Un gesto,
mille parole
Sbatte le ciglia
un paio di
volte; è davvero Adrien quello lì davanti a lei,
fermo di fronte al suo armadietto?
«A-A-Adrien»
balbetta, come
non le succedeva ormai da anni. «Non mi aspettavo di vederti
oggi, non qui, io…»
Io pensavo che saresti stato distrutto dalla notizia ed ero
preoccupata
quando ieri non ti ho visto e di tutti i luoghi non credevo che saresti
venuto
a scuola il giorno dopo la cattura di tuo padre. Marinette
pensa tutto
questo e anche altro, ma non riesce a dire niente, le sembra di essere
tornata
al collège.
Adrien le
sorride triste.
«Ciao, Marinette. Non volevo restare da solo, oggi»
spiega, chiudendo l’armadietto.
Marinette si
impone di
riprendersi, non può comportarsi come una quattordicenne,
insomma, è all’ultimo
anno del Lycée genéral e
soprattutto lei è Ladybug, l’eroina di Parigi
che giusto il giorno prima ha posto fine a una guerra protrattasi
decisamente troppo
a lungo. Si costringe a muovere un passo dopo l’altro,
avvicinandosi ad Adrien
e al suo armadietto, mentre pensa a cosa dirgli.
Inciampa.
«Attenta!»
urla Adrien,
afferrandola per evitarle una caduta rovinosa. «Tutto bene,
Marinette?» sussurra,
senza però allontanarla da sé.
Marinette chiude
gli occhi e
li riapre: non sta sognando, è proprio finita tra le braccia
di Adrien Agreste.
Non ha trovato parole che possano consolarlo per la verità
su suo padre, ma agisce
d’istinto e trasforma quella presa di fortuna in un
abbraccio, cingendo Adrien
e mettendosi un po’ più dritta. La sua testa
arriva alla spalla del ragazzo. «Sto
bene» mormora, per tranquillizzarlo.
Adrien non
reagisce immediatamente,
ma dopo pochi secondi ricambia la stretta poggiando la testa sulla
spalla di
Marinette. Sente i suoi pugni contrarsi contro la sua schiena.
È un abbraccio
che sa di disperazione, ed è normale, ma… anche
stranamente familiare.
«È
finita… Milady».
Ladybug
guarda con stupore Chat. C’è qualcosa di strano
nel suo tono, qualcosa di spento.
Hanno scoperto e sconfitto Papillon, la polizia l’ha appena
portato via;
dovrebbero sentirsi vittoriosi, eppure anche lei si sente abbattuta. Ha
passato
gli ultimi quattro anni a lottare con Gabriel Agreste, non sa dove si
trovi
Adrien. Ora che il suo compito è concluso si sente solo
vuota, si chiede se
davvero non avrebbe potuto capire tutto prima. Forse Chat Noir prova
qualcosa
di simile. Si avvicina a lui e lo stringe in un abbraccio, che lui
ricambia con
una disperazione che la coglie alla sprovvista per un solo secondo.
Biondo. Occhi
verdissimi. La
tendenza a fare pessime battute.
Marinette non
può credere a
quanto è stata cieca, mentre ogni tassello va al suo posto e
l’orrore per come
deve essersi sentito Chat Noir – Adrien Agreste
– la invade.
«Adrien»
mormora, lasciando
la presa.
Un secondo dopo,
Adrien la
imita e scioglie l’abbraccio. «Scusami»
le dice, sembra imbarazzato. «È stata
una giornata difficile—»
«Non
scusarti» lo interrompe
Marinette, come forse non avrebbe osato fare solo un minuto prima. Gli
afferra
la mano con sicurezza. «Dobbiamo parlare. Fuori da
qui».
Lo sguardo di
Adrien si fa
stupito, adesso. «Fuori? Ma le lezioni stanno per
iniziare…»
«Fidati
di me, Adrien. Per favore»
lo prega, avviandosi verso l’uscita. Dev’essere
stata convincente, perché lui si
lascia condurre senza più protestare.
Incontrano vari
studenti in
entrata, e quasi tutti si fermano a guardarli – a guardare
Adrien. Marinette li
ignora e non si ferma finché non sono fuori dal Lycée,
a una buona
distanza da occhi indiscreti.
«Ho
dovuto anticipare l’appuntamento»
dice, osando solo ora guardarlo negli occhi. Lui non sembra capire.
Come
potrebbe? Non può certo immaginare che Ladybug,
l’eroina che Chat ha sempre
detto di amare così tanto, sia lei. La semplice, un
po’ impacciata, Marinette.
«Di
che parli, Mari? Scusa,
non riesco a seguirti».
Tutte le volte
in cui Chat
Noir le si è dichiarato negli anni le passano davanti agli
occhi. È talmente
surreale. Ha passato anni a osservare Adrien in disparte, a sognare di
confessargli il suo amore e poterci stare insieme, e nel frattempo
l’ha
rifiutato un migliaio di volte in altre vesti. Nell’ultimo
anno, però, Chat ha
smesso di corteggiarla. Durante una delle loro ultime pattuglie le ha
persino
accennato di una ragazza “che forse ormai
è più di un’amica per me,
Milady”.
Che parlasse di Kagami? Ma deve mettere un freno ai pensieri, Adrien
è davanti
a lei che la osserva in paziente attesa di una spiegazione.
