Sino alla fine del
tempo
"Dovresti avere paura, potrebbe ucciderti!"
"Stolta, pensi che un demone possa mai
amarti?"
"Prima o poi ti ucciderà"
Rin non si era mai soffermata troppo sulle
parole della gente del villaggio. Si era sempre limitata a rispondere
la sua verità.
"Gli unici di cui ho paura sono gli umani".
Gli stessi che l'avevano tradita e ferita
quando i suoi genitori erano morti.
Ricordava quel giorno come se fossero
trascorsi pochi anni e non oltre una decina.
Sua madre e suo padre erano stati uccisi dai
briganti che avevano attaccato il villaggio e lei era rimasta sola,
senza nessuno.
Aveva chiesto del cibo a colei che l'aveva
vista crescere, la Signora Matsumoto che lavorava insieme a sua madre
in un vicino campo di riso. Ma era stata cacciata via con un severo
"Non abbiamo cibo da darti".
Erano trascorsi alcuni giorni e Rin si era
sentita morire.
I morsi della fame le attanagliavano lo
stomaco, facendola piangere.
Aveva visto dei bellissimi frutti succosi
prendere da alcuni alberi e si era avventurata per prenderne qualcuno.
Delle voci concitate l'avevano spaventata e
aveva cercato di fuggire, ma era stata troppo lenta.
Quella sera l'avevano picchiata per la prima
volta.
Il dolore le era sembrato insopportabile.
Ma la fame era peggio e così
aveva continuato.
Aveva cercato di rubare alcuni pesci e li
aveva mangiati crudi, se non poteva cucinarli.
Aveva imparato a sue spese che alcune bacche
erano pericolose mentre altre si potevano mangiare.
Una sera però qualcosa di ancora
più sinistro era accaduto nella sua vita. Qualcosa che
avrebbe voluto dimenticare, cancellare, rimuovere per sempre dalla sua
mente.
Era tornata nel suo nascondiglio, zoppicante
e ferita nel corpo, nell'animo ma sopratutto nel cuore.
Spesso gli incubi tormentavano le sue notti.
Sognava della fame e del freddo.
Delle lacrime. Sesshomaru, che solitamente
giaceva insieme a lei cercava di calmarla, accarezzandole la schiena
con le lunghe dita affusolate. Alcune volte però, suo marito
partiva per brevi periodi e lei si trovava sola nella grande stanza
illuminata solo dalla luce pallida della luna.
Quel giorno Rin si sentiva particolarmente
triste. Non aveva opposto nessuna resistenza quando Jaken le aveva
detto che era ora di studiare, cosa molto insolita per lei.
Si era messa davanti al suo tavolino, mesta
e silenziosa.
"Rin! Ma insomma! Mi stai ascoltando? Rin?"
la sua voce gracchiante l'aveva distratta e dopo ore passate a
trattenere le lacrime, era finalmente scoppiata a piangere scatenando
il panico nel piccolo demone.
"Ah!!!! Rin! Non ti ho mica sgridato! Volevo
solo che scrivessi più ordinatamente!".
Si asciugò il viso con la manica
del kimono e tirò su con il naso, bagnando con le sue
lacrime le pagine davanti a lei "Jaken, tu pensi mai ai tuoi genitori?"
chiese dopo qualche singhiozzo.
"Ti ho detto mille volte che noi demoni non
abbiamo legami così forti con i nostri genitori. Sono solo
coloro che ci hanno messo al mondo! Voi umani siete troppo attaccati a
queste stupidaAAAAH NON PIANGERE" disse il demone, in preda al panico,
agitando le zampe in modo disordinato.
Rin lo fissò con gli occhi lucidi
"Mi accompagnetesti a trovare i miei genitori?"
"Assolutamente no! Non se ne parla neanche.
Non sono la tua balia! Vuoi andare a trovare due stupide tombe?"
urlò Jaken.
Rin si rattristì.
"Non riuscirai a convincermi con
quell'espressione triste!".
Con queste parole Jaken uscì di
gran carriera dalla stanza, per dirigersi in giardino a sellare il buon
vecchio A-un che lo guardò incuriosito.
Due ore dopo, tra sbuffi e lamentele, Jaken
e Rin atterrarono nei pressi della foresta vicino al quale sorgeva il
villaggio dove Rin era nata.
"Vedi di non cacciarti in nessun guaio! Se
ti amalassi di nuovo il Signor Sesshomaru mi ucciderebbe! Tu e il tuo
stupido vizio di andare in giro per la tenuta con i piedi nudi."
La ragazza gli sorrise furbetta e si
avviò lungo il sentiero costellato di alberi dalle larghe
fronde. Si tolse i sandali. Adorava il contatto con il terreno nudo.
Si fermò poco prima del villaggio
e si addentrò tra il verde in cerca di un luogo specifico.
Presto ritrovò il grande albero sul quale anni addietro
aveva trovato adagiato il bellissimo demone che l'aveva presa in sposa.
