveva avuto quando era stata portata via da casa? Uno? Era troppo poco per ricordare una faccia…
«Ma nonno… ecco, eravamo quattro, noi.» Disse con un filo di voce.
Il maestro lasciò andare Terra, Aqua e Ventus.
«Non mi sono scordato di te, Shiro.» Le sorrise, poi le mise una mano sui capelli. «Non siamo più un piccolo Moguri, eh?»
Si fece serio.
«Sei stata molto coraggiosa oggi. Ma cerca di sceglierti meglio le tue sfide. Ne avrai di tempo per mostrare al mondo chi sei.»
Si chinò per stringerla in un abbraccio, poi guardò Xehanort.
«Hai sempre avuto un debole per i gesti teatrali, fin da quando giocavamo a scacchi insieme mentre l’aula era vuota. Ma adesso è l’ora dell’inchino e dell’uscita di scena.»
Camminò verso di lui.
«Andiamo insieme.»
Sora non riusciva a discernere l’emozione nel tono del maestro in bianco. C’era dietro più di quanto sapesse, ne era certo, ma probabilmente era una storia che sarebbe rimasta inspiegata.
Il maestro in bianco prese Xehanort per un braccio, e in un bagliore di luce entrambi sparirono.
Soltanto allora Ephemer abbassò il X-blade, e camminò verso di loro.
«Non resta molto tempo.» Mormorò. Scosse la testa. Si fermò davanti a Sora. Lo guardò. Gli porse la lama.
«Ho… ho bisogno che lo faccia tu.»
Sora non rispose. Non capiva. Non pensava di essere in un qualche modo migliore degli altri Custodi – men che meno di Ephemer, che da quel poco che aveva capito era stato un Maestro importante!
«Ephemer, io…» Non posso. Non so cosa devo fare. Non capisco.
«Devi andare anche tu… non è vero?» Shiro guardò Ephemer. Lui abbassò lo sguardo.
«Qualcuno dovrà pur farlo.» Sfregò un piede sul pavimento. «Dopo tutte le regole della magia e dell’ordine che abbiamo infranto per riuscire a rimanere insieme… meglio me che Sora, dopotutto, no?»
Sora non poté che rimanere in silenzio. Ephemer non aveva tutti i torti… con il casino che avevano fatto tra spazio e tempo, la minaccia che il giovane Xehanort aveva emesso dopo che Sora aveva allontanato il Lich… si era quasi sentito come se
«Le regole le ho infrante io, però.» Ribatté.
«Sora, il destino non è scritto nella pietra. Men che meno nelle pagine di un libro.» La voce di Ephemer stava quasi tremando. «Xehanort magari era convinto che saresti sparito. Puoi ancora dimostrargli che si sbagliava.» Si fermò un momento a riprendere fiato.
«Io l’ho vissuta la mia vita. Ho avuto allievi, una famiglia, ho costruito una città… ma voglio rivederti, Sora, il più tardi possibile. E voglio che la storia che mi racconterai sia la più bella che tu possa immaginare.»
Sembrava più deciso che mai. A Sora tornò in mente la minaccia di Xigbar a Tebe – di come aveva insultato Ercole perché era stato in grado di venire aiutato da qualcuno più potente di lui per il suo atto da eroe.
E adesso lui aveva la possibilità di venire aiutato, in barba a quello che Xigbar aveva asserito come quasi inevitabile. Rifiutare sarebbe stato… no, non poteva. Ephemer aveva troppa fiducia in lui.
Tese la mano, a palmo aperto.
Ephemer gli mise il X-blade sul palmo e gli fece chiudere le dita. Gli tenne la mano chiusa per un momento, guardandolo negli occhi, poi annuì e sorrise.
«Sono fiero… di tutti voi.»
Stava per allontanarsi, ma Shiro gli saltò addosso. Stava piangendo.
«Perché devi andare via?» Gli mugugnò sulla spalla, stringendolo forte. «Perché mi lasci da sola?»
«Shiro… il mio compito adesso è finito.» Ephemer le mise le mani sulle spalle, facendole fare un passo indietro. «Non sei sola. Non lo sarai mai più. E poi… adesso tocca a te prenderti cura di Ven.»
Sembrò ricordarsi di qualcosa. Camminò verso Ventus.
«Ven… qualcuno voleva che io ti dessi un abbraccio.» Fece un sorriso quasi amaro. «Speravo che trovasse il coraggio di dartelo lui stesso. Nel dubbio…»
Tese le braccia e lo strinse in un abbraccio.
«… testa alta, amico mio. La tua parte della storia continuerà.»
Lo lasciò andare, poi fece qualche passo ad allontanarsi da tutti.
Nonostante gli occhi lucidi, stava sorridendo.
«Scala ad Caelum… buona notte.»
Mentre ancora faceva un gesto di saluto con la mano, anche lui divenne luce e sparì.
La città fantasma era di nuovo silenziosa.
Sora fissò Kingdom Hearts, e puntò il X-blade verso la luna.
Era il momento di tornare a casa.
 
