Verrückt

di Nocturnia
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"Blond hair hung in his eyes
as he turned her chin to taste her mouth."
- Addison Cain-




Verrückt




1.

Il villaggio festeggia la Noaptea lupului - croci di legno sbeccate e collane d'aglio.
Pregano i suoi abitanti, genuflessi nella terra nerastra, pulsante.
Invocano una madre cieca, anestetizzata da uno stupore ottuso - incredulo.
Pregano e inseguono e gridano - strisciano ingoiando nero e nero, una massa liquida e densa.
Aiutaci, supplicano.
Salvaci, chiedono.
Madre Miranda, Madre Miranda, ripetono.
Il Dio Oscuro osserva il Serpente avanzare e conquistare.


I'm instatiable,
I get never enough;
grab into your wounds,
and stir up the blaze.

Sorge l'alba della Ziua Marii Unir, illumina baracche abbandonate e brulicanti - vesciche infette che vomitano arancione a ogni respiro.
Una delle creature si alza su gambe malferme e storte - dondola nell'aria gelida di Cosmarul insieme a ciò che resta della bambina che ha masticato, del cane che ha assorbito come fosse niente, un sassolino fastidioso e sulla sua strada.
E preme sotto la superficie tesa del suo addome il viso distorto di un neonato, si intravedono volti assemblati, fusi insieme.
Alcina raddrizza le spalle, si erge in tutta la sua grandiosa altezza - mostro e drago.
"Cosa sono?" mormora - pallida in viso, negli occhi.
Karl l'affianca, inspira una nube di fumo che ha il loro odore - morte e sangue.
Per la prima volta si ritrova incapace di risponderle.


2.

Si accendono le luci di Moş Nicolae nel vilaggio, mormorano i suoi abitanti - si chiedono cosa sia quella presenza oscena e che non vuole farci passare, non vuole farci passare, non vuole.

Oh, ma noi passeremo, sussurrano.
Noi ti distruggeremo, ridacchiano, abbozzando il profilo di una ragazzina piena di ricci.
Ci stai dando filo da torcere, concedono, pungolando la barriera con dita mollicce e umide.
Vieni fuori, Miranda; sibilano, torcendosi in loro stesse e ruggendo.
Vieni fuori e potrai rivedere tua figlia, blandiscono, ma non c'è verità nelle loro promesse - nella linea durissima di un volto che non riconosce.

Non può. Non ancora.

Heisenberg controlla il perimetro, sfiora in punta di dita la membrana che il Micorizza ha erso a difesa e scudo - l'ultimo, disperato, tentativo di Madre Miranda di salvare Eva.
"Non è finita." mormora Donna, stringendo un'inerte Angie al petto.
"Lei sta arrivando." aggiunge, la sua voce poco più di un pigolio spaventato.
Karl le rivolge uno sguardo in tralice, scettico.
"Lei chi?" le domanda, sotto la pelle un formicolio irritante, che vorrebbe grattarsi via insieme alla sensazione d'essere osservato - spiato.
Donna si volta, l'occhio sano pieno di lacrime e paura.
"La donna in bianco." bisbiglia, ed Angie rimane semplicemente lì così - morta tra le sue braccia.

Un monito e una profezia.

Fuori, il brusio delle creature assume un'unica voce.


Dinner is served,
it's a pleasure to me.
I'm licking your lips,
because I like your taste.

Sembrano due ragazzini, nulla più.
La femmina nasconde il volto dietro una maschera d'oro e argento, gli ricorda un po' l'emblema di casa Beneviento.
Il maschio sorride ed è persino umano mentre lo fa - sotto il pesante cappotto una deformità che lo inclina leggermente a sinistra.
Alcina e le sue figlie si aprono a ventaglio davanti a ciò che resta di Cosmarul - la cappella e sotto il cuore pulsante di tutti loro.
"Andatevene." è la prima cosa che dice loro.
"Non siete benvenuti qui: queste terre non vi appartengono." prosegue, nella pelle irradiarsi la mutazione, il suo tremendo potere.
La femmina solleva il viso verso Alcina, regalandole un riflesso vuoto, impassibile.
"Tutto ci appartiene." replica, ed è vecchia la sua voce - pesante.
Alcina indurisce lo sguardo, le sue figlie sibilano - esplodono in una nube grigiastra e ronzante.
Il maschio l'affianca, ampliando il sorriso in una smorfia derisoria.
"Questo fungo vi protegge per bene."
Cassandra riacquista forma umana, materializzandosi a pochi centimetri dal suo naso.
"Strappati la lingua quando parli del Dio Oscuro."
Il maschio alza un sopracciglio, divertito.
"Oh, un dio? E cos'altro è capace di fare questo dio?"
"Tutto."
La femmina compie un passo in avanti, due - stende le dita davanti a sé, ruotandole all'altezza della gola di Cassandra.

