Unchain the Heart - L'Angelo di Ferro

di ThePrankstersPage
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Kris inserì il dischetto nella macchina e aspettò in silenzio, ma non diede alcun segno di risposta. I secondi stavano diventando minuti e quei minuti non desiderava affatto che diventassero ore. Quel luogo buio, dimenticato da tutti e abbandonato a se stesso si stava facendo sempre più sgradevole e il ragazzo cominciava a perdere la pazienza. Fece un cenno con la mano davanti a essa: nulla cambiò; la scosse: nessun movimento; le tirò una botta: tutto come prima. La prese allora a calci, a pugni, ma...non accadde niente: il congegno rimase lo stesso.

Maledizione, non funziona!

E se quell'affarista si fosse sbagliato? E se gli avesse detto una bugia? Quella cosa poteva essere una trappola: voleva forse chiuderlo in quella stanza orribile per sempre? No, non poteva essere: Spamton era certamente un tipo losco, ma non gli era sembrato così cattivo da spingersi a compiere un simile gesto. Doveva pur esserci una soluzione, ma apparentemente non si trovava lì.

Deluso, Kris si allontanò dal pezzo di ferraglia e ritornò sui suoi passi, la mente piena di dubbi su quello che aveva appena fatto. Il sotterraneo non lo confortava neanche: era così tetro, freddo e desolato! Forse avrebbe davvero voluto che i suoi amici fossero lì con lui: un abbraccio di Ralsei o la voce burbera di Susie lo avrebbero fatto sentire molto meglio, ma in quel momento non c'era nessuno che potesse aiutarlo...o almeno questo era ciò che credeva.

Detto fatto, improvvisamente percepì uno strano rumore, come un brusco movimento, e un'ombra passò fulminea sopra di lui. Il bambino alzò lo sguardo, ma non vide nessuno, se non l'oscillare di qualche viticcio polveroso. Sentì innumerevoli goccioline di sudore imperlargli la fronte e il sangue gelarsi nelle vene; qualunque cosa fosse stata, egli non era solo.

Sfoderò la spada e, senza abbassare la guardia, iniziò a indietreggiare lentamente e in silenzio nella direzione opposta, cercando di dominare la paura. In fin dei conti era un cavaliere, un guerriero, pensò, e quelli come lui non avrebbero dovuto spaventarsi per così poco.

Di colpo, dall'alto, qualcosa si schiantò al suolo, dietro di lui, e con un gran fracasso. L'urto fece cadere Kris a terra, in avanti. Rapidamente si rimise in piedi, senza perdere la propria compostezza, la lama pronta a colpire, e osservò la strana figura che si celava tra il polverone. L'incomprensibile creatura piano piano si accinse ad alzarsi, cigolando e stridendo come un robot malfunzionante e consumato. Era molto alto: almeno due metri e forse anche di più.

Il bestione si chinò su di lui, avvicinando goffamente quella che doveva essere la testa. Il giovane rimase immobile, come paralizzato, in attesa di un segnale. Due occhi, uno giallo e uno rosa, si accesero come fari nell'oscurità, sfarfallando; rivelarono un paio di occhiali rotondi, un naso lungo e a punta, e uno smagliante sorriso da ventriloquo a lui molto familiare. Le pupille, inizialmente strabiche, si ricongiunsero in unico sguardo dritto nel suo.

- PER TUTTI I [[Cungadero]]! - urlò gioioso il nuovo arrivato, spettinandogli i capelli. Quella voce metallica e cacofonica poteva riconoscerla tra mille – SONO PROPRIO AL SETTIMO CIELO! -





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