Toccami il cuore (e ogni sua corda)
♦ N.d.A. in fondo alla pagina. Buona lettura! ♦
Toccami il cuore
(e ogni sua corda)
1
La terza teglia di biscotti era quasi pronta. Yusaku
osservò gli impasti a forma di alberello, pupazzo di neve e
Babbo Natale indorarsi sempre più oltre il vetro del forno,
lasciandosi poi andare a un sospiro sconsolato.
Non era propriamente in vena di cucinare biscotti, in particolare
se erano tutto ciò che poteva offrire ai suoi amici come regalo
di Natale dopo mesi e mesi trascorsi a risparmiare ogni più
piccolo centesimo vanificati nel nulla cosmico nel giro di pochissimi
giorni.
(Era come se
nel suo corpo risiedesse un magnete speciale in grado di calamitare su
di sé tutte le attenzioni possibili e immaginabili da parte
della sfortuna).
Era molto amareggiato e ogni briciolo di positività e buoni
propositi si era tramutato in un mucchietto di neve caduta dopo la
pioggia: impossibilitata ad attecchire al terreno e, di conseguenza,
rassegnata al pensiero di dissolversi e sparire nel giro di pochi
attimi, senza lasciare alcuna traccia del proprio fuggevole passaggio.
Yusaku non ne poteva proprio più di vivere in quel modo:
avrebbe voluto tanto godersi le giornate come un ragazzo della sua
età era solito fare e pensare al futuro come qualcosa di
meraviglioso e tutto da scoprire, non come un'entità incerta e
dalle dubbie sfumature e diramazioni.
(Desiderava
solo poter tornare a sorridere come un tempo. Ormai aveva quasi
dimenticato come incurvare le labbra nella rappresentazione genuina e
spontanea della felicità e ciò lo spaventava non poco).
Inoltre, avvertiva un costante fastidio alle mani, provocato dai
tipici taglietti che vessavano l'epidermide a contatto con il freddo
dicembrino – e nonostante tutto, ancora non aveva acquistato dei
guanti che lo proteggessero dalle intemperie invernali.
Come se tutto ciò non bastasse, Ryoken non gli aveva ancora
fatto sapere nulla circa il suo ritorno a Den City, dopo mesi trascorsi
a studiare all'estero, un lasso di tempo che Yusaku non era riuscito a
colmare in alcun modo, dato che la sua assenza la percepiva ovunque, in ogni cellula del corpo.
Il modo in cui si erano salutati all'aeroporto era stato colmo di promesse e intenzioni decisamente buone per il loro futuro insieme,
ma nel corso dei mesi era tutto rimasto in sospeso, complice la
distanza di qualche migliaio di chilometri e un contatto fisico del
quale Yusaku non avrebbe mai creduto di sentire la mancanza. Il lato
negativo di essersi fatti avanti troppo tardi risiedeva proprio nel fatto che tante, tantissime cose
(momenti, baci, carezze, intimità)
erano state giusto uno sfarfallio nel corso delle loro giornate,
un effimero baluginio di felicità che si era poi freddato nel
momento in cui Ryoken era partito per l'America.
Le videochiamate non erano certo mancate durante tutti quei mesi
di lontananza – alcune volte avvenivano anche a orari
improponibili –, ma erano state un balsamo che aveva lenito la
malinconia solo nei primi tempi, tramutandosi poi in un muto gioco di
sguardi e parole lasciate in sospeso: tanto si sarebbero detti sempre
le stesse cose, un “mi manchi” dietro l'altro pronunciato fino allo sfinimento, un “vorrei essere lì con te” che non poteva realizzarsi con l'oceano di mezzo e un fuso orario di quattordici ore.
(Non si erano mai detti “ti amo”. In quelle condizioni avrebbe fatto troppo male).
Yusaku si concesse un altro sospiro prima di tornare a osservare i
biscotti ma, un attimo prima di constatare che fossero pronti, il suono
del campanello catturò la sua attenzione, facendolo voltare. Che
strano, non attendeva ospiti, quel giorno, nel suo piccolo
appartamento…
2
Sgranò gli occhi oltre il limite consentito nel momento in
cui, dopo aver aperto la porta, si ritrovò ad ammirare un
piccolo pezzo di cielo azzurro e privo di increspature fisso su di lui,
in netto contrasto con quello grigiastro che tappezzava l'intera
città e che sembrava quasi dovesse cascare sul mondo nel giro di
pochi istanti come l'intonaco di un muro malmesso che pian piano si
scrostava sempre più.
