Capitolo 45
THE
END BEFORE THE
BEGINNING
Dimensione Reale – Pianeta
Terra – Città di Lecce (Italy)
LARA
“Lara…
sei già qui?”
Alberto
entrò dentro la stanza dell’obitorio, poco prima
che
il medico legale, la mia amica Carolina, cominciasse la disamina.
“Sì,
Alberto… possiamo cominciare, dottoressa Congedo!”
Carolina,
abbassando lo sguardo con tristezza, si avvicinò
ai quattro lettini di quell’obitorio già occupati,
e scostò le quattro coperte
che celavano i cadaveri recuperati dalla scena del crimine.
“Antonio
Marini, 48 anni. Gina Sava, 43 anni. Angelo
Marini, 27 anni. Annalaura Marini, 7 anni.
I primi due hanno perso
la vita istantaneamente con un colpo di pistola che li ha colpiti alla
nuca.
Angelo Marini, invece, ha provato a opporre resistenza a giudicare dai
segni di
lotta e dalle tracce di DNA presenti sotto le sue unghie, prima di
soccombere
con sei coltellate di cui quella fatale dritta al cuore…”
“…
Cristo Santo…” bestemmiò
Alberto, quando si rese
invece conto delle ferite che aveva la bambina.
Per
non vomitare, decisi di coprire ciò che restava di quel
corpicino. La piccola Annalaura era irriconoscibile rispetto alle foto
che i
miei colleghi avevano sequestrato nella casa dove la famiglia Marini
viveva.
“Avete
appena visto le condizioni in cui versava il corpo
della più piccola… ci sono evidenti
tracce di stupro e violenza carnale, le
stesse ferite che l’hanno condotta alla morte, causata dallo
shock di quanto ha
provato sulla sua pelle. Il suo carnefice non ha avuto alcuna
pietà e l’ha
deflorata anche dopo l’evidente decesso”
“…
tracce evidenti…” dichiarai io
con
sarcasmo, trattenendo la voglia di tirare un cazzotto contro il muro
per la
rabbia.
Quelle
non erano semplici tracce evidenti. Chiunque l’avesse
costretta a subire una violenza così crudele e tremenda,
l’aveva fatto solo per
divertimento. L’assassino era un vero e proprio mostro, ed
andava fermato il
prima possibile…
…
sbattuto in prigione e lasciato a marcire fino alla
fine dei suoi giorni.
“Si
sa già verso che ora sono morti tutti?”
domandai ad Alberto, desiderosa di risposte.
“All’incirca
tra le 21 e le 22 di ieri sera. I corpi
sono stati ritrovati dentro la loro casa da un amico e collaboratore di
Angelo.
Iginio Spedicato, 27 anni, aveva un appuntamento con il figlio maggiore
della
famiglia Marini e, quando ha notato che nessuno ha risposto alle sue
chiamate o
al citofono, si è giustamente allarmato.
I corpi di Antonio e Gina
si trovavano al piano terra, riversi sul divano, segno che siano stati
completamente colti alla sprovvista. Angelo ed Annalaura, invece, si
trovavano
nelle loro camere da letto. La piccola deve essere stata
l’ultima a morire,
a giudicare da ciò che ti ho appena detto…”
“…
e nessuno ha ascoltato le urla della bambina?! Si
sarebbero dovute sentire per chilometri, visto il modo in cui
l’ha squarciata a
carne viva!”
“Villa
Marini è piuttosto isolata. Si trova sulla
superstrada 131, che collega Lecce alla marina di Torre Chianca, poco
distante
dalla struttura sportiva Outline che, però, quel giorno
è rimasta chiusa per
ferie”
Perciò,
chiunque avesse deciso di compiere un simile
omicidio, sapeva perfettamente di poter agire indisturbato segno che
tale gesto
fosse ampiamente premeditato.
Male.
Molto male.
“Inoltre…”
continuò il mio fidanzato,
anticipando la mia successiva domanda “…
le videocamere di quest’ultima
non possiedono registrazioni vocali e non puntano in direzione della
strada,
così non c’è stato modo di scoprire se
il o gli assassini si siano mossi insieme”
“Gli
assassini?” notai io, con
curiosità “Credete
che possano essere più di uno?”
“Molto
probabilmente” confermò Carolina,
afferrando
delle bustine contenenti alcune prove “Vedi queste
prove? La prima sono i
campioni che ho prelevato dall’utero della piccolina. Inutile
dire che siano
tracce di sperma maschile. Nella seconda, tuttavia, ci sta un
altro
importantissimo indizio. Sul collo di Angelo vi stavano tracce di
saliva ed un
segno di rossetto, quindi vi stava almeno un altro
assassino… probabilmente una
donna”
“Però
non sappiamo ancora se si tratta di due parenti
stretti o di una semplice coppia. L’unica
cosa certa è che la
traccia salivare non corrisponde a quella di Gina o di Annalaura,
così come le
tracce di sperma non corrispondono a quelle di Antonio ed
Angelo… gli
assassini non hanno legami biologici con le vittime”
“Capisco…
avete un’idea su quale possa essere il
movente del crimine?”
“Abbiamo
due ipotesi al vaglio…”
cominciò a
spiegarmi Alberto, iniziando ad elencarmi i risultati del loro primo
sopralluogo “… la prima
è quella di un furto andato a male. Il notebook personale
di Angelo Marini, infatti, è svanito nel nulla. Abbiamo
cercato per tutta la
casa, ma niente”
“…
aveva qualcosa da nascondere, quindi…”
provò ad ipotizzare Carolina.
“Perché
siete subito andati a controllare per un
notebook? Qualcuno vi ha chiesto di cercarlo?”
domandai con sospetto.
“Iginio.
Angelo Marini, in realtà, è
l’autore della famosissima saga di romanzi Folds Of
Fate, ed aveva
sempre utilizzato il nome fittizio di Simon Kog 95
per non essere
disturbato dai fan nella vita reale”
“U-UN
MOMENTO! Quel Simon Kog? Quello che ha
rivoluzionato l’intero mondo della scrittura fantasy? I suoi
libri sono da anni
in cima alle classifiche di vendita! Mia nipote non fa altro che
parlarmi di
quei racconti!”
Tutto
qui? Angelo era un famoso scrittore, ma compiere un
crimine del genere solo per del recuperare dati simili mi sembrava
veramente
sciocco.
“Il
nostro sospetto è che gli assassini siano entrati
dentro quella casa con l’intento di appropriarsi di qualche
password o codice
PIN. Iginio, d’altro canto, ha
già fatto chiamare la banca del conto
corrente intestato al suo amico e lo ha fatto chiudere immediatamente.
Al
momento non ci sono stati prelevamenti sospetti dal conto, ma stiamo
tenendo
gli occhi aperti qualora uno degli assassini provasse ad appropriarsi
di quei…”
“Scartate
questa ipotesi. Non ha alcun senso che
gli assassini rubino un notebook ma non la carta di credito di Angelo,
soprattutto se puntavano al suo conto in banca!”
Dopo
aver affermato ciò, mi affrettai subito a spiegare i
miei dubbi. Se gli assassini puntavano al conto corrente in banca delle
loro
vittime, allora non avevano alcun bisogno di ucciderli tutti, peggio
ancora
stuprare una bambina di sette anni. Non aveva senso uccidere le uniche
persone
in grado di rivelare loro i codici. Dubitavo che un ragazzo di
ventisette anni
avesse bisogno di salvarsi la password o un codice PIN sul suo notebook.
Se
l’ipotesi conto corrente era veritiera, allora i due
assassini avrebbero ucciso le loro vittime solo e soltanto se avessero
già
preso possesso del PIN della carta di credito. Se si fosse trattato di
una
rapina andata male, allora i ladri sarebbero dovuti fuggire
istantaneamente o,
se non altro, ammazzare le loro vittime in pochissimo tempo.
Invece
si erano perfino presi la briga di uccidere Annalaura
con uno stupro durato minuti e minuti. O i due avevano ottenuto
ciò che
desideravano e si sentivano troppo sicuri delle loro
capacità, oppure il loro
obiettivo finale era soltanto la morte dell’intera famiglia
Marini.
“Anche
il Vice-Questore la pensa nella tua stessa
maniera” mi rassicurò subito
Alberto “La seconda ipotesi, la più
accreditata, è quella di un omicidio premeditato, attuato da
qualcuno che
voleva togliere di mezzo Angelo e la sua famiglia, una volta per tutte.
Però
lui è convinto del fatto che il movente è da
trovarsi nel notebook che è stato
rubato”
Annuii
davanti a quelle dichiarazioni. Matteo Meloni era uno
degli uomini di cui io potevo fidarmi ciecamente. Il Vice-Questore di
Lecce era
uno degli uomini più abili nel suo mestiere, il
più temuto dai criminali di
tutta Italia. Ero certa che, con lui al comando
dell’operazione, quei viscidi
bastardi non l’avrebbero passata liscia.
“Lui
sa che sono passata qui?”
“No.
Solo noi due siamo a conoscenza di
quello che stai facendo… d’altro canto,
ci stai solamente dando dei
suggerimenti e non comprometterai le indagini dall’esterno.
Ti faremo trovare a
casa i risultati il prima possibile!”
“Perfetto.
Acqua in bocca con il Vice-Questore! Voi mi
avete chiamato qui solo per chiedermi dei consigli!”
ordinai loro,
severamente “Non mi preoccupo del signor Meloni, ma
se lo venissero a sapere
i piani alti…”
“Tranquilla,
Lara! Nessuno ti venderà al Questore Renzi,
hai la nostra parola!”
***
Il
mio nome era Lara Cantalupo. Fin da piccola volevo
diventare un ispettore di polizia.
I
miei genitori erano morti poco prima che io
frequentassi le superiori. Strada scivolosa, incidente in macchina,
morti sul
colpo. Ero figlia unica, e fu mia nonna materna a prendersi cura di me.
Sacrificai molto nella mia vita, per il suo bene e per il mio sogno.
Non
avevo nomi su cui appoggiarmi, quando passai anche
l’ultimo esame per entrare in polizia. I miei risultati erano
stati tutti
frutto del mio impegno e del sudore di tutte le missioni che avevo
completato
con successo. Fu questo a permettermi di realizzare il mio sogno.
Un
anno prima, mia nonna era venuta a mancare. A
portarsela via era stato il COVID-19, che non le aveva lasciato alcuno
scampo.
Aveva 78 anni, ed era diventata come una madre, per me. Non potetti
nemmeno
partecipare al suo funerale, viste le rigidissime restrizioni.
La
mia nuova famiglia, perciò, era diventata la centrale
di polizia di Lecce. Mi ero fidanzata Alberto Gallo, l’unico
uomo in grado di
risollevarmi dalla morte dell’ultima figura affettiva che mi
era rimasta.
Carolina Congedo era la mia migliore amica, con la quale potevo parlare
di
qualsiasi cosa. Matteo Meloni era il mio modello da seguire,
l’uomo che
incarnava il mio ideale di poliziotto leale e sincero.
Tutto
ciò sarebbe potuto diventare ancora più bello,
credetti, quando venni a scoprire che fossi rimasta incinta del mio
primo
bambino. Tutti in centrale erano rimasti contenti della notizia, ed
Alberto era
perfino più felice di me. Qualcuno che non prese bene quella
notizia, però, fu
il Questore di Lecce.
Silvio
Renzi stava a comando della provincia di Lecce da
circa tre anni, ma non gli ero mai andata a genio. Diverse volte mi
aveva
provocato e preso per i fondelli, davanti a tutti i miei colleghi,
nonostante
fossi colei che guadagnava più punti in tutta la provincia
(non considerando il
lavoro di Matteo Meloni). La mia gravidanza fu solo un altro punto a
mio
sfavore. Per due mesi fece qualsiasi cosa per farmi trasferire e per
ottenere
un altro poliziotto dell’altro sesso, e lo stress che
accumulai fu talmente
grande che, un giorno, io mi sentì male e svenni dentro il
mio ufficio.
Quando
mi risvegliai, io mi trovavo in ospedale ed il
mio bambino non c’era più. Aborto spontaneo,
causato dalle mie non eccellenti
condizioni fisiche.
Non
lo superai così facilmente. Ci misi più di un
mese
per recuperare la mia lucidità e per andare avanti, ma
grazie all’aiuto di
Alberto e Carolina mi misi nuovamente d’impegno e tornai in
Questura a
lavorare.
La
prima settimana andò tutto liscio come l’olio.
Avevo
ripreso la mia solita routine, e in cuor mio avevo preso una decisione
molto
importante. Volevo diventare mamma, a qualsiasi costo e contro tutto e
tutti.
Davanti a quella richiesta, Alberto non si era minimamente tirato
indietro ed
aveva accettato con grandissima gioia. La notizia, però,
cominciò a circolare
in centrale e qualcuno non la prese affatto bene.
Quando
venni richiamata dal Questore nel suo ufficio, ero
già molto preoccupata per quello che mi avrebbe potuto dire.
Ma mai mi sarei
aspettata di avere l’opportunità di una
promozione. Io sarei diventata
Vice-Questore al posto di Matteo Meloni che, al contrario, avrebbe
preso il
posto del suo superiore diventando il Questore di Lecce.
Se
Silvio Renzi si fosse limitato a farmi quell’offerta,
allora avrei subito detto sì. Ma tra quelle parole, il verme
me ne mise
tantissime altre che mi agghiacciarono l’anima.
Devo
ammettere che è stato un bene, il tuo aborto.
Sono certo che lei non fosse portata per essere una mamma, non con le
sue
capacità. So vorrebbe riprovare ad avere una seconda
gravidanza, e per quanto
mi riguarda io glielo sconsiglio apertamente. Sei un pezzo pregiato del
nostro
corpo di polizia. Se accetterà la mia proposta,
dovrà rinunciare a diventare
una madre. In caso contrario, perderà anche il suo posto da
Ispettore. A lei la
scelta, signorina Cantalupo.
Cinque
minuti dopo, io avevo già lasciato il mio
distintivo e la mia pistola d’ordinanza sopra la sua
scrivania, dopo aver
mollato il più forte ceffone della mia vita sulla sua
guancia, capace di farlo
capitombolare dalla sua sedia. Il giorno dopo, le mie dimissioni dalla
questura
erano state accettate, nonostante le proteste di tutti i miei colleghi.
Nel
mentre, il mio corpo non aveva più il ciclo e, per
tale motivo, mi feci controllare da uno specialista con la speranza che
i miei
nuovi tentativi fossero andati a gonfie vele. Una settimana dopo,
però, io
ricevetti la notizia più brutta della mia vita. Il
precedente aborto aveva
provocato una grave infezione al mio apparato riproduttore, il quale
non era
più in grado di concepire un figlio.
Ero,
ufficialmente, diventata sterile.
Decisi
di non rientrare in polizia, ma di diventare una
semplice Investigatrice Privata e cominciai a vivere con il mio
fidanzato
Alberto nella seconda Casa della mia famiglia, a Spiaggiabella. Non era
niente
di che, ma svegliarmi ogni giorno con il suono delle onde del mare mi
rilassava
e mi dava voglia di dare un calcio al destino infingardo. Alberto stava
ancora
con me, ma il fatto di non poter crescere più dei figli
aveva raffreddato il
nostro rapporto. In compenso, tutti i miei colleghi, incluso il
Vice-Questore,
mi erano rimasti fedeli e mi chiedevano spesso consigli sui casi con
cui
avevano a che fare, esattamente come era accaduto con il caso della
Famiglia
Marini.
***
Era
passata una settimana dal giorno in cui ero andata in
centrale per controllare i cadaveri dei quattro poveri innocenti, e le
cose si
erano parecchio movimentate.
Alla
fine tutti i nostri sospetti si erano quasi rivelati un
autentico bluff. Me lo aveva confermato lo stesso Alberto la sera prima
quando,
con immenso stupore, mi aveva rivelato che gli assassini del nucleo
familiare
fossero stati ufficialmente arrestati.
Kaiek
Grieg (42 anni) e Llaiir Grieg (17 anni) erano rispettivamente
padre e figlia, di origini ROM. Vivevano in un accampamento non molto
distante
da quella casa, ed erano noti alle forze dell’ordine per le
continue rapine che
frequentavano. Qualche giorno dopo l’assassinio, la ragazza
era stata colta
dalle telecamere dopo aver tentato una rapina proprio nella struttura
sportiva
“Outline”, ed era fuggita facendosi sfuggire
l’arma. Facendo le dovute analisi,
Carolina si era resa subito conto che la pistola avesse stranamente le
stesse
pallottole che avevano freddato i coniugi Marini, e per questo aveva
deciso di
fare un tentativo facendo una scoperta agghiacciante.
Le
impronte digitali presenti sui vestiti di Angelo e quelle
sulla pistola recuperata dalla polizia erano compatibili al 100 %. La
sera
stessa, lei e suo padre erano stati catturati dalla polizia ed
arrestati con
l’accusa di omicidio colposo con l’aggravante del
furto. Il notebook di Angelo,
tuttavia, non si trovava nella loro casa.
Tutti
i documenti di quell’indagine, o per meglio dire le
copie, mi erano stati consegnati la sera precedente da Alberto e
Carolina
stessi quando ero andata a cena nella casa di quest’ultima,
ed io avevo passato
gran parte del tempo a leggere ogni singola pagina. Vi stava perfino
una
pen-drive, con all’interno le riprese
dell’interrogatorio svolto dai pm nei
confronti dei due assassini.
Questi
ultimi, come era prevedibile, si erano dichiarati
innocenti nonostante le prove del DNA li avessero completamente
incastrati.
Affermarono, addirittura di non conoscere nessun membro di quella
famiglia e che
non avessero la minima idea di cosa fosse Folds Of Fate.
Beh.
Se non altro, il caso era stato risolto…
“Ora
non mi resta che ridare questi due mattoni ad
Alberto… non servivano a niente!”
Stavo
parlando dei due enormi libri che Angelo Marini aveva
scritto. Kingdom Hearts – The Legend Of The Earthly
Yilancar e Golden
Bullet – The Hunter Warrior, entrambi facenti parte
della saga FOLDS OF
FATE.
Avevo
dormito pochissimo in quei giorni, tanto mi ero
impegnata per riuscire a leggerli tutti e due in poco tempo. Fu ancora
più
faticoso per una come me; non era affatto il mio genere preferito,
visto che
ero appassionata di gialli, sia quelli di autori stranieri come quelli
di
Agatha Cristie o Conan Doyle, e sia quelli di autori italiani come
Camilleri.
Folds
Of Fate era ispirato al genere fantasy giapponese, un
miscuglio tra personaggi già esistenti di altri fumettisti e
qualche carattere
originale di Angelo, i quali si muovevano tutti insieme in un universo
parallelo al nostro. L’aggiunta di qualche storia
d’amore e di introspezioni
per ciascun personaggio rendeva la lettura abbastanza lenta, ma non
complicata
e ricca di contenuti molto interessanti. Si vedeva che, dietro a tale
opera, si
celasse la mente di uno scrittore molto giovane ed appassionato del
manga giapponese.
Nonostante
ciò, compresi subito perché Folds Of Fate fosse
diventato così famoso. Non solo la storia di ogni
personaggio era abilmente
strutturata, ma gli argomenti trattati non erano così
banali. C’erano chiari
riferimenti all’Olocausto, alla lotta contro la Mafia, alla
politica corrotta,
alle storie di violenza contro le donne, e tanti altri argomenti che
difficilmente un’opera generalista spiattellerebbe senza fare
delle censure.
Gran parte delle recensioni positive, inoltre, provenivano da ragazzi
adolescenti che, grazie a tale saga, avevano deciso di documentarsi su
certe
storie e questo mi fece molto piacere.
Questo
mi spronò a fare altrettanto e, convinta che in
quei libri ci fosse un segreto per risolvere il caso, mi ero messa a
spulciare
ogni singola parola di quelle storie.
Alla
fine, però, non era servito a niente. Un buco
nell’acqua, in tutto e per tutto. Forse diventare
un’Investigatrice Privata
aveva rammollito il mio cervello.
Improvvisamente
sentii suonare al citofono. Era una domenica,
il mio giorno libero, pertanto avevo i miei dubbi sul fatto che fosse
un
visitatore sconosciuto. Prontamente, raggiunsi la cassaforte privata
del mio
soggiorno e conservai l’intera copia del fascicolo di Villa
Marini, attaccando
il faldone ad una gomma pane macchiata di inchiostro. Era una delle mie
fissazioni. Se qualcuno si fosse azzardato a manomettere la cassaforte
per
recuperare delle mie informazioni riservate, le tracce di inchiostro lo
avrebbero sicuramente beccato.
“Arrivo,
per l’amor del cielo!” sbottai,
infastidita, quando suonarono nuovamente il citofono “Non
sono ancora diventata
sorda, porc…”
Quando
mi resi conto di chi ci fosse davanti al cancello,
diventai rossa come un peperone.
Quello
era uno degli uomini più rispettati e gentili
dell’intera
provincia, noto per le sue opere di carità e per la sua
simpatia. Monsignor
Fernando Ventrucchio era stato per cinque anni nella parrocchia del mio
paese
natale e mi aveva fatto da educatore. Era stato lui, oltre a mia nonna,
a
risollevarmi dalla morte improvvisa dei miei genitori.
Dopo
essermi scusata più e più volte per il mio
comportamento, lo invitai ad entrare dentro la mia casa. Dieci minuti
dopo,
entrambi stavamo ricordando i bei tempi passati assieme sorseggiando
una
tazzina di caffè bollente.
“Ho
saputo quello che è successo al tuo bambino… non
puoi assolutamente immaginare quanto mi dispiaccia per la tua perdita!”
“La
ringrazio per il suo gentile pensiero… come ci
insegnava lei qualche anno fa, deve esserci un motivo se tutto questo
è successo,
vero? Forse non ero davvero portata a diventare una
madre…”
“Questo
non è assolutamente vero! Lascia perdere
quell’imbecille del Questore! Quello che è
accaduto non può impedirti di essere
una madre meravigliosa, anche perché sei una donna che tutti
invidierebbero! Ci
sono tantissimi altri modi per diventare un genitore… hai
mai pensato
all’Adozione? Sono convinto che qualche bambino
sarebbe orgoglioso di volere
una mamma come te, Lara!”
Alberto
me ne aveva già parlato qualche settimana prima, e a
dire il vero ci stavo pensando seriamente. Dare un tetto ed una
famiglia ad un
povero orfano che era rimasto senza una famiglia poteva essere il
miglior modo
per risollevare la mia vita, e sarebbe stato anche un bellissimo gesto
da
attuare. Per far ciò, tuttavia, io ed Alberto avremmo dovuto
sposarci.
“Se
il mio fidanzato mi farà una proposta di matrimonio
decente, ci penserò su e la contatterò!”
scherzai con il Monsignore, prima
di diventare molto seria “Ora,
però, passiamo a cose più serie. Monsignor
Ventrucchio… se lei è a conoscenza di come mai io
mi sia dimessa, significa che
qualcuno dei miei colleghi l’ha indirizzata a me.
Cosa sta succedendo?”