Plotch.

È un istante: un frammento di tempo che avevano ormai imparato a considerare eterno - inscalfibile.
Cassandra vomita un fiotto nerastro, si gonfia sotto i loro sguardi attoniti - si spacca, cadendo al suolo in tanti pezzi mollicci e brulicanti di larve.
Alcina è la prima a gridare - a scattare, dietro di lei Bela e Daniela.
La femmina non arretra, non ha paura: non ce ne è traccia nei suoi gesti, nel suo odore.
Il maschio ride, estrae un braccio grottesco da sotto il cappotto - affonda, e la sua risata diventa l'unico suono udibile nella piana oltre i gorgoglii umidi delle figlie di Alcina.
Dietro di loro la massa nerastra sembra irriderli al ritmo pulsante dei suoi cuori luminescenti.


3.

È la prima volta che la vede prostrata - sconfitta.
Madre Miranda siede da giorni sul pavimento della cappella, negli occhi una luce assente, lontana.
E ne è contento, Karl: ne percepisce il calore di quel sentimento - l'intima gioia e felicità di vederla finalmente vinta, caduta.

Ma non per mano sua.

"Lady Dimitrescu è morta." mormora Donna, trattenendo a sé un frammento cristallizzato del suo corpo.
"Quelle cose l'hanno divorata." aggiunge, e Madre Miranda rimane in silenzio.
"Hanno fatto una richiesta." prosegue, e Karl percepisce qualcosa toccargli la nuca - tirarlo all'indietro, riempiendo il suo sonno di rosso e nero e bianco.
Madre Miranda accenna un'occhiata obliqua verso di loro, umettandosi le labbra.
"Aprite questa barriera e vi concederemo una morte veloce." cita, schiarendosi la voce "Resistente e nostra sorella non sarà così clemente." finisce, torcendo l'orlo del vestito di Angie.
Madre Miranda resta indifferente a tutte le loro parole.


Oh am I embarassing you,
are you afraid of me?
Who is normal here
and who is insane?

I cete de colindători per quel Natale sono diventati i mormorii delle creature, le candele dei bambini rivolte a San Nicola i loro globi luminescenti e infetti.
Karl si accende l'ennesimo sigaro della giornata, si chiede vagamente che fine abbia fatto il Duca - è quasi sicuro sia morto.

Come tutto il resto, d'altronde.

Getta la cenere sul pavimento della fabbrica, ascolta il suo silenzio innaturale, i forni crematori che funzionano a ogni ora - dobbiamo eliminare ogni soggetto passabile d'infezione, le uniche parole che Salvatore era riuscito a dire prima di sacrificarsi per mammina cara.
E così se ne erano andati più di mille soldat.
E così se ne era andato il lavoro di una vita.
E così non potrà più uccidere Miranda.

Non che abbia poi più molta importanza.

Heisenberg scuote le testa, schioccando la lingua contro il palato.
La radio tace ormai da mesi, nessun forestiero oltrepassava i confini del villaggio da ancora prima.
Forse il mondo è morto e noi non lo sappiamo, gli aveva detto Donna, cucendo un abito in tulle rosa e crinolina bianca.
Forse non ce ne siamo semplicemente accorti, si era confidata, il volto nudo, rivolto al sole freddo di dicembre.
Karl ripensa a quel momento - ad Angie, immobile tra i cuscini della poltrona; al tè tiepido profumato alla rosa, al sorriso un po' triste di Donna e al sollievo che vi aveva letto dentro, assoluto e libero.

"Se vi arrendete sarà una morte veloce."

Karl getta il sigaro sopra i suoi progetti e decide che se deve morire lo farà esattamente come ha vissuto: tra il metallo e il fuoco.


4.

Arriva nel giorno più freddo di tutti gli inverni che Cosmarul aveva mai conosciuto.
Arriva all'inizio del Noaptea de ajun, il giorno in cui i bambini iniziavano a cantare e le donne a preparare i biscotti tradizionali per i loro vicini.
Arriva, e porta con sé bianco e morte - sangue e un retrogusto che non riconosce, rum e spezie.

Disgustoso.

Karl osserva la fabbrica tacere, un buco di ferro pieno di cose morte.

Come lui.

