Guard Me For Eternity

di LadyYuna94
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Capitolo 1:

Quella mattina Elena si era svegliata insolitamente felice, una parte di lei sapeva bene il perché.
Ancora con gli occhi chiusi iniziò a sorridere, quando piano piano li aprì si accorse che il sole entrava già prepotentemente dall’ampia vetrata della sua camera da letto e la leggera brezza del mattino scuoteva dolcemente le tende di pura seta acquistate qualche anno prima in Marocco.
La ragazza si alzò dal letto, indossò una vestaglia leggera ed uscì sul balconcino a godersi l’aria fresca e la meravigliosa vista su Roma, la sua città.
Vivere in un’imponente villa poco fuori la città eterna e goderne ogni giorno del panorama mozzafiato non è una cosa da tutti, ma lei era fortunata e lo sapeva benissimo.
Quanto le sarebbe mancata quella vista quando se ne sarebbe andata da casa sua, le mancava ogni volta che partiva per un viaggio e non vedeva l’ora di tornarci solo per riassaporare solo quello che casa sua riusciva a darle.
Elena tirò fuori dalla tasca della sua vestaglia un oggetto da cui non si separava mai, il suo Beyblade argentato e ne ammirò la forma controluce pensando a quante battaglie aveva vinto da quando lo aveva ricevuto in dono da suo fratello maggiore e quante gliene aspettavano. Ne era passato di tempo da allora, talmente tanto che non capiva ancora perché Gianni non voleva più sentir parlare di Bey, o di gare e tornei. Un po’ come tutti, da qualche anno a quella parte.
Qualcuno bussò leggermente alla porta, un tocco che chiunque altro non avrebbe neanche udito, ma lei conosceva quel tipico bussare alla perfezione, da che ne aveva memoria.
- Avanti – disse, avviandosi nuovamente in camera, sempre col sorriso sulle labbra e affrettandosi a nascondere la trottola nella tasca.
Entrò in camera una donna sulla sessantina, non molto alta, paffutella, ma con un viso davvero delizioso, la classica persona che trasmette dolcezza e allegria.
- Buongiorno, signorina Elena, dormito bene?- chiese la donna, posando quasi a passo di danza un enorme vassoio d’argento sul tavolo di marmo posto accanto al balcone.
- Splendidamente – si affrettò a rispondere la giovane
- Hai visto, Adele? La superficie del Tevere sembra brillare questa mattina, è sensazionale! - e poi andò a sedersi al tavolo e ammirò rapita le pietanze nel vassoio disposte ordinatamente, con le posate perfettamente lucidate.
Elena rivolse uno sguardo alla donna
- Pancakes con crema pasticcera, i miei preferiti! Grazie, Adele- commentò felice, abbracciando brevemente la donna, che quasi aveva le lacrime agli occhi, nonostante fosse abituata alle dimostrazioni d’affetto della ragazza.
Adele la conosceva bene, da prima che venisse al mondo. Era la governante della famiglia Tornatore da più di trent’anni ed era stata la balia sia di Gianni, il primogenito della famiglia, sia di Elena.
La donna sapeva bene che Elena era speciale, da quando era nata una luce strana, quasi eterea, avvolgeva la ragazza.
Fu quello uno dei motivi che spinse la donna, alla morte dei signori Tornatore in un tragico incidente aereo, a diventare il tutore legale di Gianni ed Elena, fino a quando il maggiore non avrebbe compiuto diciotto anni e, nonostante da allora di anni ne fossero passati più di dieci, Adele era rimasta a villa Tornatore, continuando a badare ai ragazzi anche se ora quasi non avevano più bisogno di lei.
Gianni viveva ormai da qualche anno a Firenze. La perdita di un caro amico durante un torneo lo aveva messo a dura prova, così aveva deciso di andare via e cambiare aria e in quell’immensa magione era rimasta soltanto Elena, insieme ad Adele e poche altre persone di fiducia che si occupavano della casa e degli affari della famiglia.
- Dio ti benedica, Elena- disse alla fine Adele, prima di darle un dolce bacio sulla testa e lasciarla a fare colazione in pace.
Non appena la porta della camera fu chiusa, Elena sentì il cellulare squillare
- Talpa chiama Volpe, ci sei?- chiese una voce maschile dall’altra parte
- Ciao, Marco- rispose lei, per poi addentare un pezzo di quei fragranti pancakes preparati dalle sapienti mani di Adele
- Sei ancora in pigiama a sfogliare riviste di moda scommetto...-
- Chi io? Macché...- rispose in tono poco convinto la ragazza, rendendosi conto che stava facendo esattamente ciò che Marco aveva appena detto: le lunghe gambe appoggiate al tavolo, la forchetta che volteggiava in una mano e “Vogue” aperto in una pagina a casaccio riguardante le collezioni estive.
- Oggi ci sono incontri importanti, l’hai dimenticato?-
- Certo che no- rispose a bocca piena
- Ti aspetto alle due in punto alla tana- aggiunse Marco, in tono serio.
