Begging to bleed

di Nocturnia
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"Memories are bullets.
Some whiz by and only spook you.
Others tear you open and leave you in pieces."
- Richard Kadrey -


Facciamo un gioco, io e te, gli aveva sussurrato sulla bocca.
Prendiamoci un giorno libero, aveva insistito, le unghie affondate nella sua schiena, il respiro corto.
Perché, le aveva chiesto; quale sarebbe lo scopo, aveva proseguito, baciandole l'addome, la linea glabra tra le cosce.
Voglio provare, gli aveva risposto, prendendogli il viso tra le mani - palpebre socchiuse, labbra bagnate dal suo orgasmo.
Prendilo come un regalo di Natale anticipato, aveva aggiunto, sorridendo.
La normalità era sempre stata una pelle troppo stretta per entrambi.

Ci sono cose che nessuno conoscerà mai di loro.
Nessuno saprà mai di quanto ad Alex piacesse mangiare a letto; del modo ridicolo in cui incrociasse la gambe sotto di sé, le punte dei piedi sovrapposte e i talloni a sorreggere le natiche.
Nessuno può immaginare la curva in cui si fletteva la sua schiena quando le accarezzava la nuca, il sospiro soddisfatto che riusciva a strapparle ogni volta.
Si arrotolava contro il suo petto come un piccolo serpente pallido e liscio, respirando nell'incavo del suo collo - tiepida, morbida.
Non era accomodante, Alex, ma spigolosa; tutto in lei feriva e tagliava - sezionava, lasciandoti lì, inerme nella tua stessa pelle.
"Un penny per i tuoi pensieri."
Wesker solleva lo sguardo, incrociando quello di Alex - trasparente, quieto.
"Stavo pensando a William chiuso in casa senza dolci."
Alex sventola la forchetta nell'aria, si lecca un dito sporco di salsa al limone.
"Annette ne ha un riserva nascosta in cantina."
"Di cui lui non sa niente, immagino."
"Se non vuole morire giovane." ribatte lei, rubandogli un pezzo di pane dal piatto.
"Sono lenzuola in cotone egiziano."
"Lo so."
"Se continui così le macchierai."
Alex ridacchia, sollevando un lembo della coperta tra il pollice e l'indice - a fare bella mostra di sé un assortimento vario di aloni biancastri e rosati.
"Troppo tardi."
Wesker schiocca la lingua contro il palato, reclinandosi contro la testata del letto.
"E mi devi un paio di occhiali."
"Non li ho pestati volontariamente." bofonchia Alex, deglutendo.
Wesker sospira, massaggiandosi una tempia.
"Sei un tormento."
"Già."
"Il tuo giorno libero è diventata quasi una settimana."
"Anche qui non è colpa mia, ma della neve."
Wesker le riserva un'occhiata in tralice, osservandola finire il filetto rimasto e appoggiare il piatto a terra - attorno al capezzolo sinistro ancora ben evidenti una serie di striature rossastre e viola.
"Questo non ci ha mai fermato dall'andare al lavoro."
Alex si scrolla nelle spalle, avvicinandosi.
"I test sono a un punto morto."
"Sta a noi renderlo vivo, Alex."
"Uhm."
Wesker lascia che si avvolga attorno al suo corpo, intrecciando una gamba alle sue e sfiorandolo tra le cosce in punta di dita - strappandogli un gemito a metà.
Alex scivola su di lui, sorridendo.
"Noi siamo vivi, Al." gli ricorda, percorrendogli la linea della mandibola con la bocca, la lingua.
Wesker allunga le dita attorno al suo collo, stringe, e Alex ride, raggiungendosi tra le cosce con la mano libera - facendogli sentire quanto sia umida, pronta per lui.
"Facciamo un gioco, io e te?"
Wesker snuda i denti e affonda.


"Te li avevo ricomprati."
Wesker studia in silenzio un paio di Ray-Ban vecchio modello, Shooter, montatura in metallo dorata e lenti in cristallo verde.
"Li avevo rotti io, d'altronde."
Solleva lo sguardo, incontrando quello quieto di Natalia Alex.
"Sono io, Albert."
Passi fuori dalla porta, sopra di loro, dove la Red Umbrella vive e prospera.
"Da quanto?"
Alex alza un sopracciglio, inclina il capo verso la spalla in un movimento curioso - incerto.
"Da quanto li hai?"
"Il giorno dopo; mentre dormivi sono uscita e li ho comprati. Insieme alla colazione."
"Non avresti potuto."
"Per la neve? Oh, Albert, quando tu dovevi ancora morire e riattivarti io lo ero già da anni. Un po' di ghiaccio non ha mai fermato una B.O.W. Alpha."
Wesker annuisce, richiudendo la custodia degli occhiali.
"Stavi mentendo."
"Volevo solo un giorno... normale."
"E ti è piaciuto?"
Alex deglutisce, sfuggendo con lo sguardo per la stanza.
Wesker si alza, appoggiandosi con tutto il peso al pomello in argento del bastone.
"Era quello che volevi?"
"Sì. No. Per un po'. Poi ho capito." ribatte, fissandolo negli occhi.
Wesker rimane immobile, aspetta - tra di loro le macerie di troppe vite e troppi errori.

Non è quello che siamo.

"Sei sempre stata una donna famelica, Alex." mormora Wesker, aggirando la scrivania con passo incerto, debole.
"E tu un uomo crudele, Albert."
Wesker inspira con forza, sul viso una serie di microespressioni troppo veloci per coglierle tutte - rabbia, dolore, frustrazione, sconfitta, devozione.
"Allora ci meritiamo proprio l'un l'altro."
Alex annuisce, abbozza una risata - leggera, consapevole.
Wesker si avvicina, sfiorandole il viso con le dita e accarezzandole una guancia.
Alex si alza sulla punta dei piedi, gli cerca la bocca in un bacio languido, morbido.
La partita è finita, le caselle si sono svuotate - tra spazi bianchi e neri pedoni caduti, cavalli annientati.

La regina ha vinto.

Scacco matto al re.




"Someone I loved once gave me a box full of darkness.
It took me years to understand that this too, was a gift."
- Mary Oliver -







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