Le lacrime di Madara
BACKGROUND:
in questa linea temporale, Naruto fu orfano solo di madre,
poiché il giorno della sua nascita, nel far fronte al disastro
della Volpe, gli anziani del Consiglio della Foglia indussero il Quarto Hokage, Minato Namikaze, a
non sacrificarsi inutilmente insieme alla propria moglie Kushina, perché il Villaggio aveva ancora bisogno di lui come kage e non
v'era alcun "reale motivo", per morire insieme alla propria consorte, dal momento che lei
risultava essere sufficiente a contenere e sigillare il Kyuubi.
La donna, fu così sacrificata senza un degno commiato, da
perfetto strumento, svuotata definitivamente dei propri sentimenti.
Minato aveva però capito, che Kushina era morta sola dissimulando la
propria disperazione, e dal quel giorno il Quarto cambiò
drasticamente, dedicandosi al ruolo di "kage" al cui altare era
stata immolata Kushina, e non rivelando a Naruto di essere suo
padre, lasciandolo così crescere solo, come se egli non
esistesse.
IL GIORNO DELLA FINALE: crescendo Naruto come orfano privo di genitori,
nella vita del protagonista gli eventi si svolgono analogamente al
Manga fino a poco prima dell'incontro di finale chunin tra Naruto e
Neji. Quel giorno, però, Hinata non
poté incoraggiare Naruto dicendogli quanto secondo lei fosse forte,
poiché
Minato Namikaze, l'Hokage in carica, intervenne per la prima volta in
quel momento nella vita di suo figlio, per
dividere la Hyuga dall'Uzumaki. Naruto, a dire del Quarto, per non cadere mai
nella disperazione
come fu per Kushina, doveva crescere come Gaara del deserto, un jinchuuriki
privo di legami, mentre per quanto riguardava Hinata era stata imposta
a Hiashi Hyuga una scelta
definitiva tra lei e Hanabi, poiché gli anziani del Consiglio
di Konoha, spinti da Danzo, non vedevano di buon occhio che non ci
fosse più una casata cadetta limitata nella propria
abilità innata, e dunque libertà d'azione. Una possibile ascesa degli Hyuga senza
più redini, venne qui vista come una minaccia al pari del clan
Uchiha, e un rifiuto da parte di Hiashi, che era segretamente
intenzionato ad abolire la divisione tra casate, sarebbe stato
considerato alla stregua di un colpo di stato, e avrebbe comportato una
probabile guerra civile. Hinata, condotta al proprio genitore da Minato
stesso in persona il quale sottoscrisse la decisione del Consiglio di ripristinare le casate, si
sacrifica
volontariamente come cadetta al posto di Hanabi ricevendo il Sigillo
Crociato, affinché il clan Hyuga non venga
mobilitato in sua difesa dal padre, e la propria sorella minore non
debba mai conoscere l'eventualità di una guerra civile, o il
destino di una vita da uccello in gabbia.
IL GIORNO DELLA FINE: nel frattempo, però, un
Naruto privato del giusto incoraggiamento da parte di Hinata
per via dell'intervento di suo padre il Quarto, non avendo alcun
sentimento positivo a sostenerlo nella prova e nella parola data, viene sconfitto in breve e miseramente da Neji, dimostrando in tal modo che non sarebbe
mai potuto diventare Hokage. Tra gli spalti, all'arena, scoppia
immediata una fragorosa risata, dato che tutti si aspettavano questo
comico esito. Egli, l'Uzumaki, si era confermato lo zimbello incapace
del Villaggio, odiato da tutti. Il genio del clan Hyuga, non del
tutto soddisfatto, infierisce ulteriormente sul biondino dandogli del
Fallito, e comunicandogli il concomitante fallimento della persona sul
cui sangue l'Uzumaki aveva giurato, Hinata, a detta del
cugino marchiata indelebilmente come Bunke, seppur primogenita, per la
sua totale incapacità. Anche lei, era stata segnata, marchiata per sempre,
Naruto non avrebbe potuto mai più riscattarla...
In preda ai sentimenti più devastanti, e nel bel mezzo di uno
stadio che persisteva nel ridere beffardamente di lui, Naruto perde ogni speranza e
quindi il controllo del cercoterio dentro di sé, liberando
direttamente le NOVE CODE del Kyuubi, e causando un disastro di proporzioni immani,
nemmeno paragonabile a quello di tredici anni prima.
LE LACRIME DI MADARA
Tu hai confuso il mezzo con il fine... Hashirama.
Un giorno... la tua Volontà si trasformerà in Oscurità, e avvolgerà l'intero Villaggio.
*****
Non c'era possibile via d'uscita, sembravano tutti impazziti nel
voler vedere morto Naruto. L'Uzumaki... liberò le nove code del
Kyuubi durante la finale di selezione dei chunin, quando
nella vera realtà, mai rivelata, uscì sconfitto per mano di Neji dopo appena una manciata di
secondi, con gli spettatori, l'intero stadio, che lo ridicolizzò
con disprezzo, in una risata maligna che pareva non finire mai. Nel
preciso istante in cui il vincitore dello scontro, il cugino irredento
di Hinata, comunicò al Fallito per antonomasia che a lei, la
ragazza che
aveva giurato col sangue di riscattare, e che forse già amava,
era ormai stato
applicato in fronte il Sigillo Crociato degli Hyuga, per ordinanza e supervisione
del Quarto Hokage, il vedovo Minato Namikaze.