Il
vecchio prete, sorpreso dalla mia affermazione, non poté
più mentire. Tirando un lungo e sofferto sospiro, Fernando
si alzò dalla sedia
e cominciò a camminare attorno al tavolo. Si vedeva che era
parecchio nervoso.
“Signorina
Cantalupo. Mi trovo qui perché voglio
ingaggiarla. Vorrei che raccogliesse tutte le informazioni relative al
caso di
Villa Marini, e che scopra i reali assassini di quelle povere buon
anime!”
Sgranai
gli occhi, inarcando la testa in preda alla
confusione. Che storia era questa? Il caso non era già stato
risolto
brillantemente grazie all’intuizione di Carolina?
“Nando…”
esclamai io, usando il nomignolo che gli
davo quando ero un’adolescente “…
non ha visto i tele-giornali? Gli
assassini della famiglia Marini sono già stati
arrestati… ci sono anche le
prove del DNA che incastrano i loro carnefici…”
“…
Kaiek Grieg e sua figlia Llaiir sono stati uccisi
nella prigione di Borgo San Nicola”
La
tazzina che avevo in mano cadde per terra frantumandosi
in tanti pezzettini. Il mio salotto era caduto nel silenzio
più assoluto.
“Come
ogni domenica, io passo dal carcere per svolgere la
Celebrazione Eucaristica per i detenuti… al
termine della stessa, si è
sparsa la voce che un gruppo di prigionieri ha isolato quei due da
tutti gli
altri e li ha uccisi a suon di calci e pugni. Quando le
guardie penitenziarie
li hanno raggiunti, erano già stati ridotti a carcasse
irriconoscibili. Noi
due conosciamo perfettamente il funzionamento, le regole di detenzione
e le
strutture del carcere di Lecce, Lara… se quei due sono
morti, non può essere
stato per mano di qualche detenuto!”
Con
orrore, non potevo che dargli pienamente ragione. Kaiek
e Llaiir erano stati arrestati, ma in attesa del giudizio avrebbero
dovuto
soggiornare in una zona isolata del carcere di Lecce, proprio per
evitare
simili situazioni in cui non vi fosse nessuno a tenere
d’occhio la situazione,
senza contare che uomini e donne vivessero in due parti diverse della
struttura
per ovvi motivi. Inoltre, una delle regole del carcere obbligava tutti
i
prigionieri che non partecipavano alla messa a restare rinchiusi nelle
loro
celle, pertanto era impossibile che qualcuno di questi fosse sfuggito
al
controllo delle guardie…
…
ergo, o queste ultime avevano lasciato spontaneamente
alcuni detenuti liberi…
…
oppure…
…
immaginandomi quell’eventualità, mi misi una mano
davanti alla bocca, sotto shock.
“Perché…
perché avrebbero dovuto fare una cosa del
genere?”
“La
risposta è molto semplice, signorina Cantalupo… perché
quei due non sono davvero gli assassini della famiglia Marini.
D’altro
canto, mi è stato detto che l’orario in cui
è stato svolto il delitto è tra le
21 e le 22… peccato solo che io, in quel lasso di
tempo, sia stato assieme a
quei due dentro l’ospedale Vito Fazzi di Lecce!”
“C-cosa?!
Sta scherzando?”
“Affatto.
La ragazza, a quanto pare, si frequentava
con un giovane adolescente di Lecce, ed il padre lo aveva scoperto.
E’ scoppiata una rissa con una banda dalla quale Kaiek ne
è uscito
completamente sconfitto. Quell’uomo è
entrato in ospedale alle 20 di sera e
ci è rimasto fino alle 23, con sua figlia al
capezzale… senza contare che fosse
completamente ubriaco fradicio. Se non crede a me,
potrà domandarlo a tutti
gli infermieri del Pronto Soccorso, o controllare le riprese delle
telecamere”
“Ma…
ma è assurdo… le tracce di DNA…”
Se
quanto mi stesse raccontando Fernando Ventrucchio era la
verità, quello che stava accadendo era un fatto non grave.
Di
più.
Come
potevano, i miei colleghi, essere stati così
negligenti? Tanto erano certi di aver catturato le persone giuste che
non si
erano curate di controllare o chiedere ai sospettati cosa stessero
facendo
nell’ora del delitto.
“C’è
un’altra cosa, in particolare, che mi ha fatto
pensare ad un complotto. Kaiek e Llaiir sono assolutamente
negati con la
tecnologia e non hanno mai imparato a leggere o scrivere. Non
dico che
fossero due santi e tutti conoscevano la loro indole… ma
sono troppo ingenui
per commettere un crimine così efferato. E tutto per un
notebook che nemmeno
sapevano usare?”
“Monsignore…
per caso ha fatto rivolto queste supposizioni
a qualcuno?”
“Al
Questore, ieri notte. Non ha creduto a nessuna
delle mie parole. Ha affermato che le
prove del DNA non sono state
manomesse in alcun modo e che non mi sarei dovuto impicciare in aspetti
che non
fossero di mia competenza. Quando sono uscito dal suo ufficio,
ho incontrato
il tuo fidanzato al quale ho spiegato quello che è successo.
Mi ha passato il
tuo indirizzo e mi ha promesso che ci avrebbe pensato lui a controllare
la
situazione in Questura…”
Quella
storia non mi piaceva per niente.
Per
quale motivo Alberto non aveva parlato a me e Carolina
di quello che era successo il giorno prima? Perché tenermi
un segreto del
genere, ben sapendo che Nando mi avrebbe visitato il giorno successivo?
“Ok,
Nando… ho deciso di accettare la tua offerta.
Tuttavia… sappi che, da questo momento, noi due non dovremo
più entrare in
contatto in nessun altro modo. Oggi ci siamo incontrati solo
per parlare del
mio aborto e della mia intenzione di adottare un bambino! Del resto,
sarà
difficile contraddire tale ipotesi visto che è la mia
giornata libera! Sarò io
a farmi viva quando conoscerò tutta la verità!”
***
Dopo
che il Monsignor abbandonò la mia casa, io decisi di
ripulire il pavimento. Successivamente, buttati i cocci della tazzina
di caffè,
decisi di darmi definitivamente da fare. Nando aveva qualche difetto,
vero, ma
era tutto tranne che un bugiardo e Silvio Renzi aveva fatto un grosso
errore a
non tenere conto della sua testimonianza.
La
prima cosa che feci fu quella di raggiungere l’ospedale
Vito Fazzi di Lecce, dove feci qualche domanda a tutti gli infermieri
del
reparto di Pronto Soccorso, registrando ovviamente la loro
testimonianza in
modo professionale.
Tutti
loro, come temevo, confermarono la testimonianza
del Monsignore, ed un addetto alla sicurezza si offrì
perfino di fare una copia
delle riprese relative alla loro presenza in ospedale. Era un gesto
azzardatissimo, perché avrebbe rischiato di perdere il
lavoro se fosse stato
beccato, perciò lo ringraziai di cuore e gli promisi che
avrei fatto tantissima
attenzione a non far circolare erroneamente quel video in pen-drive.
Già
che c’ero, mi ero fatta strada per quei corridoi ed
avevo raggiunto l’Obitorio, dove Carolina si trovava in
compagnia di un suo
collega.
Quando
quest’ultimo uscì fuori dalla stanza per fare una
pausa, io ne approfittai per parlare con la mia amica, chiedendole di
ripetere
gli esami del DNA sugli oggetti del caso, raccontandole quello che era
accaduto
con Fernando. Mi avrebbe consegnato i risultati in privato, quando
sarebbe tornata
quella sera a casa.
Senza
farmi beccare, uscii dall’ospedale con l’intento di
interrogare due persone molto legate alla famiglia Marini, ad Angelo ed
Annalaura in particolare.
Il
primo fu Iginio Spedicato, che io andai a trovare
direttamente alla sede principale della SK Editoring.
Fu
un interrogatorio molto produttivo. Aveva confermato
gran parte di ciò che era scritto sui fascicoli, ma
attraverso le mie domande
erano usciti altri fatti molto interessanti.
Per
prima cosa, Iginio ed Angelo erano stati compagni di
classe per tutta la vita, dalle elementari sino
all’università, ed avevano
sempre avuto la stessa passione, quella della scrittura. A differenza
del suo
amico, però, Iginio si era sposato molto prima con
un’altra loro vecchia
compagna di classe dando successivamente alla luce un bambino di nome
Giuseppe.
Quest’ultimo, in particolare, si era legato tantissimo alla
famiglia Marini, in
particolar modo alla sorellina di Angelo la quale lo aveva accettato
subito
nonostante il piccolo fosse affetto da Sindrome di Down.
Il
secondo particolare che non sfuggì alla mia attenzione fu
la scoperta che Angelo Marini non fosse affatto single ma che, in
realtà, fosse
fidanzato con una donna.
“Akame
Tsukimoto. Si frequentavano da tre
anni, e l’ho conosciuta solo una volta quando
l’abbiamo invitata a casa nostra.
Di una bellezza fisica impressionante, apparentemente sembra
fredda come il
ghiaccio ma sotto sotto è una donna stupenda con la quale
Giuseppe ha legato
fin da subito”
“Strano…
non risulta ciò dagli atti…”
“…
è molto riservata e si fida pochissimo delle forze
dell’ordine. Non lo
raccontavano molto in giro, ed Angelo mi aveva
fatto promettere di non rivelarlo a nessuno… ma
Akame è una sopravvissuta
alla strage di Torre Chianca di tre anni fa!”
Il
fatto di cronaca citato da Iginio avvenne tre anni prima.
Un
traghetto colmo di profughi, per la maggior parte
bambini e ragazzini poco più che minorenni, venne
rintracciato a poche miglia
dalle coste del Salento, più precisamente tra le spiagge di
Torre Rinalda e
Torre Chianca. Prima che potessimo recuperarli e trarli in salvo,
tuttavia, un
incendio spaventoso era divampato sul mezzo di trasporto acquatico, che
esplose
poco prima dell’arrivo dei soccorsi.
Secondo
le stime ufficiali, in quel terrificante incidente
non si era mai salvato nessuno. Non si era mai capito che cosa avesse
provocato
le fiamme e la successiva deflagrazione del traghetto, del quale non
rimase
nient’altro che un relitto fumante inabissatosi nelle
profondità dell’oceano.
Per
tutta l’estate su ogni riva dell’Adriatico si
riversavano i resti di qualche corpo umano, se non interi cadaveri
rosicchiati
dai pesci. Fu una tragedia in grado di sconvolgere il mondo intero.
“Fu
lo stesso Angelo a ritrovarla riversa sulla
spiaggia di Torre Chianca, due giorni dopo, in condizioni a dir poco
pietose.
Credeva fosse morta quando si rese conto che respirava
ancora… fu un vero
miracolo. Da quel giorno, per lui non esisteva
nessun’altra donna se non
Akame, ne era completamente invaghito…”
“Capisco…
un’ultima domanda. Ci sono state delle
stranezze, in questi giorni, prima che Angelo e la sua famiglia
venissero
uccisi? O anche eventi più datati che le sono sembrati
strani?”
“Recentemente
no. Andava tutto a meraviglia… un fatto
strano avvenne due settimane dopo la strage di Torre Chianca. Angelo si
presentò a lavoro dichiarando che voleva scrivere un ultimo
libro dedicato alla
saga di Folds Of Fate ma che, per attuare la sua idea, avremmo dovuto
fare
delle modifiche al secondo tomo che sarebbe uscito nelle librerie una
settimana
dopo! In molti rimasero attoniti davanti alla sua proposta,
ma sembrava
determinato a continuare sui suoi passi e per questo motivo accettammo.
Le
modifiche, per fortuna, non furono così tante. Vennero
aggiunti dei dialoghi
nella quarta parte, ed un epilogo nel 44 capitolo. Riuscimmo a
pubblicare il
tutto nel tempo stabilito, senza perderci nulla… ed Angelo
si era già messo al
lavoro per il terzo ed ultimo atto della saga”
Sorpresa
da quella rivelazione, chiesi ad Iginio se avesse
ancora una copia della precedente versione del secondo libro di Golden
Bullet.
Per fortuna, l’uomo aveva conservato un file.txt sul suo
desktop contenente la
precedente versione del romanzo con le indicazioni, in prima pagina, di
dove
fossero state fatte le modifiche. Copiai tutto all’interno
della mia pen-drive,
con la promessa di controllare le modifiche una volta tornata a casa, e
ringraziai Iginio per aver risposto alle mie domande.
Circa
mezz’ora dopo mi trovavo già a Surbo, la mia
città
natale, dove avrei incontrato la migliore amica di Angelo Marini.
Clarissa
Rossi aveva conosciuto il famoso scrittore durante
la frequentazione del liceo, ed avevano subito legato molto. Hanno
cominciato
perfino a lavorare alla SK Editoring insieme, con la differenza che lei
fosse
una semplicissima impiegata.
“Perciò
tu, Iginio ed Angelo siete sempre stati inseparabili,
fin dai tempi del liceo…”
compresi io, durante quell’improvvisato ma
leggero interrogatorio “… è
stato lì che ha conosciuto suo marito Ettore?”
“Ecco…
a dire il vero, Ettore veniva in classe con
noi…” ammise lei
sorprendendomi, alzandosi dalla sua sedia e
raggiungendo la libreria più vicina, dove
recuperò una piccola scatola
contenente diverse foto “… vede questa
fotografia? L’abbiamo scattata il
primo giorno di liceo, ed Ettore è l’ultimo a
destra della terza fila!”
Sgranai
le palpebre quando ricevetti quell’informazione. Poi
controllai tutte le foto appese ai muri per avere conferma delle sue
parole.
Era proprio lui. Basso come un tappo, indossava un paio di occhiali
tondi con
lenti così doppie che non si riusciva a distinguere il suo
colore degli occhi.
Il classico nerd, per intenderci. L’avanzare
dell’età non gli aveva dato alcuna
tregua, dato che era stato colpito da evidenti calvizie.
Come
era riuscito, un ragazzo come lui, a conquistare il
cuore di una donna così bella e piena di vita come lei?
“Durante
il liceo non ci eravamo mai parlati, nemmeno una
singola volta. Ci ritrovammo improvvisamente alla SK
Editoring, dove eravamo
stati assunti lo stesso giorno come impiegati. Fummo messi nello stesso
ufficio,
e non puoi immaginare l’imbarazzo che provammo entrambi.
Non ci siamo
parlati per un mese intero, tanto ci vergognavamo di condividere la
stessa
stanza…”
“…
forse stiamo uscendo fuori tema…”
“Oh
no, mi creda! E’ tutto collegato! Il
giorno
del mio compleanno, senza che io mi aspettassi nulla da parte sua, lo
beccai
mentre preparava un vaso in fiori sopra la mia scrivania
dell’ufficio, e con
lui vi stavano anche Angelo ed Iginio che lo riempivano di consigli su
come
doversi comportare con me una volta arrivata… solo
a quel punto mi sono resa
conto che lui fosse così timido con me perché gli
piacevo, e per ringraziarlo
entrai dentro quella stanza senza pensarci su due volte e lo
riempì di baci per
circa dieci minuti! Se non fosse stato per Angelo…
io non avrei mai
conosciuto l’uomo della mia vita. Era il mio
migliore amico… il nostro,
a dire il vero...”
“Ed
ora dove si trova Ettore?”
“A
Piacenza. Anche lui è diventato uno scrittore di
discreto successo, e sta pubblicizzando il suo racconto per
bambini…
sarebbe voluto restare qui, soprattutto dopo…”
Comprendendo
i sentimenti della donna le porsi un fazzoletto
con cui asciugarsi le lacrime.
“Iginio
mi ha raccontato un fatto molto particolare
sul secondo libro della saga…”
“…
parla delle modifiche, non è così? Quel giorno
Angelo
prese tutti alla sprovvista. Apparentemente sembrava
euforico, ma io ero la
sua migliore amica… sapevo fosse successo qualcosa.
Quel giorno io lo presi
in disparte, e litigammo tantissimo. Fu costretto ad
ammettere che quelle
modifiche erano nate per qualcosa di misterioso, ma mi aveva fatto
promettere
di non rivelare nulla a nessuno… ero sconvolta. Non
l’avevo mai visto in quelle
condizioni!”
“Perché
non ne ha parlato con la polizia? Queste
informazioni sarebbero state...”
“Non
sono mai passati da me! Lei, signorina
Cantalupo, è la prima persona che mi ha interrogato dal
giorno dell’omicidio,
eppure è da quando ho scoperto quanto sia successo che ho
paura… ho il
terrore che Angelo avesse scoperto qualcosa di terrificante, ed ho
pensato…”
Dopo
aver tirato un lungo, pesantissimo sospiro, Clarissa mi
fece la rivelazione che illuminò gran parte del caso.
“…
che i pezzi aggiunti da Angelo nel secondo libro
fossero dei codici segreti… messaggi cifrati che celavano
una verità molto scomoda.
Per tutta la settimana mi sono messa a leggere
quell’epilogo, provando a
tradurlo, ma niente… non mi viene nulla in mente
che possa darvi una mano.
Mi spiace tantissimo…”
“Nessun
problema, Clarissa! Da questo momento ci
penserò io! Lascia che sia io a
scoprire la verità, d’accordo? Solo
un’ultima domanda…” le chiesi,
con gentilezza “… conoscevi
Akame
Tsukimoto?”
“La
fidanzata di Angelo? Certamente!”
confermò la
donna, con sguardo rattristato “L’ho vista
pochissime volte. Era davvero
molto riservata, ma si vedeva da oltre un miglio che entrambi si
amavano alla
follia. Il giorno prima che venisse ucciso… ecco…
Angelo ci aveva rivelato di
aver comprato delle fedi nuziali. Voleva farle la proposta di
matrimonio. Se
c’è qualcuno che sta soffrendo più di
tutti, è proprio lei… stamattina sono
andata a farle visita assieme a mia figlia Giulia, e stava preparando
le
valigie…”
“…
LE VALIGIE?! STA ANDANDO VIA?!”
“Sì.
Dice che non ce la fa a stare nello stesso luogo
dove l’uomo che amava è stato ucciso...
che se restasse a Lecce non le
resterebbe nemmeno un briciolo di volontà. Mi sono
fatta almeno dare il
numero di cellulare per poterla contattare, e per fortuna lei ha
accettato…”
“…
perfetto! Potresti passarlo anche a me? E’ davvero
molto importante!”
***
“Grazie
mille, Carolina… prendi tutti quei dati e tutti
quei campioni e nascondili nelle tue cose. Portali con te, stasera, mi
raccomando! Ci sentiamo!”
Chiusi
la chiamata, stringendo i pugni per la rabbia.
Erano
circa le 16 e mezzo. In quel momento mi trovavo su una
stradina di campagna, a meno di un chilometro di distanza dal retro di
villa
Marini. Non vi stavano poliziotti o carabinieri a fare da guardia, e
questo non
era affatto un buon segno.
Ufficialmente,
il caso era stato archiviato. Tuttavia le
informazioni che avevo appena ricevuto dai miei due colleghi di fiducia
non
erano delle più rosee.
“Ho
un solo modo per confermare tutto questo… spero
solo che risponda alla chiamata!”
Prontamente,
attivai l’auricolare Bluetooth e chiamai il
numero passatomi da Clarissa Rossi. Con mia grandissima sorpresa, la
linea non
cadde e ricevetti la risposta che attendevo.
“Pronto?”
“Buon
pomeriggio! Lei è la signorina
Akame
Tsukimoto, giusto?”
“…
sì. Perché mi avete chiamato? Chi vi ha passato
il
mio numero di cellulare?”
Il
suo tono di voce era visibilmente allarmato e nervoso,
segno che non si aspettasse di ricevere una chiamata da uno sconosciuto.
“L’ho
ricevuto da Clarissa Rossi. Io sono Lara
Cantalupo e sono un’Investigatrice Privata di Surbo.
So che è in partenza,
ma volevo farle qualche domanda in merito all’omicidio del
suo fidanzato e
della sua famiglia…”
“…
non avrei mai dovuto passarle il mio numero… sono
stata una stupida…” la
sentì dire con tono preoccupato, prima di
affermare con evidente fastidio “…
mi ascolti. Io non so nulla in merito.
Ho anche un alibi che posso dimostrare, perciò non
risponderò alla prima
persona che mi chiama per cellulare! Se vuole delle risposte da parte
mia, mi
porti in Questura… e comunque, mi sembra di capire che gli
assassini di Angelo
e di quelle povere persone, a cui volevo un bene dell’anima,
siano già stati
arrest…”
“…
quei due erano innocenti. Sono stati uccisi oggi
stesso dentro il carcere di Lecce, ed io ho le prove di quanto sto
affermando.
Inoltre conosco perfettamente ogni singolo membro della Questura e non
ci
metteremmo molto a...”
Un
gemito strozzato dall’altra parte della cornetta mi fece
morire la frase in gola. A quanto pare, Akame non era stata informata
di tutto
questo.
“M…
morti? Quei due erano innocenti?”
“Sì.
Sono stati uccisi stamattina. Lo hanno fatto passare
per un’aggressione da parte dei detenuti ma le analisi della
mia amica, un
medico di base specializzato in autopsie, hanno subito scovato le
menzogne dei
testimoni. Qualcun altro ha ucciso Angelo Marini e la sua
famiglia… qualcuno
di talmente potente e pericoloso da aver corrotto perfino alcuni agenti
di
polizia… se lei non mi darà una mano, la morte
delle persone che le hanno
salvato la vita non verrà mai vendicata!”
Ero
stata feroce, lo ammetto, ma non potevo fare altrimenti.
Se fosse andata via, ero certa che qualcuno ne avrebbe potuto
approfittare.
Aveva bisogno di protezione, o dopo la famiglia Marini sarebbe toccata
a lei.
Dopo un minuto di silenzio, controllai la chiamata. Era ancora attiva.
Probabilmente
l’avevo scossa.
“So
che sei una sopravvissuta alla strage di Torre
Chianca. So che ti fidi pochissimo delle
Forze di Polizia,
soprattutto dopo l’esperienza che hai già passato,
e ti capisco se quanto è
successo all’uomo che amavi ti ha reso ancora più
diffidente. Ma non potremo
mai catturare i loro assassini se non sarai sincera con me…
quei farabutti
hanno stuprato la piccola Annalaura fino alla morte… stai
soffrendo al punto
che non vuoi nemmeno voltarti indietro. Ogni volta che ci
ripensi, il tuo
cuore si incrina sempre di più e non riesci nemmeno a
respirare a causa di quel
dolore… forse non so cosa si prova a perdere ogni
cosa, Akame… ma so cosa si
prova a perdere coloro che ami all’improvviso, per colpa del
destino…”
Un
singhiozzo. Questo fu quello che sentì
dall’auricolare.
Akame stava piangendo, ed anche io avevo il viso rigato dalle lacrime.
Io
la capivo. Sapevo cosa si provava a perdere qualcuno in
maniera inaspettata.
I
miei genitori. Mia nonna.
Il
mio bambino.
“Akame…
non puoi affrontare questo dolore da sola.
