Where are the demons?

di Maryfiore
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I cadetti dormivano ognuno nel proprio giaciglio. Connie con una gamba fuori dal letto, Jean con la bocca aperta che ronfava, Marco con le braccia sotto al cuscino, Eren che borbottava e scalciava in un sonno agitato, Armin con le coperte tirate fin sopra la testa...

E poi Bertholdt. In una delle sue solite posizioni improbabili che gli altri si sarebbero divertiti a interpretare il giorno dopo.

- Stamattina gambe in fuori: pioggia battente. -

- Ti sbagli Jean. Gambe in fuori e braccio destro piegato è uguale a pioggia battente.-

- Vi sbagliate tutti e due. Gambe in fuori e braccio piegato è uguale a temporale, ma solo se a pancia in giù. Ora è a pancia in su, quindi sarà una giornata soleggiata. -

Realizzò che si sentiva più a casa nel dormitorio di quella caserma che nel letto di casa sua a Marley. Eppure non aveva alcun diritto di pensarlo. Non aveva alcun diritto di essere lì, a mangiare, dormire e scherzare con loro.

Finiscila, si impose.

I tuoi unici compagni sono Bertholdt e Annie. Questa non è casa tua, sei in territorio nemico. Non dimenticare tua madre, non dimenticare Marcel, non dimenticare il motivo per cui sei qui...

Non avrebbe mai potuto dimenticare. Ma neppure avrebbe mai potuto dimenticare l'odio e il dolore negli occhi di Eren quando aveva parlato di Shingashina e della sua di madre, uccisa davanti ai suoi occhi da bambino.

Per un istante fugace, Eren lo aveva fatto sentire un mostro.

Ma non aveva alcun senso, giusto?

Dovevano essere loro i mostri, i demoni di Paradis.

Il russare di Jean si era intensificato, facendogli guadagnare un mugolio infastidito e un cuscino in faccia da Connie che dormiva nel posto accanto al suo.
Reiner li guardò, osservando il modo in cui le loro faccie si accigliavano in simultanea, come se stessero litigando anche nel mondo dei sogni.

Demoni? Quali demoni? Dove? Non riusciva a vederli...

Si rigirò inquieto nel letto con la testa verso il muro, in modo da non dover più guardare nessuno di loro.

Vedeva rosso dietro le palpebre e la vista improvvisa di quel colore gli fece voltare lo stomaco.
Non sarebbe riuscito a prendere sonno quella notte.

- Dimmi... dove sono? - sussurrò con le labbra contro il palmo della mano.

- Dove sono i demoni, Bertholdt? -





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