Naruto, figlio mai riconosciuto dal padre e odiato finanche
nell'aldilà da sua madre, perse il controllo dentro di sé quando nel
liberare il sigillo a Kurama, trovò invece proprio Kushina
a rivelargli che l'Hokage era suo padre, che né lui né
lei lo avevano MAI amato, e che aspettava da tempo questo
giorno perché lui fallisse come jinchuuriki e diventasse la sua
Vendetta contro Minato e il
Villaggio della Foglia.
Dunque, il Quarto era suo padre? Un Demone pieno d'odio sua madre? Questi, gelidi e assenteisti, i suoi genitori!?
Tutti, in quello stadio, ridevano. Aveva perso, era un Fallito. La madre lo odiava. E, per ordine del padre, Hinata
era stata marchiata per sempre. Anche lei dunque... Tutti ridevano.
NOVE CODE...
L'esplosione, fu tremenda. Neji cadde sul colpo, e con lui la quasi
totalità del pubblico inerme. Così il
Quarto Hokage, nel tentativo di fermare la Volpe. Invano. Liberatasi,
almeno la metà degli abitanti della Foglia e degli shinobi, morì in breve
tempo come fu anni prima in seguito alla devastazione, prima che il
Bijuu fosse estratto una volta per tutte da Naruto, ridotto dunque in fin di vita in conseguenza a questo. Ma nonostante il
biondino non risultasse più il cercoterio e non rappresentasse
più una minaccia, solo un
capro espiatorio, ora, poteva placare la sete di sangue di
una folla
inferocita. Naruto Uzumaki, il Kyuubi, doveva soccombere in maniera
esemplare per la
stabilità e la sopravvivenza di un Villaggio ormai in
perdizione.
Questa, era la disposizione immediata del nuovo regime di Danzo, appena
asceso al potere.
La Volontà del Fuoco di sacrificare bambini e jinchuuriki ardeva
più che mai,
era all'apice. L'Eredità di Hashirama si stava manifestando per
quello che era, l'INFERNO.
"Oh no!... sono arrivata tardi!..." - accorse, finalmente, una
disperata Hinata, spintonata dalla indiavolata moltitudine di persone.
Tutto, era stato già predisposto. Ma nella ressa, in quell'amalgama di immoralità, la ragazza non riusciva a
vedere, a scorgere dove e come doveva essere condannato
Naruto.
A soli 13 anni, era ancora troppo bassa. Eppure Naruto, a 13 anni, meritava
di morire CROCIFISSO.
Non poteva attivare il byakugan, la corvina. La sua fronte
spaziosa era
stata marchiata da poco, il dolore lancinante alla testa era
troppo forte. Ma la folla era in trance nell'inneggiare
all'uccisione, e così nonostante
tutto la Hyuga riuscì a sgusciare carponi e farsi largo in mezzo
alla selva di gambe, fino a quella alta e
maledetta recinzione, che divideva i civili dal patibolo, situato in
mezzo al
largo spiazzo pieno zeppo di Anbu che era stato allestito per
l'occasione.
Naruto era lì, al centro della mattanza, alla stregua di un
tenero
agnello sacrificale. Già posto adagiato su di una croce, non
era stato inchiodato ai due legni trasversi, questo no, ma
soltanto legato ad essi in virtù del peso leggero.
Tuttavia, presentava lividi in tutto il corpo, le braccia e
una metà destra del viso orribilmente schiacciate e
tumefatte, la vista
irrimediabilmente perduta ad un occhio, nero pece e rigonfio. Egli,
seppur privo di colpe, era stato vessato e brutalizzato in precedenza,
per un maggiore e
perverso soddisfacimento degli astanti, prima di essere condotto per
essere
giustiziato.
Fu così, in queste atroci condizioni, che l'Innocente fu
innalzato in verticale di fronte a Hinata. Per il crudele cinismo del Destino, era
arrivata giusto in tempo per vedere questo.
L'immacolata bambina sbiancò, non era mai stata così pallida. Si
aggrappò con le mani tremanti al reticolato divisorio in fil di ferro che
lasciava intravedere tutto, mentre i suoi occhi candidi e le soffici labbra,
si contorcevano per le lacrime e il lamento interiore. Avrebbe
voluto gridare il nome del suo amore, gridare a Dio di salvarlo, ma le si bloccò la
voce in un terribile groppo alla gola. L'angoscia e l'orrore di un esito
ormai scritto.
Madara Uchiha, era anche lui lì, costretto ad assistere a questa
ignominia. Dove era, volete sapere? Egli, viveva dentro di lei, era
sfuggito
l'ennesima volta alla morte scoprendosi redivivo nel corpo
di Hinata, nientemeno che la figlia di una Senju* (*teoria dell'autore), il clan che odiava,
per una sorta di maledizione e strana
beffa del fato. Tramò per lungo tempo, o almeno così
credeva. Hinata sapeva, di avere il terribile Madara dentro di
sé, che gliela giurava per le sue origini e si prendeva gioco di lei,
torturandola per la perdita della madre così come per il
resto, psicologicamente, ogni giorno della sua vita.
