Not Enough
Phil si leccò le labbra, le mani gli formicolavano e una
sensazione di insopportabile aspettativa si insinuava sempre più in lui.
Osservava sua madre mescolare l’impasto con la frusta e non
vedeva l’ora che lo cucinasse, facendolo diventare sottile, dorato e un po’
croccante.
Poi ci avrebbe aggiunto la cioccolata fusa e un po’ di cocco
in scaglie. Voleva metterci anche la granella di nocciola, non ci avrebbe
rinunciato.
In fondo era il suo dodicesimo compleanno e, nonostante non
fosse più un bambino ormai, segretamente sperava di poter mangiare il maggior
numero di crêpes possibile.
Ne andava matto, un po’ come suo cugino impazziva per le
caramelle gommose.
La sua festa sarebbe stata il giorno seguente, tuttavia
presto Dom sarebbe arrivato a trovarlo e avrebbero fatto merenda insieme.
Quando il campanello suonò, Phil scattò in piedi e corse ad
aprire la porta, trovandosi di fronte il bambino di sette anni con cui
condivideva la maggior parte del proprio tempo libero.
Dom lo abbracciò di slancio e gli schiacciò un bacio sulla
guancia. «Auguri, buon compleanno!» strillò dritto nel suo orecchio.
«Vuoi farmi diventare sordo?» si lamentò il maggiore,
ricambiando goffamente la stretta.
«Che buon odore!» proseguì Dom, ignorando le sue proteste
per poi dirigersi verso la cucina.
Proprio mentre Phil stava per richiudere l’uscio, la zia
fece capolino sul pianerottolo, trafelata e ansante.
«Ciao zia» mormorò Phil.
La donna si chinò per baciarlo tra i capelli e gli mise in
mano una busta da lettera celeste. «Tieni, questi sono per te» esordì. «Auguri,
ometto! Mamma è in casa?»
«Certo, sta cucinando le crêpes!» replicò il festeggiato.
«Infatti l’odore si sente fino al portone d’ingresso!»
Phil aveva l’acquolina in bocca e pensava solo al momento in
cui si sarebbe abbuffato del suo dolce preferito; non si preoccupò neanche di
controllare in cosa consistesse il regalo di sua zia, in fondo c’erano cosa più
importanti in quel momento.
Seduti al tavolo della cucina, Phil e Dom osservavano le crêpes che erano appena state depositate
sui loro piatti.
Alla fine Phil aveva aggiunto anche un po’ di panna montata
sulla sua, mentre Dom l’aveva imbottita di sciroppo d’acero e cioccolato
bianco.
«Troppo dolce» bofonchiò Phil.
«Ma se tu ci hai messo la panna!» replicò Dom, mentre la zia
tagliava in piccoli quadratini la sua merenda.
«Ma il cioccolato bianco è troppo dolce per me.»
Il minore si strinse nelle spalle. «Tanto devo mangiarla io,
mica tu!»
«Non me la fai assaggiare?» chiese Phil con un piccolo
broncio.
«No, è troppo dolce! Vero, zia?» strepitò Dom con un
sorrisetto furbo dipinto sul viso rotondetto.
A Phil venne in mente un insulto, ma si trattenne perché sua
madre non avrebbe accettato che usasse certe parole poco gentili.
Afferrò coltello e forchetta e tagliò la propria crêpes, mettendosene subito in bocca un
pezzetto.
Il gusto della panna e della cioccolata fusa lo fecero
sorridere e sentire subito meglio, mentre il cocco e la granella di nocciola
completavano il quadro, rendendolo perfetto.
Avrebbe mangiato mille di quelle delizie, se solo avesse
potuto!
Il cellulare di sua madre squillò e la donna si allontanò
per rispondere.
Mentre Phil mangiava di gusto, udì distrattamente le sue
parole concitate.