Proprio lì, sulla soglia di casa sua, avvolto in un candido
cappotto bianco, con un sorriso in grado di sciogliere una montagna di
neve e due occhi che riflettevano una primavera anticipata, c'era
Ryoken.
Ryoken con un grazioso sacchetto a tema natalizio in mano, la
felicità di essere tornato che trapelava da ogni centimetro di
volto scoperto e il desiderio di baciare Yusaku talmente evidente da risultare romantico e a tratti anche un po' buffo.
«Ehi» lo salutò, il sorriso
che non accennava a stemperarsi. «Mi sei manca–»
Contro ogni previsione, Yusaku chiuse la porta di scatto, non
dando neanche il tempo a Ryoken di compiere un passo in avanti e
concludere la frase. Si voltò con un movimento
veloce, dando le spalle alla porta, la schiena poggiata contro il legno
duro e una mano sul cuore che aveva iniziato a battere celere nella
cassa toracica.
Ryoken era lì, a letteralmente una porta da lui. Con un
preavviso del tutto assente, Yusaku faticava a credere a ciò che
i propri occhi avevano visto solo un attimo prima, mentre una bruma
spessa iniziava ad avvolgergli il cervello, facendogli perdere pian
piano ogni briciolo di lucidità.
(«Yusaku…
va tutto bene?» gli stava intanto chiedendo Ryoken, al di
là del confine artificiale che Yusaku stesso aveva tracciato
senza però averlo fatto con cattive intenzioni).
Yusaku sussultò, ma non lo fece a causa della voce di Ryoken, bensì perché un odore particolare aveva iniziato a solleticargli le narici e…
«Oh cielo, i biscotti!» esclamò, staccandosi dalla porta.
«Cosa?» domandò Ryoken, un po' confuso.
Yusaku stava già percorrendo il corridoio a grandi falcate quando gli rispose: «Entra pure!»
(E Ryoken non se lo fece ripetere due volte).
3
Quando Ryoken entrò in cucina, Yusaku aveva già
sfornato i biscotti e li stava osservando con un'espressione abbattuta.
L'ennesimo sospiro sconsolato sfuggì dalle sue labbra mentre
adagiava la teglia fumante sul bancone della cucina – frattanto,
Ryoken aveva poggiato il grazioso sacchetto su una sedia e si era
sfilato il cappotto, i guanti e la sciarpa.
«Deduco che tu non impazzisca per le
sorprese» disse, avvicinandosi a lui e guardandolo con tenerezza
– e anche una punta di divertimento.
Yusaku si ridestò dai propri pensieri
nefasti e si gettò, letteralmente, tra le sue braccia. Si
strinse forte a lui e affondò il volto contro il suo petto,
beandosi del suo profumo e lasciandosi cullare dalle sue mani che gli
carezzavano la schiena con garbo.
«Scusami»
sussurrò, le gote velatamente imporporate a causa dell'imbarazzo
che aveva iniziato a provare dopo aver realizzato quanto accaduto.
«Questi ultimi giorni sono stati un casino totale… ho la
mente così piena e… aspetta, nessuno ancora sa che sei tornato?»
Alzò il capo e incontrò quegli occhi azzurri che tanto amava.
Ryoken sorrise. «Ho solo fatto un salto a casa per liberarmi
delle valigie e riposare un po', ma dato che vivo da solo… diciamo che sì,
a parte te nessuno ancora lo sa».
Nell'udire quelle parole, Yusaku avvertì un forte calore
invadergli il petto. Per Ryoken, lui era stato una priorità. La sua priorità.
(E senza che se ne rendesse conto, aveva lasciato che Ryoken gli pizzicasse una corda del cuore).
Si alzò in punta di piedi e nel giro di pochi istanti le
loro labbra si unirono in un bacio agognato per mesi interi. Fu uno
sfiorarsi dolce e delicato che si fece via via più audace e
impaziente, un intreccio di lingue desiderose di assaggiarsi come erano
solite fare mesi addietro, quando il mondo aveva iniziato a girare
troppo in fretta e l'America era diventata fin troppo imminente.
