Questa storia mi gira in testa da più di un anno, ma non l'avevo ancora pubblicata perché pensavo che prima avrei dovuto finire le altre due storie in corso. Allora perché la pubblico adesso? Perché non ce la faccio più a tenerla sul computer! E nella mia testa! E anche perché, sennò, tre persone mi spennano viva. ^^''' Be', non vi anticipo nulla, leggete e ditemi se vale la pena continuarla o no. Spero comunque che vi piaccia! ^^
Segreti complicati
1°
capitolo: La trasformazione
I killer. Gente spietata che uccide per
soldi. È il loro lavoro e lo fanno. Non devono avere
esitazioni, ogni errore, seppur minimo, potrebbe essergli fatale. Se li
scoprono, finiscono in galera, o in alcuni paesi gli riservano
addirittura la morte, per questo preferiscono usare soprannomi quando
lavorano.
La pietà per
l’obiettivo non esiste, non deve esistere,
sennò sono guai.
Non devono avere legami e, se li hanno,
devono tenerli nascosti.
I legami con l’obiettivo sono
pericoli e possono essere fatali, ma a volte sono necessari per finire
il lavoro.
Questo era quello che gli avevano insegnato
fin da piccolo, e questo era quello che faceva.
Non un errore, mai un incarico fallito.
Lui era il migliore.
Il lavoro di questa volta era abbastanza
difficile, o così gli avevano detto, ma nulla di impossibile.
Lui, però, non aveva paura, aveva
affrontato sicuramente di peggio.
Aprì la porta davanti a sè, marrone e
all'apparenza un po' logora, ed entrò.
- Puntuale come sempre.
- Voglio solo sbrigarmi e fare bene il mio
lavoro.
La stanza era buia. Le veneziane alle
finestre facevano entrare pochi e tenui raggi di sole, rendendo lugubre
quel posto.
La scrivania era ordinata, tranne per un
pizzo di seta, bianco, che usciva dal cassetto leggermente socchiuso.
La sedia di pelle, posta dietro la
scrivania, era girata verso la finestra, per non far vedere chi parlava.
- Il lavoro con il conte Shinnosuke
è andato tutto liscio, non sapranno mai chi
è stato.
- Sì, il conte era molto amato
dai sudditi e odiato dalla politica, dava troppi
‘fastidi’… Ma non è per
questo che ti ho mandato a chiamare.
- Odio quando fai il misterioso,
Happosai… E nascondi meglio quel reggiseno.
La sedia si girò rivelando un
vecchietto un po’ pelato e molto basso e, senza che nessuno
si spostasse, il pizzo di seta era sparito.
- Falco Rosso, vedo che la tua
velocità è aumentata dall’ultima volta,
ma ancora non riesci a superarmi.
Il vecchietto aveva in mano un reggiseno
bianco e lo sventolava felicemente fra le mani.
- Se ti avessi superato siederei io
lì.
- Si, è vero…
– il vecchio fece una risatina, poi tornò serio.
– Il tuo prossimo obiettivo non è una sfida
difficile, ma è… complicata. Stavolta
è l’ennesimo uomo potente che attacca i privilegi
di alcuni grandi finanziari. Deve firmare un contratto tra qualche
mese, ma ai nostri datori di lavoro questo non va a genio. È
un tipo abbastanza mite, non troppo forte. Il problema maggiore lo
avrai quando dovrai avvicinarlo. Sta sempre dentro casa,
troppo chiuso per vari problemi familiari. Per questo abbiamo deciso
che ti avvicinerai a una delle tre figlie. Kasumi, la maggiore, 19
anni, è in viaggio per studiare; tornerà fra un
anno, ma noi non abbiamo tutto quel tempo. Nabiki, la secondo genita,
17 anni, pensa solo al denaro ed è troppo attenta e per
nulla fiduciosa, ci sono buone probabilità che
non ti dia fiducia o, peggio, che capirebbe chi sei.
Così abbiamo puntato sull’ultima, ma anche con lei
sarà difficile. Akane Tendo, 16 anni, è una
ragazza molto forte, testarda e orgogliosa, frequenta un liceo
femminile. Dovrai confonderti fra i compagni di classe, avere la sua
fiducia, farti invitare a casa e lì sperare di finire il
lavoro. Hai due, massimo tre mesi di tempo; e sei fortunato,
Akane è così carinaaa.
- Aspetta un secondo, hai detto che
frequenta un liceo femminile, non posso certo confondermi fra
i compagni! – esclamò, stupito e leggermente
iroico; forse Happosai stava perdendo colpi.
