Just a little push

di LadyPalma
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Prompt della challenge “Calendario dell’Avvento” indetta da Coraline sul forum “Ferisce più la penna”: 7 dicembre – Personaggio A ha sempre avuto un atteggiamento sbagliato nei confronti di una determinata situazione/persona, e a Natale decide di fare ammenda.
 








​Just a little push

– Capitolo 1 –




 
“Severus, se ti stai chiedendo perché ti ho inviato qui, la risposta è che voglio parlare con te… a cuore aperto, davvero. Insomma, so che ti sono antipatico, me ne rendo conto, e credo di avere capito anche il perché”.
Severus Piton, con il suo tipico sopracciglio alzato, dovette trattenere la prima sarcastica risposta: Alla buon’ora, solo adesso dopo tre mesi interi te ne sei accorto? Invece, curvò leggermente le labbra verso l’alto e optò per una risposta più schietta, anche se non meno velenosa. “Ah, sì? Dev’essere perché sei uno sciocco pallone gonfiato, incapace di stare zitto e fermo per più di trenta secondi, James”. E no, non aveva chiamato il suo nuovo collega per nome per eccezionale confidenza, ma piuttosto sputare quel nome sgradito era un modo per rimarcare la sua ostilità.
Ma James Andrews, tutto muscoli, lunghi capelli biondi spettinati e fossette a ogni sorriso, era incapace di cogliere il sarcasmo tanto quanto era capace di ignorare le offese. “No, non per quello. Per Charity, l’ho capito che lei ti piace. O meglio, non è che l’ho capito proprio da solo, però Minerva mi ha fatto notare che ti comproti in modo diverso quando ti rivolgi a lei, e poi Horace ha aggiunto che…”
“Aspetta un attimo. Temo di non seguirti” intervenne il potion master, a onor del vero con svariati secondi di ritardo, con un tono che più che invitare a un chiarimento sembrava, tuttavia, fortemente sconsigliare di dire una sola parola in più.
“Sì, scusa, è vero. Filius ha detto in effetti che tu potresti non ancora essertene accorto. Ma, davvero, lei ti piace e ce ne siamo accorti tutti – tranne, beh, lei, ed è questo il problema. Ecco, comunque, io sono qui per dirti che non sono una minaccia, sul serio, io e Charity siamo soltanto amici, vecchi compagni di scuola e di Casa…” – e qui mise le mani a pugno e le sollevò in aria canticchiando un rapido Go, Ravenclaw! – “... Il nostro rapporto non sarebbe mai da intendere in quel senso e, francamente, mi dispiace se tu l'abbia pensata così, non sono un ostacolo, no davvero".
Stavolta Severus non lo interruppe, come ben poche altre in vita sua era rimasto senza parole. Se c'era un punto debole nella sua corazza collaudata da spia impassibile e professore impossibile, allora quello era sempre stato il parlare apertamente dei suoi sentimenti amorosi. Ciò che lo turbava non era l'insinuazione che lui potesse essere interessato a Charity (di quello era ormai, suo malgrado, diventato consapevole almeno dall'estate), quanto l'idea di essere diventato all'improvviso così trasparente davanti all'intero corpo docente di Hogwarts, a quanto pareva.
"Non so di cosa tu stia parlando" disse alla fine, ma perfino il suo tentativo di negazione aveva perso il solito acido smalto.
James riemerse dal suo bicchierino di Whisky Incendiario con una risata allegra. "Ah, e invece io credo proprio di sì. Guardami nelle palle degli occhi, vecchio mio, e dimmi che Charity non ti piace, scommetto non potrai mentire".
Il sopracciglio si sollevò di nuovo in automatico. James Andrews era un buffone, quel fatto rimaneva incontrovertibile, perché come poteva anche solo pensare che non sarebbe riuscito a mentirgli? Mentire era una delle sue migliori abilità, se perfino Lord Voldemort ci era cascato, se era considerato uno dei migliori Occlumanti in circolazione. Ma il punto era proprio quello: negare sarebbe stata una bugia bella e buona.
Lo fissò nelle palle degli occhi – questo sì – senza dire una singola parola.
Il silenzio non durò a lungo, però, perché il professore di Difesa gli afferrò un braccio con una confidenza inaudita e riprese il suo discorso apparentemente sconclusionato.
"Ascoltami, Severus. Siamo partiti con il piede sbagliato, io e te, ma – forse è l'aria di Natale, non lo so – voglio sistemare le cose. Non solo voglio diventare tuo amico, perché saremmo degli ottimi amici me lo sento, ma voglio anche aiutarti con Charity, perché mi piacete tantissimo insieme. Ecco, l'ho detto. Che ne dici?"
Che sei un pazzo visionario, invadente e anche un po' mitomane, avrebbe detto immediatamente il Severus di solo un anno prima – prima della fine della guerra, prima di aver visto la morte in faccia e aver scoperto che, guardandola fino in fondo, aveva gli occhi azzurri e non verdi. Non era più quel Severus, adesso, anzi stranamente era tornato indietro di vent'anni in quel momento, quando era un ragazzino a cui nessuno rivolgeva la parola, se non per coprirlo di insulti e prese in giro. E quel ragazzino avrebbe dato qualsiasi cosa per essere considerato, qualsiasi cosa per farsi prendere a ben volere da un belloccio popolare e simpatico come James Andrews, qualsiasi cosa per avere un amico.
Ché un James Andrews che voleva essere suo amico lui non lo aveva mai avuto. Fu lo spettro del ragazzino, allora, a parlare finalmente, con un misto di sarcasmo e curiosità (e drammaticamente più curiosità che sarcasmo).
"Sentiamo, James, quale idiozia avresti in mente?"
 