Se non ti fidi della polizia, allora fidati della sottoscritta. Se
non vuoi
restare a Lecce non importa, ma almeno proviamo a incontrarci da
qualche altra
parte. Conosci Spiaggiabella? Lì c’è la
mia casa e solo pochissime persone
sanno dove abito al momento. Via della Gioventù
21, l’ultima casa a
sinistra di quella strada. Se hai bisogno di qualcuno a cui
appoggiarti… ti
prego… fidati di me, d’accordo?”
Dall’altra
parte non sentì alcuna risposta, ma la chiamata
non era stata ancora chiusa. Nonostante ciò decisi di
attenderla, di non
insistere ulteriormente. Dovevo concederle un po’ di spazio,
altrimenti l’avrei
solamente allarmata ulteriormente, rovinando tutto.
Fu
solo dopo dieci minuti di chiamata silenziosa che sentì
una risposta.
“Io…
io non voglio metterla inutilmente in pericolo…”
“…
lo so, Akame. So che non lo vuoi.
Però… affrontare
l’ignoto è sempre meglio farlo insieme a qualcuno
che da soli, giusto?”
Sentii
un ultimo, lacerante respiro provenire dall’altra
parte della cornetta.
“Io
adesso ti lascerò il tempo per decidere.
Entro stanotte, fammi sapere con un messaggio se ci stai oppure no,
d’accordo? Accetterò
anche un rifiuto, se questa sarà la tua
volontà… solo… dimostrami di
essere
la donna che Angelo amava così tanto, quella di cui tutti
coloro che ho
interrogato mi hanno parlato così dolcemente… dimostrami
di voler bene a
coloro che ti hanno salvato la vita, quel giorno. Ciao,
Akame…”
Chiusi
io la chiamata, sospirando con tristezza ed asciugandomi
le lacrime sul viso. C’erano cose che si potevano intuire
anche senza aver
bisogno di guardare una persona negli occhi, e solo con quella chiamata
mi ero
resa conto che Akame fosse completamente innocente.
Non
mi restava altra scelta che correre tutti i rischi del
caso.
“Mi
dispiace, ragazzi… mi spiace, signor Meloni… ma
dovrò
entrare di soppiatto dentro Villa Marini per cercare informazioni!”
***
Quella
sera stessa, Alberto venne a casa mia con due pizze
da asporto e due birre ancora fresche, oltre ai dati e alle prove che
Carolina
aveva ottenuto quella mattina dopo gli esami sui cadaveri di Maiek e
Llaiir. Il
medico, purtroppo, aveva avuto un impegno improrogabile con il suo
ragazzo
(piccolo incidente casalingo che lo aveva costretto a restare allettato
per il
dolore), per questo decidemmo di proseguire quella cena anche senza di
lei.
Mentre
mangiavamo e bevevamo allegramente, io decisi di
raccontare al mio fidanzato tutto quello che avevo fatto in quella
settimana,
rivelandogli con vergogna di essere precipitata nel lato oscuro da lui
tanto
apprezzato.
“Tu
hai letto quei due romanzi?! Tu, che sei vecchia
nell’anima?!”
“Ripetilo,
e ti stacco le palle con il taglia-pizza!”
lo minacciai afferrando l’oggetto incriminato, rossa in viso
per l’imbarazzo di
essermi fatta trascinare in quelle storie così strane per me
“L’ho fatto
perché credevo che ci fossero degli indizi al suo
interno… e, al termine
delle mie indagini, posso confermare di averci azzeccato! Leggere quei
due
mattoni inutili mi ha permesso di scoprire il movente del delitto!”
Dopo
aver detto ciò decisi di raccontargli
dell’incarico che
avevo avuto direttamente da Monsignor Fernando Ventrucchio. Infine gli
raccontai della pazzia che avevo compiuto durante il pomeriggio,
spingendolo ad
arrabbiarsi con me.
“Tu…
tu… TU SEI COMPLETAMENTE USCITA DI
SENNO!”
“Non
ho avuto altra scelta! Se non l’avessi fatto, i loro
reali assassini avrebbero recuperato nuovamente tutte le prove!”
“E
CON CIO’!? SEI COMUNQUE SGATTAIOLATA ALL’INTERNO DI
UNA SCENA DEL CRIMINE! SAI COSA ACCADREBBE SE LA POLIZIA DOVESSE
TROVARE LE TUE
IMPRONTE!?”
“Non
succederà. Il caso è stato archiviato
questo
pomeriggio per stessa ammissione di Carolina, che ha assistito al
discorso tra
il vice-Questore Meloni ed il Questore Renzi!”
confermai io, con
immensa soddisfazione, addentando una fetta della mia pizza margherita
e
rivelandogli “Se ti dicessi che ho fatto dei passi
da gigante mi crederesti?”
“E
come? Dubito che in quella casa possa essere
rimasto qualche indizio rilevante! L’hanno scoperchiata da
tutte le parti, ed
io ero presente!”
“Non
siete stati abbastanza attenti…”
Alberto
mi guardò con sguardo offeso, ma io non potevo
mentirgli perché era la pura e sola verità.
Entrando dentro quella casa avevo
trovato di tutto e di più, segno che gran parte dei
poliziotti non avesse
svolto correttamente il loro lavoro o, peggio, che avesse preso ordini
dall’alto di non indagare con troppa minuziosità.
Finito
di mangiare la mia pizza e bevuto l’ultimo sorso di
birra, mi diressi vicino alla cassaforte del salotto e sbloccai la
combinazione. Dopo essermi accertata che nessun’altro, in mia
assenza, si fosse
permesso di scassinarla, mi infilai un paio di guanti in lattice e
recuperai
tutti i dati e le prove raccolte in quel solo giorno di indagine
poggiandoli
verso il lato del tavolo non apparecchiato per evitare che briciole di
pizza o
altro cibo potesse cancellare qualche impronta.
“Partiamo
dal faldone e dalla pen-drive che mi avete
consegnato ieri sera. Qui, viene affermato che i responsabili
dell’omicidio
sono Kaiek Grieg e sua figlia biologica Llaiir, due volti noti alle
forze
dell’Ordine facenti parte dell’accampamento ROM
distante solo qualche
chilometro di distanza da Villa Marini, i quali sono stati arrestati
ieri sera
con l’accusa di omicidio colposo con aggravante del furto di
oggetti personali
alle vittime. I due si sono dichiarati estranei ai fatti e dicono di
non aver
mai conosciuto nessuna dei quattro morti. Tutto questo
verrà confermato da
Monsignor Fernando Ventrucchio questa mattina, il quale mi incarica di
arrestare i veri assassini della famiglia Marini… lo
fa, purtroppo per noi,
solo quando si viene a sapere della loro morte di Kaiek e della figlia,
a Borgo
San Nicola. I dubbi del prete sono molteplici. Per
prima cosa, lui
afferma che i due, nel periodo in cui è stato svolto il
delitto, si trovassero
nel Pronto Soccorso dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce a
seguito di un alterato
litigio tra l’uomo ed il giovane fidanzato della figlia. Il
secondo dubbio
riguarda proprio la loro morte; è impossibile che quei due
possano essere
entrati in contatto con i detenuti delle altre zone, o che addirittura
potessero stare insieme viste le regole vigenti nel carcere. Terzo
indizio,
invece, è molto più sottile e solo Nando era a
conoscenza di ciò… padre e
figlia non erano in grado di leggere o scrivere”
“Cosa
abbiamo sbagliato? Voglio proprio
sentirlo dalle tue labbra, amore mio…”
“Questo
faldone non l’avete compilato tu e Carolina.
Voi vi siete limitati a farne una copia, ma le indagini sono state
svolte da
altri nostri colleghi. Al suo interno ci
sono pagine che voi avete
ritenuto veritiere, ma che presentano diverse incongruenze. Me ne sono
resa
conto dal fatto che qui non venga specificato del fidanzamento di
Angelo, o di
un particolare che sia Iginio che la sua amica Clarissa mi hanno
rivelato in
merito al loro amico. Ma andiamo avanti. Giunta in ospedale,
ricevo la
conferma, da parte degli infermieri del pronto soccorso presenti quella
sera,
che Maiek e Llaiir sono rimasti in ospedale dalle 20 alle 23, e che
perciò non
avrebbero mai potuto commettere il delitto. La prova schiacciante
risiede in
questo secondo video che li riprende in viso mentre entrano in ospedale
e
mentre vi escono. In quanto al loro omicidio, l’unica maniera
con cui Maiek e
sua figlia sarebbero potuti entrare in contatto con altri detenuti era
per
mezzo delle guardie carcerarie. Non si è trattata
di una semplice
distrazione, perché l’omicidio è
avvenuto durante una delle Celebrazioni
Eucaristiche di Monsignor Fernando, e chi non partecipa alla sua messa
è
obbligato a restare dentro le sue celle. Perciò le
guardie del penitenziario
potevano essere i complici o i carnefici del delitto. Inoltre, voi
stessi avete
avuto la conferma che quei due non fossero in grado di leggere o
scrivere…
perché si vede il momento in cui loro stessi chiedono ai
poliziotti di scrivere
in stampatello i loro nomi affinché potessero ricopiarli?!”
Il
viso di Alberto era diventato color porpora ma era
rivolto verso il pavimento segno che si fosse reso conto di aver
sottovalutato
la gravità dell’avvenimento.
“Eppure
le prove del DNA li incastravano. Come diavolo
avrebbero fatto gli assassini a direzionare le colpe verso quei due
poveracci?”
“L’errore
più grave che avete commesso riguarda la
pistola lasciata a terra da Llaiir il giorno prima
dell’arresto, quando hanno
tentato di rapinare i responsabili dell’Outline.
La pistola che la
ragazza ha usato per quella rapina non è la stessa che voi
avete recuperato…
qualcuno l’ha sostituita nel lasso di tempo tra
l’abbandono dell’arma e la
consegna a Carolina, che ha ricevuto la vera arma del delitto di Villa
Marini…
ma non quella personale di Llaiir. Lo stesso
è valso per le successive
analisi che Carolina ha svolto per le tracce salivari sul collo di
Angelo e
quelle di sperma nell’utero di Annalaura. Qualcuno ha
scambiato le tracce che i
due sospettati vi hanno consegnato spontaneamente, sostituendoli nel
tragitto
prima di consegnarli a Carolina, la quale non ha potuto fare altro che
convalidare gli esiti dei suoi esami. Quando mi trovavo in
ospedale, ho
atteso che lei rimanesse da sola e le ho chiesto di raccogliere
nuovamente dei
campioni di DNA dai cadaveri di Kaiek e Llaiir, ripetendo gli esami
senza la
presenza di altri ficcanasi… ed il secondo faldone
che mi hai consegnato
oggi ne contiene gli esiti che io ho già saputo per chiamata
da parte della
nostra amica. Nessuna corrispondenza. Ce l’hanno fatta sotto
il naso!”
“Ma…
ma è assurdo… questo implicherebbe
che…”
“Vedo
che ci sei arrivato, alla fine. Qualcuno dei nostri
colleghi ha fatto di tutto per nascondere le reali identità
degli assassini,
incastrando due innocenti e facendo finta di indagare
sull’omicidio di Angelo e
della sua famiglia! Dentro il nostro distretto c’è
una Talpa!”
Il
silenzio era calato dentro quella stanza. La mia
rivelazione era talmente pesante che Alberto si era messo le mani sui
capelli e
li tirava con eccessiva forza, tremando per l’orrore.
“Signore
Santo… è assurdo…”
“…
lo so… sembra una storia di
spionaggio
alla James Bond, eppure sono convinta di averci azzeccato. Ovviamente,
non
potevo entrare in questura affermando che qualcuno dei nostri colleghi
era il
reale colpevole dietro gli omicidi di Villa Marini. Per
questo, dopo aver
ottenuto tutte queste informazioni sull’innocenza dei
sospettati, ho provato ad
immaginarmi il movente dietro l’omicidio. Secondo
il primo faldone, Maiek e
Llaiir avrebbero commesso questo omicidio per entrare in possesso del
notebook
di Angelo Marini, appropriandosi così di tutte le
informazioni riservate del
giovane. Questo movente, però, si è
dimostrato privo di fondamento dal
momento esatto in cui hanno dimostrato di non conoscere alcuna forma
moderna di
telecomunicazione. Secondo fatto, molto importante, riguarda i conti
bancari
delle vittime che sono rimasti completamente immacolati a seguito di
un’intera
settimana, segno che non fosse il guadagno economico ad interessare gli
assassini. Inoltre la casa non è stata
apparentemente svaligiata, e solo il
notebook di Angelo sembra svanito nel nulla... ergo, chi
aveva compiuto quel
delitto puntava principalmente a quel portatile per ottenere
informazioni molto
private. L’unica maniera con la quale potessi risalire alla
verità era
interrogare coloro che gli erano stati più vicini nel corso
di quegli anni…
parlo di Iginio Spedicato, Clarissa Rossi ed Akame Tsukimoto”
“E
cosa hai scoperto?”
“Di
tutto e di più” dichiarai con orgoglio,
digitando
qualche tasto del mio notebook per aprire un documento formato file.txt
“Partiamo,
anche stavolta, dal principio. Angelo Marini, Iginio
Spedicato, Clarissa
Rossi ed Ettore Conte frequentano lo stesso liceo e, al termine degli
studi, si
ritrovano tutti alla SK Editoring a seguito del successo del primo.
Sviluppano un rapporto di amicizia molto forte nel corso di quegli
anni, al
punto che Ettore e Clarissa finiscono per innamorarsi e fidanzarsi tra
di loro…”
“…
mi ricorda qualcuno…” provò a
scherzare Alberto,
zittendosi all’istante quando mi vide afferrare nuovamente il
taglia-pizze.
“Tornando
a noi… tre anni fa, accade un
evento
che sconvolge il mondo, ossia la tragedia di Torre Chianca.
Tutti
noi abbiamo creduto che quello fosse stato un semplice incidente
avvenuto per
cause non malvagie ma, soprattutto, credevamo che non ci fosse stato
alcun
sopravvissuto. Tutto questo, però, è
falso… Akame venne ritrovata da Angelo due
giorni dopo l’incidente, sulla spiaggia di Torre Chianca, e
quando scopre che
lei è ancora viva le salva la vita”
“Questo
è davvero strano, a dire il vero… se fosse la
verità, non si sarebbe dovuto sapere da tutte le parti?
L’ospedale avrebbe
dovuto… ASPETTA! Lei non è mai stata
portata in ospedale!”
“Ci
sei arrivato!” confermai io, felice che
l’uomo da
me amato avesse intuito da solo quell’aspetto “Le
sue ferite, molto
probabilmente, non erano abbastanza gravi da farle rischiare la vita. Sicuramente
Angelo l’ha condotta a casa sua e l’ha tenuta al
sicuro fino al giorno in cui
non si è ripresa del tutto… e sono quasi convinta
del fatto che i suoi genitori
ed Annalaura non sapessero che lei fosse una sopravvissuta a quella
strage,
altrimenti la voce sarebbe circolata ancora più velocemente!”
“Allora
come avrebbe fatto Angelo a tenerla segregata
dentro Villa Marini? E’ impossibile che nessuno della sua
famiglia non abbia
trovato nulla in merito…”
“…
questo perché, come vi ho già detto in
precedenza, voi
non avete prestato la giusta attenzione a quella casa. Non
sapete che nel
giardino, sul retro della villa, vi sta un albero di quercia secolare
ben
custodito da generazioni dalla famiglia Marini? E che, sopra di esso,
ci fosse
una casetta in legno?”
Alberto
rimase nuovamente di stucco. Più andavo avanti con
la mia lucida spiegazione, più lui diventava paonazzo.
“Perciò…
mi stai dicendo che lui l’ha tenuta dentro
quella casetta fino al giorno in cui non è guarita?”
“Esattamente.
La famiglia non sospettò nulla perché
Angelo era solito scrivere i suoi appunti dentro quel nascondiglio
segreto, e
nessuno ci sbirciava dentro per disturbarlo. Fu così che lui
ed Akame riuscirono
a mantenere il segreto. Non solo. In
quell’occasione, i due hanno
sicuramente avuto un discorso molto serio, che ha spinto Angelo a
compiere un
gesto a dir poco inconsueto nella sua indole. Iginio e
Clarissa mi hanno
confermato che, due settimane dopo quell’incidente e una
settimana prima della
pubblicazione del secondo libro, lo scrittore volle cambiare alcune
parti della
storia, aggiungendoci un epilogo alla fine. Il file.txt che ti
sto mostrando
al computer è la prima versione di Golden Bullet –
The Hunter Warrior, con un
indice che specifica i punti in cui sono state effettuate tutte le
modifiche.
Clarissa stessa mi ha confermato di aver litigato pesantemente con il
suo
amico, costringendolo ad ammettere che quelle modifiche avessero un
preciso ed
oscuro scopo. Angelo le fece giurare di non raccontare quella
storia a
nessuno, neanche con suo marito, e lei così fece…
fino ad oggi, quando le
sono andata a parlare!”
“Whoa
Whoa Whoa! Un momento!”
esclamò Alberto,
alzandosi dalla sua sedia e puntandomi il dito contro “Mi
stai dicendo
che tutto questo, dall’inizio alla fine, è
collegato all’omicidio dell’intera
famiglia Marini?! Ogni singolo dettaglio che mi hai raccontato?!”
“Dal
primo all’ultimo particolare!”
Tutti
coloro che conoscevano la famiglia Marini, d’altronde,
li avevano descritti come una famiglia modello, inizialmente povera ma
poi
cresciuta economicamente grazie al contributo e al successo del figlio
maggiore. Nonostante ciò, nessuno di loro aveva accusato
segni di arroganza per
quel nuovo stato sociale, ed erano rimasti umili e generosi. Non a
caso, uno di
quelli che aveva più sofferto per la loro morte, a detta di
tutti, era il
migliore amico della piccola Annalaura, il figlio di Iginio affetto da
Sindrome
di Down.
L’unica
cosa su cui potevamo basarci per comprendere le
motivazioni dell’omicidio di tutta la famiglia Marini era
quel particolare
evento, che aveva causato tali modifiche nel libro di Golden Bullet.
Solo un
collegamento con l’incidente di Torre Chianca avrebbe
permesso di spiegare
l’efferatezza di tale crimine. Ripensai a quella bambina e al
dolore che aveva
provato prima di lasciare questo mondo, e faticai a trattenere la
rabbia.
Il
mio fidanzato cominciò a passeggiare avanti ed indietro,
visibilmente agitato. Si vedeva da oltre un miglio che non fosse del
tutto
convinto della mia teoria, e fu per questo motivo che decisi di vuotare
tutto
il sacco.
“Non
sei ancora convinto? Allora prova ad osservare
questi, se non mi credi…”
C’erano
degli oggetti che io non avevo ancora mostrato ad
Alberto, conservati all’interno di una scatola che io aprii
senza pensarci su
due volte.
Ne
cacciai fuori un piccolo cofanetto grande quanto un
pugno, una busta dell’indifferenziato chiusa e sigillata da
me, una foto, un
piccolo quadernetto con dei glitter sulla copertina, decine e decine di
fogli
scarabocchiati dallo scrittore…
…
e di un notebook in ottime condizioni.
“Questo,
mio caro Alberto, è tutto ciò che ho trafugato
da Villa Marini che voi non avete portato via per
negligenza… questo cofanetto
contiene delle fedi nuziali. Clarissa mi ha confermato che,
la mattina
dell’omicidio, Angelo avesse rivelato sia a lei che ad Ettore
le sue intenzioni
di sposare Akame… e sai dove si trovava? In bella vista,
dentro la stanza di
Angelo. Passiamo alla busta, che io ti sconsiglio di aprire. Sappi
che
al suo interno ci stanno le coperte del letto di Annalaura, talmente
imbevute
di sangue secco che non sono più bianche, ed ho fatto una
fatica immane a
staccarle dal materasso. Non so per quale oscura ragione voi
non abbiate
avuto la decenza di portarle, potendo usarle come prova chiave per un
possibile
processo. Il quadernetto è il diario segreto di
Annalaura e si trovava sullo
scaffale della sua libreria… questo te lo voglio passare
perché devi leggere
per comprendere la verità. Tieni questi guanti,
così non resteranno
impronte sulle pagine”
Timoroso
a causa delle mie parole, Alberto si infilò i
guanti da me offerti e cominciò a leggere le pagine di quel
diario. Ci mise
diversi minuti a terminarlo, tempo in cui io restai in silenzio capendo
che,
come me, avrebbe reagito male…
…
molto… molto male.
Fu
così. Dopo aver letto l’ultima pagina del diario
di
Annalaura, Alberto era diventato pallido come un cadavere.
“…
porca puttana…”
Il
mio uomo era troppo scioccato per potermi rivelare il suo
autentico orrore.
“…
l’ultima pagina di quel diario risale esattamente
alla notte dell’omicidio, poco prima che uno dei due
assassini la aggredisse e
la stuprasse a morte. Al suo interno, nelle pagine precedenti, ci
stanno
addirittura le descrizioni esatte dei due aguzzini, segno che gli
omicidi
fossero premeditati da chissà quanto tempo e che le visite
di quel porco
avvenivano anche nei giorni precedenti all’omicidio e allo
stupro effettivo.
Come avrebbero fatto, dei poliziotti esperti come quelli della
Questura, a non
controllare e portare via un simile indizio? Gli altri
oggetti, invece, li
ho trovati all’interno della casa
sull’albero… la foto ritrae Angelo Marini
assieme alla sua fidanzata Akame, mentre i fogli sono gli appunti
relativi al
possibile seguito di Folds Of Fate. Ma è il notebook la
prova più schiacciante,
la dimostrazione che al suo interno ci fossero informazioni
così segrete da
costringere Angelo stesso a nasconderlo tra le assi della casa
sull’albero!
Posso confermarti che l’ho notato solo per pura e mera
fortuna! Dimmi,
Alberto… credi ancora che questa sia la semplice
storia di quattro omicidi
che si sente ai tele-giornali? Ti sembra che il comportamento di Angelo
sia
quello di un ragazzo che non ha nulla da nascondere? E
soprattutto… la
morte di Annalaura ti sembra ancora l’opera di un semplice
pedofilo privo di
controllo, o il lavoro meticoloso di una creatura che non ho il
coraggio di
definire umana?”
Alberto,
per poco, non svenne sul pavimento. Per fortuna, io
lo afferrai in tempo e lo trascinai sopra al divano. Ci vollero
moltissimi
minuti per farlo riprendere. Anche io, quando scoprii la
verità dentro Villa
Marini, rischiai di crollare sul pavimento della cameretta di Annalaura
per lo
shock, e non so quale santo mi dette la scarica di adrenalina adatta a
rizzarmi
in piedi.
“Come…
come diavolo sei arrivata a capire tutto
questo? E’… è
assurdo…”
“…
te l’ho già detto, Alberto. Le risposte
si
trovavano tutte all’interno del secondo tomo della saga.
Adesso ti mostrerò
tutte le differenze tra la prima versione e quella pubblicata
successivamente,
ma nemmeno io sono certa di averci azzeccato in pieno…”
Senza
perdere altro tempo, conservai tutte le prove che
avevo raccolto all’interno della cassaforte, per evitare di
rovinarle
ulteriormente. Dopo essermi tolta i guanti in lattice buttandoli nel
bidone
dell’indifferenziato, raggiunsi la libreria del soggiorno e
recuperai i due enormi
romanzi della saga Folds Of Fate. Sin dall’inizio mi ero
convinta, al cento per
cento, che il movente dietro a quegli omicidi si trovasse
all’interno di quei
due tomi, e che solo leggendoli sarei riuscita a scoprire la
verità.
