Liking (or rather licking) the rain

di MusicAddicted
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Prima di inizare a leggere:
Se non avete già familiarizzato con questa storia delirante
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3906327&i=1  che sto scrivendo con la mia socia Loki https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=115214
, vi invito a cliccare sulla X per uscire dalla pagina, perchè di questa shottina fluffosamente sexy ci capireste davvero poco o nulla ^^'

Se invece avete già preso confidenza con quel pazzo mondo e i suoi personaggi ancora più pazzoidi , siete le/i benvenute/i  e potreste trovare delle nuove aggiunte e dei nuovi sviluppi (non manca molto perché ci arriviamo anche nella long a questo punto, ma intanto lo potevate intuire che era nell'aria ;P )

Disclaimer: David Tennant e i suoi stra meravigliosi personaggi appartengono solo a lui (a Georgia <3 ) e agli sceneggiatori/registi ecc di ogni fandom affrontato

Se avete voglia di sexy fluff al limite dell'erotico made in DIL (con un po' di BarTen che non guasta mai e accenni J/K che sono il mio ossigeno e una punta di David/Georgia per non farci mncare nulla )  , questo è il posto giusto ;)




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Liking (or rather licking) the rain

 

 

“Chi vuole aprire le porte per primo?” domanda il Dottore, divertito come un bimbo.

Ha impostato le coordinate della TARDIS senza anticipare a nessuno dove sarebbero andati e ora è curioso di testare le loro reazioni.

“Io! Vi, prego, io, ho sempre sognato di farlo!” si precipita alle porte David, anticipando tutti gli altri. “Cioè, sì, okay, l’ho fatto una marea di volte impersonando te, Ten, ma farlo ora, qui, a bordo della TARDIS vera, come tuo Companion…” svela il suo lato più fanboy, aprendo le porte.

Si aspettava, così come tutti, lo spazio sconfinato, mondi con forme, colori e popolazioni mai viste prima, qualcosa che sfuggisse a ogni legge scientifica o logica… di certo non quello che ha l’aria di essere un paesaggio collinare, come se ne possono trovare a centinaia sulla Terra.

Se hanno capito tutti quanti una cosa durante quei viaggi è che con il Dottore niente è mai come sembra.

Se ne hanno imparata un’altra è che lui non svelerà mai dov’è la particolarità, non subito, almeno, sta a loro scoprirlo.
 

Un po’ dubbiosi, i Companions lo seguono uscendo dalla TARDIS, addentrandosi in quei prati sovrastati da un cielo nuvoloso. Proprio quando hanno smesso di chiedersi che cosa ci sia di strano si accorgono che il paesaggio è cambiato: la collina sembra sparita, ora rimpiazzata da una strada sterrata, ma soprattutto si è alzato un fortissimo vento che prima non c’era.


E hanno percorso solo pochi chilometri.

“Ma che cazzo?”

Non serve che Ten si volti.
Sa già che a parlare è stato Drinky.

“Affascinante, vero?” si volta verso tutti loro il Signore del Tempo. “Ora, provate a muovere circa una decina di passi indietro.”

Tutti fanno come suggerito e si ritrovano di nuovo nella nuvolosa colina, di lì a breve li raggiunge anche il Dottore.

 

“Benvenuti a ClimatAll, non ci sono abitanti, se non qualche indigeno che è rarissimo avvistare, ma racchiude tutti i climi possibili e tutti i tipi di paesaggio, a seconda di dove camminiate. Non potete vedere in anticipo quando e come cambierà il clima e il paesaggio, ma solo quando lo avete attraversato, senza saperne il momento preciso, ma potete sempre tornare indietro al precedente.” spiega loro, tutto elettrizzato.

“Ooooh, è un po’ come un set cinematografico.” commenta con genuino stupore David.

“Ma che figata assurda!” esulta Drinky, compiacendo Ten ulteriormente.

“L’universo è una figata assurda!" ribadisce il Signore del Tempo. “Quindi immaginate ogni combinazione possibile, qui la potrete trovare. Vi lascio liberi di esplorare, sarà la TARDIS che si occuperà di trovarci tutti… oh beh, forse Singy per primo, poi se vuole tutti gli altri, me compreso.” borbotta, ancora un po’ geloso.

“Mio Signore, ma a te ci penso io, sai che posso materializzarci dentro la TARDIS, anche se non viene a cercarci lei.” si offre Barty.