- Ci sei arrivato subito! Che bravo! Sai, ho
deciso di rivelarti un segreto. Hai mai sentito parlare di Jusenkyo?
– chiese con noncuranza il vecchio.
- Si, certo, chi non conosce le fonti
maledette? Non sono mica stupido! – disse, non
capendo dove l’altro volesse arrivare.
- Bene, bravo. Sai, quelle ti permetteranno
di diventare donna! – esclamò convinto Happosai.
- Ma va! Ti sei rimbambito? E
poi non siamoo in Cina!
Happosai sospirò e
aprì un cassetto estraendo una boccetta piena
d’acqua. Falco Rosso, quando la stappò,
notò che sul tappo c’era un bigliettino, ma la
scrittura era così illeggibile che non riuscì a
capire nulla.
- Scusa ragazzo. Questo fa più
male a me che a te – facendo il finto tragico e versando
qualche lacrima comica, per nulla sentita, gettò
l’acqua addosso al ragazzo.
- Ma cosa ti salta in mente? –
urlò con enfasi, ma la sua voce era diventata…
femminile.
- Sei una ragazza –
constatò il vecchio, mentre nella sua mente, sicuramente, si
andavano formando immagini sconce.
Falco Rosso si tastò il petto e
sentì qualcosa di morbido, qualcosa che fino a
poco prima non c’era.
- Cosa mi hai… AHH!!! –
urlò di nuovo, ma stavolta per un motivo ben diverso.
Happosai le si era avvinghiato al seno e la
stava palpando.
- Togliti brutto vecchiaccio maniaco!
Un forte pugno gli fece perdere la presa sul
petto della ragazza, facendolo cadere a terra.
- Dimmi come tornare normale! –
gli ordinò la (neo)ragazza di fronte a lui.
- Devi bagnarti con l’acqua calda,
ma ogni volta che ti bagnerai con quella fredda ti trasformerai di
nuovo. È l’acqua maledetta di Zhou Chuan Xiang,
esattamente quella della fonte della Niannichuan, in cui
millecinquecento anni fa è caduta una povera, dolce e
candida fanciulla. Da allora tutti quelli che ci cadono assumono
l’aspetto di una ragazza. Questa è la tragica
storia che mi ha raccontato la guida di Jusenkyo.
- Ma… Cosa… Non mi
interessano queste assurdità! Come hai potuto farmi questo?
– chiese irata la ragazza. Scosse leggermente la testa,
stizzita; un ciuffo di capelli le finì davanti
agl'occhi,dandole l'effetto ottico di un colore più acceso e
vivace di quello corvino dei suoi capelli; ma quando li
scostò un po’, scoprì con un certo
orrore che non si trattava di nessun effetto ottico, e che ora si
ritrovava (inspiegabilmente) una chioma rosso acceso sulla testa.
Avrebbe voluto sgranare gli occhi e lasciarsi andare a
un’espressione di stupore, forse anche un grido, ma quel
vecchiaccio davanti a lei continuava a parlare e non poteva distrarsi,
era abituato a peggio, sì... o forse no.
- È la tua copertura. Sei
l’unico che può, gli altri sono tutti occupati in
altro o sono in ferie.
- E cosa dirò a mia
madre?!? – Replicò lei esasperata, pensando al
modo in cui poteva prenderla la donna che lo amava e lo aveva accudito
fino alla tenera età di cinque anni; non poté
fermare il brivido che la percosse per tutta la schiena
- Nodoka lo accetterà,
capirà come sempre – disse l’anziano,
prendendo la sua amata pipa e fumandola.
- Però l’avviserai tu!
Io non ci tengo a fare harakiri.
- Nemmeno io ci tengo, se è per
questo. Non l’avvisiamo e basta, così è
meglio?
- Sì, forse sì...
Bene, quindi devo solo ucciderlo e poi mi farai tornare come prima?
– chiese speranzosa la rossa.
- Ma si, certo! – sorrise
Happosai, contento che l’allievo stesse mostrando
più arrendevolezza di quanta immaginasse.
D’altronde, era per il bene della missione se lo aveva
trasformato.
- Allora mi sbrigo! –
esclamò, per poi fiondarsi verso la porta.
- Falco Rosso, ricorda che prima dovrai
conquistare la fiducia di una delle figlie, possibilmente Akane, per il
resto decidi tu… Sei libero, come sempre – disse
l’altro, aspirando profondamente quel fumo che gli sembrava
quasi una benedizione.
- Certo! Vedrai Happosai! – la
rossa aprì di scatto la porta e corse verso
l’acqua calda più vicina.
Happosai sorrise e annuì fra
sé e sé, certo che quella volta lui avrebbe fatto
più velocemente del solito.
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