Ma non oggi. Qualcosa, dentro di lui, stava
cambiando. Era già cambiato. Il Dolore di quella giovane e
incolpevole ragazzina, che egli aveva visto crescere e fiorire, era
incalcolabile, fuori da ogni umana logica. Cos'era veramente Hinata,
per Madara?
Un gesto, definitivo. Il nuovo Hokage, Danzo Shimura, si
avvicinò al giovane biondo martirizzato, alzando finalmente il braccio. E
la
folla si zittì. Era in attesa e maligna estasi. Lui, Danzo,
aveva
approfittato della crisi della Volpe per attuare il colpo di stato. Gli
uomini della Radice, infatti, uscirono in quel giorno allo scoperto,
nel
momento più critico, un'azione studiata e riprovata per
anni, uccidendo i fratelli shinobi della Foglia mentre cercavano di
domare il Novecode scatenato da Naruto. E sarebbe stato possibile,
limitando fortemente i danni, se i ninja così concentrati non
fossero stati, quasi tutti, presi alle spalle dagli uomini di Danzo. Il
golpe, era riuscito in poco meno di un'ora, senza che risultasse alcun
testimone. La versione
ufficiale, sarebbe stata: "Tutti i morti a causa del Kyuubi, solo la
Radice in grado di fermare la distruzione di Konoha". Ma la
verità, è che Danzo
lasciò sfogare il Demone Volpe per un po', finché lo
valutò opportuno, e metà del Villaggio fu così
sacrificata per la sua personale ascesa ad Hokage, a quel punto a furor
di
popolo. Dal momento che la prima cosa che promise Danzo ai dannati
superstiti, in
un autentico sfoggio di plagio populistico, fu la sentenza di condanna
a morte a carico dell'unico colpevole, il Demone
Kyuubi, Naruto Uzumaki.
"Ascoltate!" - proclamò ad alta voce l'attentatore alla pace
e attuale dittatore di Konoha - "La Volpe a Nove Code stava
conducendo fin dall'inizio attività terroristiche contro il
Villaggio della Foglia, turbando l'ordine di questo paese. Come
punizione per questi crimini, chiunque abbia tramato con lei sarà giustiziato in nome della
Volontà del Fuoco!"
Vi fu un boato assordante, l'acclamazione unanime. Tutti bramavano di
veder perire al più presto il Ragazzo della Profezia a cui
in principio fu negata l'intera esistenza: "A MORTE LA VOLPE!! A
MORTE!!!"
"Tutto questo, è successo per i metodi troppo blandi tramandati
dal Terzo Hokage. Ma con me, d'ora in avanti, cose del genere non
accadranno mai più!" - terminò il suo discorso l'ipocrita
feccia voluta dal popolo dissennato, feccia esso stesso modellato dall'usurpatore a
propria immagine.
Ogni preambolo, era così terminato. Danzo guardò infine
per un istante
un disorientato, ma ancora cosciente, Naruto. Lo Shimura sapeva, che in
egli non vi era alcuna colpa, e non intendeva sporcarsi le mani con
lui.
Chiamò dunque a sé un suo giovane pupillo nella
Radice, per metterlo alla prova. Un adolescente Sai, del tutto arido e
privo di emozioni, si vide
consegnare dal dis-onorevole Hokage, una affilata spada ornamentale. Con
estrema indifferenza, il cereo giovane la impugnò, dopo un
ossequioso inchino. Sarebbe stato lui, Sai, ad affondare il colpo di
grazia a Naruto. Quel ragazzino biondo così suppliziato, non
rappresentava nulla, in questa temporalità. Non lo conosceva, non provava alcun genere di sentimento, per la sua
sorte. Era solo un ordine.
Finalmente, la cadetta Hinata riuscì a far uso dell'arte
oculare per qualche secondo, in un immane sforzo su se stessa.
Ma che avrebbe potuto fare?... Non attivò di certo il byakugan
per prepararsi a una battaglia, dal momento non vi era nessuna
possibilità. Invero... era tutto talmente straziante e assurdo, che
nell'angoscia la piccola volle constatare per l'ultima volta la crudele
realtà, sondando da ninja sensitivo, qual era, se nel chakra di qualcuno
fosse rimasta una parvenza di umanità, nella flebile speranza
che una persona senza istinti omicidi, un'anima con ancora dei
sentimenti, potesse aiutarli, lei e Naruto, anche solo volgendo uno
sguardo di pietà su di loro. Giacché la corvina, era
pervenuta ad un unico esito possibile. Dal momento che anche lei era il
Kyuubi, lo YIN* (*teoria dell'autore), sarebbe morta insieme a Naruto. Al suo fianco. Come, non importava. Non
l'avrebbe lasciato solo.
"Naruto... non puoi sopportare
il peso di questo odio da solo. Io sono Kurama, è colpa mia.