“Hai ragione, ma questo presuppone che dovremo stare insieme tutto il tempo…” mormora suadente Ten, avvicinandosi a lui.

“Eh già, è davvero un problema insormontabile…” si finge preoccupato il Mangiamorte, prima che si bacino.

“Oh beh, noi due abbiamo fatto sesso da mezzanotte all’alba!” commenta Drinky rivolto a Kevin, il problema è che lo fa ad alta voce, imbarazzando non poco il persuasore.

“Quindi, ti stai forse lamentando?” protesta lui.

“No, dico solo che possiamo passare una mezza giornata separati; anche perchè ti conosco, damerino, vorrai trovarti un luogo tranquillo e assolato, magari al mare, per farti una mini vacanza.” ribatte l’illusionista.

“Beh sì, può darsi.” borbotta l’altro, che pensava di essere più imprevedibile.

“Okay, ma lo farai da solo. Quando mi ricapita un’occasione così? Mi voglio avventurare alla ricerca della landa più deserta, magari avvolta nella nebbia, qualcosa di spaventoso, per rivivere un po’ il mio ultimo scontro con Jerry!” decide il cacciatore di vampiri.

“Uh, hai detto spaventoso? Io adoro la paura ci vengo io con te!” si offre Crowley.

- Fantastico, qualcuno che può anche miracolare dell’alcol!- approva Peter Vincent, con un sorriso.

“Io trovo la spiaggia sul mare il posto ideale per leggere un po’.” decide di aggregarsi a Kevin Aziraphale.

“Credo che vi seguirò anche io.” si unisce David.

In tutto questo, Ten e Barty sono ancora impegnati a baciarsi e quando si separano si accorgono che ormai sono rimasti solo Peter Carlisle e Alec ad attorniarli.

“Che dici, sbarbatello, ci avviamo anche noi a fare un giro, senza una meta precisa?” gli propone il detective più esperto.

“Sììì!” approva entusiasta il più giovane.

“Promettimi solo che non ti metterai a cantare quanto tu sia stupidamente contento o robe simili!” borbotta l’altro.

“Cercherò di evitarlo, ma non posso garantirtelo…” spiega Singy, mentre si avviano.

“Restiamo solo tu ed io a quanto pare, amore.” sorride Ten al suo Mago Oscuro. “Qualche preferenza?”

“La neve…” mormora Barty. “Quando ero un bambino, mio padre non voleva mai giocare con me a costruire un pupazzo di neve e mia madre era troppo cagionevole di salute per farlo, quando studiavo lui non mi permetteva di perdere tempo in queste futilità, con gli altri compagni di scuola, poi ci sono state le Missioni, Azkaban e…”

“Sshhh, non dire nient’altro, mio bel maghetto.” lo zittisce Ten, con un dito sulla bocca. “Troveremo tutta la neve che vuoi,” gli promette, prendendolo per mano.

“Sul serio? Così se costruiamo pupazzi di neve poi li posso anche rendere vivi!” propone Barty.

“Davvero ne saresti in grado?” lo guarda stupito Ten.

“Potrei evocare un Inferus, è più una forza oscura che possiede i cadaveri e non conosco benissimo l’incantesimo, ma ci posso provare…”

“Se mi ami, non provarci!” lo fa desistere Ten, mentre si incamminano. “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un esercito di pupazzi di neve malvagi!”

“Pensavo di far qualcosa di bello,” mugugna Barty, mentre l’altro non riesce a reprimere una risatina. “Mi trovi ridicolo, mio Signore?” si acciglia il Mangiamorte.

“Scusami, tesoro, è che mi ricordavi troppo Elsa di ‘Frozen’!” ridacchia il Signore del Tempo.

“Chi?!” lo guarda stranito Barty.

 

“Lascia perdere,” fa spallucce l’altro. “Piuttosto, lo sai che vuol dire esplorare questo posto insieme a me?” lo guarda, schioccando la lingua furbetto. “Che io conosco tutte le scorciatoie: avrai la tua amata neve in meno di un minuto.”


Dopo una montagna assolata e un mare in tempesta, Peter Vincent e Crowley la trovano velocemente la radura tetra, con gli alberi spogli, i rami secchi e la nebbia fitta che avvolge tutto.

Il problema è che c’è solo quello.

“Ma che fottuto schifo!” si lamenta l’illusionista.

“NGK! In effetti mi aspettavo più paura.” commenta disilluso il demone.

