#06.Rockastar-Band!AU
• Questa
è la storia che più ho amato scrivere insieme
alla Android!AU.
Forse perché è proprio con storie del genere che
riesco a dare il meglio di me con l'introspezione dei personaggi
– “mi piace sguazzare tra le catastrofi”,
ricordate? –, forse perché è proprio
con le tematiche che emergeranno durante lo scritto che riesco a
raccontare di Yusaku in ogni sua sfumatura attraverso gli occhi di
Ryoken, forse perché qui entrambi reincarnano quegli artisti
che mi hanno letteralmente salvato la vita con la loro musica, non lo
so, fatto sta che tengo davvero tanto a questa storia e spero che possa
piacere anche a voi.
•
Ho descritto Ryoken e Yusaku (quest'ultimo soprattutto) mettendo
“su carta” tutto l'amore che provo per le mie tre
band preferite, soprattutto attraverso certi dialoghi.
Considero questa storia come un omaggio a loro, alla loro musica e a
tutte le volte che mi hanno aiutata senza neanche conoscermi
semplicemente cantando.
Il titolo della One Shot è un ulteriore omaggio, mi piaceva
troppo l'idea
di unire quelle tre parole per creare qualcosa di nuovo – e
non nego che spesso ho immaginato di far parte di una cover band
chiamata proprio così, lol
Vi lascio di seguito lo specchietto e vi auguro buona lettura!
• Day 6:
Rockstar/Band!AU; POV
Ryoken
• Rating:
Arancione
• Generi: Hurt/Comfort, Introspettivo,
Sentimentale
• Avvertimenti:
Tematiche delicate
Our New April
Dedicata a:
Our
Last Night
From
Ashes To New
Dead by April
(Grazie.)
1
Ryoken
nella propria vita aveva imparato a fare due cose: suonare la chitarra
elettrica e riconoscere ogni più piccola sfumatura dello
stato d'animo di Yusaku con una semplice occhiata.
Per
quanto riguardava il primo punto, erano stati necessari anni e anni di
dure prove, esibizioni nei locali più improbabili per farsi
un nome, notti insonni trascorse a rivedere
(e soprattutto ascoltare)
i
grandi concerti di un tempo, un litigio pesante con suo padre che
voleva frequentasse l'università e ripartire da zero una
volta realizzato di essere rimasto solo al mondo, quantomeno prima di
entrare a far parte di una band – e non una qualunque.
Per
quanto riguardava il secondo punto, invece, era stato talmente
immediato e intuitivo che in un primo momento Ryoken si era sentito
come scaraventato in un altro universo. Entrare in sintonia con Yusaku
e comprenderlo fino in fondo era stata la cosa più naturale
al mondo; da quando l'aveva sentito cantare per la prima volta aveva
capito che avrebbe seguito lui e lui soltanto per il resto dei suoi
giorni e che mai,
neanche sotto tortura, avrebbe suonato la chitarra per accompagnare la
voce di qualcun altro.
Era
come se entrambi fossero nati per quello: per unirsi e diventare una
cosa sola sempre,
sia sul palco che al di fuori di esso. Come due note musicali che se
suonate in continuazione creavano una melodia nuova e bellissima.
2
Yusaku,
Yusei e Judai cercavano un nuovo chitarrista per la loro band. Avevano
già alle spalle un discreto successo quando Ryoken li
incontrò per la prima volta dal vivo, un giorno di aprile
che all'apparenza sembrava uguale a tutti gli altri.
Tutto
ciò che aveva mostrato loro durante il suo assolo era la
metà perfetta che Yusaku stava cercando da tantissimo tempo.
Non glielo aveva detto esplicitamente, ma glielo aveva fatto capire cantando durante le
loro prime prove: Yusaku necessitava di un chitarrista che non mollasse
mai la presa nemmeno dopo aver raggiunto il picco massimo di
esasperazione; necessitava di qualcuno che accompagnasse la
sua voce costantemente, guidandola e supportandola a ogni parola;
necessitava di qualcuno che riuscisse a stare al passo senza mai
battere ciglio e che considerasse la cosa nel modo più
naturale possibile.
(Ryoken non sapeva quanto fosse stata gonfiata la storia che Yusei
– il batterista – e Judai – il bassista
– gli avevano raccontato, ma la leggenda narrava che prima
del suo arrivo innumerevoli chitarristi se ne fossero andati dopo poche
settimane di prove poiché troppo esasperati dai ritmi che
dovevano sostenere. Era come se la voce di Yusaku incutesse loro un
terrore atavico che impediva la buona esecuzione di tutte le canzoni da
lui scritte).