Oggi prenderò quest'odio su di me e moriremo insieme, non saremo
più Volpe o Jinchuuriki, sarai libero da questo fardello e
potrò chiederti perdono nell'aldilà..."
Quello che però vide la Hyuga nella sua globalità, nel chakra di ognuno, prima
di consegnarsi alla gogna in un gesto kamikaze, fu agghiacciante.
Tutti, di qualsiasi età, donne, vecchi, e persino bambini, odiavano Naruto di un
odio tramandato, ormai radicato, demoniaco e imperituro. Una massa
indistinta e informe, lobotomizzata, non più esseri umani, ma
mostri incolori.
Hinata... poté intravedere Sakura in mezzo alla schiera di cani
rognosi, mentre provava a trafiggere con lo sguardo Naruto. La Haruno
digrignava i denti, con rabbia e disgusto. Aveva il chakra più
ostile in assoluto. Ripugnando il messo in croce con tutta se stessa,
di un'acredine insuperabile, avrebbe voluto ucciderlo di persona,
se solo avesse potuto, giacché i di lei genitori erano morti da un
paio d'ore a causa dell'Ennacoda. Uzumaki Naruto... non era mai stato suo
compagno nel Team-7, ma il ragazzo della Volpe, un impostore, un mostro assassino.
MA dove erano Sasuke e il maestro Kakashi!?... L'addolorata Hyuga dal marchio indelebile,
cercava loro su tutti, senza poterli però rintracciare.
Entrambi, il reduce Uchiha e il Copia-Ninja, gli unici che avrebbero
provato in qualche modo a soccorrere Naruto, non erano al villaggio.
Tutto si era svolto così in fretta, che entrambi loro si credevano
soltanto in ritardo per l'incontro d'esame chunin tra Sasuke e Gaara. Tremendamente... in
ritardo.
Alla fine, Hinata si avvide di qualcuno che non odiava Naruto,
un'eccezione che tuttavia confermava l'infernale regola. Era la goccia,
sarebbe stato meglio mai avvedersene.
Si trattava di Asuma Sarutobi, che si fumava tranquillo una
sigaretta come se nulla dell'imminente apocalisse lo riguardasse,
e riflettendo borioso sui massimi sistemi. Nonostante egli avesse
da poco perduto il
team-10 nella catastrofe, o forse proprio per questo, si era
persuaso in via
definitiva che suo padre, il Terzo Hogake, avesse in effetti sbagliato
su tutta la linea, poiché un ninja è solo uno
strumento senza legami al servizio di un villaggio. E dunque, se le
cose erano
giunte a questo punto, al limite del collasso, era solo perché
Hiruzen, un kage, aveva fallito nei suoi doveri, familiarizzando,
ammorbidendo le nuove generazioni e provando persino a tutelare
l'esistenza di un pedone sacrificabile, il jinchuuriki, quando è invece
l'Hokage il RE da
proteggere a protezione stessa del Villaggio, e le regole "by-book"
tramandate dai fondatori, l'unica prassi normativa in tal senso,
in un mondo
dove shinobi è sinonimo di sacrificio, ed esiste solo una
missione su tutte le altre: preservare la Volontà del Fuoco,
l'unico stato di cose possibile in uno scenario di perenne guerra, a
qualunque costo.
Will of Fire... doveva perdurare e alimentarsi per poter risplendere in
futuro. Naruto... era il sacrificio propiziatorio e necessario
per la sopravvivenza e la rinascita del Villaggio della Foglia.
La principessa maledetta degli Hyuga, iniziò con questo schiaffo morale a
leggere nella mente delle persone come Kaguya Ootsutsuki, superando i limiti
dell'umana consapevolezza e sporgendosi senza possibilità di
ritorno verso una specie di lacerante onniscienza divina, il vero
dolore di Rikudou che Nagato mai a fondo conobbe, mentre veniva trafitta
al misero cuore come da una spietata katana, per via delle sentenze di
Asuma. Era tutto chiaro. Naruto, come ogni jinchuuriki, era solo un
reietto dalla nascita che poteva solo fungere da reietto nella morte,
per
il sussistere di uno stato di cose circolare, un infinito e perverso
circolo scelto in piena coscienza da Hashirama Senju per il coronamento
del suo personale sogno, il sistema dei Villaggi e Bijuu da
sigillare in perfette cavie, una spirale consumatrice che non
potrà in alcun
modo essere spezzata.
Avendo dunque affinato in questi frangenti di
inumana follia ed estrema necessità le sue capacità
percettive, la corvina dalla coscienza rivoluzionaria fu in grado di
cogliere i pensieri di quest'uomo, l'ex-sensei Sarutobi, il quale, per non
essere stato in grado di proteggere i suoi allievi, aveva scelto di non
essere più una persona, asservendosi completamente all'ideale
distorto di Hashirama, l'ipocrita e ambizioso fratricida.
"Morire nell'oscurità... da sempre questa è la vera forma
di un ninja." - elucubrava di preciso Asuma figlio del Terzo, quasi compiaciuto nel
guardare da un'altura sicura una nave che affonda nella tempesta - "E'
grazie al tuo sacrificio, Uzumaki, che riusciremo a mantenere la pace.
