Cucino
io!
“Ehi, buon compleanno vecchiaccio!”
esordì la voce allegra
di Price non appena Phil rispose alla chiamata in arrivo.
Il bassista sorrise. “Fino a prova contraria, questo vecchiaccio
è più energico di te!”
“Che combini?”
Phil inserì il vivavoce per poter posare il telefono e nel
frattempo si adoperò per cercare le chiavi della macchina.
“Niente di che, ho
alcune commissioni da fare: devo andare alla posta e fare un
po’ di spesa.
Stasera venite da me? L’ho scritto anche nel
gruppo.”
“Io ci sono, Conor e Dom anche, mentre Joe non ha ancora
risposto. Senti… ho una proposta.”
Phil aggrottò le sopracciglia rivolto al cellulare che
stringeva nella mano sinistra mentre, con la destra, chiudeva a chiave
la porta
di casa. “Devo avere paura?”
“No, almeno credo… il punto è che
quest’anno non ho avuto
uno straccio di idea su cosa regalarti, quindi ho
pensato…”
“Non dovevi regalarmi niente” lo interruppe il
festeggiato.
Poteva sembrare una frase di circostanza, ma quando Phil la pronunciava
– a
ogni suo compleanno – era proprio ciò che pensava:
gli bastava avere accanto i
suoi amici per celebrare quella giornata speciale.
“Sì, vabbè. Dicevo… e quindi
ho pensato di regalarti
qualcosa di particolare, ovvero un pranzo”
dichiarò il batterista.
“Mi vuoi invitare fuori? Però mettiamo le cose in
chiaro:
niente McDonald’s questa volta, l’ultima volta ho
trovato l’elastico di una
mascherina dentro il mio panino…” Phil, una volta
scese le scale, aveva varcato
il portone del condominio e si stava dirigendo verso la sua auto.
“No, niente di tutto ciò: ti voglio invitare a
pranzo da
me.”
“E da dove pensi di ordinare?”
“Da nessuna parte: cucino io!”
Per poco Phil non si fermò di botto nel bel mezzo del
niente. “Tu, James Price, vuoi seriamente preparare
il pranzo?!”
Gli veniva da ridere e, se si stava trattenendo, era solo
perché la signora del
terzo piano si trovava a qualche metro da lui, intenta a scaricare dal
portabagagli alcune buste della spesa, e lo stava fulminando con lo
sguardo.
Non era tanto normale quella donna.
“E dai, certo che quando ti ci metti sei proprio uno
stronzo! Non è che non so cucinare, è che non mi
ci metto mai! Ma per
un’occasione speciale come questa sono disposto a fare lo
sforzo!” si difese il
batterista, evidentemente convinto di ciò che stava dicendo.
Phil si grattò la testa, dubbioso. In quelle rare occasioni
in cui il suo amico si era avvicinato ai fornelli – sempre
sotto la sua
supervisione – aveva combinato un disastro dietro
l’altro: una volta, nel
tentativo di infornare una teglia di biscotti, si era ustionato una
mano;
un’altra volta aveva confuso il sale con lo zucchero mentre
preparava la
panatura per le cotolette.
Raggiunse la sua macchina e si sedette all’interno
dell’abitacolo. “Sei sicuro di ciò che
fai? Non è che quando arrivo a casa ti
trovo cotto arrosto dentro la cucina in fiamme?”
“Non ti preoccupare, so già come devo procedere:
ho già
cercato la ricetta e non è per niente difficile!”
“La ricetta di che cosa?” indagò allora
il bassista,
curioso.
“Eh no, niente spoiler!”
“D’accordo.” Scrollò le
spalle. “Vado a sbrigare queste
faccende e poi vengo da te. E, Price… grazie. Devi volermi
davvero molto bene
per metterti addirittura a cucinare!”
Il batterista ridacchiò. “Avrò bisogno
di un anno di Just
Eat per riprendermi da questo trauma, ma ehi, è il tuo
compleanno e si fa
questo e altro!”
Phil sorrise: qualsiasi sarebbe stato il risultato finale,
apprezzava tantissimo il pensiero che il suo amico aveva avuto per lui.