Yusaku si sentì improvvisamente leggero, come se quintali
di assilli e crucci e pensieri negativi fossero stati spazzati via da
una gentile folata di vento. Si aggrappò un po' più forte
a Ryoken, desideroso che quel contatto non finisse mai, anche se a un
certo punto la necessità di incamerare ossigeno si fece
impellente e, a malincuore, le loro labbra dovettero staccarsi.
«Mi sei mancato. Tanto» sussurrò Ryoken, poggiando una mano sulla sua gota arrossata.
«Anche tu. Bentornato» rispose Yusaku, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da quell'amorevole contatto.
(E Ryoken pizzicò la seconda corda del suo cuore).
4
«Non azzardarti a toccare o, ancora peggio, ad assaggiare quei biscotti».
«Perché?»
«Li ho sfornati troppo tardi».
«Yusaku, sono solo un po' più dorati degli altri, che vuoi che sia?»
«Non. Toccare. Quei. Biscotti».
«Troppo tardi».
«Ryoken!»
«Che c'è? Guarda che sono buoni».
Yusaku alzò gli occhi al cielo. Con tutti i biscotti
decenti che poteva assaggiare, Ryoken aveva scelto proprio gli ultimi
sfornati, quelli che avrebbe preferito tenere per sé e non
regalare a nessuno.
Aveva perfino tentato di fare la voce grossa cercando di
imporsi a dovere, ma come risultato aveva solo ottenuto un'occhiata
maliziosa da parte di Ryoken, il quale aveva definito la sua voce
“imperiosa” molto eccitante.
Era bello, però. Tutto ciò che stava vivendo durante
quei piccoli attimi di quotidianità era proprio bello e lo
faceva stare bene. Nel giro di pochi minuti, il fatto che Ryoken fosse
tornato dall'America e che gli avesse fatto una sorpresa presentandosi
a casa sua di punto in bianco era diventato la normalità
più assoluta, come se Ryoken in realtà non se ne fosse
mai andato, come se fosse sempre rimasto lì a Den City ogni
giorno e ogni istante.
Vederlo lì, a casa sua, seduto al bancone di quella piccola
cucina e sinceramente contento di mangiare i biscotti che aveva
cucinato era quanto di più bello Yusaku potesse desiderare in
quella giornata tanto cupa. E avrebbe voluto godersi quelle vibrazioni
positive fino in fondo, ma gli risultava davvero difficile.
«Sono davvero buoni» disse Ryoken,
intento ad addentare il terzo biscotto. «Ti prego, togli questa
teglia dal bancone, perché rischio seriamente di mangiarli
tutti».
«Tanto non saranno mai abbastanza…»
Ryoken puntò lo sguardo sulla sua figura. «Che intendi dire?»
Gli occhi verdi di Yusaku si adombrarono. Tentò di
aggrapparsi con tutte le proprie forze alla felicità che aveva
provato da quando Ryoken si era presentato a casa sua, ma questa stava
svanendo poco per volta, completamente eclissata da un senso di
inadeguatezza che premeva beffardo contro il suo petto.
«Sono tutto ciò che posso regalare
quest'anno per Natale… a te e a tutti gli altri» ammise,
distogliendo lo sguardo. L'imbarazzo che cominciò a provare dopo
aver parlato lo fece sprofondare nello sconforto più assoluto;
confessare quel cruccio non lo aveva liberato di un peso né lo
aveva fatto sentire meglio, anzi, stava sortendo l'effetto opposto,
quello più brutale e annichilente.
Puntò lo sguardo sul grazioso sacchetto che Ryoken aveva
portato con sé e sprofondò di qualche altro metro verso
l'abisso della disperazione.
(Era per lui,
lo percepiva fin dentro le ossa. E si sentiva così stupido a
ricambiare con dei semplici biscotti al cioccolato e vaniglia dalle
forme altrettanto stupide. Infantili e stupide).
«Vuoi parlarne?» gli chiese Ryoken,
che frattanto si era alzato in piedi per avvicinarsi nuovamente a lui.
Poggiò garbatamente le mani sui suoi fianchi, stringendoli
appena, e Yusaku fu grato di quel contatto perché, in quel
momento, era tutto ciò che gli permetteva di restare ancora in
piedi.
