Scritte allo specchio

di Gaia Bessie
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A Nirvana: perché, qualche volta, ci può essere affinità anche tra Serpeverde e Grifondoro.

Scritte allo specchio
 
[Dall’altro lato dello specchio]
 
 
Gale si conosce a memoria.
La forma del naso, la curva dello zigomo e la lunghezza delle ciglia – s’è imparato a memoria con i polpastrelli e, i suoi lineamenti, giacciono lì tra l’epidermide e l’anima che vi giace silenziosamente sotto.
Qualche volta, si domanda come sarebbe un mondo in cui si può osservare in qualcosa di diverso dal riflesso nell’iride di qualcun altro, come sarebbe conoscersi visivamente e non per uso dell’intuito.
Sono sogni strani – non ti serve vederti per conoscere te stesso, gli dicono i suoi genitori, non ti serve vederti e basta: serve che ti veda lei.
Nello specchio, un’ombra.
Gli dicono che si farà vedere quando sarà pronta – a rinunciare ai propri sogni per essere il suo riflesso e, se riuscirà a farla uscire dallo specchio, allora s’apparterranno: non succede mai, ha confessato suo padre (uno dei fortunati), ma a volte sì.
La predestinazione conta solamente se riesci a convincerla che, ai fine dei giochi, l’amore è la sua unica occasione per uscire di lì.
Lui passa le giornate a tendere agguati alla cornice dorata, graffia il vetro con le unghie e si domanda se non possa arrampicarvisi sopra per caderci dentro – ma l’ombra non si palesa mai, se non con un luccichio di occhi azzurrissimi che tradiscono sorpresa.
Qualche volta vorrebbe parlarle – ma, quando fa per dirle ciao, le parole gli muoiono in gola e non sa nemmeno il perché.
Finisce il giorno in cui scopre che, le parole, non deve per forza dirle: torna a casa con una scatola di pennarelli colorati – suo padre alza un sopracciglio ma non dice niente.
 
Ciao.
 
Lo scrive con un pennarello celeste chiaro e, quando lo specchio risucchia la parola come potesse nutrirsene, non sti stupisce – sa come funziona: la loro è una promessa, un patto segreto e un filo che li tiene legati, controvoglia, senza che possano far niente per impedirselo. Le appartengono le sue parole, i gesti, gli sguardi che Gale dedica allo specchio, le appartengono quei fiumi d’inchiostro che Gale spreca, giorno dopo giorno, sempre sulla stessa parola (una volta azzurra, una volta rosa, rossa, gialla, verde e viola).
 
Come ti chiami?
 
Un giorno lo specchio s’appanna come se qualcuno vi avesse respirato sopra – parole vi compaiono, tracciate da mani invisibili.
 
Prim.
 
Gale non s’arrende, continua a cercare di cavarle le parole dalla bocca e il viso dall’oscurità – vuole vederla come si vede sotto le dita e sentirla parlare: odia doverla immaginare. Perché la sua mente gli restituisce visuale annacquata e niente di più.
 
Parlami.
 
Scopre così che non lo può fare – che, nello specchio, i suoni si perdono come onda d’urto e feriscono, ma non si sentono mai.
 
Non ci è permesso parlare.
Non gli basta.
 
Fatti vedere, almeno.
 
Lei compare, un flash biancovestito nella cornice dorata – indossa una camicia da notte, è tutta occhi (azzurrissimi) e una nuvola di capelli biondi che le si intreccia dietro la testa.
Prim.
Da quel giorno, Gale inizia a sognarla – sogni confusi, coloratissimi (in biondo e azzurro) e insensati.
Lei non diventa più loquace.
A lui tremano i nervi in un logorio perenne.
 
Dimmi qualcosa.
 
Ma lei non parla mai – apre la bocca e non ne escono suoni e, allora, Prim tocca la lastra di vetro come se potesse essere in grado di attraversarla.
Qualche volta, Gale mette la sua mano sopra quella di lei e attende – non succede mai niente.
 
Vieni?
 
Prim sorride, dolcemente, e a lui basta così.
Diventa un’abitudine: passo dopo passo si avvicinano e, quando le sfiora la mano attraverso il vetro, gli sembra quasi di sentirne il calore.
Ma Prim si scolora come le scritte sullo specchio e, giorno dopo giorno, diviene sempre più pallida e stanca.
Finché, un giorno, si siede sul pavimento del riflesso e chiude gli occhi.
 
Non andartene, resta da me.
 
Prim chiude gli occhi – il giorno dopo lo specchio va in frantumi e Gale non sa il perché.


 
Inizio con le mie pugnalate alle spalle, dette anche i "regali di Natale": quando ho cominciato a pianificarli, tutto mi aspettavo meno che tornare in questo Fandom.
E invece.
Ringrazio Nirvana che, oltre a non vietarmi di fare regali, mi ha anche involontariamente suggerito il prompt della Soulmate!AU in un giochino Facebook (in pratica: attenti a ciò che mi dite, si ritorce contro di voi).
E niente, spero che questo ritorno sia l'anticamera di progetti più corposi.
Un bacio,
Gaia




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