"Spero ti mastichi molto lentamente." mormora, e non ha più paura Karl, perché la ruota si è fermata ed è uscito il suo numero - perdente, vincente: questo non lo sa ancora.
"Che tu soffra per tutti noi." le dice, e non c'è alcun mutamento nella sua voce - né rabbia, né dolore: solo una devastante consapevolezza.
"Pensavo ti avrei spaccato la schiena con le mie mani: che ti avrei lasciato ai soldat perché si divertissero. Speravo saresti sopravvissuta al primo attacco per poterti fare male ancora e ancora e ancora."
Madre Miranda accenna uno sguardo verso l'ultimo figlio mostro rimasto, sotto la pelle una donna consumata - a cui il Micorriza ha chiesto tutto.
Karl si volta, sorridendole.
"Coraggio, madre: vado a combattere il nemico. Non mi auguri buona fortuna?"
Negli occhi di Miranda non vi è più nulla che il Micorriza possa ormai prendere.


The decision has been made,
the charge inside me is ticking (ticking, ticking, ticking)
Nothing will be like before,
fortunately I'm crazy

L'accoglie a braccia aperte e il martello al fianco - una bestia di metallo e acciaio che dondola al ritmo dei suoi passi.
Schiude le labbra in un sorriso sornione, ammiccando da dietro gli occhiali.
Alle sue spalle la barriera del Micorriza si è fatta più rarefatta, debole: Karl può sentirlo tra le costole, nel petto, dove il Cadou ha affondato le sue radici.
"E così sei tu il pezzo grosso: ti facevo più alta." le dice, e la donna lo fissa con pupille uncinate, da rettile.
Karl cerca nelle tasche del cappotto l'ultimo sigaro, portandoselo alla bocca e lasciandolo penzolare di lato.
"Sei un cosino, lo sai?"
La donna solleva il mento, sembra ridere di lui in silenzio.
"Voglio dire..." prosegue lui, idicandosi la camicia e mimando con le mani al petto "Alcina almeno era tanta: tu sembri una di quelle modelle ossute che si vedono sulle copertine americane."
La donna avanza di un passo, due: trascina dietro di sé quello che sembra uno strascico bianco, ma più da vicino è possibile notare come sia vivo quel tessuto - come si contorca e le avvolga ora il seno, ora l'addome.
Karl si accende il sigaro, inspirando con forza.
La donna si ferma, al collo serpenti d'oro e nero - a cingerle il capo una corona d'aspidi che spalancano le loro bocche nerissime e putride.
"Karl Siard Heisenberg." lo chiama, e la sua voce possiede una nota maschile, durissima.

Aliena.

"I tuoi fratelli erano indegni." prosegue, ed eccola di nuovo lì quella flessione crudele, nella quale si mescola una qualità più morbida, femminile.
"Non è poi una gran novità: li ho sempre trovati un po' lenti."
La donna piega il viso verso di lui, flettendolo in un arco innaturale.
"Ma non la piccola Donna." chiosa, snudando i denti nella parodia di un sorriso.
Karl si passa la lingua sul labbro inferiore, studiandola ora con rinnovata attenzione.
"La stronza dal culo grosso." continua, citandolo "E quella troia di Madre Miranda, ma non la fragile e delicata Donna. Oh, certo: Angie era una vera e propria spina nel cazzo, ma non la sua povera padrona."
Karl apre e chiude le dita in pugni chiusi, attorno a lui l'aria farsi elettrica - tesa.
La donna osserva il fenomeno con una scintilla incuriosita negli occhi - rossastri, che galleggiano in una sclera bituminosa, nerissima.
"Il signore del metallo e dei lupi." lo apostrofa, allungando le mani verso un pezzo di lamiera che punta dritto verso la sua gola.
"Lo sarai anche tu?" gli domanda, lasciando che il metallo le tagli il palmo della mano, lasciandone stillare sangue e veleno.

Indegno. Fallace e fallito. Morto.

Karl regredisce al nucleo pulsante del suo potere e grida.


5.

Piove rosso il giorno di Natale sul mondo.
Cade una neve infetta, che ferisce a ogni respiro, recidendo speranze e desideri.
Gronda il cielo la sua tristezza; la trasforma in cristalli densi e crudeli - gravati dal peso di non poter cambiare il destino.

"Lei verrà, Karl."
"Chi?"
"La donna in bianco."

E non è la Madonna venuta a salvare i suoi figli,

"Ma è stato il mio nome, per un po'. Santa Madonna, mi chiamavano: mi invocavano."

né l'angelo venuto a dare il suo lieto annuncio.

