Io ricordo una Vigilia di Natale

di GiunglaNord
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Capitolo 8
 
 
Un aiuto verrà sempre dato a Hogwarts, a chi lo richiederà.
Mi sono sempre vantato della mia capacità di formulare una frase.
Le parole sono, nella mia non modesta opinione, la nostra massima,
inesauribile fonte di magia, in grado sia di infliggere dolore che di alleviarlo.
Ma vorrei in questo caso modificare la mia precedente frase in questa:
un aiuto verrà sempre dato a Hogwarts… a chi se lo merita.
 
Albus Silente
 
 
 
 
Cadde un silenzio denso di imbarazzo, di verità appena svelate, ma anche intriso di intimità.
I due ragazzi cercarono di non guardarsi, ma la tentazione di spiare nell’altro lo stesso, anomalo, turbamento era troppo forte da ignorare.
Malfoy sentiva ancora sulla pelle il tenue calore ristoratore, mentre Hermione cercava di razionalizzare quanto accaduto, la testa che frullava, ma rimaneva sostanzialmente muta.
Fu Draco il primo a cedere.
“Sento di dover salire, andare in cima alla Torre! Devo capire, vedere con i miei occhi, ma… ma…” balbettò agitato.
“ Ti accompagno io, se vuoi.” Mormorò Hermione voltando il viso verso una finestra.
“Davvero lo faresti?! Non sei costretta!” si affrettò a dire il ragazzo, come per darle la possibilità di tirarsi indietro.
“Io lo voglio fare.” Rispose Hermione guardandolo finalmente in viso e arrossendo appena nella penombra.
“Grazie.” Disse Draco con sincera gratitudine.
Hermione gli andò accanto e gli prese la mano, come si fa con un bambino pauroso per incoraggiarlo e non farlo sentire solo.
Rimasero qualche secondo ad osservare quell’intreccio di dita, come se queste non appartenessero veramente a loro.
Poi Hermione si incamminò verso l’ultima rampa di scale.
Salirono lentamente, in silenzio. Hermione poteva percepire l’agitazione di Malfoy crescere ad ogni gradino: la sua mano, prima calda, ora era gelida. La ragazza conosceva i dettagli di quella notte infausta attraverso i ricordi concitati di Harry. La descrizione di quei momenti drammatici rimbombava nella sua testa e ad un tratto si chiese se fosse stata una decisione saggia. Se lei sarebbe stata in grado di aiutare Draco a gestire i fantasmi del passato.
Dopo quelli che parvero anni, anziché pochi minuti, giunsero in cima. Una piccola porta di legno li separava dall’inferno personale di Draco Malfoy.
“Sei sicuro, Draco?” Chiese Hermione preoccupata.
Malfoy fissava la porta terrorizzato e sembrava essersi fatto di pietra.
“Possiamo tornare indietro. Sei stato coraggioso ad arrivare fino a qui.”
A quelle parole Draco parve riscuotersi.
“Granger ormai dovresti sapere che la parola coraggio associata al mio nome suona come una bestemmia…” mormorò.
E poi, senza darle il tempo di parlare, puntò la bacchetta contro la porta e l’aprì con la magia.
Una folata di neve li investì, intirizzendoli.
Draco, senza lasciare la presa sulla mano di Hermione, percorse con urgenza i pochi passi che li separavano dall’apertura.
Nessuno aveva osato salire fin lassù con quella tempesta di neve in corso e un soffice manto intonso morse le loro gambe fino alle ginocchia.
Faceva molto freddo e un vento gelido sferzava le loro divise scolastiche.
Hermione prese a battere i denti, ma Draco sembrava non accorgersi di nulla, preso com’era a rivivere ogni folle istante di quella dannata notte.
“Draco…” disse Hermione, tramante.
Per tutta risposta Malfoy lasciò la sua mano e le mise un braccio attorno alle spalle, tirandosela vicina, quasi aggrappandosi fisicamente alla sua presenza per non soccombere.
Hermione fu quasi spaventata da quel gesto repentino, ma, come accaduto prima, la voce di Draco fu più rapida della sua.
“Ero qui, in questo esatto punto. Tenevo la bacchetta alzata contro Silente. Sembrava così fragile, Hermione, così sofferente. Dovevo ucciderlo, capisci? Lui me l’aveva ordinato. Altrimenti avrebbe sterminato tutta la mia famiglia. Ma io…”
“Silente lo sapeva, lo sapeva che non avresti mai potuto farlo!” Gridò Hermione per superare il fischio del vento.
“Lui incominciò a parlare: anche in punto di morte sembrava non voler rinunciare a salvarmi. Perché poi? Che gliene importava di me, Granger? Disprezzava la
mia famiglia e probabilmente anche me. Perché cercare di aiutarmi?” Proseguì Draco.
“Perché non voleva che la tua anima si strappasse! Perché sapeva che eri anche tu una vittima di quel mostro!”
“Avevo così paura, Hermione. Ho passato tutto l’anno ad avere paura, a disperarmi, ma da imbecille che sono non ho mai pensato che Silente avrebbe potuto aiutarmi. E Severus aveva provato a farmelo capire, ma io mi ero ubriacato con le parole dell’Oscuro Signore. Inganno dolce come miele, ma letale come fiele.”