Sapendo
come fosse andata, fui felice che quel sacrificio
non fosse stato vano, e sapevo che da quel momento sarei entrato in un
campo
leggermente più piacevole da ascoltare per il mio fidanzato,
amante delle
letture fantasy e dei manga giapponesi o robe simili.
“La
lettura di quei libri, devo ammetterlo, è stata
molto illuminante, in particolar modo quella di Golden Bullet
– The Hunter
Warrior. Per prima cosa,
all’interno del secondo libro sono presenti
cinque prologhi, ciascuno dedicato ad un personaggio che aveva
già preso parte
a Kingdom Hearts – The Legend Of The Earthly Yilancar. Parlo
dei pezzi relativi
a Junion, Diablo, Whis, Vefuniel e Kairi. In questi non ci sono
dettagli
importantissimi, ma solo dei semplici collegamenti tra il primo ed il
secondo
romanzo. In quello dedicato alla regina di Roma, tuttavia, fa
la prima
apparizione un personaggio apparentemente inventato da Angelo, il cui
nome è
Asia Taneko. Questa donna sarà importantissima nel secondo
libro, più
precisamente nella soprannominata Quarta Parte, perché
affermerà di provenire
non da una semplice dimensione… ma dalla nostra dimensione,
dalla Realtà!
Questa specifica mi ha insospettito e non poco, ed ho fatto una piccola
ricerca
su Google. Vedi i fogli che si trovano all’interno
del primo libro? Prova a
controllarli!”
Ciò
che stavo facendo leggere ad Alberto erano degli
articoli in giapponese risalente a circa dodici anni prima, i cui
titoli da me
tradotti erano piuttosto esplicativi.
GRAVE
INCIDENTE
STRADALE NELLA CITTA’ DI TOKYO – MUORE UN BAMBINO
DI DIECI ANNI, LA SORELLA IN
COMA IRREVERSIBILE
ENNESIMA
TRAGEDIA
IN CASA TANEKO – MUORE ANCHE LA FIGLIA ASIA
RAGAZZA
DI
VENTOTTO ANNI SI BUTTA DALLA TOKYO SKYTREE – TRAGEDIA E SHOCK
A TOKYO
“All’inizio
ho creduto che fosse uno scherzo o che avessi
sbagliato la traduzione, ma il sito era legalizzato e riportava notizie
anche
molto recenti provenienti da tutto il mondo. Angelo ha
utilizzato una vera
storia di cronaca per creare la leggenda di Anomaly. Non ha
nemmeno provato
a cambiare i nomi dei morti. Asia Taneko, Keiichi Taneko,
Hitomi Okada… non
si tratta di personaggi inventati, ma di persone vere, realmente
esistite in
questo mondo!”
“Come
gli è potuta venire in mente un’idea del
genere?! Era impazzito? Se qualcuno avesse scoperto prima la
verità, l’intera
sua saga sarebbe stata macchiata irrimediabilmente!”
“…
ma a pensarci bene, non sarebbe già dovuto accadere?
Un fatto così eclatante non si sarebbe dovuto già
diffondere in tutto il mondo?
Svolgendo altre ricerche in merito, mi è sembrato assurdo
che nessun sito di
fan avesse riportato quel collegamento… ed ho ipotizzato che
il motivo dietro a
ciò fosse esterno. Chi ha ucciso Angelo Marini non
voleva che quella storia
saltasse fuori, tanto è vero che, nella versione giapponese
del libro, i nomi
di questi personaggi sono stati totalmente cambiati senza il permesso
degli
autori. Me lo ha confermato Iginio poco prima che tu
arrivassi, per
messaggio… ho l’impressione che non
l’abbia presa affatto bene visto che mi
ha risposto con tutte le lettere in stampatello maiuscolo!”
“Per
l’amor di Dio… quindi ciò che Angelo ha
aggiunto al
riguardo del mondo Reale è tutto vero!”
“Esattamente…
il punto è che non ho ancora decifrato
le altre parti del romanzo, e le ho solamente sottolineate
perché non riesco a
interpretarle. Tu sei più appassionato di fantasy
rispetto a me… potresti
darmi una mano?”
“Mi
prendi in giro? Come se servisse
chiedermelo… lo farò con
estremo piacere!” accettò Alberto,
dandomi
un bacio sulle labbra e facendomi un occhiolino “D’altronde
sono in debito
con te. Siamo stati degli sciocchi a non renderci conto di tutte quelle
anomalie… scopriamo subito chi sono i nostri
nemici!”
Senza
perdere altro tempo, raggiunsi le ultime pagine di
quel libro e cominciammo a leggere le zone che io avevo sottolineato.
“Un’altra
novità riguarda la
Profezia citata da Lord Zeno. Asia e Dragon hanno incontrato il
fratello della
prima, e quest’ultimo ha fatto loro una rivelazione a dir
poco sconcertante”
continuò a narrarci la mamma di Simon, con
severità “Non
sappiamo il motivo, ma sembra che essa non ci sia
più! Inoltre non ci stanno
altre profezie che ci possano spiegare come possa nascere una nuova
guerra!”
Quella
frase poteva sembrare senza senso, ma al contrario ci
aveva rivelato molto.
“Angelo,
da ciò che ho capito, ha sfruttato il suo
secondo libro per raccontarci fatti realmente accaduti. La
profezia sparita
da Anomaly indica un cambiamento avvenuto nel nostro mondo. E’
la
dichiarazione con la quale l’autore sta ammettendo le
modifiche nella sua
storia per trasmetterci un messaggio”
confermò Alberto le mie
precedenti supposizioni.
“…
è stata colpa
della guerra che si è appena conclusa”
affermò, senza mezzi termini,
Endeavor “Dubito che la vecchia
profezia
possa avere valore, dopo quanto è accaduto… e non essendo nati altri Dei Supremi, non
c’è stato modo di formularne
un’altra!”
“Lo
pensavamo anche
noi… ma Ingrian non è
dello stesso
parere. Anzi, si è stranito quando abbiamo provato a
chiedergli una possibile
motivazione” ci venne, però,
smentita quella ipotesi in quattro e
quattr’otto “Quello
che avete affermato è giusto. Una profezia nasce quando una
persona degna
sarebbe diventata un Dio Supremo. Seguendo
tale logica Ingrian ha supposto che, al termine della battaglia dalla
quale è
uscito sconfitto, una tra Asia Taneko ed Hitomi Okada sarebbe dovuta
diventare
la nuova Dea Suprema di tutte le Dimensioni, essendo entrambe le giuste
candidate a tale ruolo per via delle loro origini nel mondo Reale.
Inoltre,
a detta sua, non è mai successo che una profezia sparisse
così, senza alcuna
motivazione. Per il nostro vecchio nemico, c’è
l’altissima probabilità che
qualcosa possa essere andato storto
nel Mondo Reale causando l’interruzione
dell’elezione… e forse
l’intervento del Cavaliere del Destino ha a che fare con
tutto
ciò!”
“Quest’ultima
frase è una vera e propria ammissione”
confermò Alberto, leggermente ripresosi dal mancamento
precedente “Angelo
Marini è il Cavaliere del Destino, colui che muove i fili
dietro a
quest’intrecciata storia, ed aveva cambiato qualcosa per il
proseguo della sua
saga a causa di un avvenimento che lo ha segnato”
“Possibile
avesse premeditato la sua possibile morte?
Possibile che Angelo avesse già scoperto di essere braccato
e che ci avesse
suggerito qualcosa in merito, per farci risalire al colpevole?”
provai
ad ipotizzare io, letteralmente incredula.
“Se
veramente fosse così, ci ritroveremmo davanti non ad
uno scrittore… ma ad un genio!”
Desiderosi
di risposte, Alberto ed io continuammo la
lettura, cercando di analizzare ogni singola sillaba che potesse
contenere un
messaggio segreto.
“Perciò non sappiamo come e quando
riscoppierà la Guerra per il Trono di Dio Supremo…”
constatò Jiren alla
mamma di Simon che abbassò il capo affranta.
“Niente. Stavolta non conosciamo nulla in
merito. Temiamo che solo il Cavaliere del Destino possa conoscerla, e
se non
sarà lui a farcene parola…”
“…
noi non potremo
far nulla, capisco…”
“Allora
non
invischiamoci più!”
“Angelo
ha agito in questo modo perché il messaggio che
voleva trasmettere era pericoloso se fosse finito nelle orecchie delle
persone
sbagliate” compresi io, allarmata “L’invito
di Ai, in quel racconto, è
un’avvisaglia per quelle persone che potrebbero ingenuamente
fare ricerche più
approfondite su Folds Of Fate solo per puro divertimento”
“Non
invischiatevi in questa faccenda. Non
fate ricerche se non siete in grado di difendervi” confermò Alberto,
visibilmente
preoccupato “E’ un avvertimento molto
coinciso. L’epilogo è stato scritto
per gente come noi… poliziotti o forze di polizia
di tutto il mondo, visto
che il libro è venduto in ogni parte del globo!”
Quanto
era pericoloso venire a sapere di questo segreto?
Semplice, pensai.
Al
punto da costringerlo a lasciare quel buco di trama
completamente aperto, per poter aggiungere altri particolari nel terzo
libro.
“Ingrian è dello stesso avviso, e lo
siamo
anche noi” confermò Momo
adulta, con Simon che mi accarezzò la testa
con dolcezza “Fino
a quando non ci sarà data una nuova direttiva, è
inutile invischiarci in una
guerra di cui non sappiamo se saremo protagonisti. Ormai
è palese che, se ci sarà una guerra… i
candidati saranno solo
membri del Mondo Reale. Noi interverremo solo e soltanto se
sarà strettamente
necessario!”
Più
provavo a fare dei collegamenti sensati, più un senso di
terrore cresceva nella mia anima. Angelo parlava di una vera e propria
guerra che
sarebbe potuta scoppiare anche nella Dimensione Reale. Era solo frutto
della
sua immaginazione?
Le
probabilità che quel pazzo usasse le sue storie per
mandare dei messaggi criptici ai suoi lettori diventavano sempre
più alte.
Cosa
aveva scoperto di così catastrofico?
Sarebbe successo
qualcosa al nostro mondo… sì, ma cosa?
Potevamo
fidarci di lui, oppure no?
Il
fatto che fosse stato ucciso per colpa di una simile
ipotesi era un punto pesante a suo favore, dovevo ammetterlo. Non
c’erano prove
al riguardo, ma il mio istinto mi spingeva a continuare con quella
lettura
assieme ad Alberto.
“Mi sorprende molto che quel folle si sia
rabbonito così tanto…”
ammise Endeavor, e non potevamo che dargli
pienamente ragione.
Ingrian mi era sembrato
tutto tranne che qualcuno con cui
ragionare. Il suo piano irrealistico da megalomane aveva portato ad uno
sterminio di massa spazio-temporale mai avvenuto prima. Eravamo davvero
certi
che quel bastardo non avesse alcun desiderio di riprovare a combattere
contro
di noi…
…
o peggio, che ci stesse ingannando per
vendetta?
“Credeteci… Ingrian
non è certamente cambiato dal
giorno al domani, ma quando parla del Cavaliere del Destino fa venire
letteralmente la pelle d’oca. Quando gli abbiamo
chiesto se avesse
intenzione di provare a tornare in vita, lui ha confermato che non ne
sarebbe
mai più capace e che nessun abitante del Mondo Reale avrebbe
potuto volerlo
come alleato in una probabile guerra. Al contrario. Lui
è certo che, ben presto, qualcuno attenterà alla
sua vita per non
fargli rivelare troppe informazioni…”
“Adesso
fa la vittima… che pezzo di merda”
lo compatii io, amareggiata.
“… sembrerebbe così, ma non
sembra affatto
preoccupato per tale eventualità.
Il
Cavaliere del Destino, a sua detta, avrebbe potuto farlo sparire per
sempre
dalla circolazione e non l’ha fatto. Non ha comunque
intenzione di scappare o
di uscire dalla sua cella, in Nuova Atlantide, ma non sappiamo se tale
decisione l’ha presa per un suo reale pentimento o per
rispetto nei confronti
di chi lo ha risparmiato. Si è rivelato anche ben
disposto a darci quante
più informazioni possibili… ma ci ha anche
espressamente consigliato di
interessarci il meno possibile alla guerra per il Trono che
scoppierà. Sarà
più terrificante e distruttiva di
questa fasulla? Chi può dirlo… ma se, oltre a
lui, qualcun altro dovesse
ottenere informazioni pericolose, il rischio di restarne coinvolti
aumenterebbe!”
Mio
Dio. Quell’intero capitolo era ricco di informazioni
nascoste e celate attentamente, per far sì che nessun pazzo
di mente cercasse
di recuperare informazioni segrete.
Sarebbe
scoppiata una guerra. Questo ci stava suggerendo
Angelo con la sua storia, e chiunque avesse scoperto tale segreto prima
del
tempo avrebbe fatto una fine orrenda…
… non poteva essere
più chiaro di così…
… i suoi assassini
avevano ucciso lui e la sua famiglia per zittire quella diceria!
Questa
era l’unica spiegazione che potesse venirmi in mente.
Angelo Marini e la sua famiglia erano stati uccisi per impedire al
primo di
pubblicare il suo terzo libro, quello che avrebbe mostrato a tutti la
verità.
Perfino
lo stupro a quella bambina di quattro anni acquistò
un senso, per quanto orripilante fosse stato. Era un avvertimento a chi
ficcanasava troppo in quella storia…
… se farete ricerche
più approfondite su quest’omicidio, noi vi
troveremo e vi faremo fare la stessa
fine!
“Non
starete un
tantino esagerando?” domandò loro la
moglie di Todoroki, stranita “Da
quello che so, non è possibile trasmettere informazioni tra
Anomaly e le altre
dimensioni, dico bene?”
Simon, con mia grandissima
sorpresa e con quella di tutti
gli altri presenti, negò con la testa.
“Lo
pensavano anche
Keiichi e tutti i Nocciolini della Quercia Sacra… ma non
è così. Credo voi
conosciate ALFA Simon, dico bene? Lui
è
ufficialmente fidanzato con una ragazza di nome Cristal appartenente
alla sua
stessa Dimensione che ci ha fatto delle rivelazioni… non
molto piacevoli!”
“Non piacevoli? E’ qualcosa di grave?”
chiesi io, visibilmente preoccupata.
“Sì, purtroppo, e riguarda tutte le sette
Principesse dal Cuore di Pura Luce” ci
anticipò Momo Kog, prima di
annunciarci “Voi già
sapete che, dopo la
sconfitta di Ingrian, tutte sono giunte su Anomaly sane e salve. Tuttavia, non hanno più il loro Cuore e
sono solo provviste della loro Anima e del loro Corpo. In parole
povere, sono
diventate delle Nobody…”
Nessuno stava parlando,
anche perché non sapevamo ancora
il motivo per il quale ciò fosse così grave. BETA
Chi, ALFA Kairi, Ayumi e
tutte le altre erano comunque al sicuro.
Giusto?
“Cerco
di essere
più chiara possibile. Tutte e sei, esattamente come la
Cristal che è fidanzata
con ALFA Simon, sono in ottima salute e stanno bene”
mi rassicurò Momo con
un occhiolino simpatico, facendomi tirare un sospiro di sollievo prima
di
riprendere il discorso “Il punto è che i loro Cuori sono rimasti
nel
mondo dei vivi.
All’inizio,
temevamo fossero finiti in Kingdom Hearts, ma è stata Kairi
a dubitare di tale
ipotesi. Se fosse stato così, allora la loro dipartita
sarebbe stata
definitiva, con le loro Anime ed i loro Corpi che non sarebbero potuti
restare
su Anomaly. L’ipotesi
più probabile che
stiamo vagliando, al momento, è che essi siano finiti da
qualche parte nella
Dimensione Immaginaria… o peggio, nella Dimensione Reale”
Inorridita, mi voltai verso
Simon per cercare conferma ai
miei dubbi.
“O
mio Dio… è per
questo che siete preoccupati…”
“Sì,
Ai… se il
Cuore di una persona è rimasto nel mondo dei vivi, allora
è possibile
trasmettere informazioni inerenti ad Anomaly. E’
già successo in passato, molto
prima che questa guerra scoppiasse… quando Asia ha raggiunto
questo mondo
mentre era in coma irreversibile. Quella
ragazza ci ha raccontato di come lei potesse sentire le voci dei
medici, degli
infermieri e dei suoi genitori anche quando la sua Anima si trovava su
Anomaly.
Chi ci dice che lo stesso procedimento non possa essere svolto al
contrario?
In tal caso…”
“… le sette principesse sarebbero
diventate
dei semplici alto-parlanti, in grado di trasmettere informazioni su
questo
mondo…” capì al
volo Todoroki, allarmato.
“… e non è detto, a quel
punto, che Anomaly
resti indenne da questa guerra” terminai
io, ricevendo un amaro e
sottomesso cenno del capo di Simon.
Si vedeva da un miglio che
lui si sentisse colpevole per
quello che era successo alle sette ragazze, a Chi in particolare.
I
Sette Cuori di Pura Luce delle principesse erano un altro
collegamento al mondo reale. Angelo le aveva descritte come
alto-parlanti in
grado di trasmettere informazioni su questo mondo e quello di Anomaly.
Possibile che il mondo anomalo descritto dall’autore
esistesse davvero?
Ne
dubitavo. Un mondo del genere era impossibile potesse
esistere. Era più probabile che Anomaly fosse un gruppo di
ribelli, alleati di
Angelo, pronti ad aiutarlo.
Porca miseria, Angelo
Marini… la tua mente era arguta fino a questo punto?
“E
non è tutto…”
aggiunse sua madre con severità, ammettendo “Quando l’Essenza
del Cuore viene
separata dalle altre appartenenti ad un mortale, si crea
automaticamente un
Heartless. Se ciò fosse accaduto nel Mondo Reale, sarebbe un
vero disastro…”
“Allora cosa succederà?”
domandò
Endeavor alla madre di mio fratello “Non penso che i sette regni siano così
crudeli da tenere isolate quelle povere ragazze per
l’eternità…”
“… infatti non lo faranno. Semplicemente continueranno a vivere come
hanno sempre fatto e saranno controllate a vista dai loro familiari e
amici,
gli unici che possano notare delle differenze nei loro comportamenti. In questo modo, se dovesse succedere
qualcosa, saremo in grado di dare loro una mano!”
“… e per i loro Cuori?”
chiese Ub,
preoccupato “Se
uno di questi venisse danneggiato? Cosa accadrebbe alla loro Anima?”
“Se l’Heartless venisse distrutto da un
Key-Blade, il Cuore tornerebbe automaticamente dalla sua legittima
proprietaria.
Su questo non ci sono dubbi. Non sappiamo, però, cosa
potrebbe accadere qualora
venisse distrutto in altri modi.
Nella Dimensione Immaginaria, il Cuore non verrebbe liberato
dall’Oscurità ed
un altro Heartless ne prenderebbe il controllo. Potrebbe
accadere lo stesso nel Mondo Reale, o potrebbe finire anche
peggio… il Cuore verrebbe definitivamente distrutto e non
potrebbe raggiungere
Kingdom Hearts. Sarebbe paragonabile all’Hakai di
un Dio della Distruzione
o alla Cancellazione di un Dio Supremo… di
loro non resterebbe nulla!”
“Spie”
“Come
hai detto, Alberto?”
“Ci
sono delle spie che trasmettono messaggi agli
amici di Angelo. Le sette principesse dal cuore puro sono, tradotti
nella
nostra lingua, il mezzo con il quale si scambiano informazioni.
Può
trattarsi di persone reali o di semplici computer… ma
Angelo ci ha fatto capire
che i Cuori di Pura Luce delle Sette Principesse non devono cadere
nelle mani
sbagliate, o sarebbe la fine per il loro gruppo o
per il mondo che
conosciamo!”
“…
e non faremo
assolutamente nulla per recuperarli?!” dichiarai
io, attonita e
scandalizzata da tali affermazioni “Come possiamo lasciar sì che tutte e
sette
rischino di essere…”
“A
proposito di
ciò… uno dei motivi per cui vi abbiamo raggiunto
è questa pergamena!”
Con mia grandissima
sorpresa, Momo Kog si fece passare
una sacca da suo figlio e, da lì dentro, recuperò
una pergamena srotolandola
velocemente. Il suo sguardo era diventato più scuro e tetro
che mai.
Quando lei
cominciò a leggere ciò che vi stava scritto,
mi si gelò il sangue.
Con
il seguente Testamento, AYUMI YOSHIDA, CHI
MIURA, KAIRI WAWE, HITOMI OKADA, CRISTAL ORONAR,
HINODE GELO E CRISTAL OROCHI, dichiarano le seguenti azioni
da compiere nei
loro confronti:
1.
Nessun
abitante del mondo di Anomaly potrà, in alcun
modo, provare a recuperare i loro Cuori, per non mettere a rischio
l’incolumità
di tutti gli abitanti dei sette regni ed oltre; tale compito, se lo
vorranno,
sarà attribuito a buone e sincere persone appartenenti al
Mondo Reale;
2.
Nel
caso le loro Anime fossero responsabili di gesti fittizi
o plateali, in grado di danneggiare le sorti del mondo di Anomaly,
verrà
impartito l’ordine di isolamento forzato a vita dentro la
cella di una
prigione, dalla quale non potranno uscire o avere più
contatti con persone o
cose inerenti al mondo esterno;
3.
Infine,
qualora le Sette Principesse dal Cuore di Pura
Luce dovessero perdere il lume della loro ragione o se, ancora peggio,
venissero controllate da qualche malintenzionato del Mondo dei Vivi,
l’ordine
che verrà impartito sarà quello della
Cancellazione Totale dell’Anima, allo
scopo di preservare i segreti e la sicurezza di Anomaly; a tal scopo,
se con
tale gesto le sette principesse dovessero ritornare in vita, vi
è negata la
possibilità di andarle a salvare o di recuperarle, in nessun
caso e in nessuna
modalità.
Tali
norme saranno attive fin dal giorno del loro arrivo
su Anomaly e verranno dichiarate leggi ufficiali di questo mondo, con
l’unanime
consenso delle interpellate. Chiunque oserà opporsi a tali
norme, dovrà pagarne
il prezzo a seconda della gravità del reato commesso. La
prima modalità, la più
leggera, sarà l’isolamento forzato a vita dentro
la cella di una prigione,
dalla quale non potranno uscire o avere più contatti con
persone o cose
inerenti al mondo esterno. La seconda modalità, la
più grave, sarà quella della
Cancellazione Totale dell’Anima, allo scopo di preservare i
segreti e la
sicurezza di Anomaly.
Firma
AYUMI
YOSHIDA
CHI
MIURA
KAIRI
WAWE
HITOMI
OKADA
CRISTAL
ORONAR
HINODE
GELO
CRISTAL
OROCHI
Doveva essere uno scherzo.