C'era
qualcosa, nel modo in cui Yusaku cantava, che distruggeva le pareti del
cuore con martellate potenti e rimbombanti. Scavava fino in fondo nella
psiche, facendo riemergere dalle viscere dell'animo umano parole
taciute per anni dal mefitico odore della disperazione.
La
voce di Yusaku prendeva a pugni chiunque la ascoltasse. Colpiva dritto
alla bocca dello stomaco, piegando in due l'emotività e
facendola poi a brandelli con una rabbia tale da far paura…
ma Ryoken non aveva paura.
Non
aveva mai avuto paura di Yusaku e del suo passato. Lo aveva accolto a
braccia aperte.
Fu
con l'arrivo di Ryoken che gli Our
New April raggiunsero l'apice del successo:
perché finalmente avevano trovato un equilibrio che
all'inizio pareva solo un miraggio confuso e sfocato;
perché finalmente Yusaku aveva trovato qualcuno a cui
aggrapparsi senza timore di lasciarsi del tutto andare.
3
Yusaku
si era intrufolato nella sua vita allo stesso modo in cui si
intrufolava nel suo letto ogni notte: con irruenza e tanta passione.
Yusaku
era suo
per tutto il tempo: di mattina quando Ryoken si svegliava e lo trovava
ancora addormentato tra le sue braccia, di giorno durante le prove, di
sera durante un concerto e poi di nuovo di notte, quando facevano
l'amore prima che il coperchio del sonno si chiudesse su di loro.
Si
appartenevano a vicenda. E la loro fiducia reciproca raggiunse il
proprio apogeo nel momento in cui Yusaku si espose senza filtri,
facendo emergere dal fango i propri demoni interiori.
Gli
raccontò tutto: dai genitori anaffettivi alla depressione,
dai brutti pensieri che avevano popolato la sua mente tormentandolo di
notte all'insonnia perenne per provare a mandarli via.
Gli
raccontò di come per anni si fosse sentito costantemente
invisibile poiché i suoi genitori fingevano di non avere un
figlio che consideravano un incidente
di percorso, un orribile errore che non potevano
più cancellare.
Gli
raccontò di come la musica e l'incontro con Yusei e Judai lo
avessero salvato, facendolo risorgere dalle ceneri. Di come in ogni
canzone che scriveva cercava sempre di dare una forma a qualcosa che,
per anni, era sempre stato inspiegabile. Di come Yusei fosse diventato
il suo migliore amico e Judai un supporto morale. Di come si fosse
sentito perfido
nei loro confronti quando aveva realizzato che nonostante tutto loro
tre insieme non bastavano, che mancava ancora qualcuno, ma che questo
qualcuno non arrivava mai e allora lui si innervosiva sempre
più con lo scorrere ineluttabile del tempo, divenendo a
tratti ingestibile.
E
poi gli raccontò di come si fosse finalmente sentito in pace
con se stesso quando lo aveva sentito suonare la chitarra e del modo in
cui aveva preso per mano la sua voce e i suoi sentimenti per sostenerli
sempre, senza mai farli cadere.
Ryoken
non ebbe paura neanche quella volta. Provò solo un amore
sconfinato per quel bellissimo ragazzo che giaceva sul letto accanto a
lui.
4
(«Sai, ho
iniziato a cantare per essere ascoltato» gli aveva detto
Yusaku pochi giorni dopo l'inizio della loro relazione. Avevano da poco
finito di fare l'amore e Ryoken si era acceso una sigaretta, con
immenso disappunto da parte del cantante, anche se lui per primo
tendeva a fumare molto quando era nervoso – e, guarda caso,
Ryoken si ritrovava sempre con mezzo pacchetto vuoto di punto in
bianco).
(«Ascoltare una canzone non è come parlare con
qualcuno: nel secondo caso, spesso chi ti sta di fronte finge solo di
essere interessato a ciò che gli stai raccontando,
liquidando il tutto con le solite frasi di circostanza. Magari ti
interrompe con domande inopportune o cambia discorso con una leggerezza
tale da far paura. Quando ascolti una canzone non è
così: non la stoppi di punto in bianco per pensare ad altro,
non la interrompi per chiedere qualcosa di stupido, la ascolti fino
alla fine e provi qualcosa. Provi delle emozioni. E magari quella
canzone può risollevarti la giornata, può
aiutarti ad andare avanti, può salvarti la vita».
