#07.Merpeople-Undersea!AU
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Avrei voluto concludere in bellezza la Raccolta, ma questo tipo di AU
mi ha dato non poco filo da torcere e, proprio come con la Hospital!AU,
credo che il tema Merpeople/Undersea funga solo da sfondo, quindi
non saprei nemmeno come definire questa One Shot, in tutta
onestà.
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Non so nemmeno quantificare tutte le possibili trame che mi sono venute
in mente per sviluppare questo prompt – una meno convincente
dell'altra.
Questa tutto sommato mi
convince e trovo la storia in sé molto dolce e malinconica,
però… non lo so, spero quantomeno che possa piacere del
tutto a voi.
• Prima di lasciarvi lo specchietto, ci tenevo a ringraziarvi per essere arrivati fino a qui.
Non so se leggerete le OS
in ordine oppure partirete da quella che vi ispira di più o
magari siete qui solo per caso/dopo aver cliccato per sbaglio, a ogni
modo ringrazio chiunque dedicherà/ha dedicato parte del suo
tempo per questi scritti.
Vi auguro buona lettura!
• Day 7: Merpeople/Undersea!AU; Merman!Ryoken x Human!Yusaku; POV Yusaku
• Rating: Giallo
• Generi: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Love knows
no bounds
1
Yusaku era
esterrefatto. In un primo momento aveva creduto fermamente di essere
stato vittima di un'allucinazione, ma più i suoi occhi mettevano
a fuoco la creatura che
nuotava sinuosa ed elegante a diversi metri da dove la stava osservando
e più realizzava che non poteva che trattarsi di lui.
«Ryoken…?» domandò con voce spezzata dallo
stupore, senza neanche rendersi conto di aver mosso qualche passo in
avanti, verso la sua più grande paura.
Ryoken
(oh cielo, era proprio lui!)
si bloccò di colpo, voltandosi verso Yusaku, incatenando lo sguardo al suo.
Sgranò
gli occhi e in quell'azzurro cielo che erano le sue iridi Yusaku
riscoprì d'un tratto perché mesi addietro si fosse
innamorato di lui tra un ritrovo e l'altro al club di informatica. Poi
Ryoken, una volta resosi conto di essere troppo esposto,
tentò di nascondersi, ma era ormai inutile, poiché Yusaku
aveva già visto tutto – ed era proprio il motivo che
inizialmente lo aveva lasciato tanto sbigottito: Ryoken quella sera non
stava nuotando nell'acqua cristallina del mare con le proprie gambe.
Ryoken aveva una coda di pesce al posto degli arti inferiori.
(Una meravigliosa miscela di azzurro, bianco e sfumature violacee).
2
«Yusaku…»
Ryoken
sussurrò il suo nome come se si fosse gelato sul posto,
lasciando che le piccole e timide onde del mare conducessero ogni
sillaba verso la riva con garbo e pacatezza.
Yusaku deglutì a fatica, tremando appena. «Che… che significa?»
Non capiva.
Proprio non capiva. Certo, Ryoken era sparito all'improvviso poche
settimane prima che iniziassero le vacanze estive e a scuola circolava
voce che si fosse trasferito all'estero, ma quando frequentava la scuola aveva le gambe, non era certo una creatura con la coda di pesce.
Insomma, Ryoken era un essere umano… o quantomeno Yusaku lo aveva conosciuto come tale.
Non
riusciva a staccargli gli occhi di dosso e Ryoken faceva altrettanto
con lui. Poi un lieve sorriso gli incurvò le labbra e rispose:
«È un po' lunga da raccontare, ma se vuoi possiamo
parlarne. Vuoi che venga io da te, oppure… vieni tu da me?»
A quella
domanda Yusaku sussultò, rendendosi finalmente conto del
pericolo nel quale stava per essere inghiottito: i suoi piedi nudi
tastavano la rena bagnata, quella baciata dalle onde del mare. Non si
era inabissato, ma il solo fatto di avvertire l'acqua salata sulla
propria pelle lo portò a indietreggiare spaventato.
Il suo
cuore iniziò a battere impazzito nella cassa toracica e il suo
intero corpo fu scosso da tremiti spietati e malefici. Quella reazione
non passò inosservata a Ryoken, che comprese bene la situazione.