Non potevano averlo deciso sul
serio…
“Sono…
sono andate
fuori di cervello?” dichiarò infatti Son
Goku, visibilmente sconvolto “Come
se le potessimo lasciare in quello stato!!! A COSA SAREBBE SERVITA
QUESTA
GUERRA SE…”
Un gesto deciso e
perentorio da parte di mio fratello
spiazzò tutti quanti. Era triste, glielo leggevo negli
occhi, ma da come aveva
reagito sembrava favorevole a quanto avessero deciso tutte e sette le
Principesse dal Cuore di Pura Luce.
Il
problema era capire il perché dietro a
tale decisione.
“Questa
è la conferma a ciò che ho appena affermato.
Perdere uno di questi Cuori sarebbe un disastro perché i
mezzi disposti dagli
alleati di Angelo non sarebbero sufficientemente potenti per riuscire a
recuperarli. Questo è un testamento immaginario
dal valore simbolico, un
vero documento nel quale si dichiara che, in caso di sconfitta, si
assumeranno
tutte le responsabilità del caso”
“Ormai
non ci sono dubbi. Questo libro parla di una guerra
fittizia che sta per scoppiare nel mondo reale!”
“Tornare
in vita,
in questo momento, sarebbe una sciocchezza.
Se anche qualcuno riuscisse a resuscitare, c’è un
problema a dir poco
insormontabile per il quale diventerebbe pericoloso essere scoperto da
qualche
nemico. Il primo riguarda l’assenza del nostri precedenti
poteri. Inoltre, non
abbiamo l’assoluta certezza di dove si trovino i Cuori, se
nella Dimensione
Reale o in quella Immaginaria. Per quanto ne sappiamo,
potrebbero trovarsi
in entrambe”
“Qui
si stanno specificando i luoghi dove si trovano i
Sette Cuori di Pura Luce. Alcuni, quelli del mondo Reale,
sono già stati
individuati… gli altri sono ancora da rintracciare”
Ero
grata di aver invitato Alberto quella sera. Senza di
lui, non sarei mai riuscita a decifrare alla perfezione quel codice.
Fu
il pezzo successivo, però, a farci sgranare gli occhi per
la sorpresa.
“Non c’è davvero nulla che
possiamo fare per
spingerle a cambiare idea?”
domandò Ub a Simon…
…
il quale ci rispose solo dopo un silenzio
di dieci, lunghissimi secondi prima di scuotere negativamente il capo.
Ero certa che lui avesse
cercato, con insistenza, di far
desistere la donna che ama, ma che non ci fosse nemmeno riuscito.
“Ed
ora… è giunta
l’ora di darvi la notizia più brutta, quella che
ha realmente spinto le sette
principesse a far erigere questo emendamento…”
Cosa? Una notizia ancora
più orrenda e spaventosa? Cosa
era successo, stavolta?
“Riguarda tutti coloro che sono fuggiti nella
Dimensione Reale. Un anno
e mezzo
dopo essere atterrati, hanno raggiunto la loro base segreta ed hanno
cominciato
a spargersi per l’intero pianeta su cui soggiornano. Durante
uno dei loro
incontri segreti, su un traghetto nel bel mezzo del mare, sono stati
attaccati
da forze militari ancora non note, appartenenti a quel mondo. La bambina di Simon e Chi è al sicuro, e
lo
stesso vale per l’uovo di Toki Toki… tuttavia,
l’Armadio di Narnia ed il
cofanetto con il cuore di Malrion sono stati profanati!”
Il mio Cuore venne
letteralmente schiacciato da un forte
senso di repulsione e orrore. Nessuno aveva avuto il coraggio di
parlare dopo
aver ricevuto quella notizia. Troppo era l’orrore che
provavamo nell’aver
scoperto che oggetti così pericolosi erano finiti in mani
sconosciute e
pericolose.
C’era una sola
motivazione che potesse spingere le sette principesse
dal Cuore di Pura Luce a rinunciare di essere salvate, ed era un
qualcosa che
Momo e mio fratello adottivo non avevano ancora annunciato.
“… quanti di loro sono morti?”
Davanti alla mia domanda,
inizialmente, lei non aveva
avuto il coraggio di rispondere. Passarono diversi minuti, prima che io
le
urlassi contro, ormai priva di alcuna pazienza.
“QUANTI
SONO
MORTI?!”
Questa volta, la povera
donna fu costretta ad ammettere
il numero di decessi e di sopravvissuti, davanti allo sguardo distrutto
di mio
fratello.
“Ci
sono stati…
solo ventisei sopravvissuti…”
Sbiancai per
l’orrore davanti a tale notizia. Era uno
scherzo. Vi prego…
…
erano fuggiti in migliaia dalla
Dimensione Immaginaria, e per la maggior parte erano bambini o
ragazzini…
…
poteva essere solo uno scherzo…
…
non potevano aver ammazzato così tanti
innocenti.
“… ne abbiamo avuto la conferma ieri
notte,
quando una delle loro anime è giunta su Anomaly…
quella di Hiroshi Agasa. Tutte
le altre, per qualche strana ragione,
non sono state salvate da Anomaly e sono state cancellate
definitivamente. Ci dispiace…
tutti gli innocenti che
avevate salvato dalla strage di Roma… molti di
loro… sigh…”
Sia
io che Alberto ci guardammo negli occhi, visibilmente
sotto shock.
“Un
attentato… nel mondo reale…?”
“Migliaia
di morti… tanti bambini… L’INCIDENTE
DI TORRE CHIANCA! ORA TUTTO TORNA!”
Colta
da un’ispirazione, balzai in piedi, cominciando a
camminare per tutta la stanza senza riuscire a fermarmi. Alberto, nel
mentre,
aveva recepito il mio messaggio e si era subito reso conto di
ciò che avessi
affermato.
“Akame…
è stata Akame a rivelare tutte queste
verità
ad Angelo, dopo essere sopravvissuta all’incidente!
Non è stata una
tragedia… qualcuno voleva ammazzare tutti quei
profughi!” dichiarò
Alberto, sbalordito dalla verità “Lei
ha capito che, se avesse raccontato
tutto allo scrittore di Folds Of Fate, lui avrebbe trovato un modo per
trasmettere il messaggio ai pochi sopravvissuti di
quell’attentato…”
“…
e così lo ha spinto a modificare tutto il finale della
storia!” confermai io, battendo un pugno sulla mia
mano aperta, andando
avanti con le pagine ricordandomi un punto dell’epilogo in
particolare.
Una settimana fa, ci era
stato rivelato dai sovrani di
Fatima, una donna sconosciuta era stata prontamente richiamata dagli
oracoli
per tornare in vita. Solo Keiichi sapeva il motivo dietro alla scelta
di Chel,
la voce senziente di Anomaly e non potevo fare altro che fidarmi di mio
fratello.
“QUI!
QUESTO E’ IL PEZZO CHE CONFERMA IL
COINVOLGIMENTO DI AKAME! Tutte le informazioni che Angelo ci ha
raccontato fino
a questo momento sono dei messaggi criptici che Akame voleva mandare
agli altri
venticinque sopravvissuti della strage di Torre Chianca.
Angelo, inizialmente,
voleva solamente fare da intermediario… ma poi i
due si sono innamorati per
davvero, e così lo scrittore ha deciso di diventare un
membro di questo gruppo
di rivoluzionari!”
“Cristo
santo… ecco perché quella giovane aveva
così
tanta paura di farsi vedere in pubblico… ed ecco
perché Angelo, negli eventi
ufficiali, ha continuato ad indossare una maschera che gli copriva il
volto e a
farsi chiamare con lo pseudonimo Simon Kog 95!”
mi seguì a ruota
Alberto “Se fosse stata scoperta dai suoi
nemici, avrebbero ucciso sia
lei che Angelo e la sua famiglia! E’
lo stesso motivo che l’ha
spinta a partire oggi… sa che gli assassini dello
scrittore punteranno anche
a lei, e per questo motivo non vuole farsi catturare!”
Ora
mi sentivo in colpa per il modo in cui l’avevo giudicata
senza conoscerla affatto. Akame non aveva ancora risposto alla mia
richiesta e,
in seguito a tali rivelazioni, dubitavo che lo avrebbe fatto.
Probabilmente
era già dentro un aereo per raggiungere
l’altra parte del pianeta.
Continuai
a leggere quel capitolo, e per un po’ non ci
furono pezzi importanti ricollegabili a tali storie.
Questo
fino a quando Asia non aveva fatto una domanda ad
Ingrian, affermando che lui conoscesse la verità dietro alla
strage avvenuta
nelle nostre acque.
“… sai anche dell’attacco che
è stato
sferrato ai nostri amici fuggiti nella Dimensione Reale… non
è così?”
Ingrian ci mise qualche
secondo in più a rispondermi, con
tono annoiato.
“Sì.
Deve essere
stato terribile vedere tante persone innocenti morire in
quel…”
“…
tu sai chi è
stato ad attaccarli! Non è così, Ingrian?!”
Questa volta,
l’ex-angelo mi squadrò da capo a piedi, con
molto nervosismo. Il mio tono non gli era piaciuto, ma non poteva
essere
altrimenti.
Era l’unica
soluzione alla quale avessi potuto pensare.
“Le tue accuse sono molto pesanti, Asia
Taneko. Io non sono mai uscito da qui…”
“… tu no… ma potrebbe averlo
fatto il tuo
Custode!”
Il Sommo Sacerdote
digrignò i denti, colto sul fatto. Non
poteva negare di essere invischiato in tale faccenda. Ora non
più. Si era
ufficialmente contraddetto da solo, rivelandomi che la legge sui
Custodi era
stata mantenuta. Ora anche gli individui che erano morti dalla
Dimensione
Immaginaria ne avevano uno ciascuno dopo il termine della guerra, e
perfino una
come me aveva riottenuto la fiducia di un Custode…
…
rivedere la mia cara amica Ayame mi aveva
fatto scoppiare a piangere per la gioia!
Per tali motivi, trovavo
impossibile che uno come Ingrian
non possedesse neanche un Custode.
Era l’ora di
spifferare tutto.
“Se
tu sai
qualcosa, sarà meglio che esca fuori dalla tua
bocca… perché non sarò più
così
clemente, tra qualche secondo!”
“Non
c’è bisogno di
scaldarsi così tanto… e
va bene… ti
racconterò tutto…”
Bravo
angioletto. Fa il canarino e
canticchia tutto quello che sai.
“Prima
che tu possa
credere a ciò… no. Io,
il mio Custode e
nemmeno Judas siamo coinvolti in tale faccenda. E’ stato
qualcun altro a tirare
le redini di quell’attacco!”
Dovevo ammetterlo. Le sue
parole mi avevano spiazzato
completamente.
Due settimane prima del
nostro arrivo, infatti, Judas era
riuscito non so come a fuggire dalla sua prigione e non era mai stato
più
ritrovato. Nella sua cella erano rimasti solo sette fogli di carta, su
ciascuno
dei quali era stata disegnata una bandiera del nostro mondo. Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito,
Germania, Francia e Italia.
Dietro
ciascuno di essi vi stava una sola, semplice frase...
...
l'Ordine è Potere!
Quando mi era giunta
notizia di quella fuga, e della
strage che si era compiuta nel mondo Reale, io avevo fatto due
più due…
…
ma a quanto pare, avevo scritto cinque
come risultato finale, ed il professore era pronto a rivelarmi quale
fosse il
numero quattro.
“Un’altra voce, diversa da quella del
Cavaliere del Destino, mi ha parlato attraverso la coscienza del mio
Custode. Ha affermato di
poter tornare nel mondo dei
vivi senza l’utilizzo del Colosseo della Rinascita grazie a
un armadio
ritrovato su una terra sconosciuta di questo mondo,
all’esterno dei sette
regni… un armadio ed un mondo che
voi
conoscete alla perfezione!”
Quando compresi di cosa
stesse parlando, sbiancai sul
posto.
Non stava per caso parlando
di…
“…
esatto. Parlo
del regno nascosto di Narnia, e con esso anche dell’armadio
svanitore che ALFA
Kairi e i suoi sudditi utilizzavano per tornare nel loro regno. Narnia non ha mai fatto parte della
Dimensione Immaginaria, ma di quella Anomala. Questo mi ha
rivelato
lasciandomi completamente di stucco. Mai avrei immaginato di avere la
risposta
dietro le domande che mi sono sempre fatto alla portata della mia mano,
segno
di quanto fossi sciocco nel mondo dell’Immaginazione. Gli Anelli, Asia. Quelli che avete
ricevuto il giorno stesso della
battaglia, quelli che io stesso ho fatto utilizzare ai miei
adepti… sono questi
a permettere i viaggi tra le tre Dimensioni. La stessa Conton City, mi
è stato
rivelato, altro non era che una parte dell’Aldilà
di questo mondo. Ci eravamo
trovati sempre su Anomaly, durante la battaglia, e non ce
n’eravamo mai resi
conto. La copia di quell’armadio e
molti
di quegli anelli, in questo momento, si trovano nella Dimensione
Reale… ed i
fuggitivi della guerra se lo sono portato dietro, pensando che non si
sarebbe
attivato in alcun modo!”
“Perciò, questo sconosciuto ha trovato
Narnia
ed è stato in grado di tornare in vita
illegalmente…”
“Indovinato.
Questo
sconosciuto mi ha spiegato tutto ciò che adesso conosco di
questo mondo. Qui
viene il bello. Chiunque fosse, mi aveva proposto di allearmi con lui
per
conquistare il Mondo Reale. Non allearmi con lui, mi disse, sarebbe
stata la
mia definitiva uscita di scena… e
per
dimostrarmi che non scherzava, mi ha mandato un’immagine
mentale con il
cadavere di un tale Judas, descrivendomi quanto fosse pericoloso quel
tizio!”
“Interessante…
sbaglio o, negli articoli che mi hai
fatto leggere, il pazzo che ha fatto quella strage sulla Superstrada di
Tokyo
si chiamava proprio Judas?”
“Era
il suo nome da musicista. Il suo vero nome era
Mark Callaghan, originario del Texas ed espatriato a Tokyo per cercare
fortuna.
Era il primo fidanzato di Hitomi Okada. Si erano lasciati
un’ora prima
dell’incidente a causa dei tradimenti del ragazzo.
Comunque sia, so che è
morto in prigione dopo essersi suicidato, ma non ho trovato altre
informazioni
che potessero darci una man…”
Anche
stavolta la mia voce si strozzò in gola. Ripresi il
libro e rilessi attentamente quel pezzo della storia, rendendomi conto
di
quanto fossi stata cieca.
“Porco
Dio…”
“Lara?”
“Judas
non morì suicida! E’ stato ucciso! Questo pezzo ci
ha spiegato letteralmente come è morto nella
realtà!”
“Ne
sei sicura? Cosa ti fa credere che questo Mark
Callaghan sia stato ucciso in prigione?”
“Oltre
a leggere gli articoli, ho fatto delle ricerche
sulle canzoni di questo ragazzo. Ho trovato, nel dark web, un
sito dove ho
potuto ascoltare i suoi album online, visto che sulle altre piattaforme
legali
erano introvabili. Non ero riuscita a comprendere
perfettamente le sue
parole quando cantava, perché sembrava stesse parlando
un’altra lingua, a noi
sconosciuta… e solo adesso mi sono resa conto che
aveva messo la sua traccia
vocale in reverse!”
“Messaggi
subliminali…” capì subito
Alberto,
comprendendo ciò di cui stessi parlando in quel momento “…
si possono
utilizzare in moltissimi campi della comunicazione per trasmettere con
la forza
delle informazioni. Molto probabilmente Judas ha cercato,
allo stesso modo
di Angelo, di trasmettere delle informazioni su questi pericolosi tizi,
ed è
stato ucciso una volta scoperto!”
“E
non è tutto…”
“…
già. Le sette bandiere e quel motto sono degli
indizi per risalire ai colpevoli. L’Ordine
è Potere… sarò
sincero. Questa è una frase che farebbe gola a un
qualunque dittatore!”
In
base a ciò che avevamo letto, ipotizzai potesse trattarsi
di un gruppo di sette loschi personaggi, ciascuno proveniente da una
delle
bandiere lasciate nella cella di Judas. Da quel momento,
perciò, li avrei
nominati come Stati Uniti, Cina, Russia, Regno Unito, Germania, Francia
e
Italia. Inoltre, avevamo un nome con il quale soprannominare il gruppo
dei
nostri nemici.
L’Ordine.
Questo era il nome di coloro che puntavano
a controllare il nostro mondo, come degli Dei.
“Sai…
questa storia mi sembra una vera e propria
citazione alla Massoneria” ammise
Alberto, con sincerità “Per
anni si è sempre ipotizzato che un gruppo di personaggi
molto illustri abbia
tenuto sotto scacco il nostro mondo. Gli
Illuministi, il Consiglio
dei Trentatré, CFR, Tavola Rotonda, Bilderberger, Teschio e
Tibie, la
Commissione Trilaterale, Club di Roma… e addirittura
l’ONU… girano sempre
tantissime voci secondo cui tutti questi siano in realtà la
stessa
organizzazione, che si limita a cambiare nome nel corso degli anni per
evitare
di attirare troppo su di sé l’attenzione”
“In
modo da agire sempre
indisturbati… se Judas ed Angelo sono,
però, stati subito uccisi è perché
qualcosa l’avevano scoperta per davvero! Andiamo avanti!”
“Ovviamente,
io ho
deciso di rifiutare. Sapevo che, volenti o nolenti, questo farabutto
voleva
soltanto utilizzarmi per i suoi scopi prima di togliermi di mezzo. Ha
sfruttato
lo stesso trucco che ho usato io per tenere sotto controllo i miei
sottoposti…
non poteva prendersi gioco di me in questo modo. Alla fine, ho optato
per la
soluzione più rischiosa, ma anche la più
logica… invece di uccidermi,
questo bastardo si è limitato a distruggere il mio
Custode, così che io non potessi mai sfruttare la Fusione
Anomala… e questo è
quanto!”
“Perciò… credi sia stato
questo tizio a
uccidere tutti i nostri compagni?”
“Molto probabile.
Può aver fatto l’usignolo a qualche abitante della
Dimensione Reale,
facendo fare il lavoro sporco ad essi. Potrebbe perfino essere stato
beccato da
questi ultimi, una volta fuggito da Anomaly, ed essere eliminato dopo
aver
spifferato tutto. Non so
nient’altro, in
merito. Inoltre, mentre discutevamo telepaticamente attraverso il mio
ormai
defunto Custode, lui non ha rivelato nomi o indizi che mi facessero
capire di chi
si trattasse…”
Perfetto. Ora avevamo
contro un nemico invisibile, che
apparentemente era a conoscenza della verità sulla nostra
esistenza. Questo
aggravava e non poco la nostra situazione, perché
difficilmente saremmo rimasti
indenni dalla guerra che sarebbe scoppiata.
“Quindi
nemmeno loro sanno ancora le vere identità dei
sette membri dell’Ordine” si
rese conto Alberto, ammettendo tuttavia “Devo
comunque darti ragione, Lara. Chiunque,
leggendo questo epilogo,
farebbe fatica a separare realtà da fantasia… sembra
quasi che questo libro
racconti solo fatti autentici, perfino quelli relativi ai personaggi
immaginari!”
“Torna
sulla Terra, Alberto Gallo. So che ti
piacerebbe avere un Harem con tutte le protagoniste femminili dei
fumetti che
ti piacciono tanto!” lo avvisai io,
cercando di farlo concentrare
nuovamente sul libro “Solo un folle
crederebbe che personaggi come Goku,
Kairi e tanti altri siano veri!”
“Già…
ma resta comunque molto strano…”
Innervosita,
chiusi momentaneamente il libro e lo fissai con
sguardo offeso.
“Sputa
il rospo! Cosa diavolo ti farebbe
credere che tutto il libro racconti solo e soltanto
la verità?”
“Ehi!
Guarda che la mia è solo una supposizione, un
dubbio!” si difese Alberto, portandosi una mano
dietro la nuca ed
ammettendo “Ecco… la fidanzata di Angelo
assomiglia veramente tanto al
personaggio di un manga che leggevo molto tempo fa. Anzi, ne
era addirittura
una delle protagoniste!”
Mi
tirai un ceffone sulla fronte. Sul serio?
Ora
che stava facendo il serio, si metteva a credere ad una
teoria così folle?!
“Capisco
che il suo fascino possa averti ammaliato, ma
dubito seriamente che un disegno possa sbucare fuori e vivere come uno
di noi!”
“Non
ho detto che sia realmente lei, ma che le
somiglia e basta… perché non provi a vedere
questo?” affermò Alberto,
visibilmente offeso, facendo una ricerca e porgendomi il suo cellulare.
Capendo
che se non gli avessi dato retta lui non avrebbe più
ripreso ad indagare sul caso, io decisi di controllare in modo da
fargli
togliere il broncio. Rimasi spiazzata, tuttavia, quando mi resi
effettivamente
conto che il mio fidanzato non avesse tutti i torti.
Erano
davvero molto simili, se non l’una la copia
spudorata dell’altra. Perfino la sfumatura delle loro iridi
era identica, così
come il loro nome. Forse cambiavano solo i loro abiti, ma
ciò non cancellava i
nostri dubbi.
“Ammetto
che c’è una somiglianza notevole… ma
dubito
che questo sia importante, al momento! Meglio non farci delle fisse su
qualcosa
che potrebbe rivelarsi una follia!” lo
zittì subito, notando che stesse
per esultare.
Mi
alzai
dal posto, camminando avanti e indietro di fronte a Ingrian e
ragionando su
quanto fosse possibile fare per scongiurare tutto quello che sarebbe
potuto
succedere.
“Lascia
perdere…”
Mi
voltai
confusa verso Ingrian, il quale mi rivolse un sorriso amareggiato prima
di
rivelarmi.
“Sarebbe
inutile. Ve l’ho già detto…
più cercherete di invischiarvi, più
c’è il rischio
che questo mondo faccia una brutta fine…”
“Perciò
ci stai suggerendo di chiudere gli occhi e lasciare che tutto vada come
deve
andare? Tu che ti sei idolatrato da solo il Dio per
eccellenza, un Paladino
della Libertà della Linea Immaginaria?”
gli risposi io, visibilmente
contrariata dal suo atteggiamento “Forse tutti i
miei amici non sono pronti
a combattere adesso, ma in futuro potrebbe succedere
l’inevitabile… e noi
dovremmo stare fermi senza fare alcuna previsione?!”
“Perciò
andresti anche contro il volere di tutti i tuoi amici… anche
contro quello
della donna che ami?”
Stavolta
era stato il mio interlocutore a zittirmi, e lui sogghignò
soddisfatto per
essere riuscito a togliermi le parole di bocca. Uno ad uno e palla al
centro.
“C’è
una
cosa che ho imparato in questi miliardi di anni. Dici che mi sono
definito il
Paladino della Libertà ed è così. Lo
ammetto… ho frainteso molto il vero
significato dietro queste guerre. Se non fosse stato per il Cavaliere
del
Destino, non mi sarei reso conto di tutti i miei errori. Arrendermi per
paura
di morire, Asia, mi renderebbe ancora più miserabile di
ciò che sono stato. Ho
semplicemente compreso che questa guerra non è di mia
competenza e che non ho
altre motivazioni per cui lottare… e credimi,
Asia… non ne resteranno neanche a
te!”
