Kathrine: un amore inaspettato

di Kaiyoko Hyorin
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UN PASSAGGIO IN PICK-UP


 

 

Il pick-up dell’uomo era spazioso, ma non abbastanza da impedire alla ragazza di sentirsi stordita dall’odore che permeava l’abitacolo. Sembrava quasi un misto di ferro caldo, resina di pino e menta, in una combinazione che evocava in lei l’immagine di un’alta montagna e la faceva sentire stordita ed inspiegabilmente a proprio agio.

Non s’era mai sentita così con qualcuno, prima.

Non è vero.

– Allora, – Thorin – Ethan – continuò imperterrita Kat dopo le presentazioni, scoccando un’occhiata in tralice all’autista al suo fianco e proseguendo quella loro strana, innocente, coinvolgente chiacchierata – sei di queste parti?

Sì, direi di sì. Tu da dove vieni?

Nebraska.

L’altro emise un fischio caratteristico che la fece sorridere.

Ne hai fatta di strada… commentò infatti, scoccandole una nuova occhiata diamantina da sopra la spalla Che ci fa una giovane americana in un posto sperduto come questo?

Non aveva mai visto occhi così.

Invece sì.

– Ho sempre voluto viaggiare e fare nuove esperienze.

Quei lineamenti decisi e al contempo quasi nobili del volto avevano su di lei lo stesso effetto di una calamita sulla polvere di ferro e non riusciva a smettere di guardarlo. E, con una punta di profonda soddisfazione, sapeva di stargli facendo un effetto molto simile, giacché quei suoi fantastici occhi erano più spesso rivolti a lei che alla strada dinanzi a loro.

– Ma la verità è che, forse sto cercando qualcosa… – aggiunse, prima di poterselo impedire.

L’interesse che trasparì dallo sguardo altrui la inchiodò sul sedile e al contempo l’accese.

– E cosa stai cercando? – le chiese lui.

Te.

– Non lo so – rispose lei.



– E tu? Quando ti ho chiesto se eri di queste parti non mi sei sembrato troppo convinto.

La voce di lei permeò di nuovo l’abitacolo ed Ethan si chiese per l’ennesima volta come potesse, un semplice timbro di voce, suscitare in lui tanto interesse. Mentre guidava verso il paese più vicino, non poté ignorare la domanda della ragazza seduta al suo fianco, e nemmeno lo voleva, si rese conto con quel poco di razionalità rimasta intatta in lui.

Lui voleva parlare con lei.

E voleva sentirla rispondergli di rimando.

Non s’era mai sentito così prima.

Non è vero.

Io e mio padre ci siamo trasferiti qui in zona da mio nonno dopo la morte di mia madre. Ero piccolo e diciamo che non ho preso bene il trasferimento le disse, facendo spallucce sotto la camicia sbiadita Ho sempre voluto andarmene da qualche altra parte, provare la città, e per un paio d’anni l’ho fatto. Dopo il diploma mi sono trasferito a Calgary, ma due anni dopo mio padre si è ammalato e sono tornato.

Oh…

Per un po’ è stato meglio, ma non poteva durare. Ormai è quasi un anno che non c’è più.

Il silenzio che seguì permeò denso l’abitacolo e questo lo spinse a gettarle una nuova occhiata in tralice. C’era qualcosa in lei che lo spingeva a cercarla con lo sguardo, costringendolo a dover scegliere a chi prestare più attenzione, se a lei o alla strada.

Era come se se ne sentisse attratto, non solo fisicamente.

Non gli era mai capitato niente di simile.

Invece sì.

Ed ora? parlò di nuovo lei, infrangendo il silenzio Come mai sei rimasto? Cosa stai aspettando?

Te.

Non lo so le rispose allo stesso modo, serrando la presa sul volante.






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