Più tardi, quando Price lo accolse in casa sua con un
abbraccio fraterno, Phil non poté fare a meno di annusare
l’aria. Per tutta la
mattina si era domandato cosa il batterista avrebbe potuto cucinare per
lui:
senza dubbio un piatto di suo gradimento, ma che avesse una ricetta semplice.
L’odore sottile che si spandeva fino all’ingresso
non gli
era del tutto estraneo, ma non riusciva a collegarlo a nulla in
particolare.
“Hai fame?” gli chiese Price raggiante.
“Mi sto digerendo da solo” ammise Phil, passandosi
una mano
sullo stomaco vuoto da troppe ore. Nella fretta di uscire, quella
mattina aveva
fatto una colazione veloce e decisamente insufficiente per i suoi
standard.
“Allora ho ciò che fa per te, vedrai che
capolavoro ho
preparato!” si pavoneggiò il suo amico, facendo
strada fino alla cucina.
Una volta nella stanza, Phil notò la tavola già
apparecchiata per due, con tanto di piatti stracolmi. Si
avvicinò maggiormente
e solo allora riconobbe la pietanza: spaghetti spessi e dal colore
giallo
acceso, adornati da quella che pareva pancetta ben rosolata.
Sgranò gli occhi. “Carbonara?!”
“Esatto! In carne e ossa! Anzi, in carne e uova!”
Phil sorvolò sull’orribile freddura del suo amico
e si voltò
a guardarlo con gratitudine. “Hai davvero preparato il mio
piatto italiano
preferito apposta per il mio compleanno? Ma io ti amo!”
“Cosa aspetti a chiedermi di sposarti allora?”
I due si sedettero a tavola – la pasta era ancora calda, non
era certo il caso di aspettare oltre – e Phil, contento e
affamato più che mai,
prese il primo boccone. Certo non si poteva dire che fosse la carbonara
più
buona che avesse mai assaggiato, ma del resto da nessuna parte del
mondo ne aveva
mangiato una come quella italiana; si ritrovò a pensare che
tutto sommato Price
aveva fatto un buon lavoro. Non sapeva come ciò fosse
possibile, visto che
quella non era una tra le ricette più semplici.
“Hai azzeccato perfino le dosi del sale… anzi, hai
azzeccato
a mettere il sale! Ed è stato difficile preparare la
pancetta?” commentò Phil
soddisfatto, dopo aver mandato giù il primo boccone; intanto
aveva già il secondo
sulla forchetta ad attenderlo.
“Che spiritoso… te l’ho detto che se mi
metto d’impegno sono
pure un bravo cuoco! Per la pancetta…”
Ma Price si interruppe quando notò un’espressione
stranita
sul volto dell’amico, intento a masticare.
“C’è uno spaghetto…
duro” bofonchiò, cercando di capire
meglio ciò che aveva in bocca.
Price arrossì. “Beh, magari non si è
ben cotto.”
“No, è come se… come se fosse cotto, ma
poi si fosse…
seccato” cercò di descrivere Phil.
“È impossibile” si affrettò a
dire il più giovane, sempre
più rosso in volto.
“È strano infatti, non mi era mai capitata una
cosa del
genere.” Deglutì e sorrise al suo amico con fare
rassicurante. “Beh, pazienza,
sarà stato un caso! È la prima volta che prepari
la carbonara, direi che non è
il caso di fasciarsi la testa per una piccolezza del genere.”
“Oh beh, vorrà dire che non comprerò
più questa marca di
pasta” commentò Price evasivo, mettendosi in bocca
un boccone decisamente
troppo abbondante.
Continuarono a mangiare e Phil trovò altri frammenti di
spaghetti
duri – li trovò anche Price, ma evitò
di farlo notare – e nel frattempo
chiacchierarono e progettarono il programma per la serata, quando
avrebbero
festeggiato col resto dei loro amici. Conclusero il pranzo con un
po’ d’uva e
poi Price annunciò che aveva in serbo un’altra
sorpresa per il suo amico.
“Addirittura?”
Price sorrise e si alzò da tavola.
“Okay, allora nel frattempo sbarazzo un po’
qui” affermò
Phil, afferrando i piatti e portandoli verso il lavello.
Quando aprì il bidone della spazzatura per buttare i semini
dell’uva, qualcosa attirò la sua attenzione: in
superficie, tra bucce di banana
e altri rifiuti non meglio identificati, torreggiava un ammasso informe
che
sembrava composto da spaghetti attorcigliati a una frittata non del
tutto cotta.