Anche se non credo tu riesca a capire, dato che non hai mai compreso la
Volontà del Fuoco." - sancì il fumatore incallito - "In
ogni caso, dato che non hai alcuna colpa e ti è stato fatto
tutto questo, in fondo sei diventato anche tu... un ninja di Konoha."
"Non hai... alcuna colpa!?..." - si raggelò Hinata - "Voi sapete che Naruto non ha alcuna colpa e ci ragionate sopra con fierezza!?" - rabbuiò tutta, tremante.
"Sei solo una vittima da odiare e dimenticare..." - confermò
lucidamente, ma senza ritenerlo un reato da aborrire, Asuma - "Ma la
tua morte, non sarà vana. Altre giovani foglie cresceranno. Danzo
è il grande Innovatore della Luce e tu sei il grande
Sacrificio che morendo innocente nell'ombra, cambierà
per sempre il mondo degli shinobi." - terminò di
filosofeggiare Sarutobi, con fredda e distaccata analisi, gettando
a terra la sigaretta
ormai consumata e calpestandola superbamente, quasi quel mozzicone
bruciato fosse Naruto e il suo capolinea.
Come la breve vita di una sigaretta... non fa altro che alimentare il
vizio del fumatore, la breve vita di Naruto non avrebbe fatto altro
che alimentare il Circolo Vizioso. Will of Fire. Fino al
prossimo, più grande, sacrificio.
Non sarebbe cambiato mai nulla, in realtà, in una Volontà che getta nel
Fuoco e arde solo per se stessa. Hinata guardò quella sigaretta.
Poi il fumatore dal sorriso beffardo. Provò una grande rabbia.
Per la prima volta Hinata provò rabbia nei confronti di
qualcuno, un omertoso che astenendosi da ogni azione, comprendeva
perfettamente che Naruto era una vittima.
Così, poco prima che Sai con la spada squarciasse lo stomaco
dell'Uzumaki per spargerne le interiora, la Hyuga, stringendo i
pugni al petto, lanciò un folle urlò, interminabile,
ben udibile da tutti. Per un attimo fu il panico, tra la massa dei
vigliacchi.
In verità, Hinata aveva trovato semplicemente il modo di
consegnarsi. Balzò allora in aria abbastanza da rendersi
visibile
da chiunque, mostrando il chakra della Volpe dentro di sé e superando la folla verso il suo obiettivo, che era il
Sarutobi. Nell'atterrare con iniziale eleganza, trovò un varco per
scagliarsi verso di lui, che si era ben accorto di lei e la attendeva.
Ma a pochi metri, senza che potesse in alcun modo rappresentare una
minaccia per un Jonin, la fanciulla sentì contorcersi il
sanguinante cuore che la tradiva, le conseguenze ancora sensibili del
suo incontro d'esame chunin con il defunto fratello Neji. Inciampò da sola,
malamente. Sarebbe
caduta rovinosa a terra, palesandosi come sventurata e inoffensiva.
Invece era Asuma, che fulmineo non le concedeva alcun beneplacito, che
la costringeva in piedi a peso morto avendole sferrato un tremendo
pugno in
pieno ventre.
"Cosa volevi fare, jinchuuriki!? Hai rivelato un segreto militare della
Foglia e minacciato l'ordine pubblico..." - proferì senza
pietà
lo shinobi, credendo di avere messo la rivoltosa a dormire - "Facendo
questo contro le regole, ti sei esposta a infamia, sei diventata un
nukenin..." - la etichettò senza rimedio.
La ragazza, che era orgogliosa di essere una Forza Portante, nonostante
avesse oramai più di un organo interno devastato strinse i denti,
con l'aiuto di Kurama.
"Sei tu... l'infame traditore..." - alzò lo sguardo Hinata,
fissando Asuma dritto nei occhi, e rinfacciandogli poi una regola
- "Chi come te vede con chiarezza la vittima, e non l'aiuta, è
un INFAME." - calcò la parola, seppur con un fil di voce.
Doveva valere, forse, anche per la maestra Kurenai, che si
manteneva a distanza di sicurezza dall'ormai ex-allieva, per paura di venire
coinvolta. Il terrore di venire barbaramente torturata e uccisa da una folla
sanguinaria, certo, sorpassava di gran lunga il timore di
cadere in un fugace attimo sul campo di battaglia.
La Hyuga, che al contrario era appena divenuta il centro
della scena ed era ora
destinata alla morte e alla maledizione insieme a Naruto, poté
scorgere nella calca il suo sensei nel Team-8, per un attimo.
Non rimproverava, alla sua maestra, il
fatto che non sarebbe mai intervenuta. Dal fugace scambio di occhi ebbe
solo conferma, con infinita mestizia, che Kiba e Shino erano morti. Il
vuoto nel cuore di Hinata si stava facendo incolmabile.
"Torune, Fuu, portatela qui!" - comandò dinnanzi a tutti e con la
massima intransigenza Danzo,
già possessore dello sharingan di Shisui e trafugatore di altri
sharingan - "Anche lei è la Volpe, nemica della pace, e come
è vero che tutti lo hanno visto, verrà decapitata
personalmente da me seduta stante!" - proclamò nel ristabilire
l'ordine,
e approfittando di una insperabile ma sempre opzionata occasione per
far suo
anche il byakugan.
