T
shirt stirate
“Sei
sicuro che sia una buona idea?”
Bakugo
non riesce ancora a spiegarsi perché, nonostante tutto
quello che sia accaduto
in passato e nonostante tutto quello che ogni giorno vivono per strada,
la voce
di Deku, a volte, riesca ad essere ancora così piena di
insicurezza.
Non
può fare a meno di incazzarsi quando si volta lievemente a
guardarlo e si
accorge che Deku ha gli occhi ridotte a fessure proprio come i suoi, ma
non per
il fastidio: gliele legge in faccia, le mille parole che il suo
cervello sta
borbottando mentre cerca di elaborare un piano.
“Non
mi dire che ti stai cagando addosso!” sibila al suo indirizzo
più arrabbiato
che sardonico, senza smettere di guardarsi intorno.
Il pilastro nell'ingresso
è un buon
nascondiglio, ma non deve distrarsi. Potrebbero giungere da ogni dove.
“È
solo che non credo sia una buona idea.” ripete Deku quasi in
un sussurro “Non
dopo quello che è successo l'ultima volta...”
“Ma
cosa cazzo vuoi che succeda ancora? E poi la vecchia oggi
non-”
“Iiiiiih!”
L'urlo
strozzato di Deku gli fa capire immediatamente che si è
distratto
proprio quando non doveva.
“Chi
sarebbe 'la vecchia'?”
ulula sua
madre con il viso proprio davanti al suo, le sopracciglia corrugate e
gli occhi
infuocati “E perché vi state nascondendo qui
dietro? Cosa avete, cinque anni?”
Ai
primi strepiti volgari di Kacchan, sua madre gli assesta un pugno in
testa che
sembra fare molto male e gli ordina di correre a cambiarsi,
perché sta
imbrattando l'ingresso di fango con gli stivali. Poi si rivolge a lui
con un
sorriso fin troppo largo, ma gentile e lo invita ad accomodarsi in
soggiorno
mentre aspettano.
Ed
è così che si è ritrovato a parlare
con la persona di cui ha più paura in
assoluto dopo Kacchan, sua mamma.
Dopo
quello che è accaduto la settimana prima, ovviamente.
Mentre
si sta sedendo sul divanetto di fronte a lei, Midoriya rivive quella
scena in
un secondo e sente il petto stringersi all'improvviso.
Oh,
potrebbe morirne.
Anzi,
forse è già morto e sta sognando. È
quella l'unica spiegazione per aver
acconsentito di entrare in casa Bakugo dopo quello che è
successo la settimana precedente.
“Come
va, Izuku-chan? È andato tutto bene oggi?” gli
chiede la mamma di Kacchan con
gentilezza “Vuoi bere qualcosa?”
“Sto-sto
bene, grazie!” balbetta Midoriya in risposta, stringendosi
forte le mani una
nell'altra “O-oggi è stata una giornata
tranquilla...”
“Rispetto
a tutto questo.” gli ricorda la sua testa, in allarme
“Rispetto a quello che è
accaduto la settimana scorsa.”
Ogni
giornata diventa una giornata tranquilla, anche quando sei stato
attaccato da
una banda di yakuza brilli armati di coltelli e pistole, quando la
settimana precedente
la mamma di Kacchan ha aperto la porta proprio mentre ti stavi
spalmando su suo
figlio durante dieci minuti di sesso tanto desiderati da entrambi.
Per
quel motivo prega sempre Kacchan di andare a vivere da solo, ma lui non
vuole
sentire ragioni e replica sempre che stare a casa è troppo
comodo, per il
bucato e tutto il resto.
È
vero, c'è sempre il suo appartamento, dove si è
trasferito appena ha terminato
il liceo, però sembra che Kacchan lo faccia a posta, a voler
fare sesso nei
posti più improbabili, come, ad esempio, nella sua camera
ancora piena di
vecchi giocattoli che hanno condiviso quando andavano all'asilo e che
non
smettono mai di fissarli o a due centimetri di distanza da sua madre,
che in
quel momento lo sta guardando senza riuscire a dissimulare la
preoccupazione
che le increspa le sopracciglia sottili.
Sì,
vorrebbe davvero che Kacchan andasse via di casa. Magari che andasse a
vivere
da lui, così non dovrebbero più nascondersi anche
in quei momenti. Già si
nascondono normalmente, e sta diventando
stressante cominciare a discernere quando può
sfiorare Kacchan e quando
non può farlo, perché prendergli la mano,
toccargli la guancia o posare il viso
sulla sua spalla sta diventando una abitudine consolidata, e sa che
presto si
tradirà.
“Izuku-chan.”
lo chiama la mamma di Kacchan. La sua voce è comprensiva, ma
misurata. “Non devi sentirti a disagio per quello che
è successo l'ultima volta.”
