Tieni botta

di Alchimista di Neve
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Prompt: Eccedentiast (pumpWORK list)
[ECCEDENTIAST: chi nasconde il dolore dietro un sorriso]

 
Tieni botta
 
Dicono che sorridere sia il modo per invogliare il nostro cervello a sentirsi felice: per quante volte tu abbia provato non ha mai sortito l’effetto desiderato. Forse perché il tuo sorriso è sempre stato finto, pochi sono i sorrisi veri che sono riusciti a strapparti.
Sei stanca ma non vuoi dormire. Al lavoro ti hanno umiliata, schernita, devastata: danno sempre per scontato che tu gli serva su un vassoio d’argento il mondo che credono di meritarsi dalla nascita, e tu semplicemente non sei più in grado di farti sottomettere – l’hai fatto per troppo tempo.
Ti logorano fino al midollo, se potessero ti succhierebbero il sangue direttamente dal cuore dopo avertelo strappato, ma contro le loro zanne tu hai grinfie e non ti fai mai portare via il tuo propulsore di vita. O meglio, non dagli altri, solo tu puoi asportartelo e giocolarci come un saltimbanco, prima di rimetterlo a posto e pensare che sì, dai, sta bene lì dov’è.
Torni a casa dopo l’ennesimo malestro da distrazione e ti fustighi perché potevi fare di meglio, puoi sempre fare di meglio ma esce sempre e solo il peggio: vorresti infilarti sotto il letto, insieme ai ragni e ai gomitoli di polvere, rannicchiarti lì fino a diventare grande come una cimice e piangere a squarciagola, supponendo che il pianto delle cimici non possa essere udito dall’orecchio umano. Anche oggi ti hanno battuta, la sconfitta è stata schiacciante e tu non impari mai la soluzione vincente per chiudere almeno con un pareggio, o se la conosci non la adotti mai.
Vedi il pacco appena arrivato: l’hai ordinato tu, ma non è per te. Sorridi.
È il momento di creare bellezza, il tuo momento di raccogliere la cenere e usarla per fertilizzare il terreno in cui coltivare quei semini di bontà che ti porti dentro. Hai poche forze e l’umore non è il massimo, ma sai che ne vale la pena: anche se Natale è lontano, non è mai abbastanza presto per preparare i regali.
Armeggiando con la carta provi una frustrazione piacevole, del tutto diversa da quella che ti sei portata a casa; la carta di un colore non basta, ne cerchi una più abbondante, la trovi e finalmente impacchetti, poi fai lo stesso col secondo regalo. Ammiri i pacchetti e, mentre pensi a un buon nascondiglio, ti senti guarita, come se qualcuno avesse messo dell’acqua ossigenata e poi un cerotto sulla tua ferita.
Provi ancora una volta a sorridere tra te e te, stavolta pensando al destinatario del regalo e alla gioia che speri di vedere nei suoi occhi la sera di Natale quando lo scarterà.
È qui che cominci a guarire.




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