“Ma alla fine hai abbassato la bacchetta! Alla fine hai scelto!”
“Non ho scelto un cazzo, Granger! Piton l’ha fatto per me, si è caricato sulle spalle il mio fardello e lo ha ucciso al posto mio!”
“Ma è stato Silente a…” ma Hermione si interruppe. Quanto ne sapeva davvero Draco di come fossero andate le cose? Di come Silente si fosse lasciato disarmare da Draco volontariamente per far cambiare lealtà alla Bacchetta della Morte, di come avesse convinto Piton ad ucciderlo quando fosse arrivato il momento. Draco pensava di aver avuto una parte in tutto quello, mentre in realtà era stato una pedina come tante altre in una partita a scacchi contro il tempo.
L’unico suo vero crimine era stato quello di aver fatto entrare a scuola mangiamorte e lupi mannari. Di aver messo in pericolo studenti innocenti.
Improvvisamente a Hermione la situazione divenne chiara e il suo cervello ricominciò a pensare con lucidità, come non le accadeva da tempo.
“ Draco” disse infine, staccandosi di qualche centimetro dalla sua spalla per guardarlo in volto.
Qualcosa nel tono della compagna lo colpì tanto da indurlo a darle tutta la sua attenzione.
Non erano mai stati più vicini di così.
“Ascoltami! Non puoi prenderti la colpa di una cosa che niente aveva a che fare con te. Sei stato solo un’occasione, capisci?”
Malfoy scosse la testa confuso.
“Silente sapeva che gli rimaneva poco da vivere e aveva chiesto a Piton di ucciderlo personalmente. Non ti starò a spiegare i motivi, perché neanche io li conosco bene…” una bugia a fin di bene “ Non avevi alcuna probabilità di ucciderlo. Anche ferito e morente, gli sarebbe bastato un niente per distruggerti. Ti ha lasciato tentare per tutelarti da Voldemort e dalla sua ira, ma non avevi alcuna possibilità di ammazzarlo. Si è fatto uccidere.” Disse la ragazza tutto d’un fiato.
Draco ora la guardava inorridito. Avrebbe voluto urlarle che erano tutte bugie, ma l’unica cosa che gli riusciva di fare era quella di stringere la sua fragile spalla nella sua mano.
Hermione continuò, prendendo fiato, perché sapeva che adesso veniva la parte più difficile: “La tua vera responsabilità, Draco, è stata quella di aver fatto entrare a scuola quell’immondizia. Avresti potuto provocare una strage e tutte quelle morti sarebbero state sulla tua coscienza. La tua fortuna è stata di avere Piton dalla tua parte. Quell’uomo… quell’uomo ha sacrificato tutta la sua vita per cercare di espiare un unico tragico, enorme, errore. Credo che ti abbia protetto con le unghie e con i denti per risparmiarti la sua stessa esistenza.”
Hermione aveva soffiato fuori le ultime frasi tra le lacrime, le stesse che vedeva tremolare tra le ciglia di Draco.
Fu Hermione questa volta ad abbracciarlo, sottraendosi alla sua morsa, per stringerlo a sé.
I singhiozzi del ragazzo si persero tra i suoi capelli, punteggiati di neve e imperlati di ghiaccio. Non lo sentiva più il freddo, sebbene avesse ormai le labbra bluastre e le mani rosse e spaccate. Non lo sentiva, perché le pareva di ardere al fuoco di tutte quelle meschine verità che venivano a galla come macchie di unto sul pelo dell’acqua.
Le sembrava di non essere mai stata sincera prima di allora: lei e Draco si erano tolti la pelle a vicenda, uno strato alla volta. Per cercare di scorticarsi e grattare quelle croste che impedivano loro di andare oltre. Oltre i loro errori, oltre le paure e il panico, le ferite, gli insulti, i giudizi. Oltre la disperazione.
E in fondo capiva che una pulizia così profonda di se stessa l’avrebbe potuta eseguire solo con una persona come Draco. Non era suo amico, l’aveva disprezzata fino a farne una malattia, ma proprio grazie a questo non aveva alcun motivo di temere di farla andare a pezzi, di spingerla al limite. E lo stesso valeva per lui. Non avevano niente da perdere, perché tra loro non c’era nulla che valesse la pena difendere.
Erano armati e disarmati allo stesso tempo, una di fronte all’altro.
Draco si sciolse dall’abbraccio e con voce vibrante disse: “Non posso tornare indietro, Granger…”
“Ma puoi andare avanti e impegnarti per essere ogni giorno la versione migliore di quello che eri.”
Draco si perse un attimo nei suoi occhi liquidi e scuri e poi annuì.
Hermione capì che stava facendo una promessa a lei, a Silente, a Piton, ma soprattutto a se stesso.
“Torniamo dentro o moriremo congelati…e poi come lo spiegherà la Preside al mondo?” Disse Hermione con un sorriso bagnato di lacrime, prendendolo di nuovo per mano e portandolo via dal suo passato.
 