Midoriya
si stringe nelle spalle mentre cerca di annuire, ma non riesce ad
alzare lo
sguardo, sentendosi un completo codardo per via dell'imbarazzo che l'ha
fagocitato appena ha udito quelle parole.
“Insomma...”
Anche la voce della mamma di Kacchan sta cominciando a vacillare, e la
donna si
prende una piccola pausa e sospira prima di continuare a parlare.
“Certo non
avrei mai immaginato di vedervi mentre...”
Midoriya
si sente andare a fuoco dalla punta dei capelli a quella di piedi e
serra gli
occhi, certo di non essere più in grado di respirare.
Ma
per fortuna la mamma di Kacchan non approfondisce oltre l'argomento.
“Dentro
di me lo sapevo... Insomma, con Katsuki vi conoscete praticamente da
quando
siete nati... Sono contenta che ci sia tu
con lui, Izuku-chan! Katsuki è così
odioso, a volte, che temevo sarebbe
rimasto solo per sempre..!”
Tremante,
finalmente Midoriya alza lo sguardo: le sue orecchie hanno smesso di
funzionare
quando la donna ha detto: “Sono contenta”, quindi
non sa se è il momento
giusto, ma all'improvviso si è sentito ritornare la forza
nelle braccia e il
respiro nei polmoni e ha sentito che può provare anche ad
essere un po' più
coraggioso.
La
mamma di Kacchan lo sta fissando ancora concitata dopo tutte quelle
rivelazioni,
ma con una serietà granitica negli occhi.
“So
quanto è difficile con Katsuki...” ammette,
visibilmente preoccupata, ma
Midoriya scuote la testa con forza. È abituato ai modi poco
ortodossi di
Kacchan, anche se deve ammettere che i suoi scatti d'ira sono sempre
più rari e
con il tempo ha imparato che alcune volte è meglio lasciarlo
sbollire da solo
finché non ricomincia lui stesso a parlargli.
Sarà finalmente la maturità,
pensa di rassicurarla, ma decide di non dire nulla non appena si
accorge che la
mamma di Kacchan sta stringendo forte le labbra per
costringersi a tacere.
Una
battaglia imperversa tra la sua fronte corrugata e la sua bocca.
Lo
guarda solo un attimo negli occhi, incerta, e poi finalmente gli
confida: “Sono
preoccupata, Izuku-chan. Dopo quello che è accaduto la
scorsa settimana Katsuki
continua ad evitarmi e-”
“Se
vi becco ancora a parlar male di me quando non ci sono vi faccio
esplodere!” la
interrompe Kacchan, contrariato, dal ciglio della porta del soggiorno.
Ha
sostituito alla sua divisa da eroe una t-shirt perfettamente stirata e
si sta
dirigendo a passo di marcia verso di lui.
“Non
stavamo dicendo nulla di male!” si difende subito Midoriya,
ma non basta per
non attirarsi una sguardo omicida da parte di Kacchan, che si posiziona
in
piedi proprio accanto a lui.
“Vi
ho sentito!” ripete in tono sostenuto spostando lo sguardo
tra lui e sua madre “Per
questo motivo non volevo farmi beccare, sapevo che avresti cominciato a
farci
il terzo grado!”
“Stavo
parlando con Izuku-chan, non con te!” replica sua mamma,
risentita. Midoriya
nota che il suo tono di voce si è alzato, ma ancora non
può dire che stiano
litigando. Non fino a che la donna non scatta in piedi con la faccia
infuriata
quanto quella di Kacchan e comincia ad urlare: “Tu non mi rivolgi la parola
da giorni!”
“E
cosa vuoi che ti
dica, dopo che ci hai beccati a scopare la scorsa settimana?!”
Anche
Kacchan ha iniziato ad urlare, talmente tanto che la parola
“scopare” continua
a risuonargli dentro e tra le pareti lasciandolo senza fiato. Se
continuano
così, Midoriya è certo che anche i vicini li
sentiranno e solo pensarlo
ricostruisce la sua agitazione in un attimo.
“Cazzo, Katsuki! Sei
un cafone! È così che ti abbiamo
insegnato a esprimerti io e
tuo padre?!”
La
mamma di Kacchan gli sferra un altro pugno in testa, infuriata, e il
ragazzo
la guarda come se volesse farla esplodere. Allora Midoriya si sporge
automaticamente verso di lui, come ogni volta che Kacchan ha bisogno di
aiuto,
e gli afferra un braccio per bloccarglielo.
Kacchan
lo guarda fuori di sé dalla rabbia, ma incapace di reagire
contro di lui, lo
capisce da come gli sta stritolando la mano.