Non sa come
dirlo, quindi
forse è meglio mostrarglielo. L’avrebbe comunque
fatto quella sera stessa, l’unico
motivo per cui hanno rimandato dopo la battaglia è che erano
troppo sconvolti
per affrontare una discussione così importante.
«Tikki, trasformami».
Vede gli occhi
di Adrien
spalancarsi con sorpresa e… comprensione? Poi, lui fa
l’ultima cosa che lei si
sarebbe aspettata: scoppia a ridere.
Non è
una risata divertita,
è quasi isterica, come se qualcosa in Adrien si fosse
finalmente rotto. Non
proprio la reazione che si aspettava, ma in effetti non sa che cosa si
aspettasse. Non questo.
«Scusami,
Mari— Milad— ah. Non
posso credere di non averlo capito prima, era così ovvio…
sono sicuro di
averti definita la Ladybug di tutti i giorni, una volta. Come ho fatto
a non
vederlo?»
«Sei
deluso?»
La domanda esce
senza quasi
che lo voglia, ma forse è meglio così: vuole
togliersi subito il dubbio, sentire
la risposta invece di temere parole non ancora pronunciate.
«Deluso?»
ripete Adrien,
incredulo. «Io… Mi sono innamorato subito del tuo
coraggio, Mila— Marinette.
Come Ladybug era così evidente, ma… Sei sempre
tu, sei sempre stata coraggiosa
e me ne sono accorto anche senza riconoscerti. Nell’ultimo
anno, credo di
essermi… innamorato di te». Adrien pronuncia le
ultime parole in un soffio, Marinette
crede quasi di averle sognate per un secondo. «E ora che sai
chi sono non posso
non chiedermi se non sia tu, a essere delusa,
perché… ho vissuto con Papillon
per quattro anni senza mai capirlo» aggiunge, abbassando lo
sguardo con una
smorfia dolorosa.
Ladybug gli
poggia le mani
sulle spalle e cerca il suo sguardo. «Non dirlo neanche per
scherzo, Adrien.
Non è colpa tua, non potevi saperlo».
Non è
convinto, glielo legge
negli occhi, ma lo sguardo di Adrien si addolcisce comunque.
«Come l’hai
capito?» le chiede, cambiando argomento.
Marinette lo
lascia andare.
«L’abbraccio» spiega, torcendosi un
po’ nervosa le mani. «Non so spiegarlo,
ma…
era proprio come mi ha abbracciata Chat Noir ieri, e improvvisamente
tutto ha
avuto senso, click, mi è sembrato di
aprire gli occhi e vedere qualcosa
che avrei dovuto capire anni fa».
Adrien sorride.
«Sempre
intelligente, Milady».
Lei avvampa, ma
non tanto
per l’ultimo commento. Rassicurare Adrien, chiarire che non
ha colpe era più
importante, ma… La sua dichiarazione continua a risuonarle
in testa. Credo
di essermi innamorato di te, credo di essermi innamorato di te, credo
di
essermi innamorato di te.
«Plagg,
trasformami» mormora
Adrien, assumendo a sua volta i panni dell’eroe.
«Sono
contento che tu lo
sappia» afferma Chat Noir. «Ieri, dopo la
battaglia, mi sono sentito così… solo».
Ladybug
annuisce. I
sentimenti che Adrien prova o non prova per lei non hanno la
priorità in questo
momento. «Vieni, Chaton» lo invita tendendogli una
mano. «Abbiamo molto di cui
parlare. Ci cerchiamo un tetto?» propone, osservando con
occhio critico il
vicolo in cui si trovano. Non è più
così importante, ma spera comunque che
nessuno li abbia ascoltati.
Chat Noir
– Adrien –
le sorride. Estrae il bastone e si prepara ad allungarlo.
«Scommetto che
troverò il tetto perfetto prima di te, Bugaboo!»
esclama, lanciandosi in aria
come l’ha visto fare mille volte.
Spera di vederlo
ancora
altrettante e anche qualcuna di più, riflette estraendo lo
yo-yo.
Adrien non
dovrà mai più
sentirsi solo.
NdA
Questa OS senza
pretese è
per Sia_,
che da qualche giorno cerca di convincermi a scrivere su questi due.
Non pensavo che l’avrei accontentata, ma poi ho letto il
prompt Abbracciare
e mi è venuta in mente la doppia scena
dell’abbraccio disperato e niente, questa
storia ha preso forma e ho dovuto metterla nero su bianco. Niente di
particolarmente originale, ma mi è piaciuto scriverla,
è venuta praticamente da
sola. Spero ti piaccia, Sil! ❤
Una piccola
nota: ho assunto
che Adrien e Marinette nella serie siano all’ultimo anno del collége,
che in Francia sarebbe un po’ la nostra scuola media, e che
abbiano poi
proseguito nello stesso istituto la loro istruzione, fino
all’ultimo anno.
Nella fic hanno 18 anni. Spero che abbia senso, ci ho provato. Ah,
avevo
considerato di utilizzare “gattino” e
“insettina” ma non ce l’ho fatta, Chaton
e Bugaboo sono troppo più belli. Spero
che non stonino.
Spero anche e
soprattutto
che la lettura vi sia piaciuta. Grazie per essere arrivati fin qui!
Mari
|