 
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A onor del vero, Severus aveva fatto un errore di valutazione: si era aspettato un'unica grande e semplice idiozia, mentre James gli aveva proposto invece una serie di piccoli suggerimenti che, visti nel complesso, neanche sembravano tanto delle idiozie. Così, quella sera alla Testa di Porco, il potion master aveva finito per accettare, seppur con riluttanza, quell’aiuto – salvo poi pentirsene già il giorno seguente. Idee come “invitare Charity fuori per un drink nel weekend” oppure “portarle un caffè in Sala insegnanti tutte le mattine” erano state all’apparenza facili e perfettamente attuabili; del resto, non erano troppo diverse da ciò che loro due già facevano abitualmente. Si erano stati reciprocamente simpatici fin dal primo anno in cui lei si era integrata nel corpo docenti per insegnare Babbanologia, e pian piano il loro rapporto era evoluto in una sincera amicizia, fatta di partite a carte (Babbane e non magiche) ogni venerdì sera e scambi di libri. Dopo l’omicidio di Silente, però, dopo che lei era stata rinchiusa nelle celle di Malfoy Manor quasi per un anno, e dopo che lui aveva rischiato di morire nella Stamberga Strillante e trascorso due mesi su un letto del San Mungo, era stato quasi naturale accorgersi di avere lasciato la presa sul proprio passato e che, da qualche parte in quei mesi complicatissimi, l’amicizia per Charity aveva subito un’ultima, irrevocabile evoluzione. La consapevolezza, tuttavia, non era stata sufficiente di per sé a fargli raggiungere un lieto fine, perché non aveva proprio intenzione di infilarsi in un’altra amicizia rovinata da un sentimento unilaterale; gli era già successo da adolescente con Lily, quindi no, grazie. E così aveva ripreso a insegnare Pozioni e a trattare Charity come se nulla fosse, e forse avrebbe continuato a fare finta di nulla ancora per… sempre, se non fosse intervenuto a un certo punto quel buffone.
“Devi farle intuire che hai un interesse per lei un po’ più profondo dell’amicizia. E dico intuire, Severus, così se poi lei dovesse non essere interessata a te – ma è ovvio che non sarà così, insomma, è palese, lo dice sempre anche Aurora – tu non avrai rovinato proprio nulla, potrai sempre fare mille passi indietro, e conservare la tua dignità. Io ti ho capito, Severus: non vuoi esporti troppo, quindi lascia fare a me”.
Quelle parole lo avevano confortato, non poteva negarlo, e l’idea di poter tentare senza rischiare nulla lo aveva affascinato, solo che James Andrews non era stato proprio sincero e chiaro, oppure era stato Severus ad aver sottovalutato il senso di quel lascia fare a me.
Perché James non si limitava a dare consigli, ma lo punzecchiava di continuo, tirandogli gomitate ogni volta che Charity entrava nella stanza, ciondolandogli sempre intorno per assicurarsi che avrebbe portato il caffé a Charity o che l’avrebbe invitata da qualche parte.
Certe volte era imbarazzante.