“Non
me ne fotte niente se scopi con un uomo o con una donna, così
ti è chiaro il concetto? Voglio solo che tu sia
felice, quindi
non vergognarti di parlare con me!”
La
mamma di Kacchan ormai sembra l'imitazione peggiore di suo figlio:
ancora più
incazzata e antipatica, gli occhi fuori dalle orbite e la bocca storta;
sono così
pericolosamente simili.
Midoriya
si aspetta che in un secondo Kacchan le si avventi addosso e che
comincino a
lottare come due leonesse alla ricerca di cibo nella savana che ha
visto in televisione
la sera prima, ma il ragazzo abbassa inaspettatamente la testa e
sibila, quasi
inudito: “Chiaro.”
Il
suo respiro è pesante e rumoroso, il suo sguardo ancora
furibondo, ma ha smesso
di stringergli la mano con il fine di tranciargli le dita. Ancora nella
sua
stretta, Midoriya le nuove lievemente e con fatica le incrocia alle
sue, come
per ricordargli che è sempre lì con lui. E
Kacchan lo fissa, combattuto tra la
necessità di lasciarsi esplodere e la voglia di parlare come
una persona
civile: sua mamma attende ancora una risposta.
Non
ha mai davvero pensato a tutto quello che sarebbe potuto succedere se
avesse
detto alla sua famiglia dei sentimenti che prova per Deku, ma alcune
volte ha
immaginato che la sua diversità rispetto al mondo che scorre
intorno sé avrebbe
sicuramente fatto soffrire sua madre e sentirsi sbattere in faccia la
sua accettazione
incondizionata così all'improvviso è davvero
troppo sconvolgente.
“Bene.”
aggiunge in tono ancora infastidito “Ormai lo sai. Io e Deku scopia-”
“Stiamo insieme!” lo interrompe
Deku
in tono nervoso, ma con un sorriso gigante sul volto
“Sa com'è Kacchan,
si vergogna a dire certe cose... Grazie
per avermi accolto nella vostra famiglia!”
Deku
ha addirittura chinato il capo di fronte a sua madre, che si lascia
scappare
una risata mentre si allunga verso di lui per sfiorargli la spalla e
invitarlo
ad alzarsi.
“Ti
conosco praticamente da quando sei nato, Izuku-chan, non c'è
bisogno di tutte
queste cerimonie!” esclama, gioviale “Sono io a
doverti ringraziare perché ti
prendi cura di Katsuki, so che serve una pazienza infinita! Restate a
cena,
vero?”
Nonostante
il suo sguardo omicida, Deku acconsente di buon grado all'invito. Il
suo
sorriso non è ancora svanito e risplende ancor di
più quando, spingendolo verso
la cucina, Bakugo gli sibila all'orecchio, incazzato: “Giuro
che è l'ultima
volta. Da domani vengo a stare da te.”
Da
domani addio t shirt stirate.
Note
Ciao a tutti e grazie per esservi fermati
su questa fic! ^^
Innanzitutto,
buon 2022 e speriamo che presto le cose possano andare meglio!
Parlando
della fic, questo è il mio primo esperimento nel fandom,
spero di non avervi
fatto pentire di aver cliccato sulla storia! XD
All'inizio
questa fanfiction doveva parlare soltanto di un dialogo tra Deku e la
mamma di
Kacchan dopo che li aveva visti mentre facevano l'amore in camera,
però
continuando a scrivere mi sono resa conto che sarebbe stato bello
sviscerare
anche i sentimenti di Bakugo e di sua mamma di fronte alla scoperta del
fatto
che a Bakugo piacciono gli uomini (e che ragazzi, come si fa a non
amare
Midoriya? *___*)
In
questa fic la mamma di Bakugo lo appoggia completamente,
perché per me è
impensabile pensare ad una mamma che non appoggi qualunque decisione di
suo
figlio, se così è felice (vorrei davvero fosse
sempre così!), quindi mi scuso
se alla fine la storia non è stata così
divertente come era stata pensata
all'inizio.
Mi
sono innamorata di questi personaggi a prima vista (a seconda vista per
quanto
riguarda Bakugo, ma si può sempre rimediare! XD) e spero
davvero siano IC,
perché non voglio distruggere la loro stupenda
caratterizzazione.
Credo
sia la seconda volta nella mia vita che provo a narrare al presente,
perché
volevo dare un taglio più “veloce” alla
scena. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Da
ultimo, alcune note sul titolo. È stato
scelto dopo essere stata fulminata dall’idea di un Bakugo il
cui carattere fa a
pugni con i suoi vestiti per via
“dell’intervento” di sua mamma.
Nonostante sia
strano, mi piace moltissimo.
Spero
che la fic sia piaciuta anche a voi! Fatemi sapere cosa ne pensate, se
vi va! :
)
Alla
prossima,
Ayumi
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