Prompt:
size difference.
Numero
di parole: 832.
Dedicato
a te che un
giorno mi hai strappata dal letto.
#26
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Size difference ~
Ivan
è sempre stato un po'
manesco.
Non
violento, perché del
male fisico, più o meno inavvertitamente, non ne farebbe mai
ad
alcuno. Non sarebbe capace.
Il
problema è che, quando
pesi centoventi chili di muscoli e sei tanto più grosso
degli altri
– del tuo ragazzo, per esempio – sapersi regolare
è
incredibilmente difficile. Non ha mai spaccato una bottiglia per
usarne i cocci durante una rissa o roba del genere, ma durante le
sere al pub, mentre rideva con una birra in mano, ha frantumato
più
boccali e bottiglie di quanto gli piaccia ricordare. Ma mica lo ha
fatto mai apposta: il problema è che per risparmiare fanno
questi
vetri così sottili che si rompono solo a guardarli. Non
è mica
colpa sua.
Ma
se dovesse fermarsi a
badare a ogni singolo rischio provocato dalla sua forza, non farebbe
mai niente. Perciò, quando Ivan entra in camera e trova Max
a letto,
immobile nella stessa posizione da ore, con lo sguardo fisso nel
vuoto e rannicchiato il più lontano possibile dalla luce,
agisce
secondo quello che ormai è diventato il suo criterio
d'azione: ai
danni collaterali ci penserà poi. Nel frattempo bisogna fare
qualcosa.
Ivan
spalanca le tende, apre
le persiane per far entrare un po' di luce, Max si tira le coperte
sulla testa e mormora: «Lasciami stare. Oggi non riesco ad
alzarmi.
Ci ho già provato...»
«Invece bisogna alzarsi
tutti i giorni» ribadisce Ivan, che non è molto
portato per le
massime sapienziali, ma almeno questa cosa la sa: non si sprecano i
giorni.
Max
non risponde e non
reagisce, sempre che ci sia ancora Max sotto quel cumulo di coperte.
Allora Ivan senza troppe cerimonie afferra le coperte e tira molto
forte. A dire il vero voleva solo scoprirgli la testa, ma un istante
dopo si ritrova con in mano tutta la biancheria del letto e Max
rimane imbronciato e cupo sul materasso, col pigiama troppo corto che
gli lascia scoperte le caviglie magre. «Ivan!»
«Scusa»
risponde Ivan
senza il minimo dispiacere. «Comunque a questo punto puoi
anche
alzarti. Tanto ormai sei scoperto, no?»
Max
nasconde la faccia sotto
il cuscino per non guardarlo, forse perché gli secca d'aver
gli
occhi rossi e gonfi. «Lasciami perdere.»
Il
suo modo d'obbedire agli
ordini è strappargli dalla faccia il cuscino con la
delicatezza di
un piccolo uragano. Lo tira su dal letto come se sollevasse una
bambola, gli sfila quell'orrendo pigiama da ospedale e ignorando le
sue proteste e i suoi fragili scatti inconsulti lo trascina in bagno,
apre l'acqua e lo scaraventa nella doccia.
Max
ha ancora sufficiente
orgoglio da lavarsi da solo. Nel frattempo Ivan dà fondo a
tutte le
sue scarne doti di casalingo: butta in lavatrice l'orrendo pigiama,
sbarbica quel che resta delle lenzuola e mette a lavare pure quelle.
Ci mette pure l'ammorbidente. Razzola un po' nell'armadio e tira
fuori un brutto pullover sformato ma pulito e dei pantaloni che ai
tempi di suo nonno erano già fuori moda e lo costringe a
indossarli
dopo la doccia. Max stringe le labbra in segno di disappunto.
«Sei
contento adesso?»
«Quasi.
Prima facciamo
merenda.»
Max
borbotta invano qualcosa
riguardo al fatto che la merenda non l'ha fatta mai nemmeno da
bambino. Ivan fruga in dispensa e tira fuori biscotti e bustine da
tè
e per un po' rimangono seduti a tavola in silenzio a sorbire
tè e
sgranocchiare biscotti. Max non lo guarda neppure.
«Ora
posso tornare a
letto?»
«Stasera»
concede
magnanimamente Ivan. «Ora usciamo.»
«Ivan..»
Ivan
gli infila il cappotto
a viva forza, come si vestono i bambolotti, e lo trascina fuori.
Sta
nevicando. A Hoenn non
nevica spesso e quando succede c'è da approfittarne. In
alto, sui
pendii che circondano il vulcano, la neve si accumula in pesanti
cumuli e piega i rami degli alberi.
Arrancano
in silenzio nella
neve. Max borbotta e si lamenta eppure nemmeno una volta propone di
tornare indietro.
Alla
fine succede
l'irreparabile. Seguendolo su un pendio innevato, Max pone un piede
su un cumulo di neve più alto di lui e sprofonda fino al
petto. Ivan
se ne accorge quando sente il suo mezzo grido soffocato. Quando si
volta intravede a malapena i suoi capelli rossi in mezzo alla neve.
«Maxie!»
grida
affacciandosi sulla voragine. «Tutto bene?»
Immerso
nella neve fino alla
gola, Max ha l'aria attonita e bagnata eppure non troppo contrariata.
Lo fissa senza parole come a chiedergli come sia potuto accadere, e
la sua faccia è tanto buffa che Ivan scoppia a ridere.
Max
inizia a ridere a sua
volta. È un suono talmente inatteso che Ivan ne rimane
incantato.
«Ti
stai divertendo?» gli
sfugge. Non voleva interrompere questa strana meraviglia che
s'è
creata, ma la risposta è troppo importante per lui per
potersi
permettere di non chiedere.
«Un
po'» mormora Max in
una grande concessione. «Tutto sommato è meglio
che stare a letto.»
E
poiché questo è il
massimo riconoscimento che Ivan riceverà mai da lui, si
ritiene
soddisfatto come se gli avesse detto grazie.
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