 
«… guardai Kingdom Hearts e puntai il X-blade verso la luna. Tutti gli altri puntarono le loro chiavi al cielo, e insieme chiudemmo il cuore dei mondi e ritornammo a casa.» Sora raccontò.
«Ma quindi Ephemer è fhparito per fhempre?» River gli chiese.
«Ephemer è andato oltre il Mondo Finale.» Sora spiegò. «Ma le sue parole di addio si rivelarono vere. La nostra storia sarebbe andata avanti… e abbiamo dovuto tutti rimboccarci le maniche per arrivare a un vero lieto fine. Soprattutto Ventus.»
Guardò la riva del mare, dove gli altri Custodi del Keyblade stavano cercando conchiglie, con i piedi nell’acqua bassa.
Il sole stava tramontando. Era quasi ora di tornare a casa.
«Ma questa è una storia lunga per un altro giorno.» Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la sabbia. «Anche se, ve lo devo dire, cominciò proprio quella stessa notte.»
Guardò una delle ragazze.
«O almeno, così mi hanno raccontato.»
 
 


La ragazza si guardò attorno.
Era una piovosa notte d’autunno, e i vestiti che avevano addosso a stento la coprivano dalla tempesta.
Da alcuni edifici provenivano delle luci, e una specie di carro – era un tram? O un autobus? Non ne era sicura… non sapeva nemmeno come aveva imparato a distinguere il primo dal secondo… – aveva attraversato una pozzanghera a tutta velocità, lasciandola ancora più inzuppata di quanto già non fosse.
Un lampo attraversò il cielo, e un tuono invase l’aria, quasi assordandola.
Come ci era finita lì? Anzi… dov’era lì?
Avrebbe provato a cercare aiuto, ma cosa le diceva che avrebbe trovato aiuto in quel luogo?
Ricordava ancora l’ultima volta… uno dei pochi ricordi che poteva dire di avere.
Corse sotto una tettoia, sperando perlomeno di trovare riparo dall’acqua e dai lampi.
Una porta si aprì – un’ombra uscì dalla porta, nella mano un sacco. La figura si irrigidì quando si rese conto di non essere sola.
«Chi è là?»
Era la voce di una ragazza. Sembrava quasi spaventata.
«Per favore!» La ragazza si appiattì contro il muro. L’ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stata spaventare qualcuno. «C’è una tempesta qui fuori… mi sono persa… non so nemmeno come ho fatto a finire qui…»
La nuova arrivata lasciò andare il sacco, e si affacciò di nuovo all’interno della porta.
«Cal! Ho bisogno del telefono! C’è una ragazzina qui fuori, bisogna chiamare i soccorsi!»
 
Sono viva?
Mi risvegliai in una cella… Rimasi sola fino a quando i ricercatori non arrivarono con i loro test e i loro stimoli per scoprire la mia identità.
Non avevo risposte da dare a loro. Non ricordo nulla se non quattro amici e una chiave... Non riuscivo nemmeno a ricordare il mio nome. Lì mi chiamavano semplicemente "X". Il mio unico sollievo era parlare con i due ragazzi che venivano a trovarmi di tanto in tanto.
Un giorno arrivò un uomo per portarmi via da questa prigione. Era buio, e l’unica cosa che vidi di lui era la benda che gli copriva un occhio. Ancora oggi non so chi o cosa sono… né quanto tempo sia passato.
Possa il mio cuore essere la mia chiave guida.
 
 


 
Ovviamente, poteva mica finire qui?
Eh no, vi abbiamo sfracellato i feels (e ci abbiamo anche messo un grosso sforzo, cancellando e riscrivendo una parte che non ci convinceva proprio!), quindi non potevamo lasciare qui la fine della storia!
 
Occhio ai dettagli nella storia. Qualcuno dei lettori più “fedeli” che magari si ricorda la short story di River prima che cancellassimo e riscrivessimo tutti quanto può notare alcuni dettagli che potrebbero far capire dove arriveremo quando la storia continua!
 
Ci vediamo alla prossima – la storia continua in RE:UNION!
 




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