Come quando erano seduti tutti in Sala Insegnanti per parlare dell’organizzazione delle feste natalizie e alla proposta di Charity di offrirsi volontaria per decorare le aule principali, James gli aveva tirato un calcio fortissimo da sotto il tavolo, che però aveva malauguratamente mancato il bersaglio. “Oh Salazar, James, credo tu mi abbia distrutto una tibia”. “Scusami, Horace, davvero, ho messo male i piedi”.
O quando Severus aveva effettivamente chiesto a Charity di andare insieme nella nuova libreria di Hogsmeade e, visto che James li fissava platealmente, lei si era sentita in dovere di estendere l’invito anche a lui. “Oh, no no, davvero. Non vorrei mai essere di troppo. Divertitevi voi due, da soli ma insieme” – e aveva concluso il tutto con un occhiolino terrificante.
E poi c’era stata la volta in cui James aveva spinto Charity sotto al vischio, facendola finire, però, per sbaglio tra le braccia di un Tassorosso dell’ultimo anno che era stato fin troppo felice di dare un bacio sulla guancia alla giovane professoressa. "Volevi aiutare me con Charity o il signor Stewart, hm?” “Scusami Severus, tu e quel ragazzino eravate sulla stessa traiettoria, ho preso male le misure!”
Insomma, la nuova situazione non era imbarazzante solo qualche volta: era imbarazzante sempre.
“Va bene, finora abbiamo commesso qualche piccolo errore, ma domani tu e Charity decorerete insieme le aule e questo significa che starai con lei per praticamente un’intera giornata. È l’occasione perfetta e io non ti starò tra i piedi. Ti fidi di me?”
“Neanche un po’”.
James strinse le labbra e scosse la testa con aria dispiaciuta. C’era qualcosa che semplicemente gli impediva di vedere Severus come un potenziale pericolo e che, anzi, lo spingeva a essere con lui più aperto ed espansivo di come già normalmente non fosse.
“Sono i tuoi soliti problemi di fiducia a parlare, ma risolveremo anche questa, amico mio”.
Severus fece un piccolo ghigno e scandì lentamente le parole: “Io e te non siamo amici”.
“Ah, beh, ma lo saremo, lo saremo di certo”.
Era una promessa, o forse una minaccia.
 
 









 
NDA:
Questa minilong è arrivata all’improvviso in quanto non avevo formalmente previsto di scriverla, tuttavia le dinamiche e il personaggio originale presenti sono vivono nella mia mente da più di un anno. In particolare James Andrews, che sono un po’ emozionata di mettere finalmente su carta, ha assunto diverse sfumature prima di ricoprire finalmente il ruolo di professore di Difesa contro le Arti Oscure in questo what-if post-guerra. È una Severus/Charity, ma soprattutto è una storia di amicizia – tra Severus e James – perché penso proprio che abbia bisogno di un amico, magari così diverso e sfrontato come lui, magari che si chiami James proprio come il suo antico rivale.
Indicativamente saranno tre o quattro capitoli in tutto, e l’ultimo sarà pubblicato sicuramente il 24 dicembre. Spero di strapparvi un sorriso con questa piccola commedia romantica.




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