Prima serata
(Severus
x Argus)
#1 AU
(Cenerentola!AU)
“Su in cucina, giù in cantina, Gazza!”
Questo era il suono, stridulo e imperioso, che scandiva le
giornate del, ormai non più troppo giovane, Argus. Si
trascinava con le storte
gambe stanche per scalini e scaloni e scalette a pioli
dell’immenso maniero di
famiglia, puliva pavimenti e lustrava argenterie, senza una parola
gentile, un
moto d’affetto da parte della matrigna e i fratellastri, o
anche solo una
compagnia diversa dagli scarafaggi che infestavano l’ultimo
piano. Avrebbe
voluto poter dire che le sue disgrazie erano iniziate con la morte
dell’amata
madre e il secondo matrimonio del padre, la verità
è che erano nate il giorno
in cui era stato chiaro che per lui non ci fosse alcuna lettera per
Hogwarts ad
attenderlo e i suoi stessi genitori lo avevano relegato nelle sue
stanze per
paura di uno scandalo – un Magonò, che orrore!
La matrigna e i fratellastri, che nemmeno sapevano fosse uno
di famiglia, erano stati solo l’ennesimo colpo di una lunga
serie di sfortunati
eventi, capitato quando ormai le speranze di una vita migliore le aveva
perse da
un pezzo. Ma poi…
Ma poi, a cinquant’anni ormai suonati, era arrivato Albus
Silente con la sua barba lunga e gli occhiali a mezzaluna e quel
sorriso
machiavellico nascosto sotto i baffi. Un lavoro, prometteva, con vitto
e
alloggio, un salario e dignità. “Niente
più vita da sguattero, Argus
caro,” aveva detto, e in un colpo di bacchetta lo aveva
catapultato a Hogwarts,
il sogno più nascosto del cuore incartapecorito e polveroso
del buon Gazza.
La nuova realtà si era mostrata non molto diversa da quella
precedente, a essere onesti – chiedere a un Magonò
di tenere sotto controllo un
castello magico immenso, pullulato da viscidi esserini magici era una
gran
bella presa per i fondelli, a suo parere –, ma, di nuovo,
c’era un grande però.
Perché, dopo anni di solitudine tra dannate scale che
amavano cambiare e stupidi ragazzini che si rincorrevano sporcando i
pavimenti
che aveva pulito con tanta pazienza e olio di gomito, era apparso lui,
Severus
Piton, tunica e capelli neri, e gli aveva rivolto una parola cortese,
mostrandogli solidarietà dopo l’ennesimo tiro
mancino di quei disgraziati dei
gemelli Weasley.
Forse un lieto fine c’era anche per un vecchio
Magonò
scorbutico e grinzoso come Argus Gazza.
*
#2
Hurt/Comfort
“La mia bambina…”
Silenzio.
“La mia amatissima bambina!”
Ancora silenzio.
Argus alzò il tono di voce di qualche altra ottava, gemendo
e tirando su con il naso, la scopa che picchiava ripetutamente contro i
muri
dell’aula mentre spazzava con più veemenza del
necessario.
“Pietrificata, quasi morta!”
Il grattare annoiato di una piuma sulla pergamena giunse in
risposta ai suoi piagnistei. Ma Argus non si arrese.
“Morta, la volevano morta!”
Ancora niente. Argus
si azzardò a lanciare un’occhiata di traverso alla
cattedra dall’altra parte
dell’aula, il professor Piton che non solo non lo degnava
della ben che minima
attenzione, ma teneva il lungo naso sepolto tra i compiti da
correggere.
Il custode afferrò il panno per le polveri e, singhiozzando
e borbottando tra sé e sé, si avviò
verso la grande vetrata alle spalle del
professore.
“Tutta colpa di quel Potter,” sputò con
amarezza, “e Silente
non vuole nemmeno punirlo. Ah, so io cosa gli farei! Lo incatenerei al
soffitto
e…”
Le labbra di Gazza si piegarono in un ghigno sinistro,
mentre passando accanto al professor Piton scorse il compito che aveva
appena
finito di valutare.
Harry Potter. Nemmeno classificabile: interrogazione su
tutto il programma dei due anni per provare a recuperare.