 

“Non dico che mi aspettassi di vedere i fottuti zombie, ma almeno una lepre che corre tra i fruscii o un pipistrello!” sbuffa Peter.

“Ne faccio apparire qualcuno?” si offre Crowley.

“Naah, piuttosto fa apparire dell’alcol, qui serve ubriacarsi!”

Crowley sogghigna, schioccando le dita per eseguire quanto richiesto.

“Ooooh, a quello ci sto sempre, amico umano!”



Il gruppetto in cerca del mare non ha faticato molto a trovarne uno, nel giro di un paio di chilometri giungono a uno scenario che soddisfa decisamente le loro aspettative: il mare il sole, quello meno aggressivo, sul far del tramonto, una lingua di sabbia bianca e finissima e alle spalle delle verdi collini, con sprazzi d’erba anche sulla spiaggia.

Aziraphale non ha perso tempo a miracolare un ombrellone, una sedia sdraio, teli mare e costumi per tutti e tre.

“Mi ricorda una spiaggia di Malibu dove ho portato una volta Jessica,” si lascia andare alle confessioni un po’ velate di malinconia Kevin.  “Le facevo indossare un bikini viola e nero con…” si ferma, notando come lo sta guardando il suo piccolo pubblico. “Ma immagino che a nessuno interessi.” borbotta, un po’ offeso.

“Accidenti, non ricordavo di averti interpretato così tanto ossessionato!” lo guarda basito David. 

“Io sono profondamente  innamorato, è diverso. Forse è colpa tua, che mi hai interpretato così, ma io lo considero più che altro un pregio.” controbatte Kevin.

“Però su una cosa hai ragione.” riprende il discorso David.

“Sul fatto che Jessica con quel costume fosse una visione?”

“No! Io e Krysten poi quelle scene non le abbiamo mai nemmeno interpretate; è tutto soltanto nei tuoi ricordi, probabilmente anche in quelli di Jessica,” gli spiega l’attore, sorprendendolo.

“Potreste fare un po’ meno chiasso voi due, miei cari? Io starei cercando di leggere.” cerca di imporsi Aziraphale, ma il monopezzo anni ‘50 a righine bianche e azzurre che indossa gli conferisce ancora meno autorevolezza del solito.

“Intendevo sul fatto che questa sembra davvero una spiaggia di Malibu,” riprende il discorso David, ma lo fa più a bassa voce, per accontentare l’angelo. “Ci ero andato un’estate con Georgia e i bambini… ma senza loro che posso godermi il relax!” si stiracchia, sdraiandosi sul telo a guardare il mare. “Uh! Solo senza i bambini, intendo, la mia Georgia vorrei così tanto che fosse qui con me.” si sente in dovere di precisare.

Parecchio più lontano, a furia di camminare, Peter e Alec sono approdati in una campagna con un sole splendente ma con un venticello piacevole che li rinfresca a sufficienza.

“Potrei stare qui a vita.” mormora Peter, disteso sull’erba.

“Sicuro? Guarda che a parte vivere perennemente di insalata, non credo che qui ci sia altro cibo!” lo prende in giro Alec, che ha accartocciato il suo impermeabile per renderlo il proprio cuscino.
 

“Okay, allora magari a vita no, ma un altra mezz’oretta sì,” rettifica il più giovane, prima di estrarre una ciambella dalla tasca del suo impermeabile. “E comunque ho le mie scorte vitali!” lo informa, addenttandola prima di salire su di lui, senza preavviso. “Ne vuoi un morso?” gli chiede invitante, ma Alec preferisce assaggiare qualla ciambella direttamente dalla sua bocca.

“Ora so anche come passarla questa mezz’ora.” sorride Peter contro le sue labbra, prima di  baciarlo più a fondo, ma l’altro lo spinge via, alzandosi e indossando di nuovo il cappotto.

“Mezz’ora ancora qui, nel dannatissimo nulla? Te lo scordi, ragazzo!” protesta, avanzando i primi passi.

Peter non perde tempo e gli corre appresso.

“Io ho bisogno di stimoli, di azione, magari trovare un luogo come l’ultima scena del delitto su cui ho indagato,” gli spiega Alec. “La sai, no, una delle più importanti regole del buon detective?”

“Abusa di tutto il tuo potere, così puoi togliere di mezzo chi ti è antipatico e avere via libera con sua moglie?” azzarda Peter.

Alec per poco non inciampa.