Lo Shimura infatti non credeva, al fatto che il Sigillo Crociato posto sulla
fronte di Hinata fosse autentico come gli altri nella storia
del clan Hyuga, ma reputava potesse essere un nuovo marchio privo di
effetti sulla kekke-genkai, seppur doloroso e indelebile sulla pelle per
trarre in inganno. In ogni caso, aveva dalla sua il popolo e tra le
mani una evidente nukenin da punire, se il byakugan era così a portata di
mano lo avrebbe verificato.
Hinata, il jinchuuriki segreto,
l'arma in più se gli altri Villaggi si fossero mai coalizzati
contro Konoha, fu dunque trascinata da Torune e Fuu nel dispregio generale
come
una strega d'altro genere di racconti,
tirata per le braccia e strisciata sulle ginocchia lungo il terreno
accidentato, messa in mostra come fosse il male impersonificato dai due
giovani tirapiedi dello Shimura. Ma loro, ancorché sue guardie
del corpo nella Radice, non facevano pur sempre parte dei clan Aburame
e Yamanaka!? Avrebbero potuto così facilmente evitare questo
abominio di morte e desolazione, informando i propri rispettivi clan...
"To...Torune... Shino è morto, lo sai vero?..." - provò a
comunicare flebilmente la giovane rea agli occhi del popolo. Ma non si
sentì rispondere nulla. Quei due, seguivano le disposizioni di un folle progetto che condividevano.
"Voi... non siete stati manipolati e ricattati come Itachi... cosa vi ha spinto a seguire la volontà di Danzo?" - si chiedeva finanche Madara, in una nuova risonanza e sincronia di pensiero con Hinata.
Non erano, delle marionette all'interno della Radice.
Sapevano, a cosa si sarebbe andato incontro. Ma il fine era così
apparentemente alto, nobile e glorioso, che giustificava ogni mezzo per
ottenerlo.
"Voi... siete dalla parte di Danzo... approvate i suoi metodi." - si rammaricò per la loro follia, Hinata - "Vi ha
promesso che riporterà in vita i vostri clan e cancellerà
tutto il Dolore come se nulla fosse con Izanagi?"
Ancora, entrambi non proferivano parola, come se Hinata stesse ormai farneticando in preda al delirio.
"Una pace del genere... è... un'illusione. Nessuno
l'accetterà mai..." - assicurò la corvina, mentre veniva
sbattuta sulla gradinata del patibolo, e dunque alla mercé di Danzo, con
la testa chinata a forza da Fuu il più possibile.
"Presuntuosi. Avete riposto ogni
speranza in una tecnica proibita e avete tradito i vostri clan per le
ambizioni di un solo uomo. Non l'avete fatto per evitare la guerra a
fronte di una scelta impossibile, ma per imporre la vostra distorta
concezione di pace. Avete la Volontà di Hashirama, avete chiuso
talmente gli occhi che nemmeno Izanami riuscirebbe a riaprirveli. Siate
maledetti, voi e Danzo. La mia maledizione, la maledizione di Madara Uchiha, è sopra la vostra testa."
"Naruto-kun, sono qui..." - cercò di farsi sentire la povera
innamorata, così condotta e prossima a lui, ai piedi della
croce.
L'Uzumaki, che
però risultava stordito, poco lucido e in
sofferenza, non aveva ben focalizzato la sequela degli eventi.
Comprese, a stento, che una persona sarebbe stata uccisa in anticipo
davanti i suoi occhi, e aveva sperato fino all'ultimo che quella
persona non fosse
Hinata.
"Hinata... cosa ci fai... qui?..." - realizzò il peggiore degli incubi e si sforzò di parlare il
biondino, nonostante l'articolare anche una sola parola gli causasse un
atroce dolore - "Avresti dovuto stare ferma... dov'eri."
"Io sono solo... un egoista." - si bloccò mentalmente la Hyuga, avvertendo già la fredda lama sopra di lei - "Non
ci verrà dato, il tempo di spiegarci... Adesso Naruto mi
vedrà morire. Posso leggere il terrore nei suoi occhi..."
La
ragazza... comprese che Naruto avrebbe preferito la morte nel totale
abbandono,
piuttosto che vederla decapitata. In quello stesso momento,
senza che fosse concessa una confessione, un'ultima parola d'amore, un fendente
recise di
netto la testa a Hinata. Il suo capo, sbarrò i bianchi oculi, e
terminò nell'unica porzione di terreno ove l'Uzumaki poteva
volgere lo sguardo, a terra, un paio di metri davanti a lui. Il
viso mozzato, della giovine, era rivolto verso il cielo, con
la bocca stranamente composta, dignitosa, ma la frangia scompigliata a
mostrare un segno a
forma
di croce sulla fronte, il Sigillo Crociato, una croce indelebile che però non rappresentava la negazione
di una abilità innata, ma la Crocifissione dell'Amore, l'eterna cicatrice di quanto accaduto.