Si accigliò e aprì meglio il coperchio per
osservare meglio.
“Ho preso anche il gelato!” annunciò
Price alle sue spalle,
richiudendo con forza lo sportello del freezer.
“Price?”
“Sì?”
“Che cosa dovrebbe essere questa roba?”
“Quale roba?” Il batterista si accostò
per dare un’occhiata
e, quando capì a cosa Phil si stesse riferendo, si
pietrificò sul posto e
inspirò bruscamente.
“Che cos’è, una frittata di pasta venuta
male?”
“Beh, no, è…”
Phil si rimise dritto e solo allora notò che la cucina era
pulita e immacolata, tutti gli arnesi erano al loro posto: non aveva
certo
l’aspetto di essere stata usata nemmeno mezz’ora
prima per cucinare. Quando era
arrivato a casa di Price, la pasta era ancora fumante, segno che il suo
amico
aveva appena finito di cucinare e non era possibile che avesse ripulito
tutto
in così poco tempo – considerando soprattutto la
lentezza di Price in quelle
faccende.
Il più giovane era imbarazzato, si torceva nervosamente le
dita. “Senti, io non te lo volevo dire,
però…”
“Hai provato a fare la carbonara e non ti è venuta
bene”
continuò Phil per lui. Non lo disse in tono di rimprovero,
anzi, il suo amico
gli faceva un sacco di tenerezza.
“Ecco… ho sbagliato! Non ho capito che cazzo
è successo, ma
ho scolato la pasta e poi l’ho messa in una padella insieme
all’uovo, e a un
certo punto stava venendo fuori una frittata!”
cominciò a blaterare Price, sistemandosi
di tanto in tanto gli occhiali sul naso. Si vergognava un sacco ad
ammettere di
aver combinato l’ennesimo disastro.
“E quindi hai ripulito tutto e l’hai ordinata da
Just Eat”
continuò Phil.
“No, non avrei fatto in tempo.” Il batterista si
voltò con
la scusa di appoggiare la vaschetta di gelato sul tavolo,
così da non dover
sostenere lo sguardo di Phil. “Avevo un pacco di pasta alla
carbonara surgelata
in freezer, nel caso non fossi riuscito a
cucinarla…”
Phil rimase attonito per qualche istante, poi non riuscì
più
a trattenersi e scoppiò a ridere di gusto.
“La smetti di prendermi per il culo?” si
indispettì Price.
Ma in realtà anche a lui veniva da ridere per quanto era
stato ridicolo.
“Sei fottutamente incredibile, Price. Sei un mito! La vita
sarebbe molto più noiosa senza di te, lo sai?”
esclamò il bassista senza
smettere di ridere. Si accostò al suo amico e lo strinse in
un abbraccio
affettuoso, prendendo a fargli il solletico.
“Ma che stronzo! Non è divertente!”
protestò lui, tentando
di divincolarsi. Ma non poté fare a meno di scoppiare a
ridere a sua volta.
“Sei stato un incosciente a voler provare la carbonara,
visti i tuoi precedenti in cucina. Ma perché non mi volevi
dire che non ci sei
riuscito?” Phil lo lasciò andare e gli
batté una pacca sulla spalla.
“Te l’ho detto: non sono riuscito a trovare nulla
di decente
da regalarti e volevo che almeno questa sorpresa venisse bene. Adesso
mi sento
ancora più una merda…”
Phil sorrise nuovamente e gli diede di gomito. “Ti ho detto
che non voglio
nessun regalo!”
Price sospirò.
Dopo qualche istante, il bassista ruppe il silenzio: “A che
gusto è il gelato?”
“Vaniglia e pistacchio.”
“Allora sei perdonato.”
I due si scambiarono un’occhiata complice e i sensi di colpa
cominciarono pian piano a scivolare via da Price.
Quest’ultimo andò a recuperare due ciotole di
vetro e due
cucchiaini, poi tornò al tavolo e vi posò tutto.
“Versi tu il gelato? Io devo
fare una cosa.”
Phil annuì confuso, seguendo con lo sguardo il suo amico
mentre estraeva il cellulare dalla tasca. Armeggiò per
qualche secondo con
l’apparecchio e poi se lo portò
all’orecchio.
