Facets of her eyes

di Roe Jaeger
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William contemplava il suo ultimo dipinto con aria compiaciuta. Gli era venuto davvero bene, anche se non sapeva dove avesse preso l’idea di tutto quell’azzurro. Era ormai il tramonto e non poteva nascondersi dietro alla scusa di essersi ispirato al cielo. Si guardò le mani, sporche di inchiostro, ma non se ne importò molto: la sua opera, un misto di azzurro, blu, turchese e varie sfaccettature di quei colori, lo soddisfaceva completamente. 
Era chiuso nella stanza in cui solitamente dipingeva da... quanto? Cinque, o sei ore, da quello che ricordava, tanto che il campanello della porta, nel momento in cui suonò, lo fece trasalire. 
Senza neanche preoccuparsi di pulirsi le mani, andò a vedere chi fosse. 
Elisabeth. 
Non appena si specchiò negli occhi blu della ragazza, gli venne istintivo nascondere le mani: sapeva bene dove aveva trovato l’ispirazione per il suo ultimo quadro. 
«Ehi Will! Che nascondi tra le mani?» la domanda di lei gli arrivò cristallina e sincera, come quella di un bambino a cui si stavano nascondendo le caramelle. 
Come le avrebbe spiegato che erano proprio le mani che stava nascondendo? La invitò ad entrare, e, per chiudere la porta, dovette mostrarle. 
Mani blu, mani turchesi, mani azzurre... varie sfaccettature di quel colore erano sulle mani di William, ed Elisabeth rimase incantata. 
«Stavi dipingendo?» gli chiese l’amica, innocente. Senza sapere che William avesse trovato ispirazione nei suoi occhi. 
«Sì. Vuoi vederlo?» le chiese lui, prendendo a due mani quel coraggio che non aveva. O che aveva sotterrato da tempo nei meandri del proprio cuore. 
L’amica annuì entusiasta e lui la condusse nella stanza in cui c’erano tutti i suoi quadri. Ancora poggiato sul cavalletto, il suo ultimo lavoro sfoggiava varie sfumature di blu, in una creazione astratta che a tratti mescolava un paio di tonalità di quel colore. 
«È molto bello, Will. Sembra quasi tu ti sia ispirato al cielo...» fu il commento della giovane amica, di cui William era segretamente innamorato da qualche mese. 
«Non è il cielo la mia musa.» decise di confessare il padrone di casa, preda di un atto di coraggio insolito per lui. «Ma l’azzurro dei tuoi occhi.» 
E prima di poter dire qualsiasi cosa, Elisabeth si trovò le labbra di William poggiate sulle proprie, in un bacio dolce, desiderato da tempo e un po’ timoroso. 
C’era il timore di un rifiuto forse. 
Rifiuto che non arrivò, perché la ragazza ricambiò il bacio, felice. 
«Ehi Will!» lo chiamò lei quando si separarono. «Ti andrebbe di farmi un ritratto?» 
Il ragazzo sembrò pensarci un po’ su, ma poi si convinse che per lei si sarebbe sporcato d’inchiostro di mille colori e altri ancora, e annuì, felice. 




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