Il loro Legame, è stato CROCIFISSO. Dal Villaggio della Foglia.
Rivelarlo, dite?... Ecco, Hinata stava per spirare a furor di popolo.
L'ultima immagine che avrebbe visto, sarebbe stata Naruto
gridare il suo nome.
"Perché, sono ancora viva?... Non si muore subito?... Questo Dolore... cosa sono io...?" -
si interrogò in quel vortice di interminabile sofferenza la
Hyuga, rendendosi conto che il tempo per lei si era quasi
fermato, e che
per via del suo lignaggio Senju e lo spirito di Kurama, non era ancora
morta
cerebralmente. In aggiunta a questo,
realizzò che il chakra di Madara Uchiha, dentro di lei, si
ribellava a quella che stavolta sarebbe stata la fine anche per lui,
consentendole di fare ancora qualcosa.
IZANAGI. Le due Vie di Rikudou. Uchiha. Senju. Chakra di un Bijuu illimitato per un utilizzo illimitato della Tecnica.
Ma come utilizzare, una tecnica dalle infinite possibilità? Come agire? Hinata... era solo una bambina devastata dagli
eventi, una martire, non un dio. Aveva anche lei... bisogno di essere
salvata, e non avrebbe mai saputo come fare, a usare Izanagi per la prima
volta.
E pur tuttavia, una soluzione c'era. Si sarebbe consegnata a LUI, come
lui da sempre aveva prospettato e preteso. Si sarebbe consegnata a
Madara Uchiha.
Nei profondi recessi della sua interiorità, Hinata poteva da
sempre incontrarlo. Madara... aveva legato indissolubilmente il proprio
chakra
YIN, che rappresenta la volontà, al chraka YIN del Novecode
durante la battaglia contro Hashirama. Hinata, era Madara per via di
Kurama, poiché
Hinata era lo Yin della Volpe, che Madara aveva sottomesso in passato
nella
volontà. Lo spirito dell'Uchiha era sopravvissuto, nel chakra Yin
di Kurama. E dato che Hinata aveva accettato di essere Kurama, lo
YIN, dal momento che sentiva davvero di essere Kurama, in
qualità di kitsune doveva avere a che fare proprio con Madara. Lei,
Hinata, era Madara. Una parte di lei, però, l'orgoglio della
Volpe, sentiva una vera repulsione, a consegnarsi nuovamente a lui, che
la
vedeva solo come una fonte di chakra e strumento di rinascita, eppure,
davvero, non vi era altra scelta...
La Hyuga, in stato di trance, annientata nello spirito, dopo aver
camminato per qualche passo come in un limbo nella propria coscienza,
si ritrovò al SUO cospetto.
"Dunque, Hinata Senju, sei venuta a consegnarti a me?..." - si rivolse
l'Uchiha più potente della storia, che la storia ha voluto
ricordare come il più terribile - "Questa, è Konoha...
anche tu, come me, sei stata tradita." - proseguì a dire il vero senza
alcuna ostilità, per poi quasi offrirsi con tono neutrale -
"Perciò questa volta, se come Hyuga
vuoi il mio aiuto, io..."
La corvina, tuttavia, sorda di sofferenza, non diede modo a
Madara di parlare. Egli, in passato,
aveva sempre sostenuto di disprezzarla, in quanto discendente del clan di
Hashirama. E così, disposta a tutto pur di salvare Naruto,
Hinata si prostrò autonomamente e senza troppi indugi ai
suoi piedi, ai piedi dell'Uchiha, in segno di sottomissione, con la
fronte schiacciata sul pavimento e le braccia
distese e rivolte verso di lui, umiliandosi come un verme della terra
è
tenuto a fare nei confronti di un dio antico, per chiederne il favore a
la
grazia, presumendo a torto che Madara Uchiha si aspettasse anche oggi
questo,
da lei...
Madara... rimase interdetto. In realtà, non aveva mai voluto
questo, da lei. MAI. La Storia dei Ninja li aveva costretti, con
modalità assurde, a incontrarsi e condividere uno stesso
corpo. L'Uchiha... considerava il mondo degli shinobi un fallimento
senza speranza, dove non esistono innocenti, ma solo
assassini. Era stato semplicemente impossibile capirsi. Ma ora...
una Innocente implorava il suo aiuto, l'aiuto di Madara
Uchiha. Oltretutto, quella innocente per lui era ormai come...
"Io, sporca Senju, sono solo la minima parte di Madara Uchiha..." -
prese a parlare come un automa, servilmente, Hinata, sempra prona come
una schiava acquistata per due monete ai piedi del proprio padrone -
"...in verità, come Volpe, non ho mai avuto una volontà propria. Sono solo... Madara
Uchiha, o qualunque altra cosa Madara Uchiha voglia che io sia." - stabilì con significativa certezza.
Madara... era ottenebrato, per tutto ciò che stava sentendo
venir fuori
nella disperazione, dalla bocca di Hinata, e si avvicinò piano,
lentamente, a lei, mantenendosi a stento in silenzio, per ciò che anche lui stava provando.