«Mary, tranquilla, arrivo subito. Dammi un minuto» stava
dicendo. «No, Phil è con suo cugino, li lascio un attimo da soli. Sì, rimani
chiusa in bagno, non preoccuparti. Mi faccio dare le chiavi da Jill, d’accordo.»
Poi mise giù e sospirò, tornando in cucina.
«Che c’è?» chiese Phil con la bocca piena.
«È entrata una cavalletta a casa di Mary, scendo ad aiutarla
perché ha paura. Posso lasciarvi un attimo qui?»
I due cugini si scambiarono un’occhiata e annuirono: non era
la prima volta che capitava, in fondo Phil aveva dodici anni e non c’era niente
di male a restare a casa da solo alla sua età.
«Va bene, tanto la merenda ce l’avete. In frigo trovate
anche della limonata» concluse la madre del festeggiato, avviandosi verso
l’uscita.
Non appena si richiuse la porta alle spalle, Phil si guardò
attorno e si sporse verso Dom. «Possiamo mangiare un’altra crêpe, no?»
L’altro sgranò gli occhi e tornò a sorridere con quel fare
furbetto che lo contraddistingueva. «Sì!»
Il maggiore si alzò e si avvicinò al piano cottura, dove sua
madre aveva lasciato un piatto stracolmo di crêpes. «Tanto non se ne accorgerà neanche se ne prendiamo soltanto
un’altra a testa, vero?»
«Macché!»
Phil sghignazzò e afferrò due dolci, piazzandoli poco dopo
sui rispettivi piatti. Si allungò per prendere qualche condimento e cominciò a
spargere dosi generose di cioccolata e cocco; curioso di assaggiarlo, aggiunse
anche lo sciroppo d’acero e concluse con la panna montata.
«La voglio anche io così» disse Dom.
Il maggiore eseguì e in breve tempo la loro seconda porzione
fu pronta.
Mangiarono in fretta e continuarono a ridere e fare battute,
sentendosi davvero furbi e sicuri che nessuno si sarebbe accorto di quel
piccolo e innocente furto.
Alla fine, però, Phil non era ancora contento.
Lanciò un’occhiata al piatto accanto al piano cottura, poi
scambiò uno sguardo eloquente col cugino.
«Un’altra?» propose il festeggiato.
«E se la zia se ne accorge?»
«Macché!»
Dopo la sua lotta contro una minuscola cavalletta che non ne
voleva sapere di tornare nel suo habitat naturale, la madre di Phil rincasò e
si rese conto che erano trascorse almeno due ore.
In realtà aveva perso tempo a chiacchierare con Mary e, in
seguito, con la portinaia quando era tornata a riportarle la copia delle
chiavi.
Quando entrò, notò che Dom se ne stava seduto sul divano e
lanciava occhiate preoccupate in direzione del corridoio.
Si accostò al nipote e gli carezzò la guancia. «Dov’è Phil?»
«In bagno…» Dom deglutì a fatica ed evitò gli occhi della
zia.
La donna si accigliò e fece scorrere lo sguardo per tutta la
cucina, notando che il piatto accanto ai fornelli era vuoto.
Vuoto?!
Tornò a fissare il nipote e sospirò. «Da quanto tempo Phil è
chiuso là dentro?»
«I-io… non lo so…»
Un altro sospiro abbandonò le sue labbra, poi si diresse
verso la porta del bagno e bussò con insistenza. «Posso entrare?»
Un mugolio indistinto raggiunse le sue orecchie e le fece
capire che era proprio il caso di intervenire.
Phil era piegato sulla tazza e si teneva forte la pancia;
tremava come una foglia per il forte dolore che stava provando, era talmente
insopportabile da fargli venire i brividi lungo tutto il corpo. Sudava freddo e
si contorceva a ogni fitta, dandosi mentalmente dello stupido per aver mangiato
tante crêpes tutte insieme.
Dom si era fermato a tre, ma lui era stato goloso e si era
abbuffato come non mai.