"Miranda, dove sei? Tic toc, tic toc: è ora di andare e dormire e non svegliarsi mai più."

Karl fissa il cielo grigio dall'unico occhio rimasto - nell'altro un ingranaggio ruota ancora, rotto.
La donna si piega sopra di lui, toccandogli la guancia integra con la punta dell'indice.
"Miranda è morta." gli dice.
"Guarda." aggiunge, ciondolandogli davanti la testa divelta - paralizzata in una smorfia d'orrore che gli farebbe scappare da ridere se avesse ancora le labbra.
La donna rivolge a sé Miranda, infilandole due dita nelle orbite - plop!, ed ecco che che se vanno i suoi occhioni blu - ridacchiando mentre la scuote, quasi una bambina con il suo giocattolo preferito.
"Una marionetta." mormora, voltandosi verso gli altri due - la maschera e il ragazzo con il braccio deforme.
"Hiro direbbe che non si gioca con il cibo." le ribatte il maschio, ma non c'è vero rimprovero nella sua voce.
La donna si stringe nelle spalle, arcuando l'indice e il medio - spaccando il cranio di Miranda come fosse niente.
Ne lascia cadere i frammenti a terra, briciole d'osso e una poltiglia rosata che le fuorisce dalla mandibola disarticolata.
"Hiro non è divertente." borbotta, e Karl si chiede se la donna non sia per caso schizofrenica, perché fino a un minuto prima l'ha combattuto con la forza e la violenza di un battaglione intero e adesso se ne sta lì, seduta nella terra umida e ride e chiama un certo Derek e poi Laura e dio, se questo dolore smettesse e...
"Finirà presto." lo coglie di sorpresa, prendendogli il viso tra le mani - ciò che ne rimane.
"Forse ci rivedremo dall'altra parte, Karl Heisenberg." prosegue, fissandolo e sollevandolo verso di sé.
Karl cerca di metterla a fuoco con l'occhio sano, intravede un altro profilo - zigomi alti, capelli così biondi da essere quasi bianchi.
Albert, gli suggerisce qualcosa - e lui non lo sa ancora, ma l'Uroboros ha già cominciato a divorarlo e ad assimilarlo e a selezionare le sue sequenze geniche, assurgendolo a dio e figlio.
Mehen sarà il tuo nome, sussurra una voce.
Se non muore prima, si intromette un'altra.
Non lo farà; questo qui sembra resistente, blandisce una terza - giovane, infantile.
Oh, Alex: tu e la tua insana passione per i randagi, brucia una quarta - durissima, spietata.

Albert Albert Albert.

Tutto intorno a lui si fa voce e canto degli immortali.


I'm totally clueless,
I don't remember anything,
I plead on acquittal,
I'm not all here.

Cosmarul tace, ora quieta.
Cosmarul si ferma, finalmente in pace.
Giace inerte il Micorizza nel suo alvo - ha smesso di piangere una bambina morta da più di un secolo.
Canta al vuoto una sirena che si era fatta mostro - geme il rimpianto di Salvatore senza che nessuno possa più ascoltarlo.
Non temono più alcun male le rose del giardino Dimitrescu, perché è giunta la primavera anche per loro - per una madre che le aveva protette fino alla fine.
Sorride a un cielo privo di nubi una bambina spezzata - al suo fianco una bambola che ha fatto della luna e del sole una sola cosa.

"Karl Heisenberg."

È finita la corsa dell'Orlov di Cosmarul e ha perso per poter vincere - esausto nel cuore, nella coscienza.

"Sono morto?"

Bisbigliano cori fantasmi, ciondolano da abeti secchi biglie rosse e verdi.

"No."

Una campana rintocca ore senza più importanza, ricorda a tutti che è Natale e presto nascerà il Messia - il Salvatore e l'agnello di Dio.

"Non sto distruggendo questo mondo: io lo sto salvando."

I culiebra si raccolgono attorno a tavole rovesciate, aspettano pietanze fredde - ricordano, e ripetono una vita che hanno amato, odiato.

"Allora cosa sono?"

Si spengono candele senza più cera, consumate dal tempo e dalla memoria - salutano doni che non saranno mai scartati e biscotti abbandonati sulle finestre divelte.

"Sei libero, Karl."

È Natale nel mondo - l'ultimo che conosceranno come tale.

"Puoi chiamarmi Alex."

Cosmarul chiude gli occhi e riposa.




"To escape death, she'd become death.”
- Sarah J. Maas
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