Jaken si fermò dietro di lei "Sai Jaken, qui ho trovato il
Signor Sesshomaru, anni addietro, qualche giorno prima che voi
decideste di prendermi con voi!" disse la giovane, voltandosi per
sorridere al piccolo demone.
"Non avevo niente da offrirgli. Gli portai
bacche di ogni sorta. Pesci. Persino un piccolo topolino! Mi
disse...'Non mangio quella roba' " concluse, scimmiottando il modo
serio in cui Sesshomaru era solito parlare.
"Il padrone non mangia quella roba, lo sai
bene" disse Jaken, seguendo Rin che riprese la sua marcia verso il
villaggio. Erano trascorsi più di dieci anni e la ragazza
non riconobbe nessuno, fino a che una anziana donna le
afferrò il braccio, scioccata.
"Rin!" disse la vecchia, con gli occhi
sgranati in un espressione sorpresa.
Lei la osservò. Era la Signora
Matsumoto.
Jaken menò il bastone a due teste
verso la donna che indietreggiò "Non osare toccare Rin!"
urlò.
"Sono io! La Signora Matsumoto...lavoravo
insieme a tua madre, nelle risaie. Sei...cresciuta tantissimo.
Pensavamo che fossi morta! Sembri così..." non concluse la
frase. La giovane notò che le vesti della donna erano
sporche e consunte e che la sua pelle aveva un grigiore tipico di chi
non segue una dieta adeguata.
"Signora Matsumoto! Cosa le è
accaduto?" le chiese lei.
"Purtroppo una disgrazia si è
abbattuta sulla mia famiglia, poco dopo che sei sparita, un demone ha
ucciso brutalmente tutti gli uomini del villaggio, da allora vivo nella
miseria più nera...oh Kami sama! Tu sei
così...bella..." disse la donna, mentre scorreva una mano
sulla seta fina del suo kimono con le farfalle. Jaken la
allontanò bruscamente, facendo scudo a Rin con il suo corpo
"Sparisci. Andiamo! Porteremo dei fiori ai tuoi genitori e..." ma la
ragazza si era già allontanata. Si avvicinò ad un
banchetto e allungò all'uomo un sacchetto con delle monete
d'oro "Vorrei qualche frutto e qualche pesce per favore. Assicuratevi
che la Signora Matsumoto abbia abbastanza mangiare per riuscire a
vivere dignitosamente. Provvedete a portare del cibo ai più
bisognosi" disse, seria. L'uomo annuì, guardandola come se
fosse una sorta di apparizione.
Jaken sembrava contrariato.
"Devi smetterla di aiutare gli altri! Sei
sempre la solita. Non ti rendi conto che sono le stesse persone che ti
hanno lasciata morire? E rimettiti le scarpe! Non mi ascolti mai poi
quando ti viene il raffreddore vieni a chiedermi di farti il
tè e..." la voce di Jaken sovrastava i suoni della natura
mentre raggiungevano il luogo dove i suoi genitori riposavano. Rin
teneva tra le mani le redini di A-Hun e sembrava non ascoltarlo "Rin!
Mi stai ascoltando? Perché vuoi sempre aiutare tutti?".
Lei si fermò e si girò
lentamente per fissarlo.
Gli sorrise, uno dei suoi sorrisi tristi e
disse "Perché avrei voluto che qualcuno mi avesse aiutato,
così cerco di farlo io per gli altri, magari anche loro
desiderano solo una mano che li possa sostenere, non credi Jaken?".
Lui non obiettò. La sua
gentilezza lo spiazzava.
Sospirò e le prese i sandali di
mano, camminandole accanto.
"Certo che sei strana" borbottò.
Rin colse fiori bianchi e viola e li
offrì in suffragio delle anime dei suoi genitori che
riposavano vicino ad un grande albero secolare.
Spese diverse ore a contemplare quelle
pietre.
Si ricordò di quando sua madre la
stringeva piano. Si ricordò di quando la cullava sul petto.
Si ricordò di quando suo padre le
sorrideva e le venne in mente Lord Sesshomaru che placido e silenzioso,
la osservava correre e giocare in mezzo ad una radura di fiori
profumati, tanti anni addietro.
Di Jaken che insieme a lei catturava i pesci
in un bellissimo fiume limpido e fresco.
Si voltò verso il piccolo demone
e pronunciò un silenzioso "Torniamo a casa".
Quando arrivarono presso la dimora, Rin
notò che una luce familiare proveniva dalla sala privata di
Sesshomaru. Quando fece il suo ingresso nel lungo corridoio, suo marito
la stava attendendo, bellissimo e serio. Lei gli corse incontro e lo
abbracciò, inspirando il suo profumo e nascondendo il viso
sulle sue vesti candide.
"Rin" la chiamò, come sempre. Lei
sollevò il viso per fissarlo e lui le accarezzò
una guancia, delicato come una piuma.