Si bloccò, cominciando a stropicciare il lenzuolo nel quale
era avvolto con dita tremanti. «Io non sono un eroe, sono
solo una persona che ha sofferto e che nonostante tutto si regge ancora
in piedi. Se le nostre canzoni hanno il potere di aiutare le
persone… allora sono felice di essere ancora qui e di non
essermi arreso quando credevo di non avere più alcun motivo
per vivere»).
(Ryoken aveva abbandonato la sigaretta nel posacenere dopo qualche
tiro, lasciando che si consumasse nella solitudine più
assoluta. Aveva stretto a sé Yusaku, lasciando che si
sfogasse, e lo aveva abbracciato forte per una notte intera –
la prima di tante).
5
«Qualcosa non va».
Quella
non era una domanda, era una vera e propria constatazione.
Dopo
tre anni di successo inarrestabile, la band si stava nuovamente
esibendo in America con un tour che avrebbe prosciugato ogni energia ma
che, in cambio, avrebbe dato un sacco di soddisfazioni.
Ryoken
era da poco uscito dalla doccia e aveva visto Yusaku intento a fumare
una delle sue sigarette sul balcone della camera d'hotel in cui
avrebbero pernottato prima di partire verso la nuova tappa del tour. E
lui sapeva fin troppo bene che quando Yusaku cedeva al tabacco era
perché si sentiva nervoso e agitato.
«Le tue sigarette fanno schifo» disse Yusaku senza
voltarsi. «Sono davvero pesanti».
«E tu non dovresti fumarle».
«Se è per questo, nemmeno tu».
«Non sono io quello che deve preservare la propria voce per
le performance» ribatté Ryoken che, dopo essersi
vestito, gli si avvicinò, poggiando poi i gomiti sulla
ringhiera.
Yusaku
si voltò nella sua direzione, fulminandolo con lo sguardo.
«Sto parlando in
generale» proferì tagliente, e Ryoken
non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito.
«Se me lo dici mentre fumi una delle mie sigarette, non
riesco a prenderti tanto sul serio» ammise con un sorriso.
Yusaku
alzò gli occhi al cielo. «Sì, lo
so» borbottò, per poi spegnere il mozzicone nel
posacenere. «Comunque… prima di partire per il
tour ho iniziato a scrivere una nuova canzone. Per il momento
è ancora incompleta, ma… non lo so, credo che non
riuscirò mai a concluderla».
«È per questo che c'è qualcosa che non
va?»
«Sì. Perché questa canzone racconta di
te, di noi.
E per la prima volta non so come rendere reale
ciò che provo». Respirò a fondo e
Ryoken lo osservò, perdendosi nel suo sguardo spaventato.
«Ho paura perché per anni non ho fatto altro che
tirare fuori tutta la rabbia e la disperazione che ho provato nel corso
della mia vita, dando loro una forma concreta. Ci sono sempre riuscito
perché il bisogno di esorcizzare
i miei demoni interiori era ciò che mi permetteva di restare
in piedi e continua a farlo ancora oggi. Ma ora con le nostre canzoni
vorrei provare anche a raccontare qualcos'altro oltre al dolore, la
rabbia e la solitudine, solo che…»
Deglutì
a fatica, guardando Ryoken con una consapevolezza dal retrogusto di
rassegnazione. «Io non riesco a scrivere canzoni
d'amore» ammise infine. «Riesco a dare una forma
solo alle cose brutte che ho vissuto, senza rendere giustizia a tutto
ciò che di bello mi è capitato negli ultimi anni.
Da quando ti ho incontrato ho iniziato a provare delle emozioni che
nemmeno conoscevo e… e…»
Ryoken
sapeva quanto Yusaku detestasse essere interrotto mentre parlava, ma
non riuscì a trattenersi e poggiò delicatamente
le labbra sulle sue, lasciando che il sapore del tabacco gli invadesse
la bocca. Portò le mani sui suoi fianchi, stringendoli con
garbo mentre approfondiva pian piano quel bacio sotto lo sguardo vigile
delle stelle di Los Angeles.
«Ti amo anch'io» sussurrò,
prima di baciarlo ancora.
6
(«Non pensarci troppo» gli disse quella notte,
stringendolo a sé dopo aver fatto l'amore. «Quando
arriverà il momento, saprai esattamente come incastrare le
parole tra loro. Io ho giurato di suonare la chitarra per te e per te
soltanto, e sai che qualunque cosa accadrà, sarò
sempre al tuo fianco e ti sosterrò con tutte le mie forze. E
quando racconterai e canterai di noi, già lo so,
tremerà il mondo intero. Io la aspetto. La canzone
più bella del mondo. E non vedo l'ora di farne
parte»).
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