#Writober
2021 ~ pumpBLANCK
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ottobre, prompt: Age gap
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by step
Sotto la luna,
il detective si era prodigato con entusiasmo nella preparazione della pasta di
riso glutinoso pestandola nel tradizionale mortaio detto usu con il kine, un
martello di legno. Il cortile interno era momentaneamente popolato da
coniglietti bianchi come quella pasta, con i dolci occhietti rossi che si
spostavano di qua e di là. I suoi colleghi ovviamente si erano mostrati
disponibili e felici nel prendersene cura. Anche il suo kimono decorato a fiori
e gli hakama a strisce erano molto carini, come pure gli occhialini e il
cappellino con la fascia abbinata. Era la prima volta nella sua vita che invece
di rifornirsi di dolci preparati da altri si stava impegnando lui stesso per
realizzarli. E una volta che i mochi rotondi fossero pronti, voleva condividerli
con il suo Presidente.
Fukuzawa teneva
tra le mani uno di quei coniglietti e ne accarezzava il pelo morbidissimo e
soffice, assorto nei propri pensieri. Sotto la luna, sembrava ancora il lupo
solitario e gentile che l'aveva colpito tanto in passato, ma Ranpo riteneva che
fosse avvolto da un'aurea nuova, più protettiva verso tutti loro, più
consapevole e più saggia. O forse, da dietro le lenti, il più giovane lo fissava
con gli occhi colmi di un sentimento che ugualmente era cambiato nel tempo, si
era evoluto, passando da profonda ammirazione e totale riconoscenza per avergli
dato una nuova casa, una nuova famiglia mista - tutti i membri dell'Ada erano
uniti ormai -, un lavoro perfetto per il suo talento, in qualcosa di più
complesso. Ed era qualcosa che aveva realizzato ampiamente quando l'adulto aveva
rischiato di morire e Ranpo si era spaventato a morte, preoccupato fino in
fondo, aveva commesso errori e perduto la lucidità fondamentale per le
indagini.
Comprendere il
vero valore di una persona quando si era vicini a perderla, credeva non fosse il
loro caso, e invece era successo proprio a lui, che si atteggiava spesso a
bambino spensierato ma in realtà, in fondo, provava insicurezze e tormenti
esattamente come tutti gli uomini. Era molto bravo a mantenere quella facciata
infantile, ma di fronte a Yukichi avvelenato e pallido sopra un letto aveva
svelato la parte adulta e sensibile di sé. Gli aveva fatto pensare, in seguito,
che tutto quello poteva andare in pezzi in qualunque momento, perciò conveniva
approfittare di ogni momento di quiete per stare vicino alla figura centrale a
cui indirizzare quel suo illogico sentimento.
«Sono pronti!
Yatta!» esclamò Ranpo dimostrando lo stesso entusiasmo provato durante la
preparazione delle dolci tortine di riso, sollevando il canestro con entrambe le
mani fino all'incirca alla propria fronte. I mochi erano della giusta rotondità
e sembravano davvero invitanti.
«Giusto in tempo
per gustarli insieme al tè verde», riferì Fukuzawa, con la sua tazza fumante in
mano. Com'era solito accomodarsi sul tatami, come un uomo d'altri tempi, incantò
nuovamente il giovane detective dando un piccolo sorso e assaggiando una
tortina.
Ranpo gli si
accomodò accanto con l'aspettativa alle stelle. Dall'espressione deduceva che
fosse ottima, di suo gradimento e ciò lo fece gongolare fino ad appoggiarsi,
spalla su spalla, al suo amato Presidente. Oltretutto non voleva sembrare
sospetto, per cui iniziò a rimpinzarsi di mochi, ossia di prenderne uno dietro
l'altro come faceva appunto con i suoi dolcetti, fagocitandoli come il goloso
che era. Tuttavia, ebbe l'accortezza di non terminarli perché la sua intenzione
era ancora di condividerli.
Era così felice,
tanto che si inclinò fino a poggiare la testa fra le gambe piegate di Fukuzawa,
il quale inarcò un sopracciglio e lo fissò con la stessa espressione di sempre -
ma non importava, lo amava comunque.
«Non sono solo
il miglior detective, ma anche il miglior preparatore di mochi della storia!» il
corvino esultò per evitare, altrimenti, di cadere in un silenzio imbarazzante, a
corto di parole atte a esprimere ciò per cui il suo cuore
batteva.
Yukichi,
semplicemente, annuì. Non dispensava molte parole, eppure non importava, ci
pensava Ranpo a usarle anche per lui.
Iniziò a
sfiorare le sue mani, mani abituate a impugnare una katana fermamente quanto a
dare carezze gentili agli animaletti, fino a stringerle, una confidenza che il
più vecchio gli permetteva. Lo guidò a prendere un mochi con le mani e a
imboccarlo, cosa che rese ancora più felice Ranpo. Vorrebbe paralizzare quel
preciso momento di serenità condivisa e riviverlo all'infinito, ma sapeva che
era impossibile e quindi accontentarsi era la parola
d'ordine.
Essere un
bambino che pretendeva dolcetti in pubblico e un uomo che ricercava coccole in
privato. Continuare a vivere e ad amarsi a modo loro, discretamente, un passo
alla volta.
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