"Hai pianto" non era una domanda. Lei non
rispose. Si scostò lenta mentre Sesshomaru si dirigeva in
direzione opposta con un cipiglio piuttosto serio.
Quando Rin tornò dal bagno, si
avviò verso la sala dove consumava i suoi pasti e si
accomodò accanto a Sesshomaru che come al solito non
mangiò con lei ma le fece compagnia.
Jaken sembrava contrariato e dopo cena Rin
provò a chiedergli se fosse tutto a posto.
"Il padron Sesshomaru mi ha quasi ammazzato,
non vuole assolutamente che tu torni in quello stupido villaggio! E
nemmeno io. Non voglio rischiare che qualcuno ti faccia del male" disse
imbronciato.
"Volevo solo..."
"Non è una questione
indispensabile. Ti fidi troppo delle persone, persino dopo tutto quello
che ti hanno fatto continui a comportarti come una stupida
sacerdotessa," disse il demone, congedandosi. Rin sospirò.
Sesshomaru era come al solito impegnato
nelle sue attività serali.
Non lo disturbò. Rimase nella sua
camera, a riflettere.
Ripensò a tante cose.
Al fatto che Jaken non capisse il
perché per lei fosse così importante perdonare.
Dare una seconda possibilità.
Ma quando non hai niente, non è
forse la gentilezza ad essere la tua più grande ricchezza?
Jaken aveva ragione. Era solo una stupida
umana.
Il rumore secco dello shoji che si chiudeva
la fece sobbalzare. Sulla soglia della loro camera vide Sesshomaru che
la fissava intensamente.
"Siete arrabbiato con me?" gli chiese.
Lui aggrottò impercettibilmente
le sopracciglia candide e si avvicinò alla sua sposa,
accomodandosi accanto a lei. Le scostò un lungo ciuffo dal
viso e la osservò.
"Jaken sembrava arrabbiato. Mi ha detto che
voi gli avete intimato di non accompagnarmi più al
villaggio...mi dispiace aver ignorato la vostra richiesta. Ma
avevo...volevo rivedere quel luogo e rendere omaggio ai miei genitori"
sussurrò.
"Semmai decidessi di volerci tornare, Rin,
vorrei che fossi io ad accompagnartici" disse lui.
Lei annuì.
Più tardi, quando Rin ormai
dormiva da un po' Sesshomaru si ritrovò a ricordare il
giorno seguente al ritrovamento della allora bambina che adesso giaceva
nuda accanto a lui.
Aveva visitato il luogo in cui Rin aveva
vissuto, sudicio e umido.
Aveva punito tutti coloro che l'avevano
ferita. Ricordava ancora le loro suppliche, i loro occhi lacrimosi e le
loro mani alzate verso di lui mentre in ginocchio attendevano la loro
triste sorte.
"Vi prego, mio signore, non sapevamo!" gli
aveva detto un uomo.
Lo stesso che aveva violato Rin, come se
fosse solo una bambola di pezza.
Sesshomaru li aveva uccisi con un solo
colpo, senza pietà. Aveva osservato il loro sangue scorrere
sul terreno brullo.
Insignificanti esseri.
Allora non aveva capito il perché
gli interessasse, né si era interrogato a riguardo. Ma
adesso sapeva.
Rin era sempre stata diversa da tutti.
Lei si mosse, voltandosi verso di lui e
nascondendosi sul suo petto. Mugolò qualcosa di
incomprensibile e poi sospirò. Lui le posò le
labbra fredde sulla fronte e la strinse a se, avvolgendola con la sua
Mokomoko.
"Sesshomaru" lo chiamò, nel sonno.
"Sì" rispose lui. Lei
sembrò calmarsi.
Sarò sempre accanto a te, sino
alla fine del tempo.
-
Io lo so che qualcuno di voi
starà pensando, ma questa scrive solo sulla Sessrin? La
risposta è no.
Ho una gigantesca storia dove Inu e Kagome
sono co protagonisti assoluti e una piccola one shot che
però non riesco a scrivere per qualche oscuro motivo.
Scrivere della Inukag mi rende estremamente nervosa e questa cosa mi
impedisce di rilassarmi pienamente quando scrivo.
Spero di riuscire a sbloccarmi (L’ho promessa anche a Jeremymarsh
‘sta fic, non posso assolutamente sottrarmi)
Tornando a questa piccola one shot, mi sono
sempre immaginata che Sesshomaru sia tornato a vendicare Rin, dopo che
l'ha trovata.
E mi sono sempre immaginata che Rin, buona e
dolce com'è non sia mai riuscita a provare odio per qualcuno. Nemmeno per coloro che l’hanno
lasciata sola quando i suoi genitori son venuti a mancare. È
troppo pura per farlo.
Spero che queste poche righe possano
piacervi.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Un abbraccio.
PS
Hisae, so che sei qui a leggermi.
Tu sai 👀STO ASPETTANDOH...STO ASPETTANDOH esplode
Grazie 💜
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