Mi accascio sul prato, con in mano ciò che resta della tua fiera uniforme blu.
La stringo tra le mani, come se fosse il più prezioso dei tesori.
Oscar François De Jarjayes
25/12/1755-14/07/1789
Perché, Oscar?
Io non ce la faccio a vivere, sapendoti morta.
Lo sai… lo sapevi.
Quel giorno, sotto la pioggia, davanti all’assemblea, ti avrei dato la vita.
E l’ho fatto.
Ma tu, ingiusta, hai preferito lasciarmi nella più totale disperazione.
Non ho più lacrime per piangerti, non ho più la forza per combattere né il coraggio di continuare a vivere.
Mio Dio, perdona il mio peccato.
Oscar, perdonami per averti amato così tanto, da morire.
Così, estraggo l’avverso docile pugnale.
La punta è affilata, come la più terrificante stalattite.
Sento la tua voce chiamarmi.
Con un sorriso, tenendo ancora la stoffa blu preziosa in mano, porto il pugnale al cuore.
Eccomi… eccomi, amore mio. Sto arrivando da te.
Spingo il pugnale, fin quando caldo ed amaro sangue inizia a scorrere furente.
E questa pioggia, che inizia a cadere, sembra voglia purificare il sangue che mi scorre dal petto.
Ti ho donato la vita, perché senza te questa non è più vita, ma un continuo sopravvivere.
Ho freddo, adesso. Tanto freddo.
Il mio ultimo desiderio è che qualcuno mi trovi e mi seppellisca alla tua sinistra, dato che l’altro lato è già fieramente occupato.
Lui ti amava, ma anche io ti ho amata tanto.
Chiudo gli occhi, inalando un ultimo sospiro.
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