Il festeggiato, dal canto suo, inarcò un sopracciglio e
cominciò a riempire le ciotole.
“Joe, grazie al cielo! Senti, hai da fare questo
pomeriggio?”
Phil affinò l’orecchio per carpire la risposta del
chitarrista dall’altro capo del telefono, ma non
udì niente.
“Non è che mi accompagneresti in centro? Devo fare
degli
acquisti.”
Altra breve pausa. Phil era sempre più confuso.
“No, ma cosa hai capito? Oggi è il compleanno di
Phil e non
ho ancora comprato un cazzo, sono disperato!”
Il bassista sollevò gli occhi al cielo e si passò
una mano
sulla fronte, ma non poté che sorridere sotto i baffi. Price
sapeva essere
allucinante certe volte, ma quando si metteva in testa qualcosa era
capace di
tutto.
Soprattutto per i suoi amici.
Abbassò lo sguardo sul gelato, lo fece vagare per la cucina
e infine lo posò su Price che ancora sproloquiava al
telefono con Joe.
Quant’era stato fortunato a entrare in quella band.
♥
♥
♥ ♥ ♥
AUGURI PHIIIIIIIL *_______________*
Ma che bello tornare a scrivere e pubblicare qualcosa dopo
eoni proprio in corrispondenza del compleanno di questo mio bambino
pandorino,
il più grande della band, la mamma chioccia di cui tutti
abbiamo bisogno nella
vita ♥
Non sapevo proprio che pesci pigliare (ma va? Come ogni anno
ahahah), speravo di riuscire a unire il compleanno con
l’ultima storia della
sfida di Evelyn, ma alla fine mi sono buttata in questa demenzialata XD
e lo so
cosa starete pensando: POVERO PRICE, ma lo sapete che gli voglio bene
lo stesso
anche se gliene faccio capitare di tutti i colori :3
Ma lascio a voi tutti i commenti e passo alle notine di
spiegazione, che sono un po’ stavolta ^^
Innanzitutto il fatto che Price non sappia cucinare è un mio
headcanon, che prende spunto dal fatto che il batterista si
è etichettato ed è
stato etichettato dai suoi compagni di band come “tipo da
fast food” ^^
immagino che quindi non gli sia mai interessata particolarmente
l’arte
culinaria ahahahah!
I precedenti che ho raccontato coi biscotti e la panatura
sono stati da me inventati e fanno riferimento a queste due storie: Dolci
preparativi e Meat,
eggs, bread crumbs and... :P
Per quanto riguarda la carbonara come piatto preferito di
Phil, sempre nella stessa intervista in cui Price veniva definito
“tipo da fast
food”, il nostro bassista ha dichiarato che il suo piatto
italiano preferito è
la carbonara… e da qui deduco che sia un buongustaio
eheheheh, I FEEL YOU, anzi
I PHIL YOU XD
E per l’elastico della mascherina nel cibo del
McDonald’s..
una volta (all’inizio della pandemia) ho sentito che a Londra
in un punto vendita
McDonald’s una bambina aveva davvero trovato una mascherina
nel suo piatto
AHAHAHAH non so quanto questa news sia attendibile (ma visti i livelli
del Mc
non mi sorprenderebbe ^^”) però non ho potuto fare
in meno che accennarne in
questo contesto XD
Infine la faccenda dei frammenti di spaghetti duri è tratta
dalla mia real life: una volta sono andata in un bar/ristorante/chiosco
(?) e,
non avendo idea che i primi piatti fossero congelati, ho ordinato una
carbonara.
Ragazzi, UN ABOMINIO, c’erano davvero degli spaghetti
croccanti (???) nel mio piatto,
e ovviamente la qualità del “cibo”
avrebbe fatto rivoltare qualsiasi romano
devoto al suo cibo tipico… quindi insomma, era quasi meglio
se Price non avesse
buttato quell’ammasso di roba che aveva cucinato AHAHAHAHAH!
Spero di avervi fatto sorridere, io ho amato scrivere questa
storia e sono felice di essere riuscita a buttarla giù in un
periodo di scarsa
creatività *-*
Grazie a chiunque sia giunto fin qui :3
E ANCORA TANTISSIMI AUGURI a Phil, talentuosissimo bassista
e persona di una dolcezza unica ♥
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