Vomito di pensieri nati in momenti sbagliati

di Tracordelia
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Vivere la mia stessa vita da spettatrice, è così che mi sento.
Come se fossi una comparsa nella mia stessa storia, una di quelle che appare da lontano e nemmeno si vede il volto. 
Mi sento svuotata da passioni, sensazioni, situazioni, come se mi passasse tutto davanti e io sono paralizzata sulla poltrona del cinema, li vedo andare via mentre mangio popcorn scadenti da supermercato. Rimango io, la mia solitudine che fingo di apprezzare e vorrei sopprimere e la mia incoerenza verso tutto ciò che faccio.
Odio i complimenti e le attenzioni eppure mi offendo se nessuno mi guarda.
Odio sentirmi dire che sono intelligente eppure non perdo occasione per mettermi in mostra.
Odio i commenti sul mio aspetto, belli o brutti che siano, eppure passo le ore a cercare di farmi più bella per gli altri.
Odio dipendere dagli altri ma il loro giudizio mi tiene in vita, vivo per essere giudicata dagli altri. Li guardo da lontano, li reputo banali in tutto ciò che fanno e quella banalità mi sembra la cosa più bella del mondo, darei tutto per essere banale come loro.
Che poi magari nemmeno lo sono, e anche loro odiano, amano, soffrono, vomitano, svengono, piangono come faccio io.
Ma io sento solo il mio, e mi fa schifo.
E invidiare è tutto ciò che mi resta, pure se magari poi da invidiare c'è poco o nulla, ma senza quello non so cosa avrei.
Cosa mi farebbe alzare dal letto se non l'invidia verso le vite degli altri che mi stimolano a migliorare la mia? Niente.
Sì, lo so, dovrei farlo per me, per le cose belle che possono succedermi, per la vita che è simpatica e per tutte quelle cazzate lì che stiamo tutti bravi a dire a parole ma mai a fare davvero. Io non lo so fare davvero.
E quindi sto ferma, mangio i pop corn e invidio. Meglio di niente.
Magari poi imparo.
Magari.




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