- Alle due non posso -
- Che hai da fare? Sai bene che manca poco alla selezione...-
Elena osservò la sua immagine nell’ampio specchio del bagno stile barocco: gli occhi neri come la pece, le labbra carnose e il nasino all’insù e lasciò cadere i suoi lunghi boccoli castani che teneva legati con un fermaglio di perle.
- Il grande capo mi ha chiesto di incontrarci per pranzo, vuole parlarmi – disse all’amico in tono vago, come se non fosse sicura di poter rivelare quell’informazione.
- Vuoi dire che ha già scelto? Che stronzo e vuole dirtelo di persona voi due soli? Abbia almeno un po’ di rispetto per noialtri...- iniziò Marco, in tono molto nervoso.
- Calmati, magari vuole solo essere aggiornato sugli ultimi allenamenti...- lo rassicurò l’amica
- Sarà, ma a me non ha mai chiesto di andare a pranzo fuori...- borbottò lui
Lei sospirò, aprendo l’acqua calda nella grossa vasca da bagno di marmo di Carrara, per poi abbandonare la vestaglia e la camicia da notte sul pavimento, avendo cura di tirare fuori il suo Bey e portarlo in vasca con lei. Si perse ad osservarlo ancora una volta, la luce del sole illuminava l’oggetto, ma al suo centro, qualcosa mancava: un cerchio vuoto attendeva di essere colmato.
- Leni, sei ancora lì?- chiese il ragazzo, chiamandola col soprannome che le aveva dato molti anni prima.
- Sì, scusami, pensavo… senti, ora sto facendo il bagno, possiamo sentirci più tardi? Devo ancora sbrigare alcune faccende e poi andare in centro per incontrarmi col capo.-
- D’accordo, mi aggiorni sull’incontro? In ogni caso ti aspetto alla tana- concluse Marco
- Alle tre sarò lì, ci vediamo oggi-
Si salutarono e lei mise giù, perdendosi nuovamente nei suoi pensieri e rigirandosi quella preziosa trottola tra le mani.
Elena non considerava il Beyblade solo un passatempo o un hobby, anzi c’era stato un tempo in cui in tutto il mondo questo sport era amato e praticato da molti giovani, quando lei era ancora poco più che una bambina.
Suo fratello maggiore Gianni, il quale le aveva regalato il primo e unico Bey che avesse mai avuto per il suo undicesimo compleanno, era stato un grande campione a quei tempi, anzi, era uno dei quattro più forti d’Europa, insieme a Andrew, Ralph e Olivier… Olivier, povero ragazzo, pensò Elena.
A ripensare all’amico di suo fratello venne presa da un’indicibile tristezza, stringendosi nelle spalle e abbassandosi un altro po’ in acqua.
Da quando era finito quel maledetto mondiale in Russia, dieci anni prima, Gianni era cambiato e tutto il mondo sembrava essere cambiato con lui.
La misteriosa dipartita del suo amico e compagno di squadra Olivier, per mano di quattro blader dotati di poteri sovrannaturali, lo aveva definitivamente distrutto, spingendolo a riporre Amphylion, il suo amato Bey, in una scatola custodita in un cassetto di cui solo lui aveva la chiave e da quel momento, in casa Tornatore, come in qualsiasi altra parte del mondo, nessuno ha mai più parlato del Beyblade o ha anche solo pensato di praticarlo.
I pochi blader rimasti, Elena compresa, lo praticavano in forma clandestina, poiché pene severe erano previste per chi fosse stato beccato anche solo in possesso di un Bey.
Gli stessi, si allenavano segretamente in ogni parte del mondo, per sperare di sconfiggere un giorno quei Beyblader misteriosi, che da anni ormai tenevano in pugno le sorti del mondo.
Ad Elena venne un terribile mal di testa a ripensare a tutti quei problemi, poi diede un’occhiata all’orologio del cellulare e si maledì per non aver fatto più in fretta. Uscì dalla vasca, schizzando acqua ovunque, afferrò il morbido accappatoio dal gancio e lo indossò, asciugandosi in frettae correndo in stanza a scegliere cosa mettere.
Il grande capo, il suo Maestro, l’uomo che da anni la allenava a diventare una campionessa di Beyblade aveva chiesto di parlarle, in privato, con la scusa di un pranzo insieme. Una parte di lei cominciava a pensare che le parole di Marco potessero essere veritiere: Elena sapeva di essere una blader fortissima, non c’era da stupirsi se Daitenji le aveva chiesto di intraprendere il Cammino, solo le sembrava strano volesse chiederglielo in modo così diretto e informale.
Senza arrovellarsi troppo sui motivi di quel pranzo, la ragazza indossò un jeans chiaro, una maglietta blu non molto scollata e dei sandali dello stesso colore. Si truccò in modo carino, ma non troppo marcato, sistemò la sua lunga chioma di boccoli con qualche colpo di spazzola e fu pronta per uscire, senza dimenticare di riporre il suo Bey nella borsetta.
Salutò Adele che era intenta a preparare già il pranzo e fece per uscire.





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