“Cosa?! No! No, nel modo più assoluto. Per l’inferno maledetto, ma dove accidenti l’hai presa la laurea per diventare detective tu? Con una raccolta punta delle merendine?” lo sbeffeggia, alzando gli occhi.

“Magari ci fosse una raccolta del genere!” sogna a occhi aperti il più giovane.

“Comunque, la risposta era ‘tornare sul luogo del crimine a distanza di tempo può darti un insight, farti cogliere cose che prima ti erano sfuggite’!” spiega il più grande.

“Oh beh, si, mi sembra abbia un senso.” approva l’altro.
 

“A proposito, cos’è questa storia di una moglie che stai corteggiando?” indaga Alec, ma proprio in quel momento avvertono il rumore, simile a un foglio strappato, che si sente sempre prima di un cambio di clima e paesaggio.

Non fanno nemmeno in tempo a rendersi conto della pioggia scrosciante che li inzuppa in poco tempo, in quello che sembra un bosco.

“Odio la pioggia, la odio, la odio maledettamente!” impreca Alec, afferrando Peter per un braccio e trascinandolo con sé verso una grotta che ha visto.

“Ecco, ripariamoci qui!” decide per entrambi.

“E poi sarei io il detective poco soddisfacente? Così facendo ci hai reso impossibile capire la direzione dalla quale siamo provenuti.” lo rimbecca Peter. “Sarebbe bastato restare calmi, lucidi…”

“Sotto la stra dannata pioggia smetto di essere calmo e lucido!” abbia Alec

“Il punto è che potevamo indietreggiare di qualche passo per tornare alla campagna tranquilla, ma no, ora grazie a te ora è tutto un’incognita, per quel che ne so potremmo anche finire in una tormenta di neve!” sbotta Peter.

“Forse non ti è chiaro, sbarbatello: non non usciremo affatto da qui, verrà la TARDIS a prenderci, a costo di farti cantare ‘Help’ dei Beatles!” stabilisce Alec, tremando.

Peter pensa sia per la rabbia, ma poi si accorge che la causa è un’altra.

“Oh mio dio, tesoro, ma tu stai morendo di freddo!” si allarma il più giovane.

 

“Oh b-beh, è quello che succede quando ti cadono addosso cinquanta maledetti chili di acqua g-gelida!” brontola l’altro scosso dai tremiti, prima che Peter gli tolga l’impermeabile, la giacca e gli slacci la camicia.

“Fammi capire… io sto gelando e tu mi spogli pure?” lo guarda arcigno Alec, ma poi vede spogliarsi anche Peter e quando lo stringe a sé, facendogli sentire tutto il calore del suo corpo capisce cosa sta cercando di fare.

“Oh.” è tutto quello che riesce a dire, sussultando quando Peter inizia a leccargli via tutte le gocce di pioggia che gli scendono lungo il petto.

 

“Guarda che non sono uno sciroppo d'acero, una fonduta di cioccolato o..”

“Sshh, lasciami fare.” lo interrompe Peter, continuando a leccarlo e baciarlo a modo suo, salendo lungo il collo.

 

Gli lecca le guance e la fronte per poi soffermarsi per più tempo sul suo mento, ispido di barba, contro il quale strofina il viso, mentre le mani scendono a slacciargli i pantaloni, tirandoglieli giù.

“Peter, ma…” sussulta Alec, colto alla sprovvista.

“Non ti ho ancora scaldato a sufficienza… e poi scommetto che devo toglierti le gocce di pioggia anche da lì.” sorride malizioso, inginocchiandosi, le mani pronte ad abbassare anche i suoi boxer.

“Oh beh, comincio ad apprezzare la pioggia!” geme Alec, non appena Peter comincia a dedicargli determinate attenzioni.

“Però comincio a detestarla io, mi ha rovinato tutti i dolci che avevo nelle tasche delle impermeabile…” sbuffa Peter, facendolo ridere. “Meno male che ho trovato qualcosa di ancora più appetitoso di una ciambella!”

 

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FINE

Vi dirò, trovo un sacco canon che Alec detesti la pioggia, così come che Peter giri con le ciambelle in tasca.. così come Barty possa provare nostalgia per le cose che segnano l'infanzia di ogni bambino (povero il mio adorato Patatino Oscuro!)

Se vi è piaciuta, fatemelo sapere ^^


Domani ci sarà nè più nè meno che la continuazione di quest'avventura, stavolta tutta per i BarTen ;P




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