*
#3
Established
relationship
“Argus, mio caro, apprezzo il gesto che vuoi compiere,
ma…
mi stai chiedendo molto,” rispose garbato Silente, poggiando
con fare pensoso
il mento sulle mani congiunte.
“Lo so, signor Preside, ma si tratta di
un’occasione
importante e una volta sola, non le chiedo altro,”
replicò deciso il custode,
racimolando tutto il coraggio di cui disponeva per contrattare con
Albus
Silente.
“Io posso anche acconsentire, Argus, ma cosa ne diranno gli
altri?”
“Non è necessario che sappian… Non
devono sapere!” esclamò
in preda al panico il vecchio custode, stringendo i pugni fino a
sbiancarsi le
nocche.
“Ma mio caro, non posso sottrarre punti a una Casa e mandare
alcuni loro studenti in punizione senza alcun motivo!”
Gazza, in un ultimo, supremo, atto di coraggio – a
Grifondoro lo avrebbe Smistato il Cappello Parlante, se solo avesse
posseduto
la magia, ne era certo – sollevò scettico un
sopracciglio, arricciando la bocca
grinzosa in un ghigno che trasudava sarcasmo: “Non faccia il
modesto, Silente,
mi pare sia la sua specialità. Però, magari,
questa volta non ai Serpeverde.”
“D’accordo, d’accordo, vedrò
che si può fare: mi dicono che
Finnigan ha fatto saltare in aria mezzo dormitorio di Grifondoro con la
complicità di Thomas. Avevo detto a Minerva di occuparsene
lei, ma vedrò di
fare un’eccezione per questa volta…
Vediamo… punizione a discrezione tua e del
professor Piton, eh? E che giorno hai detto vorresti?”
“Il quindici maggio, signore.”
“Consideralo fatto, Argus.”
Meno 300 punti, far pulire senza magia i gabinetti dei
sotterranei a due Grifondoro, e poi spedirli per la Foresta Proibita
con
Hagrid. Era il tipo di anniversario di matrimonio perfetto che Argus
aveva in
mente per il suo anatroccolino.
*
#4
Songfic
(“Come
mai”, Max
Pezzali)
Severus non sapeva come fosse stato possibile, a volte
nella
notte lo (e si) malediceva.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per fare questo a me?
Era una quotidiana guerra contro la razionalità capire
perché, invece di andare diretto in Sala Grande, dalla sua
aula facesse quel
giro immenso che lo portava davanti allo sgabuzzino del custode. Puro
caso, si
diceva, eppure…
Si sentiva un bambino, uno stupido mocciosetto, ecco cosa.
Era come trovarsi dentro un film – no, non uno di quei
melensi e sciocchi filmetti
d’amore da quattro soldi, ma un film dell’orrore,
sicuro.
Non importava, non gli avrebbe detto nulla: inutile
parlarne, non avrebbe capito mai.
E gli altri, poi, se solo avessero saputo, nemmeno lo
avrebbero riconosciuto.
Era destinato a tenere per sé quel… qualsiasi
cosa fosse che
lo portava a vagare per i corridoi durante le ronde, a cercarlo con la
coda
dell’occhio, a trovare scuse stupide per parlargli.
E nel mentre si ripeteva sempre la stessa, identica domanda
al gusto di imprecazione.
Dimmi come mai, ma chi sarai, per fare questo a me?
(Notti intere ad aspettarti, ad aspettare te!)
Note
alla storia: ehm
ehm, salve! Se siete giunti fin qui, tanti complimenti e tante
condoglianze,
immagino, ma sappiate che vi voglio bene – tantissimo. In
tempi non sospetti, mesi
fa, io e LadyPalma abbiamo organizzato una serata drabble tra di noi:
quattro
turni da quindici minuti in cui scrivere una storia breve
(ché si è ben capito
come le drabble non ci siano uscite) seguendo un prompt proposto a
turno da una
delle due (per salvarci quel poco di faccia che ci rimane, non diremo
chi ha
proposto cosa). In nome del coraggio di Grifondoro, alla fine si
è optato pure
per postare e condividere il trash. Si ringrazia VigilanzaCostante per aver suggerito il titolo (che si rifà all'espressione idiomatica inglese "beat around the bush", cioè discutere attorno a un argomento senza venire al punto).
E niente, spero vi abbia almeno
divertito un pochino, quasi quanto mi son divertita io nello scriverle.
Un abbraccio!
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