“Libero
di crederlo…” dichiarai io,
più stizzita che mai, dirigendomi verso l’uscita
di quella cella d’isolamento “…
ti ringrazio per le tue risposte, ma ora
non ho altro da chiederti…”
“Che
peccato! Proprio ora
che mi stavo divertendo…”
continuò a
prendermi in giro Ingrian, facendomi innervosire ancora di
più.
Stava
scherzando con il fuoco. Sapeva perfettamente che una come me non
andava
provocata. Un’altra cazzata, e di lui non sarebbe restata la
testa.
“Ascoltami
bene, brutto pezzo di merda…”
lo minacciai io, avvicinandomi alla
barriera magica, caricando il mio arco e puntando la freccia in mezzo
ai suoi
occhi “… forse a te non frega
nulla di noi, ma io voglio che questo mondo
e gli altri non rischino di sparire per colpa di un pazzo sconsiderato
come te…
PERCIO’ SI’! IO COMBATTERO’! SEI
SODDISFATTO?!”
Ingrian
non
era affatto terrorizzato. Al contrario. Senza alcuna paura, si era
alzato dalla
sua sedia e mi aveva puntato diabolicamente lo sguardo verso i miei
occhi.
“Ma
guarda… non pensavo che, attraverso questa barriera, ci si
potesse
specchiare!”
La
sua
allusione mi zittì nuovamente, e stavolta non avevo il
coraggio di ribattere.
Non mi ero resa conto di quello che avevo detto. Mi ero comportata
esattamente
come Ingrian. Avevo appena urlato le stesse parole che ci aveva rivolto
lui per
far valere le sue ragioni.
Maledizione.
A stare per così tanto tempo in sua compagnia, rischiavo di
impazzire.
Prontamente,
decisi di dirigermi verso l’uscita della cella, con
l’intenzione di andarmene
via il prima possibile. Non avevo fatto i conti, tuttavia, con le
ultime frasi
di quel bastardo.
“Forse
non hai tutti i torti, Asia Taneko… forse questa guerra ha
ancora
un posto per una come te. Il modo in cui
l’affronterai, tuttavia, metterà in
mostra chi sei davvero! Farai i miei stessi errori,
oppure saprai
comprendere i limiti del tuo io? C’è un
solo avvertimento che voglio darti,
prima di lasciarti…”
Non
riuscivo a fare un altro passo in più. Le sue parole mi
avevano ipnotizzato, e
la mia mano era rimasta ferma sul pomello della porta mentre il mio
corpo
tremava per la rabbia, ma anche per la paura.
“… questa guerra non
ti vedrà come protagonista
principale. Se andrai oltre il compito che ti verrà
dato… a pagarne le spese
saranno tutti coloro che ami! Sei davvero sicura della tua decisione?”
Un
interrogatorio molto secco e deciso, che aveva messo in
chiaro un discorso molto importante, riaffermando ancora una volta lo
stesso
concetto.
Non immischiarti. E’
pericoloso! Se combatterai questa guerra, non sarai diversa dai nemici
che
affronterai!
Io ero davvero pronta
a combattere per la verità, come aveva fatto Angelo Marini?
“C’è
altro?”
“Sì”
confermai io, andando avanti con le pagine “C’è
un pezzo ancora più strano, che io non sono riuscita a
decifrare...”
“…
il
loro obiettivi potrebbero essere quattro”
la seguì Dragon, molto
probabilmente per essere più delicato della ragazza di
Hitomi “… parlo
del Cuore di Malrion, dell’Uovo di Toki-Toki,
dell’altro Armadio Svanitore… e
di tua figlia, Simon”
No.
Non ci
era andato affatto piano. Al contrario. Perfino Asia si era voltata
sorpresa
verso il soldato geneticamente modificato, che non aveva alcuna
intenzione di
fermarsi.
“Siamo
sinceri… se davvero nel suo corpo circola anche del KI
Demoniaco, qualche
malintenzionato potrebbe tentare di rapirla, sfruttandola per i suoi
scopi. Quale
miglior momento, se non quello della sua infanzia? Se catturano lei,
potrebbero
avere…”
“…
Dragon! Ora stai esagerando!” lo
rimproverò Asia, visibilmente
scandalizzata da quello che stava dicendo il suo pari “Anche
gli altri
oggetti potrebbero essere preziosi per un possibile candidato al
trono…”
…
ma a cosa
sarebbero potuti servire quegli oggetti, nell’immediato? A
nulla, perché
nessuno dei tre era sfruttabile al momento.
Il
Cuore di
Malrion ormai aveva perso ogni sua funzione ed era un semplice cuore
imprigionato in un scatola.
Anche
la
navicella Dimensionale sarebbe potuta essere utile, ma solo se fosse
possibile
ricaricarla anche nel mondo Reale; quello che avevano svolto i
fuggitivi era
stato un viaggio di sola andata, che aveva consumato tutta la carica
rimasta
dentro di essa.
L’Uovo
di
Toki Toki poteva essere sbloccato solo da un Kaio-Shin del Tempo, o
comunque da
qualcuno che apparteneva alla Dimensione Immaginaria. La stessa Lilith
ce
l’aveva confermato.
Il
secondo
Armadio Svanitore? Serviva davvero un oggetto simile, se già
qualcuno era entrato
in possesso di quello su Anomaly? Poteva limitarsi a rubare entrambi
(cosa che,
a mio parere, era già stato fatto), senza dover uccidere
così tante persone.
No. Dragon
ci aveva visto giusto. Mia figlia, con poteri ancora sconosciuti, era
decisamente un premio molto più appetibile.
Questo
aveva aumentato la mia paura nei confronti della bambina. Dovevamo
trovarla, e
in fretta anche!
“Strano…”
“Qualcosa
non ti convince, Alberto?”
“Questo
pezzo mi sembra più legato alla storia che al
messaggio in codice” ammise lui, confuso
“Se questi quattro oggetti
fossero stati aggiunti nella versione poi pubblicata, a quel punto
avrei potuto
supporre si trattassero degli obiettivi principali
dell’Ordine, ciò che
vorrebbero conquistare… però non ci
sono modifiche in tal senso, ergo credo
che faccia parte effettiva del romanzo. Perché ti
è sembrato così strano?”
“Ecco…
io non lo so…”
Era
la verità. Avevo sottolineato quella parte per puro
istinto. Sentivo che, dietro quel pezzo, ci fosse un altro
importantissimo
suggerimento da sfruttare per capire il vero obiettivo
dell’Ordine.
Qualcosa
mi stava sfuggendo. Me lo sentivo.
L’unica
cosa che mi era rimasta da fare era andare a
ritroso, controllare nuovamente tutte le parti che erano state aggiunte
successivamente alla storia. Erano stati inseriti, infatti, anche dei
dialoghi
tra i personaggi della storia ed un certo Nerd, il quale si sarebbe poi
rivelato il Cavaliere del Destino di cui tutti avevano parlato.
Eppure
Alberto, sino a pochi minuti prima, aveva affermato
che quella figura fosse in realtà Angelo Marini.
I
due ragionamenti non coincidevano. O meglio, il loro
legame era da trovare, e l’ultimo pezzo di
quell’epilogo era la soluzione
dietro al mistero.
Lasciai
perdere l’uovo, il cuore e la navicella e mi
concentrai sulla bambina. Parlavano di Annalaura? Non mi sembrava che
le
descrizioni coincidessero. Nerd parlava di sua figlia, non di una
sorella…
…
una figlia, giusto!
La
figlia di Simon e Chi! Il legame tra quei due pezzi della
storia erano le bambine di Nerd e la figlia dei due protagonisti. E se
si fosse
trattata della stessa persona?
Questo
faceva supporre che la piccola, in realtà, esistesse
per davvero! Angelo aveva raccontato anche la storia di una bambina che
era
sopravvissuta, molto probabilmente, alla strage di Torre Chianca ma che
non era
mai stata ritrovata…
…
almeno, non da loro!
La
descrizione della vita privata di Nerd, inoltre, era
molto dettagliata. Sarebbe stato facile comprenderne la sua
identità se me lo
fossi ritrovato davanti.
“Direi
che per questa sera possiamo interrompere qui!”
mi arresi io, stiracchiandomi e togliendo i due tomi dalle braccia di
Alberto “Puoi
sparecchiare la tovaglia? Io penso a conservare tutti gli indizi della
cassaforte in un punto ancora più sicuro”
Era
una precauzione che io volevo prendermi per evitare
un’improvvisa visita da parte di gente molto pericolosa. Le
informazioni che
avevamo recuperato erano fin troppo pericolose, e quella cassaforte a
muro non
era abbastanza sicura.
“D’accordo…
fa attenzione!” mi rispose lui,
dandomi un bacio sulle labbra “Ti avviso che
stanotte ti voglio vedere
indossare quel completino che ti ho regalato a Natale! Non farmi
aspettare!”
L’uomo
cominciò a sparecchiare, mentre io mi voltai
dall’altra parte diventando rossa di vergogna.
***
Cancellato
l’imbarazzo di quella proposta e recuperato ogni
indizio presente nella cassaforte, decisi di agire con tutta la
circospezione
del caso. Infilato tutto dentro un altro enorme scatolone, indossai un
nuovo
paio di guanti in lattice e mi diressi in giardino, raggiungendo un
piccolo tombino
nel retro della mia casa celato sia dalla mia macchina che da quella di
Alberto. Era quasi impossibile da vedere, anche perché mi
ero presa la briga di
attaccarci sopra della ghiaia per farlo sparire dall’asfalto.
Riuscendo a
scoperchiarlo, dopo diversi viaggi riuscii a scendere ogni oggetto e a
raggiungere le fogne di Spiaggiabella. Cominciai a percorrerle, sapendo
già in
quale posto dovessi risalire.
C’era
un punto particolare, dentro quelle viuzze
sotterranee, che solo io conoscevo. Una parete delle fogne, infatti,
presentava
un’apertura naturale dovuta all’erosione
dell’acqua, tipica delle rocce
carsiche molto note nel Salento. Spostai l’enorme asse di
legno che la celava
agli occhi di qualunque estraneo e mi ci infilai dentro, districandomi
con abilità
in quel labirinto talmente stretto che solo una persona affusolata come
me
sarebbe potuta passarci.
Per
fortuna, quel percorso fu breve. Dieci metri più avanti,
mi ritrovai all’interno di una piccola caverna con un bacino
d’acqua salata
profondo non più di due metri. Quell’aula
naturale, molto spesso, si riempiva
d’acqua ma non raggiungeva mai un’altezza troppo
elevata, neanche nei giorni di
vera burrasca. Senza pensarci su due volte, mi portai vicino a delle
rocce molto
pesanti e le scostai, rivelando un altro dei miei segreti.
Dentro
quella caverna, più precisamente sul suo pavimento,
vi avevo incavato un’altra cassaforte in metallo a chiusura
ermetica e capace
di creare il vuoto al suo interno, dentro la quale non poteva passare
acqua e
che avrebbe permesso a quegli indizi di non essere ritrovati da gente
indiscreta.
Completata
la missione, e certa che la cassaforte fosse
sigillata perfettamente, mi accinsi a tornare indietro. Senza
l’ingombro,
attraversare quella strettoia fu sicuramente molto più
semplice, e quando coprì
nuovamente la strettoia con la lunga asse di legno, mi sentii molto
più
tranquilla.
Una
volta sbucata fuori dal tombino di casa mia, rientrai
dentro la casa e mi diressi in bagno per farmi una doccia, gettando i
vestiti
puzzolenti dentro la lavatrice. Ero stata lì sotto si e no
per dieci minuti, ma
l’odore nauseabondo restava comunque.
Venti
minuti dopo, ero pulita e profumata, come se non fossi
passata dalle fogne.
“Ed
ora… cazzo… ma scherziamo?!”
Non
me ne ero resa conto la prima volta. Sopra al pomello
della porta vi stava un completino intimo a me molto noto. Il messaggio
di
Alberto era stato recepito.
“Un
giorno glielo spezzerò in due… lo
giur…!”
Fu
lì che uno squillo sul mio cellulare mi colse totalmente
alla sprovvista. Di chi si trattava? Erano quasi le 23, e dubitavo si
trattasse
di una chiamata di lavoro.
Dopo
essermi infilata un pigiama (ed aver, con un sospiro
arrendevole, acconsentito alla richiesta dell’uomo che amavo)
mi accinsi a controllare
il destinatario di quella chiamata…
…
e rimasi totalmente senza parole!
“ALBERTO!
RAGGIUNGIMI… E FA ANCHE IN FRETTA!”
Senza
perdere altro tempo, mi diressi subito in soggiorno e
risposi immediatamente al cellulare andandomi a sedere sul divano.
“Signorina
Cantalupo? La disturbo, per caso?”
“Niente
affatto, Akame!” mi affrettai subito a
rassicurare la fidanzata di Angelo, mentre Alberto mi aveva
già raggiunto dalla
camera da letto con sguardo ansioso “A dire il vero,
stavo attendendo la tua
risposta. Cosa hai deciso?”
Dovevamo
conquistarci la fiducia di quella ragazza. Lei era
sicuramente a conoscenza della verità, ma aveva sicuramente
paura di
raccontarcelo. Sapeva che avrebbe potuto fare la stessa fine del suo
amato se
avesse fatto un solo passo falso. Se fossimo riusciti a liberarla di
quel peso,
l’avremmo sicuramente fatta stare molto meglio.
“Io…
anzi, noi… abbiamo deciso che possiamo fidarci di
lei!”
Noi?
Si stava riferendo ai suoi compagni? Se era così,
allora gran parte delle nostre teorie erano corrette. Akame faceva
parte di un
gruppo di rivoltosi che puntavano a distruggere l’Ordine alla
radice.
“E’
magnifico, Akame!” le risposi io, mimando un gesto
di vittoria verso Alberto prima di domandarle “Dimmi
solo cosa devo fare.
Vuoi raggiungermi a Spiaggiabella, o verrò io da voi?”
“Passeremo
noi. Alcuni miei amici sono già andati a
recuperare la tua amica Carolina e Monsignor Fernando. Tra meno di
cinque
minuti, raggiungeremo te ed il tuo fidanzato! Dove avete lasciato le
prove?
Sono dentro casa vostra?”
“Inizialmente
sì, ma ora sono in un luogo che conosco
solo io. Devo recuperarle?”
“Se
parli del diario di Annalaura e di tutto il resto,
allora no. Conosciamo già ogni particolare. Recuperale solo
se non sei convinta
della segretezza di quel posto!” mi
ordinò Akame, perentoria.
Non
sarebbe stato necessario. Se anche l’Ordine mi avesse
catturato, nessuno sarebbe riuscito a scoprire il nascondiglio
perché non avevo
lasciato tracce del mio passaggio. Perfino Alberto non lo aveva mai
scoperto,
non avendogliene mai parlato.
Era
una roccaforte naturale perfetta.
“Nessuno
li troverà… puoi starne certa!”
“Ottimo…
e a proposito! Vi consiglio di prep… Stone!
E’ successo qualcosa?”
Potetti
udire delle voci, in sottofondo, ma non fui in grado
di comprendere ciò che si stavano dicendo. Qualcuno sembrava
parecchio agitato.
Allarmata, presi un foglio bianco dalla scrivania e scrissi una
semplice frase,
passandolo ad Alberto che, dopo averlo letto, era visibilmente
sbiancato.
Il
messaggio che avevo scritto era questo.
Prepara
uno
zaino ed infilaci dentro un ricambio per entrambi! E recupera anche la
tua
pistola! Fa in fretta!
Allarmato
dalla mia agitazione, Alberto mi lasciò da sola in
salotto mentre io mi ero diretta verso la cassaforte del soggiorno,
recuperando
un oggetto a me molto caro.
Si
trattava della mia prima pistola personale, che mi aveva
regalato il vice-Questore quando diventai Ispettore. Recuperai anche la
sua
cintura, provvista di una custodia per la mia arma ed una tasca con
all’interno
due ricariche di pallottole.
Con
quell’arma a portata di mano, mi sentivo molto più
tranquilla.
Il
portafoglio ed i miei documenti di riconoscimento furono
la seconda cosa che mi affrettai a recuperare, inserendole in una
piccola
tracolla la quale finì appesa sopra una delle mie spalle.
Avevo
tutto il necessario per una possibile fuga di
emergenza.
“Eccomi,
Lara!”
Alberto
era già tornato con uno zaino carico di quanto gli
avessi chiesto. Un ricambio per me e lui, il mio notebook con annesso
caricatore, un caricabatterie ed un power bank già carico e
pronto per
l’utilizzo. Non solo. Al suo interno ci stavano anche altre
ricariche per le
nostre armi da fuoco, segno che avesse compreso la gravità
di quello che
sarebbe potuto succedere.
Fu
a quel punto che sentimmo suonare il citofono, provando
un brivido lungo la nostra schiena.
“Akame…
siete già arrivati?”
Non
udì risposta dall’altra parte della cornetta. La
ragazza
di Angelo stava ancora discutendo con questo Stone. Brutto
segno…
…
non era una buona notizia.
Preoccupata,
feci un cenno di diniego al mio uomo che, per
tutta risposta, decise di non controllare. Fino a quando non avremmo
saputo di
chi si trattasse, saremmo rimasti barricati in casa.
“Akame…
per favore, rispondi! Ci hanno suonato al
citofono! Siete voi oppure no?!”
“Cosa
hai detto, Lara? Vi hanno suonato?! Avevo
chiesto loro di mandare un messaggio a Stone se fossero
arrivati… ti è per caso
arrivata una notifica sul cellulare?”
“Niente
di niente… provate a sbirciare dalla finestra
per capire se si tratta di qualcuno che conoscete! Se è
così, possiamo
rimandare l’incontro in un altro momento…”
“…
potremmo anche aspettare che questi ospiti se ne
vadano da soli. Chi diavolo viene a farci visita a
quest’ora di notte!?”
dichiarò Alberto, trovandomi d’accordo con la sua
affermazione.
Peccato
solo che ricevemmo un altro squillo del citofono,
segno che non avesse intenzione di cedere.
Spiaggiabella
era una località marina poco trafficata, anche
durante il periodo estivo. Chi diavolo si azzarderebbe a fare una
visita di piacere
a notte inoltrata?
Per
sicurezza, decisi di attuare il consiglio di tale Stone,
sbirciando dalla finestra per capire se si trattasse di uno sconosciuto
o di un
imbecille che aveva avuto la brillantissima idea di farci allarmare per
nulla.
Quando
riconobbi la macchina del Vice-Questore dal viale,
mi preoccupai e non poco.
“Cazzo…
è il signor Meloni!” sbraitai io,
incredula.
Non
era da lui presentarsi di fronte a casa mia, nel cuore
della notte. Cosa stava succedendo?
“Se
avete visite, allora sarà meglio passare doman...”
“No!
Restate in linea!” risposi io, con decisione,
chiedendo al mio uomo di prendere il mio posto ed accogliere il mio
mentore come
se non stesse succedendo nulla “Mi fido del Vice-Questore, ma
la sua visita è
sospetta… potrebbe essere successo qualcosa che non
sappiamo!”
“Noi…
ecco… Stone. Quanto tempo sei in grado di tenere
schermata la chiamata?”
“Solo
altri venti minuti. Poi dovremo per forza
staccare la linea!”
“Sarà
più che sufficiente, credetemi. In questo modo,
capiremo se lui è dalla nostra parte oppure no! Avere un
uomo influente come il
signor Meloni dalla nostra parte potrebbe essere molto importante!”
Dall’altra
parte della linea non sentì alcun cenno di
protesta, segno che la mia proposta era stata approvata. Mi tirai due
schiaffi
sulla faccia per recuperare un po’ di contegno e raggiunsi
rapidamente la
stanza da letto, dove mollai lo zaino preparato da Alberto e la mia
pistola. Se
il Vice-Questore ci avesse visto armati, sarebbe stato un guaio.
Inoltre
recuperai l’auricolare bluetooth del mio cellulare e
la accesi, infilandola nell’orecchio e facendo sì
che venisse coperta dai miei
capelli. In tal modo, il vice-questore non se ne sarebbe reso conto ed
io avrei
potuto ascoltare i discorsi ed i possibili suggerimenti di Akame.
Quando
sentì la porta dell’ingresso spalancarsi, feci
finta
di uscire dalla stanza da letto assonnata, accogliendo il mio mentore
con un
forte sbadiglio.
“Vi
chiedo scusa per la mia visita improvvisa. Vi ho
forse disturbato?”
“No,
tranquillo. Eravamo appena andati a dormire…”
gli risposi io sicura che il vice-Questore non avrebbe avuto nulla da
ridire.
D’altronde,
sia io che Alberto ci trovavamo ancora in
pigiama.
“Che
è successo, signore?” gli
chiese Alberto
con nochalance, accompagnandolo in salotto “Non
è da lei venirci a far
visita a quest’ora della notte!”
“Ne
sono consapevole, ma non ho avuto altra scelta…”
ammise il mio vecchio superiore, sedendosi sul divano con aria molto
distrutta
“… ho appena ricevuto una notizia a dir
poco orrenda dai nostri colleghi. Il
Questore è stato ritrovato morto all’interno del
suo ufficio!”
Sia
io che Alberto sbiancammo per l’orrore.
Silvio
era morto? Come era potuto succedere?
“Presumo
non si tratti di un semplice malore, se è
venuto sino a qui…” compresi
più seria che mai, ricevendo la conferma
da parte dell’uomo.
“Dici
bene, Lara. Silvio è stato sgozzato e pugnalato
nel suo ufficio. Le telecamere hanno ripreso un uomo ed una ragazza che
sono
entrati ed usciti dall’edificio nel momento in cui il
Questore è rimasto solo,
senza farsi scoprire dai nostri colleghi”
“Assassini
professionisti… avete una descrizione, o
erano coperti in volto?”
“Ecco…
questa è la parte più assurda di tutte. Quei
due avevano il volto totalmente scoperto! L’uomo era alto
più di due metri ed
aveva capelli e barba lunghissimi, color pece. La ragazza, invece, era
bionda e
molto giovane. Ah! Portavano decine di anelli sulle loro dita! Si sono
perfino
pavoneggiati davanti alle riprese, come se non avessero alcuna paura di
noi!”
Oddio.
Ma le descrizioni di quei due non erano le stesse
del...
“…
oh no! Quei farabutti si sono già mossi!”
“…
hanno capito che la verità sulla morte di Angelo
Marini è saltata fuori! Cerco di chiamare gli altri, per
capire se Carolina e
monsignor Fernando sono al sicuro! Lara! Tieni impegnato il signor
Meloni e
fallo restare lì! Se dovessero esserci delle complicanze,
porteremo via anche
lui… ma non dirgli subito la verità! Attendi il
nostro arrivo! Tra meno di un
minuto saremo lì!”
“Signor
Meloni… lei ha già qualche sospetto?”
chiesi al mio mentore, tenendo a mente i consigli di Akame e sperando,
con
tutto il cuore, che Carolina e Nando stessero bene.
