Intense and honest music

di Queen FalseHearth
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Post Hunger Games
District 2
 

The interview

Se tu, musicista, scopristi che puoi suonare un ultimo brano, quale sceglieresti? Charlotte deve decidere di fronte ad un milione di persone e in fretta. [1188 parole]

 

Sembrava una principessa quella sera.
Non riusciva ancora a credere che stava indossando un vestito rosso composto da un corpetto ricamato con pizzo e una lunga gonna svasata. Il suo riflesso allo specchio mostrava una quindicenne bellissima, con i capelli castani lisci e che portava una straordinaria collana luccicante.
Ma l’accessorio più importante era la falsa sicurezza. Il suo mentore le aveva detto di indossare una maschera, però non intendeva una di quelle che si utilizzavano alle feste: ne serviva una che potesse nascondere il suo timido carattere. Fin da piccola aveva l’abitudine di fare brutta figura con gli sconosciuti, difetto che non poteva permettersi d’apparire durante le interviste per i settantesimi Hunger Games.
Ma Willow era disperata.
Quando fu sorteggiata come tributo per i mortali giochi, fu strappata via dal suo mondo: invece di leggere l’origine della musica africana studiava le piante velenose, al posto d’imparare gli arpeggi si arrampicava su finte pareti. Sapeva che non sarebbe mai tornata a casa.  
 
Il giorno prima dei terribili Hunger Games era dedicato alle interviste, momento cruciale per tutti i tributi.
Il ragazzo del distretto otto si ritirò dal palco piangendo dopo che Caesar Flickerman citò il suo  fratellino che probabilmente non avrebbe più rivisto. Willow non riuscì a provare pietà per lui poiché l’ansia la stava divorando. Era il suo turno.
Con passo lento si diresse verso la tribuna, la luce dei riflettori era abbagliante. Si sentiva in mostra come una bestia prima di essere uccisa.
L'intervistatore dai capelli arancioni l’accolse con il baciamano, la ragazza doveva celare il suo disgusto.
-Cara Willow…posso chiamarti Will?- esclamò Caesar non appena la giovane si sedette su quell'ingombrante poltrona rossa. La ragazza annuì.
-Non posso fare a meno di farti i complimenti per questo vestito. Ti sta d’incanto, non credi?- Willow non riuscì a parlare neanche questa volta.
-Siamo un po’ timidi stasera!- la risata del pubblico fu la goccia che fece traboccare il vaso: si sentì paralizzata. Non riusciva a muovere nessun muscolo, sentiva solo i battiti agitati del suo cuore.
-Non possiamo rimanere in silenzio durante la serata. Cosa ti manca di casa tua?-
Umili lavoratori di cereali erano gli abitanti del suo distretto, pensando a loro provò nostalgia. Le mancava la sua musica e la sua famiglia, desiderava solo ritornare a casa.
-Mi manca il mio…il mio…- mormorò a bassa voce, era sicura che il suo mentore stesse maledicendo il suo carattere timido in cinque lingue diverse.
-Come come?-
-Voglio tornare a suonare il mio banjo- rispose sforzandosi di non guardare per terra.
-Abbiamo una musicista tra noi! Scommetto che sei un fenomeno- per la prima volta dopo giorni Willow sorrise, quella sincera e piccola manifestazione di serenità conquistò metà pubblico.
Per un piccolo momento la ragazza del distretto 9 si era dimenticata di essere nel mezzo di un’intervista per conquistare sponsor, ma la prossima domanda di Casear la scaraentò alla fredda realtà.
-Che ne dici di suonare un pezzo?- la giovane impallidì: desiderava suonare più di ogni altra cosa al mondo, ma ci sarebbe riuscita difronte ad un pubblico affamato d’intrattenimento?
Aveva iniziato a suonare da pochi mesi, il sorteggio del suo nome durante la mietitura distrusse il suo sogno di diventare una musicista. Non conosceva nemmeno tutti gli accordi!
Un giovane pacificatore portò sul palco un banjo. Willow, invece di chiedersi perché uno strumento simbolo della musica country si trovasse nell'Anfiteatro di Capitol City, rimase affascinata da quel pregiato modello a cinque corde: era realizzato in mogano, la tastiera era in palissandro e la cassa armonica a forma di tamburo era argentata. Non ne aveva mai visto uno così particolare.
Lo prese con le mani che tremavano, in quel momento avrebbe voluto sparire. Doveva affrontare le sue emozioni di disperata paura, non osò immaginare che cosa stesse pensando il suo mentore vendendola nel panico.
Gli occhi del pubblico e di quell’egocentrico presentatore che si fingeva un suo amico la intimorirono a morte.
Strimpellò qualche corda con incertezza, chiunque vedendola in difficoltà veniva spontaneo pensare che fosse la prima volta che prendeva in mano un banjo.
La ragazza strinse i denti e cercò di suonare una canzone, la più semplice che conosceva, ma le sue dita si rifiutavano di collaborare. Si sentì un’incapace.
Stava suonando la musica della paura. Nella sua casa al distretto 9, il suo banjo era portatore di gioia anche se Willow, adesso Capital City era riuscita a rovinare anche la sua sincera passione.
Era il giorno peggiore della sua vita.
Dopo un po' il presentatore decise di porre fine alla figuraccia della ragazza.
-Arr speriamo che tu non sia brava a suonare quanto a combattere, perché altrimenti sarai spacciata-
No.
Non poteva essere il suo ultimo ricordo con la musica.
 