Scesero le scale velocemente e arrivarono di nuovo nell’aula. Qui Hermione corse ad accendere il camino e vi sistemò davanti, scossa da violenti tremiti. Draco trasfigurò delle vecchie tende in calde coperte e ne mise alcune attorno a Hermione e altre su di sé.
Sentirono in lontananza le campane di Hogsmeade salutare a festa l’arrivo della Mezzanotte Santa.
“ Buon Natale, Hermione.” Mormorò il ragazzo.
“Buon Natale, Draco.” Rispose lei, accoccolandosi sul suo petto.
 
Rimasero così a lungo, contemplando il gioco sempre affascinante delle fiamme.
Beandosi di quel calore e della reciproca vicinanza.
La mezzanotte era passata da un pezzo quando Draco disse: “ Domani dovresti partire, andare dai tuoi amici. Se sei riuscita a stare con me per una notte intera, sarai benissimo in grado di stare anche con loro e… farti aiutare. Aiutare davvero.”
Hermione non disse nulla, perché sapeva che aveva ragione.
“E tu? Non voglio saperti qui…” rispose invece apprensiva.
“Credo che chiederò alla Preside il permesso di raggiungere mia madre: adesso ho capito cosa devo fare.” Disse lui, continuando a guardare le fiamme.
“Che cosa?” Chiese Hermione curiosa.
“Dire la verità. Per quanto male possa fare devo dirle tutto. Tutto il male, tutto il bene. Come mi sono sentito, quanto mi senta a pezzi ora, quanto sono… cambiato o vorrei cambiare.”
“E credi che lei potrà sopportarlo?”
“Sì e le farà bene, come ha fatto bene a me, Granger. Grazie.” Disse, voltandosi a guardarla, serio.
Hermione arrossì confusa.
“Anche io ti devo molto. Mi hai costretta ad ammettere che mi stavo crogiolando nel mio dolore. È facile abituarsi al dolore, il difficile è impegnarsi a stare bene.”
Draco le depose un istintivo bacio tra i capelli, sollevato da quelle parole.
“Siamo diventati amici, Malfoy?”
“No, Granger. Poco più che conoscenti.”
Hermione rise di gusto.
“Sì. Poco più che conoscenti.”
Il viso di Draco si allargò in un sorriso, mentre, rilassato, se la riprendeva di nuovo sul petto.
 
La vigilia di Natale del 1998 aveva portato un regalo inaspettato a Hermione e a Draco: la speranza.
 
Intanto, nel suo ufficio, Minerva interrogava preoccupata il ritratto di Albus Silente.
“Allora Albus? Li hai trovati?! Si sono ammazzati a causa della mia stupidità?!”
Silente si grattò il naso ridendo, mentre Piton, nella sua cornice, lo guardava con divertito disappunto.
“Tutto bene Minerva! È andato tutto alla grande! Il tuo piano ha funzionato alla perfezione! Devo dire che è stata una Vigilia di Natale straordinaria!”
La vecchia signora si lasciò cadere a peso morto sulla poltrona, esausta.
Appellò del vino elfico e se ne versò una generosa dose.
“Buon Natale, miei cari!” Disse, levando il calice verso i suoi predecessori appesi alle pareti.
“Buon Natale Minerva!” Risposero in coro tutti i ritratti dei Presidi che, come lei, avevano navigato a vista tra i cuori delle centinaia di studenti vissuti tra quelle mura.
 
 
--FINE—
 
 
 
Note finali.
 
Buon Natale a tutti! Che la Vigilia di Natale possa compiere la sua piccola magia anche per voi. Che tutte le ferite, i piccoli disappunti, i grandi e inconsolabili dolori, le magagne e le avversità che ciascuno di noi porta, bene o male, sulle proprie spalle possano diventare un pochino più lievi. Vi auguro di trovare degli amici sinceri e fidati, di lasciare cadere vecchi schemi mentali che non vi assomigliano più e di trovare nuovi obiettivi e slanci. Lo auguro a voi e lo auguro a me. Lasciamoci sorprendere dall’inaspettato.
Buon Natale con tutto il cuore.
 
GiunglaNord.




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