Sospirò ancora prima di iniziare a raccontare: «Ho
risparmiato per mesi interi in attesa delle festività
natalizie» disse, lo sguardo ora puntato verso il basso.
«Ero riuscito a raggiungere una cifra soddisfacente e non vedevo
l'ora di acquistare qualcosa per te e per tutti gli altri. Poi la
caldaia si è rotta. Due volte, perché la prima non so
cosa caspita sia andato storto, il tecnico pensava di averla riparata e
invece no, dopo poche ore aveva ricominciato a non funzionare. E
poi… poi qualche giorno fa ha grandinato. Una grandine
violentissima, ho seriamente avuto paura che si rompessero tutti i
vetri delle finestre dell'appartamento… fortunatamente non
è stato così e pensavo di averla scampata, ma da bravo
stupido quale sono non ho controllato la macchina e… e…
pensavo di averla messa in garage, quando invece è rimasta fuori
nel parcheggio. Sotto la grandine. Risultato? Vetri rotti e diverse
altre ammaccature. E poi il motore… non sono un esperto, ma
Yusei ha trovato qualche problema e sta provando a sistemare tutto.
Certo, mi ha fatto uno sconto da migliore amico, ma… insomma, è comunque un gran casino».
Il pizzicore alle mani tornò, più invadente che mai.
E non solo: anche gli occhi cominciarono a pizzicare e a velarsi da
lacrime che, anche se un po' a fatica, riuscì a trattenere.
Con la vista che via via si faceva sempre più brumosa, si
domandò cosa accidenti ci trovasse Ryoken di attraente o anche
solo interessante in lui. Era goffo, si perdeva in un bicchiere
d'acqua, era introverso, spesso tendeva a isolarsi e distruggeva,
letteralmente, ogni cosa bella che gli capitava tra le mani.
(Mi chiamo Yusaku perché “Disastro Che Cammina” era troppo lungo).
«Ehi». Ryoken sciolse la presa sui
suoi fianchi per poter poggiare le mani sul suo volto. Erano calde come
la scia di una supernova. «Capita a tutti di vivere una serie di sfortunati eventi.
E non è certo colpa tua, sono cose che possono succedere e,
anche se non sono belle e non fanno piacere, restano comunque
temporanee: tempo qualche altro giorno e saranno solo uno spiacevole
ricordo. Ora la caldaia funziona e nel giro di poco la macchina
tornerà come nuova».
(Pian piano, con garbo, Ryoken pizzicò anche la terza corda).
Yusaku si morsicò il labbro inferiore, conscio che Ryoken
avesse ragione, ma impossibilitato a lasciarsi alle spalle tutta quella
negatività. «Lo so, ma i regali–»
«È questo ciò che amo
di te: che nonostante tutto pensi sempre al prossimo» gli sorrise
Ryoken, mentre avvicinava il volto al suo. «E lo stai facendo
anche in questo momento. Sai quanta gente al posto tuo avrebbe
rinunciato, mandando all'aria tutto quanto? Tu invece stai facendo del
tuo meglio per regalare comunque qualcosa agli altri. E i biscotti li
stai cucinando te, non sei andato in qualche pasticceria o in qualche
negozio a comprarli già pronti. Stai dedicando il tuo tempo alle persone a cui tieni…
e già solo per questo lo considero un regalo bellissimo. E
voglio almeno una cinquantina di quei biscotti, grazie».
Alcune volte, a Yusaku bastava solo questo: che qualcuno lo
toccasse e gli parlasse con dolcezza. E il modo in cui Ryoken gli stava
toccando il cuore
(e ogni sua corda)
era inenarrabile.
«Ora me lo fai un bel sorriso?»
E Yusaku, finalmente, ricordò come doveva incurvare le labbra nella rappresentazione genuina della felicità.
5
«Non mi racconti niente?»
Gli pose quella domanda mentre versava della cioccolata calda in una tazza colorata.
«Cosa vorresti sapere?» gli
domandò a sua volta Ryoken, ringraziandolo poi per la tazza
fumante.
«Dell'America, del College, di come ti sei trovato dall'altra parte del mondo…»
Ryoken fece spallucce. «C'è poco da dire, in realtà. Interessante quanto vuoi, ma mancavi tu».
Yusaku avvampò, distogliendo lo sguardo. Il sacchetto con
all'interno il suo regalo divenne improvvisamente un'attrazione
interessante e Ryoken se ne accorse.