«Vengo io da te, allora».
3
Ryoken si sedette al suo fianco con estrema naturalezza. Le gambe avevano sostituito la coda di pesce e
(per fortuna!)
le cosce
erano fasciate da un costume da bagno, proprio come quelle di Yusaku,
che prima di accorgersi della presenza di Ryoken in acqua si era
spogliato, restando in costume, e aveva riposto con cura tutti gli
indumenti nello zaino.
Era una bella serata. Alquanto particolare, certo, ma pur sempre piacevole. Il mare era calmo e la luna e le stelle inargentavano il cielo in un muto splendore.
E Yusaku
– lo imbarazzava un po' ammetterlo – durante la prima
metà dell'anno scolastico aveva immaginato diverse volte di
godersi un panorama del genere insieme a Ryoken. Ora quel momento
pareva essere arrivato… sempre in tutta la sua meravigliosa
stranezza.
4
«Volevi provare a nuotare?» gli domandò Ryoken, guardandolo.
Yusaku si
portò le ginocchia al petto, poggiandovi poi il mento, quasi
volesse proteggersi da una minaccia che, dopo essere evasa dalla sua
testa, si era tuffata in mare, inabissandosi sempre più.
«Diciamo di sì» rispose, osservando l'immensa
distesa d'acqua che inghiottiva l'orizzonte. «Ogni estate
è sempre la stessa storia: arrivo qui e provo quantomeno a
bagnarmi fino ai polpacci, senza però avere successo. E finisce
che rimango a riva a osservare il mare… e basta».
«Hai paura dell'acqua?»
Yusaku
sospirò. «Sì. Quando avevo otto anni ho accettato
una “sfida di coraggio” per essere accettato da un gruppo
di ragazzini un po' più grandi di me. Dovevo nuotare fino a un
punto in cui non avrei più toccato e… e ho rischiato di
annegare se il bagnino non mi avesse soccorso in tempo».
«Mi dispiace…» sussurrò Ryoken, portando
anch'egli le ginocchia al petto. «Adesso capisco come mai a
scuola fossi tanto schivo con chiunque…»
«Ma non con te».
Ryoken inarcò un sopracciglio. «Mi rispondevi sempre a monosillabi».
«Beh, con gli altri non parlavo proprio».
A quella risposta risero entrambi, lasciandosi un po' andare.
«Comunque…» proseguì Yusaku, voltandosi verso
di lui – e cercando di non fissargli troppo le gambe:
«Come… come è possibile che tu…? Insomma,
che tu abbia una coda di pesce–»
«“Coda di pesce”!» lo interruppe Ryoken, ridacchiando. «Semplice: sono un tritone».
«Ma–»
«Non esistono, vero? Eppure io esisto, sono reale».
«Sì, lo so. Cioè, sei qui e ti sto parlando…
non credo di essere impazzito tutto d'un tratto. E poi a scuola anche
gli altri ti vedevano e ti parlavano, quindi…»
Yusaku si
sentiva sempre più intontito. «Sto dicendo cose senza
senso» borbottò, stendendo le gambe e portandosi una mano
tra i capelli.
«Se possono aiutarti a fare chiarezza no, non sono cose senza
senso» lo rassicurò Ryoken. «Sai che non sono
l'unico tritone a scuola?»
«Non eri»
lo corresse Yusaku, che non aveva nemmeno la forza di meravigliarsi per
quella nuova notizia appresa. Questo perché Ryoken gli era
mancato così tanto che anche in quel momento, nonostante fosse
lì vicino a lui, continuava comunque a mancargli. «Sei
sparito prima che iniziassero le vacanze estive e ormai avevo dato per
assodato che ti fossi trasferito all'estero. Erano solo voci di
corridoio, ma erano l'unica cosa concreta
a cui potevo aggrapparmi… perché tu te ne sei andato di
punto in bianco e okay, è vero, non avevamo chissà quale
rapporto, insomma, ci incontravamo solo qualche pomeriggio a settimana
al club di informatica, ma…»
(Tu mi piacevi. Mi piacevi tanto, anche se ti parlavo poco. E mi piaci tuttora).
Lasciò il discorso in sospeso, perdendosi in un altro sospiro.