Sua madre si inginocchiò accanto a lui e gli spostò i
capelli sudaticci dalla fronte. «Hai esagerato, vero? Ti preparo una camomilla,
vedrai che starai meglio.»
Phil riuscì soltanto ad annuire, non aveva le forze per
rispondere e sentiva le lacrime spingere per rotolargli sulle guance.
Non voleva piangere, ma sentiva di aver deluso sua madre e
di essersi comportato da irresponsabile. In fondo era il cugino maggiore,
avrebbe dovuto dare l’esempio a Dom.
Poco dopo la donna lasciò la stanza e socchiuse la porta, la
quale fu presto spalancata da Dom.
Suo cugino gli sorrideva divertito, la spalla contro lo stipite
e le braccia incrociate sul minuscolo petto.
Phil avvertì l’ennesima fitta e si piegò maggiormente in
avanti. Avrebbe voluto vomitare, ma l’unica cosa che riusciva a fare era stare
seduto sulla tazza e aspettare che tutto ciò che aveva mangiato uscisse da lui.
Non gli importava come, desiderava soltanto che accadesse al
più presto.
«Lo vedi che sei stupido? Così impari a prendermi in giro!»
esclamò Dom tronfio.
Phil gli indirizzò un’occhiata interrogativa, preda
dell’ennesimo tremito.
«Mi hai preso in giro perché le dentiere mi hanno fatto
stare male, ben ti sta!» replicò soddisfatto il più piccolo, facendogli la
linguaccia.
Il festeggiato ripensò al compleanno del cugino e a quanto
avesse esagerato con le caramelle gommose a forma di dentiera, e si ritrovò a
darsi ancora una volta dell’irresponsabile.
Abbassò lo sguardo e non replicò, sentendosi punto nel vivo.
Dom, che fino a quel momento stava sghignazzando, si fermò e
rimase in silenzio.
«Phil?» si sentì richiamare.
Sbirciò in direzione del cugino e lo trovò preoccupato.
Il bimbo fece qualche passo avanti e gli picchiettò sulla
spalla. «Ti fa tanto male la pancia?»
L’altro annuì e deglutì.
«Beh, si sente: c’è una puzza terribile qui dentro!» Detto
questo, Dom lasciò il bagno e si sbatté la porta alle spalle.
Il festeggiato sospirò affranto, decidendo di alzarsi per
andare in salotto e sdraiarsi sul divano in attesa della camomilla.
Di una cosa era certo: non avrebbe mangiato delle crêpes per i successivi dieci anni.
Mentre formulava quel pensiero, un piccolo sorriso affiorò
sulle sue labbra: non ne sarebbe mai stato capace, erano troppo buone e non
sarebbe stato un banalissimo mal di pancia a impedirgli di gustarne delle altre
al più presto!
😊 😊 😊
AUGURI PHIIIIIL, TESOROOOOOO *____________*
Okay, ora mi calmo, eh, promesso ^^”
No, è che comunque che io abbia un debole per questo ragazzo
non è certo un mistero, quindi abbiate pazienza XD
Anche stavolta ho deciso di optare per una kidfic, perché mi
piaceva troppo creare un filo conduttore tra questa e la storia per il
compleanno di Dom, Sweet
Dentures :3
Visto che i due sono cugini, mi è venuto spontaneo trovare
un collegamento tra le due vicende, dove poi il più piccolo si è preso una
sorta di “rivincita” :D
Mi sono divertita tantissimo a scrivere questo testo e,
anche se non so se a Phil piacciano le crêpes, questo era il prompt che Soul mi ha dato e mi è parso
perfetto da sviluppare!
Povero Phil, che compleanno di m… ehm, già, in tutti i sensi
AHAHAHAHAHAHAH!
E niente, ringrazio chiunque passerà di qui e ne approfitto
ancora una volta per fare TANTISSIMI AUGURI DI BUON COMPLEANNO AL MIO
ADORATISSIMO PHIL ♥
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