«Non lo apri?» domandò infatti, sinceramente intenerito
(e molto, molto divertito)
dall'espressione di Yusaku.
«Sono davvero curioso, ma allo stesso
tempo vorrei aspettare il giorno di Natale, anche se mancano ancora tre
giorni…»
«E se ti dicessi che è qualcosa di essenziale, ti darebbe la spinta giusta per aprirlo?»
«Essenziale?»
Yusaku si voltò, instaurando il contatto visivo con Ryoken.
Quest'ultimo gli prese le mani, carezzandole con garbo, soffermandosi
sui taglietti rossi che faticavano a cicatrizzarsi sparpagliati sulle
nocche.
«Sì, perché ho la
sensazione che tu non li abbia comprati neanche quest'anno»
disse, intento a osservare quei piccoli segni rossicci tanto fastidiosi.
«E dimmi, perché ho la sensazione che siano anche touch screen?» scherzò Yusaku, e la sua voleva essere davvero una
battuta, visto e considerato la passione che avevano in comune per
l'informatica, i computer e gli smartphone – non a caso, Ryoken
studiava Ingegneria Informatica e Yusaku aveva trovato lavoro proprio
in un negozio di elettronica. Per quanto riguardava gli smartphone,
poi, entrambi erano ben consapevoli di quanto fosse difficile e
fastidioso usarli all'aperto durante l'inverno, soprattuto se si
indossavano dei guanti normali che impedivano il contatto delle dita
coi cristalli liquidi. Senza guanti, invece, ci si ritrovava a pigiare
lo schermo con dita incerte e tremanti.
Ryoken si freddò sul posto, osservandolo con un cipiglio
lievemente inarcato. «Le sorprese non ti piacciono proprio,
eh?» chiese sarcasticamente, senza però riuscire a
nascondere un sorriso.
Yusaku sbuffò divertito, sporgendosi verso di lui e sfiorandogli le labbra con un bacio delicato.
«Grazie».
6
Forse non era ancora il momento per dirsi “ti amo”.
Ma per baciarsi e poi ammirare la neve che aveva iniziato a cadere da quel cielo grigiastro
(il quale finalmente acquisiva un senso)
con una tazza di cioccolata calda tra le mani sì, era decisamente il momento migliore fra tutti.
N.d.A.
♦ Questa storia partecipa al Calendario dell'Avvento organizzato da Fanwriter.it
Giorno: 1 gennaio 2022 – e quindi… BUON ANNO!
♦ Che piacere poter tornare a pubblicare su EFP.
Che poi ne parlo come se non pubblicassi qualcosa da sessanta
ere geologiche, quando invece è passato neanche un mese e mezzo,
ma vi giuro che sembra trascorsa un'eternità dall'ultima volta
che ho pubblicato/aggiornato una storia.
Nel frattempo, però, devo dire che ho scritto molto, e
questa storia fa parte dell'immensa mole di COSE ho sviluppato
nell'ultimo mese e mezzo.
♦ Mi piacerebbe molto portare avanti questa
“tradizione”, perché anche l'anno scorso ho
prenotato il primo di gennaio e ho scritto su Ryoken e Yusaku –
cosa c'è di meglio se non iniziare l'anno nuovo con una storia
sulla propria OTP, con Yusaku che si fa un sacco di pare mentali e
Ryoken che lo rassicura facendolo sentire importante?
So che una dinamica del genere con loro due l'ho già
scritta e sviluppata un'infinità di volte, ma ormai per me
è un trope che fa proprio parte di loro e non mi stancherò mai di trovare sempre nuove sfumature a riguardo.
♦ Poi niente, Ryoken che regala a Yusaku i guanti touch screen per me è una cosa stupenda e lo trovo anche un headcanon
molto bello per la coppia – ma poi vogliamo parlare del fatto che
voglia mangiare tutti i biscotti che Yusaku ha cucinato?
Mi squaglio per quello che io stessa ho scritto, sono talmente confusa che mi colpisco da sola, lol
♦ Scherzi a parte, spero di avervi offerto una lettura piacevole e vi auguro di iniziare al meglio questo 2022.
Grazie a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, a chi
eventualmente recensirà e a chi, sempre eventualmente,
aggiungerà questa storia a una delle liste.
M a k o
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