“Io…
io ho il timore si tratti dell’omicidio di Villa
Marini! Stamattina, i presunti
assassini di quella povera
famiglia sono stati uccisi e Carolina mi ha accennato che i segni sui
loro
corpi fossero manganellate, e non calci e pugni! Ho paura che qualcuno
stia
cercando, in tutti i modi, di far passare l’omicidio dello
scrittore come una
tragedia non premeditata! Il punto è
che… non riesco a capirne il motivo. Silvio,
d’altro canto, non ha creduto nemmeno ad una delle mie parole
ed ora è morto!
E se i suoi assassini avessero a che fare anche con la morte della
famiglia
Marini? Lara. Io sono assolutamente convinto, al cento per
cento, che anche
tu hai provato ad indagare sull’omicidio di Villa Marini...”
“…
sino a ieri sera. Alberto mi ha poi raccontato che
gli assassini fossero Kaiek e Llair Grieg. Inoltre non mi sono mai
appropriata
di documenti ufficiali” mentii
spudoratamente, mentre un enorme dubbio
cominciò a viaggiare nella mia testa.
“Stai
mentendo, ed io lo so perfettamente. Anche io ho
avuto la tua stessa idea, questo pomeriggio, ma tu mi hai anticipato.
Ho intravisto la tua macchina mentre mi dirigevo verso la villa, mentre
tu
stavi tornando dalla direzione di Lecce sulla strada di Torre Chianca. Inoltre
l’intero giardino e la campagna alle spalle della villa erano
coperti dai tuoi
passi”
“E’
un’accusa pesante, signor Meloni… mi sta
accusando
di aver ficcanasato all’interno di una casa abbandonata,
nella quale per di più
c’è stato un omicidio!”
“Se
le mie supposizioni sono errate, allora cosa ne
dici di metterle alla prova?”
dichiarò il vice-Questore, con un tono
fin troppo tranquillo per i miei gusti “Cosa hai
fatto questo pomeriggio?
Dove sei stata?”
“A
farmi un giro per il centro. E’ vietato, per caso?”
“Allora
prova a consegnarmi i vestiti che hai indossato
stamattina dentro l’Ospedale Vito Fazzi...”
Digrignai
i denti, allarmata. Se il mio mentore era a
conoscenza di tutto quello che avevo fatto stamattina, il motivo era
palesemente chiaro.
Io,
o qualcuno dei miei amici, eravamo stati tracciati.
“Lara…
quell’uomo sa tutto!”
Non
c’era bisogno che anche Akame o Stone me lo
confermassero attraverso la chiamata. Il Vice-Questore non era giunto
lì per
caso.
“Lara…
adesso basta menzogne. So che tu hai
scoperto qualcosa. Credi non sappia che
Alberto e Carolina ti passano
una copia dei fascicoli di ogni caso che ti interessa? Lo
fanno dal primo
giorno che te ne sei andata! Quando ho saputo che quei due
ROM fossero
morti, ho inseguito monsignor Fernando fino alla tua casa. Ti ho
seguita dal
primo momento in cui hai lasciato questa casa per indagare…
so che hai chiesto
a Carolina di analizzare in privato i corpi di Kaiek e Llair, e so
anche che le
hai chiesto di ripetere nuovamente gli esami. So che hai interrogato
Iginio
Spedicato e Clarissa Rossi… hai finito di svolgere
indagini per i fatti
tuoi! Se tu sai cosa sta accadendo, se sai chi possa aver attentato
alla vita
di Silvio, devi parlarne con me e con la polizia! Non penserai mica di
affrontare tizi così pericolosi da sola, come una qualunque
terrorista!? Non
vorrai costringermi a portarti via con la forza, spero?!
Smettiamola con
questa pagliacciata. Se veramente stavate andando a
dormire, perché la
pistola di Alberto si trova appoggiata sul comodino vicino alla porta
di
ingresso?”
Sgranai
gli occhi, sconvolta, diventando pallida come un
fantasma, mentre il volto di Alberto era diventato una maschera di puro
terrore.
Stupida.
Mi ero completamente dimenticata della sua pistola,
perché lui ce l’aveva appresso fino a poco prima
di uscire dalla nostra casa,
per accogliere il mio ex-superiore. Non avevo fatto caso al gesto
istintivo del
mio ragazzo, tanta era stata la fretta di nascondere sia il mio zaino
che la
tracolla.
Fatto
ancora più grave, mi resi conto in preda al panico,
anche Matteo Meloni portava la sua pistola d’ordinanza in
tasca…
…
e la sua sicura era già disattivata!
“Non
puoi più nascondere la verità, Lara…
digli tutto
ciò che sai! I nostri amici sono arrivati ed attenderanno
che voi concludiate
la vostra conversazione, così che nessuno possa attaccarvi
nel mentre”
Non
era affatto una buona notizia. Mi ero infilata in un
vicolo cieco, e ci avevo trascinato anche Alberto. Mi ero fatta
condizionare
dal fatto che a suonarci fosse stato il Vice-Questore, ma avevo fatto
malissimo
ad aprirgli.
Le
ipotesi erano due. Matteo Meloni era dalla nostra parte e
voleva soltanto ricevere i dettagli che avevo scoperto,
oppure…
…
no, non volevo neanche immaginarmi una situazione
simile.
Akame
aveva ragione. Non mi restava altra scelta.
“D’accordo.
Lo farò… ma ad una sola condizione! Rimetta
immediatamente il blocco sulla sua pistola e permetta ad Alberto
di…”
“No.
Se lo facessi, resterei completamente
svantaggiato e non so ancora se voi siate dalla mia parte oppure
no… potreste
essere delle talpe. Pertanto continuerò a tenere
sbloccata la mia Beretta… e
se farete un passo falso, non mi curerò del nostro legame!”
“Sta
scherzando, spero…”
cominciò a temere
Alberto, con aria allarmata “…
sarebbe davvero disposto a ucciderci?!
Siamo stati suoi sottoposti per tanti anni… dovrebbe fidarsi
di noi!”
“Voi,
però, non vi siete fidati di me. Avete indagato per
i fatti vostri ed avete ignorato non solo me, ma anche tutti gli altri
vostri
colleghi. A causa di ciò Silvio è stato
ucciso in un modo oltremodo
disgustoso! Non permetterò che i miei sentimenti personali
intacchino il mio
giudizio…”
“…
ma…”
“…
basta, Alberto! Prima gli diremo ciò che sappiamo,
prima potremo risolvere questo malinteso!”
Stone
ci aveva concesso venti minuti nei quali la nostra
chiamata non sarebbe stata tracciata in alcun modo, ed erano
già passati cinque
minuti. Più tempo perdevamo, più alte erano le
possibilità che qualche
assassino ci raggiungesse.
“Se
avere la pistola pronta la fa sentire più sicuro,
allora le permetto di tenerla” interruppi
subito l’uomo che amavo
notando il suo gesto di protesta, tirando un lungo sospiro e
dichiarando “Tra
non molto, capirà il motivo per il quale io non ho voluto
che altre persone,
oltre ad Alberto e Carolina, sapessero la verità”
“Sono
tutto orecchi”
Nel
giro di pochissimi minuti, io riassunsi la situazione al
Vice-Questore Meloni. Gli raccontai tutto ciò che mi era
stato raccontato da
Iginio e Clarissa, di come Angelo avesse scoperto la verità
sulla strage di
Torre Chianca e su come avesse usato il suo secondo libro per mandare
messaggi
subliminali a tutti i suoi lettori. Non gli raccontai nulla di Akame,
né della
chiamata né del fatto che fossi ancora in comunicazione con
il suo gruppo,
perché ci avrebbe levato l’elemento sorpresa
qualora la faccenda si fosse
complicata ulteriormente. Inoltre, non aggiunsi nulla sul diario
segreto di
Annalaura o sugli oggetti che avevano un chiaro legame con Akame
ritrovati
sulla scena del crimine.
Matteo
Meloni aveva ragione. Ero stata una sciocca a
sottovalutare ogni eventualità. Non avrei ricommesso lo
stesso errore.
Quando
terminai, restavano ancora dieci minuti di schermo
alla chiamata di Akame.
“Voi
tre… siete degli idioti senza cervello!”
dichiarò il nostro superiore, visibilmente inferocito
“Per quale diavolo di
ragione avete indagato per i fatti vostri?! In questo modo non avete
fatto
altro che complicare la situazione della Questura! E cosa diavolo vi
farebbe credere
che ci sia una talpa nella nostra centrale?!”
“Il
solo fatto che Lara abbia trovato tutti questi
oggetti dopo il suo sopralluogo ne è la prova certa,
vice-Questore!”
dichiarò Alberto, con sincero dispiacere “Quale
poliziotto non recupererebbe
una coperta imbevuta di sangue in una scena di omicidio con stupro? E
quale
poliziotto sarebbe così superficiale da non dare
un’occhiata in ogni centimetro
di quella villa? Il solo fatto che il computer incriminato si
trovasse
dentro quella casa sull’albero e che nessuno abbia avuto la
volontà di
controllarla è un grave comportamento da parte delle nostre
forze. Inoltre,
il fatto che ci siano due risultati differenti per gli esami del DNA
costituisce un’altra prova schiacciante!”
“Solo
un cieco avrebbe continuato a tenere il prosciutto
negli occhi. Lo ha appena detto lei, signor
Meloni… non possiamo permettere
che la nostra vita personale intacchi le indagini”
confermai le parole
del mio fidanzato, con severità “Noi
non possiamo agire in modo legale,
perché in caso contrario sarebbe troppo facile commettere un
errore ed essere
braccati dai nostri nemici… Silvio Renzi ne è
la…”
“NO!
SILVIO RENZI E’ LA DIMOSTRAZIONE ESATTA DELLA VOSTRA
CAZZATA! SE AVESTE SVOLTO QUESTE INDAGINI CON TUTTI GLI ALTRI MEMBRI
DELLA
QUESTURA, LUI NON SAREBBE MAI USCITO DALLA CASERMA PER ULTIMO,
COMPLETAMENTE DA
SOLO, FACENDOSI COGLIERE ALLA SPROVVISTA DA QUEI DUE FARABUTTI! SE
ANCHE CI
FOSSERO DELLE TALPE NELLA NOSTRA QUESTURA, IL VOSTRO DOVERE SAREBBE
DOVUTO
RIMANERE TALE! AVRESTE DOVUTO CONTINUARE AD INDAGARE INSIEME AI VOSTRI
COLLEGHI, COME UNA SQUADRA, FINO AL MOMENTO IN CUI IL O I TRADITORI NON
FOSSERO
SBUCATI FUORI! VI STATE RENDENDO CONTO CHE AVETE LASCIATO I VOSTRI
COLLEGHI, LE
PERSONE CON CUI AVETE PASSATO LA MAGGIOR PARTE DELLA VOSTRA VITA
COPRENDOVI LE
SPALLE, COMPLETAMENTE ALL’OSCURO DELL’INTERA
FACCENDA?! DOVE STA IL VOSTRO
SENSO DELL’ONORE?! AVETE PREFERITO CONTINUARE DA SOLI CON LE
VOSTRE INDAGINI
PIUTTOSTO CHE FIDARVI DI NOI!”
Il
salotto era caduto nel silenzio più assoluto. In meno di
cinque secondi, sia io che Alberto eravamo stati colti da un terribile
senso di
nausea e vergogna.
Era
la verità. Avevamo agito in quel modo perché non
avevamo
avuto fiducia in nessuno dei nostri compagni. Non avevamo rivelato a
nessuno
del fatto che potessero esserci delle talpe nel nostro corpo di
polizia.
Avevamo agito da soli, ed in questo modo eravamo caduti in fallo. Se,
al posto
del vice-Questore, ci avesse scoperto un nostro nemico, sarebbe stata
la fine.
“Lara…
non è vero! Tu non hai sbagliato nulla!
L’Ordine è l’organizzazione criminale
più pericolosa del pianeta, e controllano
ogni cosa. Se aveste agito legalmente, a quest’ora sareste
già morti tutti e
tre!”
No,
Akame. Non era così.
Se
fossimo stati nel giusto, l’Ordine non si sarebbe preso
gioco di noi, spingendo i due assassini della famiglia Marini ad
uccidere anche
il mio vecchio superiore, non in quella maniera così
plateale. Se lo avevano
fatto, era perché si erano sentiti certi di passarla liscia,
di non correre
alcun pericolo qualora avessimo provato nuovamente ad indagare.
Era
lo stesso messaggio che ci era stato mandato attraverso
il cadavere mutilato e deflorato di Annalaura. Era, purtroppo per noi,
lo
stesso messaggio che ci aveva mandato Angelo con il suo libro.
Chi
provava ad indagare ingenuamente sull’Ordine, ne avrebbe
pagate care le conseguenze.
Se
il Questore Renzi era stato ucciso in quel barbaro
modo, la colpa era solo...
…
un momento.
“Mi
aspettavo molto di più da parte vostra. Quello che
avete compiuto è un reato talmente grave che non posso
ignorarlo… Lara
Cantalupo! Alberto Gallo! Vi dichiaro in arresto!”
dichiarò il signor
Meloni, con uno sguardo talmente orrendo che non sembrava neanche il
suo,
mentre cacciava la sua pistola e la puntava verso il mio fidanzato, con
quest’ultimo che fu costretto a portarsi di fianco a me con
la forza “Mettetevi
per terra e portate le mani dietro la schiena… e se farete
solo un passo, io
vi…”
“…
mi rifiuto!”
La
temperatura dentro la stanza si era improvvisamente
ghiacciata. Alberto si era pietrificato davanti alla mia affermazione,
ed il
mio ex-superiore era rimasto stupito dalla mia decisione.
“No,
Lara! Fa come dice il tuo vice-Questore! Non
peggiorare ulteriormente la situazione! Potremo comunque liberarvi, se
dovesse
provare a...!”
“Lara…
io non te lo ripeterò una seconda volta…
STENDITI PER TERRA, IMMEDIATAM...”
“No.
Non lo farò. Io non piegherò la testa ad una
schifosa talpa come te!”
La
bocca dell’uomo si era contrita per la rabbia. Faticava a
trattenere la sua furia, glielo leggevo negli occhi. Con coraggio, mi
portai
davanti ad Alberto così da proteggere la sua vita.
Era
il momento di sbugiardare l’uomo che, per tantissimi anni,
avevo idolatrato ed ammirato e che, anche stavolta, aveva provato a
farmi una
paternale non veritiera.
“Lara
Cantalupo… si rende conto della cazzata che sta
compiendo? Potrei puntare la pistola sul suo petto ed
ucciderla qui, in
questo istante!”
“Ma
non lo farai… perché quelle prove ti servono come
il pane! Con esse, coloro che ti
proteggono le spalle sarebbero al
sicuro. Mi hai detto che il tempo dei giochi è finito da un
pezzo. Carolina
mi ha letteralmente giurato di non aver parlato di quei fascicoli con
nessuno,
e se ho imparato una cosa da parte della mia migliore amica
è che non è una
bugiarda! Non solo… Silvio non ha mai
lasciato la questura per ultimo,
neanche una volta, perché si faceva sempre portare a casa
dalla nostra collega
Giovanna… ossia sua figlia! Alberto… oggi
Giovanna era in centrale, non
è così? Non passa sempre a salutarti?”
Il
mio fidanzato sgranò gli occhi, con immensa sorpresa,
segno che ci avessi azzeccato in pieno.
“E’
vero! Oggi il Questore Renzi è uscito presto dalla
Questura! Perfino uno scorbutico come lui si è degnato di
darmi un saluto! Ma
allora…”
Inorridito,
l’uomo puntò lo sguardo verso il vice-Questore,
il cui volto era diventato una maschera impenetrabile.
Si
era tradito con le sue stesse parole.
“Akame… brutte
notizie! Carolina non è mai tornata a casa, e lo stesso vale
per monsignor
Fernando!”
“C-CHE COSA?! Ma
allora…”
La
fine che avevano fatto, purtroppo per me, era piuttosto
chiara.
Mi
bastava osservare gli occhi feroci e privi di pietà di
Matteo Meloni, il cui braccio stava letteralmente tremando per la
rabbia.
“Speravo
di poterci andare piano con lei, Lara Cantalupo…
ma non mi ha lasciato altra scelta. Marshall! Angelica! Tocca a voi!”
Prima
che potessi rendermene conto, qualcuno mi aveva
attaccato alle spalle, sbattendomi contro il muro e paralizzandomi le
braccia
dietro la schiena. Era stato un uomo a imprigionarmi in quella morsa
cosi
poderosa, coi capelli e la barba molto lunghi. Lo stesso era successo
ad
Alberto, il quale era stato bloccato da una ragazza dai lunghi capelli
biondi.
La mano del mio nemico aveva una stretta talmente potente che i suoi
anelli per
poco non mi spezzarono le ossa delle mani, costringendomi a gemere per
il
dolore.
“LARA! LARA! COSA
SUCCEDE! RISP…”
“E
adesso siamo solo noi cinque!”
Con
immenso orrore, quel figlio di puttana aveva portato la
sua bocca vicino il mio orecchio coperto, staccandomi con un morso
l’auricolare
e sputandolo per terra. Una semplice pedata fu più che
sufficiente per
distruggerlo ed impedirmi di comunicare con Akame e gli altri.
“RAGAZZI!
LE PROVE DEL CASO SONO SOTTO TERRA! PENSATE
A RECUPERARE QUELLE E NON PENSATE A NOI… TROVATE UNA
C…”
“Troppo
tardi, signorina Cantalupo…”
Come
se non bastasse, il vice-Questore mi aveva infilato la
mano dentro la tasca del mio pigiama, recuperando il cellulare con la
chiamata
ancora attiva e premendo il tasto di chiusura.
Io
ed Alberto eravamo finiti nella loro trappola.
Come
diavolo erano entrati in casa mia i due reali assassini
della famiglia Marini? E come ci avevano scoperto? E soprattutto, come
diavolo
erano riusciti a coglierci così alla sprovvista? Erano stati
fin troppo silenziosi…
… oh no…
… la porta sul retro!
Mi ero scioccamente dimenticata di chiuderla a chiave!
“Lara
Cantalupo… lei ha una fervida immaginazione, ma in
questo modo ha scoperto la verità”
parlò la donna che si stava occupando di
Alberto “Il vostro mondo sta per scoppiare
in guerra! Ci saranno milioni
di morti… e meno persone lo scopriranno in anticipo,
più possibilità ci saranno
di trovare i Candidati migliori…”
“…
Candidati…? Ma di che diavolo stai a parlare?”
“…
seheheheh…AHAHAHAHAHAHAH!”
cominciò a
ridere il mio sequestratore, inondandomi del suo fiato carico di alcol
“Pensavo
fossi molto più aperta di mente, donna… LA
GUERRA CHE STA PER SCOPPIARE, PORTERA’
ALLA NASCITA DEL NOSTRO NUOVO DIO! COLUI CHE SI ERGERA’ ALLA
VITTORIA FINALE,
GOVERNERA’ SU TUTTE E TRE LE DIMENSIONI SPAZIO-TEMPORALI!”
“Sssssshhhhh…
papino! Non dovresti raccontarle
tutto questo! E’ un segreto, ricordi? Loro
non sanno che noi proveniamo
dal Mondo Immaginario… ci credono delle loro
invenzioni!”
Sentendoli
discutere, compresi subito che quei due fossero
padre e figlia e che, soprattutto, fossero due pazzi senza cervello.
Dio?!
Dimensioni Spazio-Temporali?!
Davvero
pensavano che le parole di Angelo Marini fossero
reali?! E poi…
…
personaggi inventati?!
Quei
due erano sicuramente scappati da un ospedale
psichiatrico!
“E’
stata parecchio in gamba, Lara Cantalupo”
si complimentò falsamente con me il signor Meloni, con un
sorriso in grado di
farmi accapponare la pelle per l’angoscia “Non
avrei mai immaginato che
lei fosse in grado di scoprire la verità su quanto fosse
accaduto tre anni fa,
nelle acque di Torre Chianca…”
“…
quindi è vero… quello non fu un
incidente…” mi
resi conto io, cercando in tutti i modi di liberarmi dalla presa
d’acciaio del
suo complice “... avete davvero ucciso tutte quelle
persone innocenti!”
“Persone
innocenti? Povera sciocca… quelli erano tutto
tranne che tizi qualunque. Per un anno e mezzo hanno
continuato a
compromettere i nostri piani, intromettendosi in ogni singola cosa. Tutti
insieme erano abbastanza potenti da spazzarci via ma solo se avessimo
lasciato
crescere quelle piccole pesti… e così, durante
uno dei loro incontri segreti
dentro quel traghetto, riuscimmo a mandare qualche nostro uomo per far
deflagrare
una decina di bombe incendiarie. Fu un successo
annunciato… la Folds Of
Fate, da quel giorno, cessò di esistere!”
“Erano…
la maggior parte di loro erano solo dei bambini…
come ha potuto…?”
“Quei
bambini erano mille volte più pericolosi di voi
due messi insieme, agente Gallo ed investigatrice Cantalupo. Se non
fossero
morti loro, saremmo morti noi!” mi
rispose Angelica, con un tono
scherzoso assolutamente non consono alla situazione e alla storia che
stavano
raccontando, come se non si fosse mai pentita di
quell’attentato…
…
e ciò mi stava nauseando!
Lentamente
provai a voltarmi alle spalle, per avere in bella
vista la figura completa dell’uomo. Era alto almeno due metri
e venti, era
molto muscoloso e portava i capelli lunghi e neri, quasi unti alla
vista. Gli
occhi erano piccoli e stretti, dalle iridi molto scure, ed il suo naso
era
molto lungo con qualche grosso neo che gli spuntava come un fungo.
Mandibola
prorompente e bocca molto larga, come quella degli orchi di un film
fantasy,
portava una barba talmente lunga che se l’era curata con
moltissimi bigodini.
Era
un tipo molto singolare, ma si vedeva dal suo ghigno
folle e minaccioso che fosse un uomo capace di compiere i crimini
peggiori.
“Quindi…
è per questo che avete voluto ammazzare Angelo e
la sua famiglia” cercò Alberto di far
loro perdere tempo.
“Esattamente.
Uno dei nostri obiettivi è sopravvissuto
alla strage, ed Angelo è stato così stolto da
salvarle la vita e nasconderla
alla nostra vista. Peccato solo che, due settimane fa,
quell’imbecille abbia accettato
di presenziare ad un’intervista televisiva, e la sua ragazza
si è fatta
erroneamente riprendere in volto. Non ci abbiamo messo molto a fare i
giusti
collegamenti e a controllare le pagine di quel libro per avere la
conferma a
tutti i nostri dubbi” ci spiegò
l’uomo che avevo tanto apprezzato per il
suo senso dell’onore, sedendosi nuovamente sul divano e
giocando con la sua
pistola “A quel punto è stato
fin troppo semplice. Chiunque sa che
l’autore di ‘Folds of Fate’ lavora per la
casa editrice della SK Editoring, e così
siamo entrati dentro i loro sistemi informatici recuperando la vera
identità di
quello stupido. A quel punto, non ci è restato altro da fare
che togliercelo di
torno!”