«Allora quando vuoi parli»
constatò Ryoken, meravigliato. «Dovresti farlo più
spesso, è piacevole ascoltarti. Anche se quello che hai detto
non è una bella verità e non lo nego, perché
è andata proprio così: sono sparito e avevo tutta
l'intenzione di non tornare più sulla terraferma».
«Perché?»
«Per lo stesso motivo che ha spinto te a non avvicinarti più all'acqua: per paura».
Yusaku
sussultò. «Davvero la terraferma è più
spaventosa dell'acqua?» chiese con un filo di voce, abbassando lo
sguardo.
«Dipende dai punti di vista. Tu sei un essere umano che ha sempre
vissuto sulla terraferma e che a causa di un brutto incidente ha
iniziato a temere l'acqua. Io sono un tritone che ha deciso di provare
a vivere come un essere umano – è una cosa che succede
spesso tra i miei coetanei ed equivale alla vostra “età
della ribellione” – e che dopo pochi mesi si è
arreso a causa della caoticità della città, dello smog e
dei continui rumori. Anche se per motivi diversi, abbiamo entrambi
rischiato di soffocare».
Ryoken
abbozzò un sorriso, poggiando una mano sulla sua. «Le
nostre paure non sono poi tanto diverse, non trovi?»
«Sì, è vero» rispose Yusaku, mentre osservava
le dita delle loro mani intrecciarsi. «Abbiamo entrambi paura di
qualcosa che ancora non conosciamo appieno».
«Già». Ryoken gli strinse un po' più forte la
mano, guardando dritto davanti a sé
(e il mare notturno ricambiava lo sguardo con aura silente e misteriosa).
«Molti miei amici hanno abbandonato l'oceano per vivere come dei
comuni esseri umani. Diversi di loro ce l'hanno fatta, altri invece
sono tornati a casa dopo poco tempo… proprio come ho fatto io.
Anche se ho sentito la tua mancanza ogni giorno e… credo di
essermene andato anche per questo, perché non sapevo come
affrontare ciò che provavo per te. E che provo tuttora».
Yusaku sgranò gli occhi e sussultò. «Tu…?»
«Sì, ho avuto paura anche di questo. Perché avrei
dovuto dirti la verità, rivelarti la mia vera natura. Avrei
dovuto dirti che non sono umano e che–»
«Tu sei
umano» lo interruppe Yusaku con voce che a tratti pareva roca e
indurita da una malinconia atavica. «Sei sempre stato gentile e
paziente con me, mi salutavi sempre la mattina prima delle lezioni,
aprivi sempre tu la porta dell'aula di informatica per lasciarmi poi
passare, una volta hai preso a spallate il distributore automatico
perché la bibita che avevo scelto era rimasta incastrata e
poi… e poi mi sorridevi sempre, ogni giorno, in ogni occasione.
Quindi, per quanto mi riguarda, tu sei
umano. E poi l'hai detto tu stesso: alcuni tuoi amici sono riusciti a
integrarsi nella società umana e vivono come ta–»
Si bloccò di colpo, poiché Ryoken lo stava guardando in maniera decisamente particolare.
«Che c'è?» domandò confuso, trattenendo il
respiro nel momento in cui Ryoken gli si avvicinò, per poi
poggiare le labbra sulle sue, unendole in un delicato bacio a fior di
labbra – e senza sciogliere la stretta delle loro mani.
«Ti ascolterei per ore, Yusaku. E ti ringrazio per ciò che
hai detto. Dovresti davvero parlare di più e aprirti al mondo,
proprio come dovrei fare io…»
«Possiamo sempre farlo insieme…» sussurrò
Yusaku, cercando le sue labbra per assaporare nuovamente quel
meraviglioso contatto.
Ryoken sorrise. «Sì, possiamo farlo insieme».
5
Quella notte
nessuno dei due superò le proprie paure. Yusaku non si
tuffò in mare e Ryoken non tornò al suo appartamento per
ricominciare a vivere come un essere umano.
Si erano
però fatti una promessa: che si sarebbero rivisti la notte
successiva. E quella dopo ancora, fino alla fine dell'estate. E una
volta arrivato l'autunno, sarebbero ancora rimasti insieme.
In un modo o nell'altro, ne erano certi, avrebbero affrontato ogni cosa, ogni paura e ogni ostacolo.
(Perché l'amore non conosce limiti).
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