Mia ragione {la stessa faccia, l’identica scena}

di Feel Good Inc
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Mia ragione ~

{ la stessa faccia, l’identica scena }

 

 

 

 

 

tu mi rivolgi una voce di schiena

chiedi un futuro che valga la pena

ma posso darti solo questo istante

e il passo del mio cuore dilettante

 

 

Rose è seduta sul letto, i capelli biondi che le sfiorano la curva del collo scendendo sulla schiena nuda. Gli dà le spalle. Gli dà sempre le spalle, dopo che hanno fatto l’amore.

Il Dottore lo sa, che pensa a lui. A quell’altro sé che ha dovuto andarsene, continuare per la sua strada, senza di lei. Sa anche che ci ha pensato ogni volta, sempre, ogni singolo attimo che hanno passato insieme fin da quel primo bacio sulla spiaggia. Sa che pensa a lui e che si chiede come sarà senza di lui – come sarà con me – per tutto il tempo che è rimasto loro.

Non sa mai cosa dirle e non può mai dirle niente.

L’unica cosa che può fare è far scivolare le braccia attorno a lei e stringerla piano a sé, finché la sua guancia gli sfiora il petto, lì dove adesso batte un solo cuore.

In qualche modo, quel battito la tranquillizza. Forse si ricorda che almeno questo è tutto per lei.

 

 

è come evaporare, non sentire niente

risalire il tempo contro la corrente

ed incontrarmi il giorno in cui mi sono perso

per diventare l’ombra di me stesso

 

 

La Guerra del Tempo è finita, Gallifrey è perduta, e il Dottore è stanco.

Cammina sulla Terra perché è l’unico posto che gli è rimasto, l’unica tomba su cui andare a piangere quelli che ha perso. E sono tanti, troppi. Non può farcela a perdere qualcun altro. Se l’è promesso: non lo farà. Se il suo destino è di continuare a viaggiare fino alla fine del ciclo rigenerativo – e non manca poi molto, in fondo: solo tre facce verranno dopo questa – allora lo farà da solo, come è giusto che sia.

Cammina sulla Terra e arriva a Londra, senza un motivo, guidato solo dai suoi passi appesantiti.

Entra in una pasticceria, perché gli manca il sapore dei dolcetti alla banana. Si guarda intorno come è abituato a fare – le abitudini, quelle sì, sono dure a morire – e scopre che non c’è nessuno. Strano. Eppure i terrestri fanno dei dolcetti alla banana buonissimi.

E poi da una porta azzurra dietro il banco, di un azzurro intenso, viene fuori una donna bionda con un buffo grembiule, a righe arcobaleno.

«Oh, eccoti qua. Cominciavo a temere di aver sbagliato i calcoli. Ultimamente mi succede; è frustrante, sai.»

Il Dottore la guarda, vagamente incuriosito. «Ci conosciamo?»

«Come? No… certo che no. Ignorami, ho tante cose per la testa – sul serio, non ne hai idea. Coraggio, scegli pure.»

Il Dottore ha un sesto senso per le persone “particolari”, un’intuizione che va molto al di là delle parole strane che la gente può usare. Gli viene in mente il cacciavite sonico, sperduto da qualche parte di una tasca interna, ma qualcosa lo blocca. È davvero stanco. E poi la donna ha un sorriso incoraggiante, e “particolare” non deve essere per forza una minaccia, giusto?

Abbassa lo sguardo sulle paste esposte e trova i suoi dolcetti alla banana proprio lì, in prima fila. Sono quelli con le palline sopra – i suoi preferiti. “Curioso, sempre più curioso”.

Sbircia di nuovo in su, e si accorge che la donna esamina con un sorrisetto la giacca di pelle che ha rimediato qualche secolo fa dal guardaroba del TARDIS.

«Sei una specie di poliziotto?» gli chiede a bruciapelo.

Il Dottore la fissa, pensando di sfuggita alla cabina blu. «Non direi.»

«Ah, peccato. È solo che» si pianta una mano nel fianco, chinandosi verso di lui in un atteggiamento confidenziale, «una mia amica lavora nel negozio di abbigliamento dietro l’angolo, e ho un po’ paura per lei, sai. Stanno succedendo cose molto strane, in questa zona. Mi sentirei molto più tranquilla» continua, sempre guardandolo fisso, «se una persona fidata tenesse d’occhio il posto… peccato che tu non sia un poliziotto, e che abbia tutta l’aria di essere solo di passaggio.»

Il Dottore ricambia l’occhiata apertamente, un’eco sempre più intensa di curiosità che si fa strada nella sua stanchezza. «Prendo nove di questi» si limita a replicare, indicando i dolcetti alla banana.

«Ottima scelta.» La donna afferra un sacchetto di carta, una pinza e pesca nove, dieci, undici, dodici, tredici dolcetti. «Tranquillo, offre la casa. Abbiamo appena aperto e dobbiamo farci pubblicità.»

«Grazie. Quindi le devo…?»

«Assolutamente niente.» La donna accartoccia la bocca del sacchetto e glielo porge insieme al suo bel sorriso. «Se ti capita, fatti un giro al negozio di abbigliamento, va bene? La mia amica è molto carina.»

Confuso, il Dottore torna sui suoi passi. È stato colto un po’ troppo alla sprovvista per reagire diversamente. Guarda il sacchetto azzurro che tiene tra le mani, poi la porta della pasticceria che si chiude dietro di lui, e la donna bionda sorridente che gli fa ciao con la mano dall’altra parte della vetrina; poi guarda più lontano, verso l’angolo della strada.

Gli toccherà tenere d’occhio questo posto, si dice mentre assaggia il primo dolcetto alla banana – davvero buonissimo – il negozio di abbigliamento e la pasticceria.

Non sa ancora che da stasera nella sua vita ci sarà Rose, e che tutto ciò che è appena successo uscirà completamente dai suoi pensieri.

 

 

per poi tornare indietro ad una faccia nuova

avere tutto da imparare ancora

e poi sederti accanto e sussurrarti appena

come il racconto di una vita intera

 

 

Quando lei è di nuovo tranquilla, il Dottore l’attira dolcemente a sé e le prende il viso tra le mani. Qualche volta la bacia, qualche altra volta rimane semplicemente così, a respirarle sulle labbra.

«Ti amo, Rose Tyler.»

Glielo ripete sempre, sempre e ancora sempre, per tutte le volte in cui non ha potuto farlo lui.

Rose lo abbraccia, ed è passata un’altra notte.

Hanno ancora tutto il tempo del mondo.

 

 

mio grido, mia quiete, mio torto, mia ragione

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Questa storia è super affettuosamente dedicata alla mia amica Cori

La canzone Mia ragione da cui sono tratti titolo e versi è di Massimo Ranieri, e per quanto mi riguarda è stata scritta apposta per il Dottore e Rose. Ho immaginato Thirteen tornare al 2005 ad avvisare Nine di tenere d’occhio il negozio dove lavorava Rose – forse soprattutto perché amavo l’idea di “far tornare all’inizio” Thirteen: la sua è una rigenerazione speciale, per tanti motivi, e quindi doveva essere lei. È anche la prima volta che scrivo della metacrisi umana di Ten, e spero di aver reso giustizia al fatto che il suo lieto fine con Rose sia un vero e proprio chiaroscuro.

Aya ~





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