“Ed
era necessario uccidere tutti e quattro?! Anche
quella povera bambina!?”
“Che
stupido! Come se la sua famiglia non avesse letto
quel libro!” gli rispose Angelica, soffiando
sensualmente sull’orecchio del
mio fidanzato per imbarazzarlo e per farmi innervosire ancora di
più “Si
sarebbero subito insospettiti ed avrebbero cominciato a mettere la
pulce
nell’orecchio di gente come voi… togliere
di mezzo tutti i suoi cari è stato
ancora più divertente! Tu, papà, ti sei
divertito troppo presto, però… non
ti avevo detto che potevi giocare con la sua sorellina solo dopo che
avessi
ucciso gli altri tre?”
“Perdonami,
mia cara Angelica… non sono riuscito a
trattenermi! Era da tanto che non mi capitava di poter assaggiare una
bambina
così squisita! Però è stato
divertente… è riuscita a sopravvivere
per più di
un’ora, prima di morire tra le mie braccia a causa dello
shock! E poi,
figlia mia, tu non sei stata da meno… hai perfino
costretto quello scrittore
ad assistere alla scena prima di pugnalarlo!”
Volevo
rigirarmi e colpirli in faccia, ma mi sarei fatta
solo uccidere prima del tempo.
“Era
solo una bambina di sette anni… e voi l’avete
ridotta
in quello stato… non siete esseri umani!”
dichiarò Alberto, più
inferocito che mai “Pregate che non esista
un Inferno… PERCHE’ SARA’ LI’
CHE VI TRASCINEREMO, LURIDI FIGLI DI…”
BANG!
Alberto,
il cui sguardo era sgomento, fece in tempo a
voltarsi un’ultima volta verso di me prima che i suoi occhi
si spegnessero
definitivamente, lasciando che una sola lacrima rigasse il suo volto
completamente imbevuto del suo sangue, il quale usciva a fiotti dalla
ferita
d’arma da fuoco sulla tempia.
Era
morto sul colpo.
L’uomo
che amavo mi aveva lasciato.
Stordita
e sotto shock, mi voltai verso il suo assassino. Vestito
elegantemente, poco più basso di me, aveva la stempiatura e
il naso a punta.
Occhi sottili e zigomi arcuati, labbra sottili. Abbastanza
cicciottello, ma
questo non lo rendeva meno minaccioso…
…
Matteo Meloni, il Vice-Questore della città di Lecce,
aveva ancora la pistola fumante in mano, ed il suo volto era
l’emblema della
noia.
“Pensavo
che fosse molto più facile da intuire per lei,
Lara Cantalupo. Eppure avrebbe dovuto capirlo fin
dall’inizio… nel momento
in cui ti sei rifiutata di ubbidirmi, l’uomo che amavi ne ha
pagate le
conseguenze!”
“Perché…
perché lo hai…”
“…
fatto? Suvvia…” mi prese in
giro lui,
inclinando la sua testa e ridacchiando esilarato “…
chi non sarebbe
interessato a diventare un Dio Supremo? Ah già…
lei crede che tutti e due i
libri siano cifrati. Mi ha deluso… credevo che lei
fosse molto più… com’è
che si dice…?”
“Aperta
di mente… lo avevamo
già detto
prima, non ricorda?” lo rimproverò
Angelica la quale, assieme a suo padre,
mi aveva afferrato improvvisamente per i capelli, gettandomi per terra
davanti
all’assassino del mio fidanzato.
La
mia mente non riusciva ad idealizzare ciò che stava
succedendo, tanto erano forti ed impetuosi i sentimenti che provavo
dentro il
mio cuore.
Sbigottimento,
confusione e stordimento si miscelarono al
dolore e all’angoscia, ma fu quando vidi il questore Meloni
inginocchiarsi
davanti a me che a vincere fu l’istinto omicida.
Doveva
morire. Quel figlio di puttana doveva pagare per
quello che aveva fatto, per aver ucciso l’amore della mia
vita!
Provai
ad urlare, a gettarmi al suo assalto, ma Marshall fu
molto più potente e veloce di me. Prontamente mi
schiacciò sul pavimento e mi
tappò la bocca, dimostrando di avere dei nervi
d’acciaio, mentre Angelica aveva
recuperato da uno zaino che aveva raccolto dal corridoio, e che
probabilmente
si erano portati dietro dall’inizio, un nastro adesivo e
qualche metro di
corda.
“Toh…
guarda che bel completino intimo indossava! Che
pervertita… AHAHAHAHAHAH!”
Nel
giro di due minuti, ero stata denudata, imbavagliata e
legata su una sedia. Avevo tre viscidi pezzi di merda che mi
circondavano con
occhi famelici ed assetati di sangue, come cani inferociti con un
gatto.
“Vorrei
ucciderti qui, seduta stante, ma lascerei
solamente un centinaio di prove a mio carico…”
dichiarò il Vice-Questore
Meloni, voltandosi verso i suoi fidi cagnolini e ordinando loro “…
raggiungete la porta sul retro e recuperate il cadavere del medico
legale!
Di questa casa non devono restare che le ceneri…”
No.
Non stava per caso parlando anche di Carolina? Era uno
scherzo?
Avevano
davvero ammazzato anche lei?
“Guardi
attentamente, signorina Cantalupo!”
affermò quel viscido pezzo di merda, afferrandomi il viso
con la mano e
torcendolo prima in direzione del cadavere di Alberto, e poi verso
l’entrata
del corridoio “Questo è ciò
che accade a mettersi contro chi ha il Potere!”
I
miei dubbi, purtroppo, si trasformarono ben presto in
realtà. Marshall ed Angelica tornarono
dall’esterno della mia casa, e sulle
spalle del primo vi stava il cadavere senza vita della mia amica, morta
per un
colpo in fronte. La seconda, invece, aveva una tanica in mano, colma di
un
liquido che non riuscivo a capire cosa fosse.
“Perfetto…
ora manca solo la ciliegina sulla torta!”
disse il Vice-Questore indossando un paio di guanti.
Per
prima cosa, si era portato vicino al comodino dove si
trovava la pistola di Alberto. Dopo averla afferrata, si era avvicinata
a
Carolina e le aveva messo quell’arma sulla mano destra, come
se fosse stata lei
ad uccidere il mio fidanzato.
Porca
merda.
“Ci
conviene accelerare, vice-Questore!”
Marshall avvisò quello che avevo ormai intuito fosse il suo
superiore, il quale
puntò il dito verso l’esterno di casa mia
“La nostra compagna non
riuscirà a trattenere quegli imbecilli ancora per molto!”
“Non
prima di aver ricevuto un’ultima risposta da questa
troia…”
Quando
il tappo venne tolto da quella tanica, il profumo di
quel liquido mi fece cadere nel panico.
Era
benzina… volevano dar fuoco alla mia casa!
Angelica,
con mio grandissimo orrore, cominciò a versare la
benzina per terra partendo dalla porta sul retro e lasciando una scia
liquida
che arrivò fin dentro la mia cucina. Per finire,
fischiettando una canzoncina
come una bambina che si divertiva al parco giochi, riversò
il resto della
tanica addosso a me che tossì pesantemente a causa del tanfo
e del bruciore che
mi aveva provocato.
“Ah
ha! Nuda e bagnata… tra non molto, diventerai la
donna più focosa del pianeta!”
mi prese lei in giro, affondando con
veemenza le sue lunghissime unghie sul mio corpo e lasciandomi delle
evidenti ferite
in ogni centimetro della mia pelle.
Fu
solo a quel punto che il vice-questore Meloni si portò
davanti a me, strappandomi il nastro adesivo dalla bocca con decisa
ferocia e
provocandomi ulteriori abrasioni sul volto, mentre afferrava qualcosa
dalla sua
tasca.
Era
una scatola di fiammiferi, e lui ne aveva appena
raccolto uno.
Se
non mi fossi liberata all’istante da quella trappola,
sarei morta lì.
“Quando
la polizia giungerà qui, tu sarai già morta ed
arsa dalle fiamme… a meno che tu non sia
completamente sincera con noi!”
confermò lui, soddisfatto, prima di domandarmi “Prima
hai urlato che le
prove dell’omicidio di Villa Marini si trovassero sotto
terra… DICCI
ESATTAMENTE DOVE LE HAI NASCOSTE, ALTRIMENTI… OUCH!”
Non
aveva neanche fatto in tempo a rispondere. Quello sterco
aveva commesso l’errore di avvicinare troppo il suo viso al
mio, cosa che mi
permise di sferrargli una testata molto forte capace di farlo
barcollare per il
dolore.
Quando
si era voltato verso di me, con sguardo assassino,
l’unica risposta che ricevette dalla sottoscritta fu il
ghigno più strafottente
che potessi rivolgergli.
“Io
ed Alberto ti aspetteremo all’Inferno, sporco
assassino…”
Ne
ero consapevole. Che mi piacesse oppure no, mi ero appena
condannata a morte, ma non mi importava più.
Primo,
perché Akame ed i suoi compagni avrebbero recuperato
la scatola contenente tutte le prove capaci di incastrare il
vice-questore ed i
suoi complici.
Secondo,
perché l’uomo davanti ai miei occhi non avrebbe
più potuto ingannare nessuno.
“Quindi
vuoi continuare a soffrire… ti
accontenterò!
Angelica… vai in cucina ed apri la bombola del gas!
Marshall… prendi
anche l’altra tanica di benzina e lascia una scia che ci
porti quanto più
lontano possibile dalla casa! Di questi stronzi non
lascerò nemmeno…”
“…
non possiamo, signore!” lo avvisò
però Angelica,
in preda al panico “Ci hanno già
raggiunto! Seryu è stata tolta di mezzo!”
“Andiamocene
da qui, prima di trovarci circondati!”
Nei
miei occhi si riaccese una speranza. Forse potevo ancora
salvarmi la vita. Dovevo giocarmi alla perfezione quei pochi secondi
che mi
restavano prima di vedere il fiammifero appena acceso da Matteo Meloni
cadere
sul pavimento intriso di benzina.
“Ci
rivedremo all’inferno, schifosa troia da quattro
soldi… ADDIO!”
Nell’esatto
momento in cui vidi cadere quel piccolo
pezzettino di legno precipitare verso il suolo, capii non mi restasse
altra
scelta. Mentre i miei aguzzini fuggirono via per non restare
carbonizzati dalla
loro piromania, con uno strattone all’indietro io feci cadere
la mia sedia per
terra, evitando così che l’immenso ed improvviso
incendio propagatosi in casa
mi uccidesse sul colpo.
Sapevo
che questo non mi sarebbe bastato. Se anche solo
una lingua di fuoco incandescente mi avesse raggiunto, il mio corpo
avrebbe
fatto la stessa fine di Alberto e Carolina, i cui cadaveri stavano
letteralmente diventando cenere.
Continuando
a spingere con tutto il mio corpo, fui in grado
di raggiungere lo scaffale più basso del salotto, aprendolo
con i denti e
trovandomi davanti un set di posate. Sempre con i denti, afferrai un
coltello e
provai a farlo cadere quanto più vicino possibile ad una
delle mie mani.
Il
primo tentativo andò a male. Con il secondo fui in
grado di adempiere al mio obiettivo.
Pregando
che quel coltello fosse abbastanza affilato, ed
ignorando l’immenso dolore che provavo ai polsi, cercai in
ogni modo di
tagliare la corda, mentre le fiamme si avvicinavano sempre di
più al mio corpo.
“Forza…
FORZA! DAI!”
Il
coltello era abbastanza buono, ma la corda era molto
spessa perciò facevo fatica anche solo ad allentarne la
tensione.
Mi
restavano si e no una manciata di secondi. Se non
fossi riuscita a liberarmi da quella prigione, per me era la fine.
“Non
posso mollare… non adesso… merda!
Merda… DAI!
CAZZO, DAI! DAI… SI’!”
La
presa ferrea della corda attorno al mio corpo si allentò
definitivamente, permettendo di liberarmi dalla trappola del
vice-questore. Con
veemenza, scalciai la sedia intrisa di benzina e cominciai a correre in
direzione della prima finestra che avevo di fronte…
…
senza rendermi conto che una singola scintilla avesse
già raggiunto i miei piedi.
Fu
solo un attimo…
…
prima che il mio corpo provasse il dolore più grande di
tutta la mia vita!
Urlando
come non mai, mi gettai fuori dalla finestra
frantumandone i vetri e precipitando inesorabilmente al suolo. Poi, per
istinto, il mio corpo cominciò a rotolarsi da tutte le parti
per cercare di
spegnere le fiamme.
Fu
sufficiente. Il terreno del mio giardino era molto
sabbioso, cosa che facilitò la mia salvezza.
Ero
riuscita a scappare via da quell’incendio, ma le
profondissime ustioni su tutto il mio corpo erano talmente dolorose ed
accecanti che il mio corpo non fu in grado di reggere.
Poco
prima di svenire, la mia mente venne avvolta da decine
e decine di ricordi appartenenti ai volti di coloro che mi avevano
lasciato…
Alberto…
… Carolina…
… perdonatemi…
… se voi siete morti,
la colpa è mia!
***
“Apri
gli occhi, signorina Cantalupo! E’ ancora viva!”
Cosa…
cosa era successo?
Provai
a risvegliarmi, leggermente intontita. Ero morta?
Forse sì, perché non provavo alcun dolore. Il mio
corpo doveva quantomeno
essere ricoperto di ustioni, soprattutto dopo aver preso fuoco per
colpa
dell’incendio e della benzina di cui ero stata impregnata.
Provai
a mettermi seduta sull’erba.
Riconobbi
al volo una delle tante campagne della mia terra
natia, il casolare a pochi passi dal punto in cui mi trovavo. Quello
era il Parco
di Rauccio, e dubitavo seriamente che un luogo simile si trovasse nel
Paradiso
o all’Inferno.
Era
la dimostrazione del fatto che fossi viva.
Viva
e vegeta.
Come
era possibile?
“Chi
l’avrebbe mai detto che ci saremmo incontrate per
la prima volta in una situazione così disperata, signorina
Cantalupo?”
Mi
voltai alle mie spalle, ritrovandomi davanti ad una
ragazza dalla bellezza sconvolgente. Decisamente più bassa
di me, aveva i
capelli lunghi e corvini che le scendevano fin sotto le costole. Le
iridi dei
suoi occhi avevano una sfumatura molto particolare, un misto tra un
castano
molto scuro ed un bordeaux che incuteva un piccolo brivido la prima
volta che
la si guardava in volto. Indossava, inoltre, un abito canotte aderente
e
svasato, color nero, sopra ad una camicetta senza maniche a strisce
bianche e verdi.
Attorno al collo aveva una cravatta rossa, che aggiungeva un tocco di
eleganza
e colore a quel look così particolarmente scuro. Braccia e
gambe erano
totalmente scoperte, e la sua pelle con quell’outfit faceva
apparire la sua
pelle ancora più chiara di quanto lo fosse in
realtà, al punto che sembrava
brillare di luce propria sotto il candido calore della luna.
Sgranai
gli occhi, sotto shock. Era davvero lei? Non ero
riuscita a riconoscerla per via del suo particolarissimo aspetto!
“A-Akame?!
Akame Tsukimoto?!”
Lei
confermò con un rapido gesto del capo, visibilmente cupa.
“Quando
la tua chiamata si è interrotta in quel modo
così brusco, ho capito che fosse successo qualcosa di
orrendo…” ammise
la giovane, affranta “… così
non ho atteso che tornassero i miei amici e
sono corsa a prenderti. Se solo… se soltanto mi
fossi decisa un po’ prima a
risponderti…”
Rimasi
sconvolta quando la vidi crollare in ginocchio,
sull’erba, piangendo come una bambina.
“Aveva
ragione lei… io facevo parte di quel gruppo che si
è salvato tre anni fa, nelle vostre acque. Sia Angelo che la
sua famiglia mi
salvarono inconsciamente da morte certa, nascondendomi dai nostri
nemici. Me ne
sarei dovuta andare dal giorno in cui guarii del tutto… ma
sono stata troppo
debole. Per la prima volta, in tutta la mia vita, ho commesso
l’errore di
farmi trascinare dall’unico sentimento che
un’assassina come me non può
provare… l’Amore”
“Cosa…
ma che stai dic…”
“…
e alla fine, lui ha scoperto tutta la verità. Ha
saputo quello che stavamo cercando di proteggere, ciò che
avevamo rubato, chi
fossi davvero in realtà… e nonostante
ciò, Angelo mi ha accettato ed ha deciso
di aiutarmi… di aiutare tutti noi e proteggerci
dalle grinfie dell’Ordine…”
Ero
paralizzata per lo shock. Quindi era tutto vero. Angelo
aveva scoperto qualcosa di terribile e voleva raccontarlo a tutti, e
per questo
era stato ucciso.
“Ciò
che sta scritto su quei libri… sono fatti veri, non
è così?”
Si
sentì solo silenzio per un intero minuto, prima che io
sbottassi verso la mia interlocutrice.
“E’
TUTTO VERO?! SI’ O NO?!”
Incapace
di trattenersi, alla fine Akame mi rispose con un
solo cenno del capo…
…
ed il mondo mi crollò addosso.
“Siamo…
siamo in pericolo…”
La
giovane confermò nuovamente con un altro cenno del capo,
prima di alzarsi e raggiungere un punto a pochi metri di distanza da
entrambe.
Solo a quel punto mi resi conto di uno zaino, lasciato lì
sull’erba, dal quale
Akame estrasse qualche indumento, gettandolo ai miei piedi.
Mi
ricordai solo in quel momento di essere ancora nuda.
“Dobbiamo
andarcene da qui… e alla svelta!”
dichiarò Akame, preoccupata ed agitata “Ci
metteranno poco a scoprire che
sei sopravvissuta. Ci ritroveremo i migliori assassini
dell’Ordine alle
calcagna se non ci sbrighiamo!”
“Un
momento… non resteremo qui?”
le domandai,
mentre celavo le mie nudità con quei vestiti gentilmente
prestati.
“No.
Matteo Meloni è solo un pesce piccolo… chi vi
vuole
morto è molto più potente, e controlla il vostro
mondo come un marionettista
con i suoi pupazzi. L’Ordine ha occhi ovunque… non
servirà a nulla denunciare
il tutto ai tuoi colleghi. Verrebbero solamente messi in
pericolo!”
“Perciò
dobbiamo nasconderci da qualche parte? Non
potremmo tornare a casa tua? Non ci sono documenti in grado di
affermare che tu
sia…”
“Sopravvissuta
a quella strage… non del tutto”
mi spiazzò lei, con freddezza, asciugandosi le ultime
lacrime che le avevano
rigato il viso “Dei documenti esistono, ma
ricollegarli a me è molto
complicato. Tuttavia, quando l’Ordine ha scoperto la
verità sul mio conto, ha
fatto delle ricerche anche su Angelo e la sua famiglia. Dopo di voi,
Marshall
ed Angelica si sarebbero dovuti occupare sicuramente di me. Un comando
del
genere potrebbe arrivare solo per un solo semplice motivo… quei
bastardi
sanno la mia vera identità… e sanno da quale
storia io provenga in realtà!”
Mi
voltai verso Akame, confusa ma allo stesso tempo
guardinga. Di cosa stava parlando?
Akame
Tsukimoto non era il suo vero nome? Lei… proveniva
da una storia?
Un
momento.
Devo
comunque
darti ragione, Lara. Chiunque, leggendo questo epilogo, farebbe fatica
a
separare realtà da fantasia… sembra quasi che
questo libro racconti solo fatti
autentici, perfino quelli relativi ai personaggi immaginari!
Torna
sulla Terra,
Alberto Gallo. So che ti piacerebbe avere un Harem con tutte le
protagoniste
femminili dei fumetti che ti piacciono tanto! Solo un folle crederebbe
che
personaggi come Goku, Kairi e tanti altri siano veri!
Quando
mi resi conto della verità, diventai pallida come un
fantasma e non riuscii a smettere di tremare.
Doveva
essere un sogno. Me lo stavo immaginando. Mi spinsi
perfino a pizzicarmi le braccia con le unghie per provare a svegliarmi.
“Ehi,
Akame! Siamo arrivati!”
Tanto
rimasi sconvolta da quanto avessi intuito che non mi
resi conto dell’arrivo di quella jeep 4x4. A guidarla erano
due ragazzi
apparentemente asiatici, e stavano sventolando qualcosa in aria.
Era
la scatola dentro la quale avevo nascosto tutti gli
indizi che condannavano il vice-questore Meloni ed i suoi complici.
“Signorina
Cantalupo… quando le ho confermato che Folds
Of Fate racconta la verità… io non mi riferivo
solo ai pezzi cifrati
dell’epilogo… ma ad ogni singola frase presente in
entrambi i libri!” mi confermò
lei definitivamente, voltandomi le spalle e cominciando ad incamminarsi
in
direzione della jeep “Il mio nome è
Akame… Akame della spada demoniaca
Murasame, ex-membro dei Night Raid e futuro Spirito Eroico nella Classe
Assassin! Io discendo dal Mondo Immaginario!”
***
THE
BEGINNING BEFORE THE
END
***
Signore e signori…
… stavolta, credo proprio
che il
vostro autore si sia superato! Cosa ve ne pare? Vi è
piaciuto questo capitolo
extra?
Ora posso veramente (e stavolta
dico sul serio) annunciare che questa storia si è conclusa
definitivamente. Il
percorso è stato talmente lungo che mi commuovo solo nel
pensare a quanto lontano
sono arrivato… e non è uno scherzo, dato che
cambio idea molto rapidamente.
Come, però, avete letto al
termine di questo capitolo, questa non è affatto una fine,
ma solo l’inizio…
… l’inizio della
storia con la
quale voglio emozionarvi in maniera definitiva, con la quale
chiuderò il ciclo
per questa avventura da scrittore di fan fiction.
Ringrazio:
1) Bankotsu90 per aver inserito questa
storia tra le ricordate;
2) Bankotsu90, kika01,
Kunoichi_BeastKnightress e Skirell per aver inserito la storia tra le
seguite;
3) Bankotsu90, Princess_Shiho, shinichi
e ran amore per le recensioni ai miei capitoli...
... ed infine, ringrazio anche tutti
gli altri lettori per
l’appoggio che ho ricevuto, e mi inchino davanti a tutti voi
per aver
avuto fiducia in me!
Grazie
a tutti!
…
…
…
…
ehm, dite che mi sono dimenticato qualcosa?
Ma
certo! L’inizio della nuova storia!
Non
ho ancora una data specifica, lo ammetto. Frequentando l'ultimo anno
della scuola di fumetto, il tempo per completare l'ultimo romanzo di
questa saga sarà molto più lungo. Questo
significa che, purtroppo, se ne riparlerà probabilmente per
il 2023. Non preoccupatevi :-) durante il tempo libero,
inizierò la scrittura della storia e pubblicherò
il primo capitolo nella sezione “Altro –
anime/manga Shonen”.
Si
intitolerà…
…
FOLDS OF FATE – THE WAR OF ANOMALIES!
VI
ASPETTERO' LI’, NON MANCATE!
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