 
Il ragazzo del distretto 12 salutò il pubblico dicendo che sarebbe stato il vincitore, era evidente come il sole che la sua fiducia era una falsa.
Le interviste erano finite. Il giorno dopo Willow si sarebbe ritrovata in un’arena mortale. La paura che aveva provato in quei giorni venne alimentata dall'angoscia causata dalla figuraccia di prima. Qual era l’emozione più insopportabile fra tutte? Forse quella che stava provando in quel momento.
I tributi furono riaccompagnati nelle loro stanze da panificatori armati; tutti, tranne Willow, avevano la stessa espressione: uno sguardo impassibile.
La ragazza sentì una forte fastidiosa pressione sul petto. Sapeva che non poteva più nascondere le sue emozioni e le sue lacrime un secondo di più.
-Devo andare in bagno- disse con un filo di voce al pacificatore per poi dirigersi velocemente ai bagni della struttura.
Si scontrò con un giovane di vent'anni, forse un pacificatore. Lo riconobbe: aveva portato lui il banjo argentato sul palco.
Gli occhi di Willow s’inumidirono ancor di più, in quel momento qualsiasi sciocchezza l’avrebbe fatta piangere. L’uomo, invece di ignorarla come avrebbe fatto chiunque, la osservò con sguardo malinconico.
-Vorresti suonare di nuovo?- chiese con voce gentile. Una potente speranza s'illuminò nell'animo della ragazza.
-Si! Ti prego!-
Willow quasi si stupì quando si accorse che il pacificatore si era portato appresso lo strumento, forse la stava cercando? Non importava.
Con un sorriso sincero e le lacrime che avevano iniziato ad accarezzare il viso truccato, Willow iniziò a suonare. Questa volta era rilassata, con il cuore in pace, l’unico spettatore che aveva difronte non l’avrebbe giudicata. Pensava ancora alla figuraccia di prima, ma quel suono vivace riuscì a consolarla. La musica è la voce di ogni dolore, di ogni gioia: non ha bisogno di traduzione.*
La musica country era la miglior medicina per curare la tristezza: era allegra, ritmica e festaiola. Il banjo la riportò a casa, in quell’atmosfera di pura felicità condivisa dai suoi famigliari.
Concluse mantenendo il suo splendido sorriso, istintivamente abbracciò lo strumento argentato. Avrebbe voluto rubare del tempo in più.
Il giovane pacificatore fece un piccolo applauso, il suo sguardo era ancora triste.  
-Mi dispiace che questa sia l'ultima volta che suoni, dico sul serio. Almeno la tua ultima canzone non era quella dell’intervista- quella guardia aveva manifestato la sua compassione con un gesto gentile che Willow avrebbe ricordato per il resto della sua vita… molto probabilmente sarebbe terminata il giorno successivo.  
-Grazie…grazie mille!-
 
 
*Helen Exley






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