"Io... sarò il tuo chakra, il tuo contenitore. Mi ARRENDO. Mi arrendo a te." - si arrese, per la prima volta,
rinunciando al suo Nindo, e a ogni pretesa di individualità, una principessa che ce l'aveva sempre messa tutta.
"MA ti prego... Ti scongiuro... Non lasciare... che Naruto muoia così..."
- supplicò Hinata, come unica contropartita al dover scomparire,
assorbita completamente dalla Volontà del capoclan degli Uchiha.
Madara, non resistette più. Fece cadere ogni maschera. Si
rivolse, con un infinito senso di colpa e di devastazione interiore, alla
bambina che aveva sempre visto da dentro. Ma che, dal di fuori, avevano ucciso nell'anima.
"Hinata... ti prego..." - proruppe in un debole ma lancinante
singhiozzio, non più controllabile, un uomo che, ora, stava
soffrendo definitivamente più che nel lutto del proprio fratello
minore Izuna...
"...ti prego... basta... non dire più nulla." - supplicò lui a lei, con il cuore in mille pezzi.
Hinata, sentì l'empatia. Anzi, i sentimenti di Madara. Si
destò, grazie al cielo, dalla alienazione verso la quale stava
profondando. Alzò, piano, lo sguardo. Lo vide. Lo vide piangere.
Egli, Madara Uchiha, versava calde e sincere lacrime. Non, di
commozione. Ma di sofferenza. Per lei. Hinata Hyuga. Quando Konoha
intera, era divenuta l'Oscurità che voleva vedere morti smembrati lei e
Naruto, Madara invece era rinvenuto in sé come uomo e luce di speranza, che pativa atrocemente per l'orrore, l'ingiustizia. Per la loro sorte. Era lui, la persona lucida e ammirabile che Hinata cercava in mezzo a quella
folla, e che voleva aiutarli fino in fondo, a costo della sua stessa
vita. Oltretutto...
"Io non voglio, che tu ti arrenda..." - si inginocchiò Madara,
avvicinando tenui i suoi palmi e sollevando da terra le piccole mani di Hinata, e
portando verso di esse il capo, con angosciosa fermezza - "Non voglio,
che tu sia me... Tu, sei Hinata Hyuga. Sei come una figlia, per me..." - assicurò, stravolto nell'animo.
Hinata, conosceva il passato e l'indole di Madara. Sapeva, che non
avrebbe mai avuto bisogno di mentire. Era tutto, incredibilmente vero.
Madara, si propose a lei come padre, e non solo. Egli, come un dio
risorto per fronteggiare l'Oscurità che Hashirama aveva creato,
sarebbe intervenuto a sua protezione, di lei e di Naruto. Bastava
solo... che Hinata si affidasse, che si scambiasse con lui. Con Madara.
Quel giorno, un'ora soltanto.
Un'ora. Non di più. Un'ora... dell'ira di Dio. L'ira di Madara, che stava per abbattersi su chi ha crocifisso l'Amore.
"Io... sarò tua figlia...
sarò la figlia di Madara Uchiha. Poiché lui mi ha chiesto
questo, soltanto questo, come prezzo per proteggere Naruto. Un Legame, per salvare un
altro Legame. Quale prezzo migliore..."
"Vi prego, padre, proteggetemi... Proteggete Naruto. I-io... non ce la faccio più. Sono così stanca, adesso..." - si addormentò Hinata, scambiandosi con Madara.
Quel giorno, Hinata si affidò a Madara. Divenne Madara Uchiha. Non, una minima parte di lui. Sua figlia.
Il corpo decapitato di Hinata, la testa mozzata sul patibolo,
scomparvero miracolosamente. Il cielo, tuonò. I dannati, gli
ormai giudicati per i loro peccati, volsero lo sguardo indicando in
alto la presenza di un fantasma, la stessa Hyuga, o forse peggio, un dio della vendetta e della
distruzione.
Alcuni, già scappavano terrorizzati, presagendo la fine. L'Apocalisse. Ma senza davvero alcuno scampo, ormai.
Madara, con il potere del Rinnegan, evocò infatti il Gedo Mazo,
ordinandogli di estirpare e sigillare, l'anima di tutti coloro che, in
quel momento, stavano odiando e uccidendo Naruto e Hinata. Cioè,
praticamente quasi tutti.
Quel giorno, la Foglia scomparve. Cessò geograficamente di esistere, così come era giusto che fosse. Così come meritava.
Madara Uchiha, stabilì che la sola vita di un Innocente, la vita
di Naruto, e quella di sua figlia, Dolore vivente uccisa nell'anima,
valevano molto più di quella di un villaggio di demoni.
*****
"HASHIRAMA... tu che sacrificheresti
tuo fratello o il tuo stesso figlio per un Villaggio... Tu, che metti
al primo posto l'Istituzione che proprio loro dovrebbe proteggere..."
"NON IMPORTA, QUALE CLAN, QUALE VILLAGGIO...
CHIUNQUE TOCCHERA' L'ANIMA DI MIA FIGLIA, ANCHE FOSSE IL MIO STESSO VILLAGGIO... IO NON AVRO' PIETA' DI LORO."
- Madara Uchiha
.....
|